Nel dramma “I giacobini” di Federico Zardi c’è un passo che mi è venuto in mente riflettendo sull’attualità politica di questi giorni. A un certo punto Saint-Just sostiene che il re va decapitato. Gli chiedono se abbia un elenco delle malefatte del re, tale da giustificare una misura così estrema.
La risposta di Saint-Just è semplicissima e estrema: no, va giustiziato perché è il re, se vogliamo che la rivoluzione vada avanti.
Ma c’è anche il ricordo di Catone, il quale agitando nel senato romano dei fichi freschi, ripete ossessivamente “Carthago delenda est”: troppo vicina e troppo forte.
Ecco, se Di Maio e i suoi amici fossero andati a scuola o avessero almeno ascoltato la radio invece di strafogarsi di pizze, si renderebbero conto che il loro atteggiamento verso i Benetton è identico: vanno sterminati perché sono i Benetton.
Non importa che abbiano costruito dal nulla un impero che oggi da lavoro a oltre 7500 persone. Come non importa che le loro insegne siano presenti in 120 paesi, un vero trionfo del made in Italy.
Non importa nulla. Il ponte Morandi è caduto, delle persone sono morte, e qualcuno deve pagare. I Benetton. L’autorità giudiziaria non ha ancora accertato alcuna responsabilità. Ma per Di Maio devono comunque pagare, si alzi subito la forca.
Non voglio menar gramo e sono uomo pacifico. Ma alla fine Saint-Just fu ghigliottinato. Di Maio, data la civiltà dei tempi, è probabile che se la cavi con due sberle. I voti li sta già perdendo.