LA CERTEZZA DEL DIRITTO E LE DISFUNZIONI DELLA GIUSTIZIA ITALIANA

La certezza del diritto e le disfunzioni della giustizia italianaI principali valori su cui si sono edificati gli Stati occidentali liberali sono la Democrazia, il Parlamentarismo, la Libertà economica e di pensiero: tutti questi valori non si sarebbero potuti declinare nella realtà se non fosse esistita la certezza del Diritto.

La realizzazione della certezza del Diritto permette che una Società possa declinarsi in tutte le sue attività e che possa realizzare la sua organizzazione in tutta la sua complessità, garantendo un’equa giustizia, con la ricomposizione delle controversie, permettendo in tal modo lo sviluppo e la prosperità di una Nazione. Nonostante l’evidente beneficio e valore aggiunto che rappresenta la certezza del Diritto, la sua applicazione è sempre più difficile della sua condivisone teorica.

La certezza del Diritto è costituita da 4 elementi: lo Stato di Diritto, ossia la legittimità si basa sulla legge e sul suo rispetto e non sul potere arbitrario e discrezionale; le leggi sono chiare e applicabili, pubbliche e uguali per tutti; i processi tramite i quali far riconoscere i propri diritti sono accessibili a tutti, equi ed efficienti per qualità e velocità di esecuzione; la Giustizia è amministrata in tempi ragionevoli da organi indipendenti e competenti.

Il Sistema giudiziario ricopre un ruolo essenziale per implementare la certezza del Diritto e determinare il giusto funzionamento di una Nazione. Infatti, attraverso esso i cittadini risolvono le proprie controversie, ottengono il riconoscimento dei propri diritti, riescono a vedersi garantita la sicurezza grazie alla quale possono ambire a concretizzare i propri progetti e quindi alla piena realizzazione personale, evitando così di diventare succubi della sopraffazione del più forte. In finale si realizzano tutti quei principi ispiratori e che rappresentano le fonti principali di ciascuna Costituzione liberale. Quindi la reale concretizzazione della certezza del Diritto permette ad una Nazione di attrarre le Imprese straniere che intendono esportare le proprie attività, perché rassicurate dalla presenza di una Giustizia penale, ma anche e soprattutto civile, efficienti, garantendo in tal modo esse che qualsiasi eventuale controversia potrà essere risolta in tempi rapidi, de iure e de facto.

L’incertezza del Diritto, dovuta ad un sistema giudiziario inefficace, causa un freno alla crescita economica e a quella del Pil: rappresenta un elevato deterrente per le Imprese straniere ad investire in Italia. Nonostante l’Italia abbia cercato di riformare il proprio ordinamento giuridico con apprezzabili risultati riconosciuti anche dall’Unione europea, come ad esempio l’introduzione dell’obbligatorietà dei procedimenti di mediazione riguardanti la maggioranza delle controversie concernenti materie dei Diritti reali, la situazione nazionale rimane comunque critica. Non a caso l’Italia, nella classifica “Doing Business”, redatta nel 2020 dalla World Bank, è scesa ulteriormente al cinquantottesimo posto, a riprova del fatto che da noi è difficile imprendere e investire, proprio per i problemi connessi ad una mala Giustizia, oltre che ad un alto tasso di criminalità e corruzione, sia nel settore pubblico che in quello privato, che vanno ad incidere anche sull’economia reale. Determinando, insieme ad un’elevata evasione fiscale dei cittadini italiani, un altissimo debito pubblico, il quale impedisce qualsiasi ambizione di crescita economica e di conseguenza sociale e quindi culturale, tale da far declinare il nostro Paese verso una deriva di depauperamento mai raggiunta dal dopoguerra fino ad oggi.

Già secondo i dati risalenti al 2016, in Italia una causa civile ha una durata media di 1120 giorni, mentre la media Ocse dei Paesi sviluppati è 583 giorni. Per una sentenza di bancarotta si è raggiunto il tempo di 12 anni e la media di tempo che occorre, per un Istituto di Credito, per recuperare le garanzie reali da un debitore fallito ammonta a 7 anni. Non a caso, la Corte europea dei Diritti dell’uomo ha condannato diverse volte l’Italia per la violazione del diritto al processo in tempi equi e ragionevoli.

Dal dato disaggregato si evince che il problema della mala Giustizia si estende anche al Nord d’Italia. La differenza della distribuzione sul territorio italiano non è affatto significativa, pur tenendo conto di un importante scarto tra alcune città, come tra Torino, in cui passano 855 giorni e Bari, dove invece passano 2022 giorni. Per esempio, confrontando la media di tempo che sussiste a Napoli, rappresentata da 1280 giorni, con la media di tempo che c’è a Milano, ossia 1291 giorni, la differenza è quasi inesistente.

Il quadro desolante che emerge da questi risultati è comunque compensato da quelle imprese estere che nonostante tutto continuano ad investire in Italia, determinando così una linfa ottimistica per noi italiani a non fermarci e a cercare di proseguire in modo celere nella riforma legislativa del nostro sistema giudiziario. Comunque sia la correlazione tra una Giustizia efficiente e gli investimenti è palese, tanto quanto il fatto che la flessione degli investimenti, considerando l’equazione della domanda aggregata, è una delle principali cause della decrescita economica. Secondo la relazione annuale della Banca d’Italia nel 2014 la tendenza degli investimenti è stata negativa, sul territorio italiano. A confronto con i dati del 2007 il calo è stato del 30 per cento ed in rapporto al Pil passa dal 21,6 al 16,9 per cento. La percezione di affidabilità d’investimento, da parte delle Imprese, che genera un Paese è data dalla somma di vari elementi, come la giusta tempistica e certezza dei processi, come la facilità di accesso al credito ed il generale clima di fiducia e certezza che tale Paese è in grado di generare. L’efficienza della Giustizia civile incide sensibilmente sulla positiva valutazione dell’investimento in un dato Paese. I lunghi tempi dell’applicazione dei contratti e la rilevante incertezza nella risoluzione giudiziaria di una controversia rappresentano un grande deterrente per le Imprese ad investire in Italia, preferendo investire in quei Paesi dove il contenzioso si risolve velocemente.

Se è vero che la reputazione internazionale di una Nazione rappresenta un fattore determinante per favorire la sua competitività e la sua attrattiva per investire, l’Italia ha compromesso notevolmente la sua a causa dell’eccessiva corruzione endemica e diffusa, dell’inefficacia della suo sistema giudiziario, della difficile applicabilità delle sue leggi e dei suoi regolamenti, che molto spesso si contraddicono fra loro, oltre che a causa dell’annoso problema dell’inefficienza della Pubblica amministrazione e delle fatiscenze strutturali.

Un’altra causa di questa drastica flessione di flussi di capitali in Italia è dovuta alla pessima regolazione dei contratti ed ai costi elevati, legati alla risoluzione delle controversie. In questa situazione desolante urge compiere delle riforme radicali per decongestionare i tribunali e per concretizzare ciò basterebbe incentivare la sottoscrizione di polizze di tutela legale a copertura dei costi del processo. Infatti, come si evince dalla Germania e dall’Olanda, la diffusione delle polizze di tutela legale è direttamente proporzionale alla riduzione del contenzioso perché gli accordi stragiudiziali vengono incentivati.

Un’altra opportuna riforma dovrebbe essere quella di introdurre una nuova ed efficace disciplina della Mediazione civile e dell’Adr (Alternative dispute resolution) in generale. Per mezzo del ricorso alle procedure di Adr (negoziazione diretta con valore di titolo esecutivo in presenza degli avvocati, tavoli paritetici, mediazione e arbitrato) si amplia l’offerta degli strumenti di risoluzione delle controversie a disposizione dei cittadini e delle imprese, senza gravare sulla spesa pubblica, affiancando i tribunali che, riducendo la mole di processi, potranno essere così più efficienti. Inoltre, si potrebbe realizzare la riforma di generalizzare la possibilità di pronunciare la sentenza con una lettura immediata del dispositivo di legge applicato, con concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto, in tal modo da ridurre i tempi di attesa per la stesura della sentenza.

Si dovrebbe intraprendere la strada della “managerializzazione” del sistema della Giustizia, per esempio attuando delle politiche di profonda spending review che possano ridurre gli sprechi e le inefficienze, in modo da spendere meglio ed incassare di più per reinvestire maggiormente ed ottenere più risorse finanziarie a disposizione del sistema della Giustizia. In più, si deve promuovere una riorganizzazione della struttura degli uffici giudiziari, da ottenersi anche con l’inserimento di figure manageriali scelte dagli operatori di giustizia in loco, tramite una selezione professionale, che contribuiscano a velocizzare le procedure interne agli uffici e di conseguenza ne riducano i costi, consentendo maggior tempo a disposizione per l’operato della magistratura.

Il Csm (Consiglio superiore della magistratura) nella valutazione delle proprie risorse umane deve avvalersi di tecnici specializzati, allo scopo di usare un modus operandi nella valutazione dei giudici, al fine della loro crescita professionale e della loro carriera, basato su criteri di efficienza e produttività, sia in termini di remunerazione che di responsabilità, considerando anche l’ipotesi di introdurre una seria responsabilità civile e penale nei confronti del Giudice che ha commesso un grave errore di giudizio a danni dell’imputato.

Per chiudere, la presenza di intricati e contraddittori impianti legislativi di difficile applicazione ha determinato un deficit di trasparenza e certezza, nonché di interpretazione, che causa una perniciosa stagnazione delle attività economiche ed è ostativa alla celere risoluzione delle controversie.

LA CERTEZZA DEL DIRITTO E LE DISFUNZIONI DELLA GIUSTIZIA ITALIANAultima modifica: 2021-06-15T11:23:36+02:00da bezzifer
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