I piani sull’immigrazione.Giovannini e Lamorgese spiegano che l’Italia non chiuderà i porti

Davanti alla campagna contro gli sbarchi a Lampedusa innescata da Salvini e Meloni, il governo punta a un coinvolgimento dell’Europa e agli accordi bilaterali. «Bisogna salvare le persone e metterle in sicurezza dal punto di vista sanitario», dice il ministro delle Infrastrutture. Il «blocco navale» non si può applicare, spiega la titolare del Viminale.

Da gennaio a ieri, gli sbarchi di migranti sulle coste italiane sono stati 12.894, a fronte dei circa 3mila dello stesso periodo del 2020. La «cabina di regia» del governo Draghi sull’immigrazione non si è ancora riunita. Ma ieri si è tenuto un primo incontro a Palazzo Chigi per fare il punto della situazione con il presidente del Consiglio, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e i colleghi di Esteri e Difesa, Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini.

In un’intervista rilasciata ad Avvenire, Luciana Lamorgese spiega che i numeri in crescita sono dovuti anche alla crisi sociale ed economica innescata dal Covid-19 che ha colpito il continente africano. Da tempo, dice, «in previsione degli incrementi degli sbarchi in estate, stiamo insistendo con tutti gli interlocutori europei coinvolti come noi nella complessa trattativa sul nuovo Patto Immigrazione e Asilo proposto dalla Commissione». La proposta è stata quella di una «tempestiva attivazione di un meccanismo di emergenza finalizzato al ricollocamento nei Paesi dell’Unione disponibili dei migranti salvati in mare durante eventi di soccorso e ricerca».

La ministra il 19 aprile è stata in Libia, poco dopo la visita di Draghi. E il 20 maggio tornerà a Tunisi insieme alla commissaria europea Ylva Johansoon. L’idea è quella di creare «una logica di partenariato che sappia comprendere, nello stesso pacchetto, progetti di sviluppo, azioni contro il traffico di esseri umani e garanzie per il rispetto dei diritti umani dei migranti». Si punta ad aiutare la Tunisia con i finanziamenti europei. E per la Libia, «il governo vuole proseguire con convinzione sulla linea delle evacuazioni umanitarie, che ha già portato alla realizzazione di otto corridoi per i migranti più vulnerabili», oltre ai «ai rimpatri volontari assistiti dalla Libia». E per questo la ministra spiega di aver proposto quanto prima un incontro a Roma con i rappresentanti delle agenzie Onu e delle autorità libiche.

Nello stesso tempo, però, la ministra dice di voler insistere sulla apertura di canali regolari di immigrazione: «Così facendo sottraiamo i migranti allo sfruttamento della criminalità e rispondiamo alle esigenze di chi, nelle imprese e nelle famiglie, richiede manodopera specializzata. L’ho ripetuto in queste ore alla Conferenza di Lisbona sulla gestione dei flussi migratori: va definita un’adeguata strategia sui canali d’ingresso legale in Europa in una logica di “migrazione circolare”».

Ma nessun «blocco navale» per fermare i barconi, come chiesto da destra. «Tecnicamente», dice Lamorgese, «è una classica misura di guerra, ricompresa tra gli atti di aggressione previsti dall’articolo 3 della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite 3314 del 1974. Pertanto il blocco non si può applicare, perché contrasta con le disposizioni che vietano il ricorso all’uso della forza nelle relazioni tra Stati, come metodo di risoluzione nelle controversie internazionali. Analogo principio è sancito dall’articolo 11 della Costituzione italiana».

E la stessa linea è quella illustrata dal ministro delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili, che ha la competenza sui porti e sulla Guardia Costiera, in un’intervista alla Stampa. Enrico Giovannini dice: «Ci sono chiare norme vigenti, ancora più importanti da rispettare in epoca di Covid: bisogna salvare le persone e metterle in sicurezza dal punto di vista sanitario. Ma ci sarà una sintesi politica complessiva, che spetta al presidente Draghi e al governo nella sua collegialità». E aggiunge: «Stiamo ragionando su varie opzioni, ben sapendo che questo è un problema strutturale, che ora diventa più visibile per le condizioni meteo favorevoli. Credo che la Guardia Costiera faccia un lavoro straordinario nel salvare vite umane in mare e questo non è in discussione, è la prima cosa da fare. Poi certo serve un’azione diplomatica, un coordinamento europeo, considerando le diverse variabili nei Paesi di partenza dei migranti e azioni sul nostro territorio».

Dai porti ai ponti, quello sullo stretto di Messina è tornato in auge, nonostante non sia inserito nel Pnrr. Giovannini risponde: «Oggi ci sono alcune condizioni diverse rispetto al progetto originario, dal punto di vista economico, normativo e trasportistico. Ad esempio, c’è la novità della linea ferroviaria ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria, quella sì inserita nel Piano di Ripresa e Resilienza. La relazione tecnica della commissione istituita al ministero è stata inviata al Parlamento: vengono scartate le ipotesi dei tunnel, mentre si suggerisce di fare uno studio di fattibilità tecnico-economica sulle soluzioni del ponte a una o a più campate. In quest’ultimo casa servono anche analisi sismiche, perché la posizione del ponte sarebbe diversa, più vicina a Reggio calabria e a Messina. Sulla base di questa relazione ci sarà un dibattito pubblico». Il ministro invita «a discutere sui fatti e a prendere decisioni informate, abbandonando il dibattito ideologico a cui abbiamo assistito in passato. Ci sarà una discussione tra le forze politiche, in Parlamento e nell’opinione pubblica, poi si deciderà se fare o meno questo studio di fattibilità».

I piani sull’immigrazione.Giovannini e Lamorgese spiegano che l’Italia non chiuderà i portiultima modifica: 2021-05-14T10:37:49+02:00da bezzifer
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