Funziona semplice: si rincorre per un motivo qualsiasi una certa visibilità e una volta ottenuta si monetizza con una candidatura regionale, nazionale e europea che garantisce soldi, una posizione e soprattutto l’autopreservazione tra quelli che contano.
Mimmo Lucano ha ricevuto richieste di candidatura da tutto lo spettro di centrosinistra per le prossime europee: gli devono avere detto che stare a svernare in Europa per un po’ avrebbe anche messo a tacere quel suo processo farsa (che la Cassazione ha già smontato) in cui un poveraccio fiero come lui deve svuotarsi le tasche piene di niente per dimostrare di non avere preso nessuna decisione per arricchirsi ma semplicemente per il bene della sua città, quella Riace che da fortezza nel deserto dei tartari sotto la sua amministrazione si era trasformata in uno dei più alti esempi di integrazione. È finito sotto processo per dei muli che raccolgono l’immondizia, per dire. E i cosiddetti matrimoni combinati sono l’unica via d’uscita (sempre che ci siano stati) per dare cittadinanza contro un’orribile legge che semina stranieri.
Mimmo Lucano ha detto di no a tutti, sempre con il sorriso sulle labbra, figlio della serenità di essere riuscito a realizzare un sogno e ha deciso che si candiderà, sì, ma come consigliere comunale nel comune di Riace. Sì, avete letto bene, consigliere comunale in quel piccolo paese che qualcuno vorrebbe popolato da fantasmi. Rinunciando ai soldi, al potere e alla visibilità.
E ditemi se non è una lezione chiara, quella di Mimmo Lucano.