I grillini chiedono la pelle del leader di Iv. Insulti e minacce a Renzi, il vaffa grillino non è morto

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e testoInsulti e minacce a Renzi, il vaffa grillino non è morto. E il PD fa lo GNORRI.

Il nuovo statuto del Movimento Cinque stelle, quello che doveva sancire la fase del cambiamento targata Giuseppe Conte, lo dice a chiare lettere: abbassare i toni, moderare il linguaggio. Era l’addio, almeno nelle intenzioni, all’antico vaffa, il cemento che per anni aveva tenuto insieme e alimentato la famigerata rabbia dei cittadini italiani contro tutto e tutti. Ma una cosa sono le buone intenzioni (le vie dell’inferno etc etc…) un’altra è la realtà.

E così, mercoledì, durante un comizio a Montevarchi in provincia d’Arezzo, quando Conte fa esplicito riferimento a Matteo Renzi, il nuovo statuto non è evidentemente ancora entrato in azione per modificare il dna grillino e dal gruppo di fan che segue il comizio è partita la richiesta: “sparategli, uccidetelo”. Al capo dei Cinque stelle ancora non va giù di essere stato defenestrato e che al suo posto ci sia uno che sa governare. E appena può se la prende con il leader di Italia viva, colpevole a suo dire di aver orchestrato il tutto: «A un certo punto – ha detto l’ex premier – l’esponente politico di un partito creato in Parlamento, che oscilla tra l’uno e il tre per cento, decide che il paese in piena pandemia deve affrontare una crisi di governo al buio». Niente che invita alla riflessione, alla critica pacata. E infatti l’uditorio coglie l’occasione per far sentire la sua voglia di sangue e ghigliottina.

Con Conte c’è Andrea Scanzi. Ed entrambi sul momento non prendono le distanze da quella richiesta di uccidere e sparare. Più che comprensibile che a Renzi siano girate un po’ le scatole e che su Twitter abbia protestato. «“Fatelo fuori”, “sparategli”. Queste le urla dei 5stelle – scrive il leader di Iv – quando Conte mi accusa di averlo sostituito con Draghi con solo il 2%. Spero che un giorno i 5Stelle capiranno che le regole della democrazia non sono i sondaggi. Temo che le regole della civiltà e del rispetto per gli avversari invece non le capiranno mai. Sono nati con il Vaffa, insistono con le minacce di morte: i Cinque Stelle cambiano alleati in Parlamento ma sono sempre gli stessi. In casi come questo ciò che colpisce non sono le urla di pochi ma i silenzi dei tanti. Possono minacciare di farmi tutto, anche di spararmi: io continuo a lottare per le nostre idee a testa alta e senza paura». Con lui hanno scritto sui social i compagni e le compagne di partito, con la speranza di scuse e di una presa di distanza, che arriva soltanto ieri in serata con un post su Facebook.

Il problema riguarda la persona colpita dalle minacce. Ma non solo. Perché la domanda che sorge riguarda più in generale la possibilità che il Movimento Cinque stelle possa davvero abbandonare il vaffa, che quella rabbia che lo aveva fatto crescere possa in qualche modo sparire del tutto, senza decretare la fine definitiva dei grillini. Questa domanda va girata soprattutto a quella parte del Partito democratico che continua a scommettere nell’alleanza con i Cinque stelle. Calano nei sondaggi, hanno governato male tutte le città di cui sono stati alla guida, tentano disperatamente di modificare il proprio dna senza riuscirci, non si capisce più quale siano i loro principi fondamentali; l’unica cosa su cui possono davvero contare è sul sostegno del Pd.

È l’illusione – vanificata anche nel caso dell’episodio di Montevarchi – che il populismo si vinca inglobandolo, che il vaffa si possa dissolvere nel nulla senza intraprendere una sfida vera sul piano culturale e politico. Per assurdo se c’è qualcuno che oggi quel vaffa lo tiene in piedi è chi, non capendolo, gli dà l’ultimo sostegno. Basterebbe poco per prendere le distanze e chiudere con quella stagione che ha portato i Cinque stelle al successo elettorale e che tanto male ha fatto al Paese, alla politica, alla società. Ma per farlo bisogna archiviare l’illusione che i Cinque stelle siano cambiati. La stagione del populismo, in crisi politicamente, è ancora viva culturalmente e antropologicamente. Per vincerla non la si deve assecondare, ma metterla – per sempre – in un angolo.

I grillini chiedono la pelle del leader di Iv. Insulti e minacce a Renzi, il vaffa grillino non è mortoultima modifica: 2021-09-17T17:30:01+02:00da bezzifer
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