Aspettando Matteo Renzi

Incontro ex Pd passati a simpatizzare per Italia Viva che mi chiedono: ma Renzi che vuole fare? Molti di loro versano il 2 x mille a Italia Viva. Sulla fiducia. Ma sono titubanti sugli sviluppi di sopravvivenza del partito. E pensare che in una intervista a la Repubblica l’ex premier fiorentino disse che era arrivato il momento di sistemare Italia Viva.

Io l’ho scritto in alcuni post. Renzi, stando ai numeri, ha sempre ritenuto il partito Italia Viva uno strumento funzionale alla sua strategia, da un lato parlamentare, per cambiare gli equilibri, quello che ha provvidenzialmente fatto e, dall’altro, un mezzo per approdare a raggruppamenti ampi in grado di incidere sulle future alleanze.

Renzi l’ha detto, di recente – osservando il domani, da Barbara Palombelli, a Stasera Italia su Rete 4 – di aspettare il prossimo step, quello dell’elezione del presidente della Repubblica. Perché un anno in politica è un’era geologica. Capiamo. Ma nel frattempo non sarebbe male esercitarsi a delineare un po’ di idee che potrebbero rifarsi al pensiero liberale. O dintorni.

È insano abbandonarsi completamente alle virtù salvifiche di Draghi. Soprattutto abituarsi all’andante taumaturgico. Draghi è bravo ma non può far tutto. E quello che fa, che è molto politico, se dovesse arrivare nelle cognizioni nazional popolari della massa di elettori, a quel punto, gli elettori, si porrebbero la domanda sul che servono Salvini, Letta, Meloni, Renzi se ci pensa a farlo così bene Draghi, che per altro ha risposto a quello che più sognano gli italiani, l’uomo solo al comando, un modello di leadership forte da alcuni tanto osteggiato da altri partiti auspicato.

Di fronte alla prossima elezione del presidente della Repubblica, Renzi sarà costretto a dare risposte alle controindicazioni dell’effetto Draghi. Dopo l’ex capo della Bce, il nulla? Molti vorrebbero Draghi alla presidenza della Repubblica e nel contempo una gestione in affidamento del governo con un suo uomo di fiducia. Per rendere appetibile e legittimata qualsiasi proposta politica, dopo Draghi, occorre andare oltre Draghi stesso, molto oltre, nel dettagliare un programma di cose, possibili, da fare che oggettivamente l’attuale governo in carica non potrà mai definire e approvare.

Penso alla Giustizia. E sentendo racconti di persone malamente coinvolte, mi chiedo se sarà mai possibile arrivare a un trend dove un povero uomo, un professionista, per esempio, prima di essere sbattuto al pubblico ludibrio, perquisizioni alle 7 di mattina, in una sala insieme ai delinquenti e ceffi della peggior specie in attesa di, poi spedito agli arresti domiciliari, coinvolto in un processo, con due avvocati a sue spese, lasciato senza lavoro, sospeso dall’ordine professionale di appartenenza per poi verificare un giorno che non c’entra nulla e sarebbe bastato nella fase di indagine qualche verifica in più (per esempio sui conti correnti, sul tenore di vita) per constatare la sua mancata partecipazione a una truffa milionaria.

Ricordo questo episodio, non isolato, ma anzi frequente, perché potrebbe capitare a qualsiasi cittadino cosiddetto normale perché attiene fortemente alla categoria delle libertà personali di cui si discute tanto in questo periodo di ritorno alla normalità post pandemica, troppo identificata, la libertà, col ritorno al bar a fare la prima colazione. Sono problemi già sedimentati prima del covid-19 e che, oggi, nel mellifluo slogan nulla sarà come prima dovrebbero trovare posto per essere risolti con una cura shock and awe. Lo può fare la ministra Cartabia con questa maggioranza?

L’esempio della riforma della Giustizia potrebbe essere trasferito per altre decine di riforme in corso, abbozzate, pensate, da trasformare. La sensazione è che si cerchino scappatoie, mediazioni su mediazioni, contentini a chiunque. Vero che la politica è l’arte del possibile ma non nel caso italiano dove i cambiamenti dovrebbero avere spinte rivoluzionarie.

Il recovery fund preme su riforme urgenti, ma sospettiamo ci pensi Draghi, sempre lui, a oliare, rattoppare, togliere, aggiungere, alla bisogna, giusto per riuscire a ottenere le tranche di finanziamento dall’Europa e iniziare il cammino. Mettere un guardiano in ogni ministero perché si coprano i ritardi dei decreti attuativi, non è un efficientamento una semper della macchina burocratica dello Stato.

Lo vedremo meglio con la riforma della pubblica amministrazione, non mi pare vi siano delle ricadute sull’aggiornamento o stravolgimento per esempio sulle Università o sulle libere professioni. Vedremo la riforma del fisco, la mia sensazione è che l’approccio andrebbe cambiato, l’idea della porta girevole, quello che esce dalla porta rientra dalla finestra (è la storia dei ristori, chi è riuscito riceverli, alle partite Iva, che a malapena serviranno a coprire il 30% delle imposte e tasse, comunque da pagare, rispetto a un 2020 e ancor di più l’inizio del 2021 dove non si è lavorato).

Ecco, e qui veniamo alla svolta che servirebbe e chi la potrebbe fare, sulla quale Renzi ha materia per lavorare (una Italia Viva delle libertà?), facendosi sentire da subito però, amplificando le convergenze, dettando non l’agenda al governo Draghi che ormai abbiamo capito farà lo straordinario sui temi che lo competono, vaccinazioni e recovery, ma mobilitando anche quel centrosinistra che non può stare con il Pd, ormai materia impalpabile, aggrappato, per convenienza temporanea, oggi a Draghi, anche se è evidente che il premier ha poco da spartire con quella sinistra lì, e i 5 Stelle di Conte, praticamente un partito fotocopia Pd che dice le stesse cose di Letta, difettando nel risultato, lo vedremo poi nella somma dei voti.

Ancora lì, in quell’area, c’è una particella corposa che se ne è già andata, ora nella riserva dei delusi e del non voto (gli ex renziani nel Pd fanno pendant con gli ex grillini puri e duri che di malavoglia hanno ingurgitato la noia governista in grisaglia impersonificata da Di Maio) che insieme con i molti, di centro, centro destra, Forza Italia, molta Lega che sta pagando lo scotto, la scelta assurda di farne un partito nazionale, sono in attesa che qualcuno gridi a gran voce pezzi corposi di un programma liberale recuperando, perché no, quelle idee perse e disattese da Berlusconi di Martino-Pera e Urbani.

Aspettando Matteo Renziultima modifica: 2021-06-15T11:43:01+02:00da bezzifer
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