LA GIUSTIZIA ZITTISCE I GRILLINI

La giustizia zittisce i grilliniNegli ultimi decenni il potere giudiziario ha letteralmente straripato rompendo – in alcuni casi – gli argini della vita democratica di questo Paese. Ciò a causa di una politica in principio sorpresa dall’offensiva giudiziaria e poi codardamente succube per paura di eventuali ritorsioni. A volte invece la contiguità tra frammenti di politica e di magistratura ha generato un sodalizio solo apparentemente vicendevolmente fruttuoso il quale in realtà ha solo aumentato a dismisura le capacità di interdizione di certi giudici. Il tutto agevolato anche da una serie di aderenze al cosiddetto Partito dei giudici da parte di alcuni organi di informazione (vero e proprio megafono di certe procure) e negli ultimi anni dai grillini, i nuovi campioni del giustizialismo manettaro.

Dopo gli anni bui di Alfonso Dj Fofò Bonafede a via Arenula, anni nei quali il ministero si limitava ad esaudire i desideri della magistratura organizzata in correnti, viene nominata come Guardasigilli una donna colta, indipendente, tosta, equilibrata e determinata ad amministrare la giustizia nell’interesse dei cittadini e non delle correnti politiche togate.

Correnti che, di fronte ad una seria minaccia alla loro potente discrezionalità, hanno staccato la catena ai cani (presenti in Parlamento e nelle redazioni di qualche giornale) nell’intento di mettere in fuga il ministro intruso. Qualunque sia l’opinione su Mario Draghi, l’unica cosa che è impossibile non riconoscergli è la brutale praticità nell’approcciarsi agli ostacoli. Capacità innata o forse derivante dalla consapevolezza di aver viaggiato in acque molto più agitate di quello che può essere il Consiglio dei ministri di una penisoletta litigiosa, rumorosa ma tutto sommato innocua e senza attributi. E così il Presidente del Consiglio è stato costretto a giocare al gatto col topo e porre la fiducia su una riforma che non è epocale ma prevede semplicemente (tra le altre cose) la ragionevole durata di un processo (7 anni). Forse lo ha fatto ben sapendo che la politica, avendo l’autorevolezza ai minimi termini, non avrebbe potuto minacciare un bel niente perché è l’Italia ad aver bisogno di Draghi in questo momento e non viceversa (almeno per come si sono messe le cose). Ancora una volta il capo del Governo ha fatto bene i suoi calcoli: è andato dritto per la sua strada ben sapendo che il fronte dei manettari avrebbe fatto la voce grossa di circostanza onde poi farsela nel pannolino. E allora, dopo aver relegato le bordate quotidiane di qualche magistrato o di qualche giornale alla stregua del fastidio che può dare un pelo nel naso fuori posto, ha chiesto la fiducia sulla riforma Cartabia e si è seduto in poltrona a godersi lo spettacolo tragicomico: l’asse granitico tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle si è sgretolato in un nanosecondo tanto che Enrico Letta ha preso le distanze dalle posizioni manettare dei Pentastar quasi facendo finta di non conoscerli.

Giuseppe Conte, nel tentativo di scongiurare l’eventualità che sia il suo stesso Movimento a contraddire la sua politica sulla giustizia, ha chiamato Draghi facendo la voce grossa. Pare che dall’altra parte del telefono si sia sentito un “Mario, è pronta la pastasciutta!” e poi il nulla.

Inoltre, come se non bastasse, pare che in Cdm nessun cuor di leone a Cinquestelle abbia osato contraddire Draghi quando ha chiesto che fosse posta la fiducia sulla riforma della giustizia: tutti zitti anche se il silenzio ha sbugiardato Conte e le sue velleità di controllare “quei bravi ragazzi” che, alla prova dei fatti, in Consiglio dei ministri si sono finti morti come il geco quando è in procinto di fare una finaccia.

Addirittura Fabiana Dadone, minacciando l’uscita della delegazione grillina dal Governo sulla questione giustizia, ha contraddetto i ministri pentastar che avevano già contraddetto Conte in una serie di giravolte e contraddizioni che fanno letteralmente ridere i polli.

Il Governo non cadrà perché fuori e dentro lo Stivale più di qualcuno vuole che Draghi stia al suo posto. Il Governo non cadrà anche perché, a dispetto della truppa parlamentare, i Cinquestelle sono minoranza nel Paese, votati da uno zoccolo duro di assistiti (il formidabile reddito di nullafacenza) e da qualche invasato che non si arrende perché proprio non ci arriva.

LA GIUSTIZIA ZITTISCE I GRILLINIultima modifica: 2021-07-26T11:51:53+02:00da bezzifer
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