Notre-Dame brucia e i sovranisti fan di Salvini e Meloni esultano: “ai francesi gli sta bene”

Mentre Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono costretti a mostrare cordoglio per la perdita della Cattedrale, i loro fan hanno ricordato al mondo chi sono davvero

Notre Dame

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News Notre Dame, fiamme domate durante la notte: struttura salva ma è giallo sulle cause

Alle 05:20 della mattina di oggi, martedì 16 aprile, il portavoce della municipalità di Parigi ha annunciato che tutti i focolai dell’incendio che ha quasi completamente distrutto la cattedrale di Notre Dame sono stati domati dai 400 vigili del fuoco coinvolti nelle operazioni di messa in sicurezza. Nelle prossime ore dovrebbe piovere, il che aiuterà i pompieri con le ultime azioni. “Adesso possiamo dire che i due campanili sono stati salvati e stiamo raffreddando la struttura facendo molta attenzione all’interno”, ha affermato il comandante generale dei vigili del fuoco di Parigi, Jean-Claude Gallet, in un primo report delle operazioni di spegnimento del rogo.

La struttura è salva, ma ingenti sono i danni: il rogo ha provocato il crollo del tetto e della guglia, simboli indiscussi della città. La corona di spine di Cristo, che secondo la tradizione viene custodita a Notre Dame e che è fra le sue reliquie più preziose, è in salvo, secondo quanto riferito dal rettore della cattedrale, Patrick Chauvet, così come la tunica di San Luigi. L’intera Ile-de-la Cité, dove sorge la cattedrale, è rimasta isolata. La Procura parigina, intanto, ha aperto un’inchiesta per incendio colposo: è infatti ancora giallo sulle cause, anche se le fiamme che hanno divorato la cattedrale gotica siano divampate da una impalcatura dei lavori di ristrutturazione in corso. “Come tutti i nostri compatrioti, sono triste di vedere una parte di noi andare in fiamme, ma faremo di tutto per ricostruire Notre Dame”, ha assicurato i presidente Emmanuel Macron.

Intanto, su Twitter i militanti dell’Isis hanno esultato davanti alle immagini della cattedrale gotica in fiamme. Secondo quanto riporta il sito di intelligence Site, hanno definito il rogo un colpo “ai cuori dei leader crociati”. Simili manifestazioni erano avvenute per catastrofici eventi naturali come uragani o roghi.

Macron su Notre Dame: “La ricostruiremo tutti insieme”

Il presidente ai francesi: “Abbiamo evitato il peggio grazie al coraggio dei pompieri, abbiamo salvato la struttura, la facciata”

Nessuno dimenticherà questo 15 aprile, primo giorno delle celebrazioni della settimana Santa. Non lo dimenticheranno i tanti parigini che sono usciti di casa e hanno raggiunto sul parapetto della Senna, a sud dell’Ile-de-la-Cité, i turisti allontanati dalla spianata della cattedrale subito dopo le 18:50, quando le fiamme hanno cominciato a divampare su un’impalcatura.

Notre Dame

La nostra Notre-Dame si chiama Europa: non ricordiamocelo solamente quando brucia.Così come la cattedrale di Parigi, anche la nostra Unione Europea è il simbolo del nostro guardare avanti. E allo stesso modo è vittima dell’incuria, dell’inazione, dell’avarizia. Non aspettiamo le fiamme, per ricordarci quanto vale.

Stava cadendo a pezzi, la cattedrale di Notre-Dame, vittima dell’incuria e di tagli alla spesa pubblica che colpiscono sempre la cultura per prima, ché tanto le pietre non scendono in piazza. Servivano 150 milioni per rimetterla in sesto, lo Stato francese non ne poteva (voleva?) stanziare più di 40. Fa sorridere, nella tragedia dell’incendio che l’ha semidistrutta – pare proprio a causa di un incendio divampato dalle impalcature del cantiere di restauro – pensare che già oggi il miliardario francese François Pinault di milioni ne abbia messi a disposizione 100, per la ricostruzione. E che il presidente francese Emmanuel Macron abbia annunciato che “Noi tutti insieme salveremo questa cattedrale, il progetto comincerà già domani”, che “ci sarà un annuncio nazionale, lanceremo un appello ai più grandi talenti” e che “ricostruiremo Notre Dame perché la nostra storia lo merita”.

Sarebbe facile puntare il dito, ma è la natura umana: è quando tutto va in fiamme che ci ricordiamo del valore delle cose. Che Notre-Dame, la vecchia, decadente cattedrale dai cui gargoyle piovevano calcinacci sulla testa dei turisti, è uno dei simboli della cristianità occidentale, addirittura dell’Europa. Che tra le sue mura si respira la Storia di Giovanna D’Arco, di Napoleone, e l’arte letteraria di Victor Hugo. Che vederla bruciare colpisce al cuore e tiene col fiato sospeso un intero continente, come se quell’architettura ardita fosse un pezzo di noi. Che non possiamo immaginarci senza. Che vale la pena di rischiare la vita, come hanno fatto 500 pompieri eroi, per salvarne almeno la struttura e le torri campanarie.

Dentro la cattedrale c’è l’idea di una costruzione fatta per durare, c’è la cura meticolosa per ogni singolo dettaglio, c’è una società che si mette in moto per lasciare in eredità al futuro la propria grandezza

È un pezzo di noi, in effetti. Perché non c’è niente come le Cattedrali che racconta la nostra civiltà, ciò di cui siamo stati capaci come comunità umana, quando pensiamo in grande. Viene in mente l’aneddoto raccontato da Pietro Nenni in parlamento nel 1959, ripreso da Enrico Letta a incipit di un suo libro di qualche anno fa: «Due operai stanno ammucchiando mattoni lungo una strada. Passa un viandante che s’informa sulla natura del loro lavoro. Uno modestamente risponde: “Sto ammucchiando mattoni”. L’altro esclama: “Innalzo una cattedrale!”. Dentro la cattedrale c’è l’idea di una costruzione fatta per durare, c’è la cura meticolosa per ogni singolo dettaglio, c’è una società che si mette in moto per lasciare in eredità al futuro la propria grandezza: nel cantiere medievale, raccontano i libri di Storia, lavorano assieme architetti, committenti, maestranze edili, trasportatori, taglialegna, fonditori di campane, pittori e vetrai. Tutti sono coinvolti, tutti sono protagonisti.

Forse – speriamo! – le fiamme di Notre-Dame avranno il potere di ricordarci chi siamo. Di scrollarci di dosso l’immagine del continente vecchio, stanco e decadente in di cui bruciano per incuria i simboli della grandezza passata. Di emanciparci dall’idea che non lasceremo nulla in eredità alle generazioni future, che non siamo più capaci di costruire cattedrali, forse nemmeno di conservarle.

Piaccia o no, la Cattedrale del nostro secolo, la nostra Notre-Dame, si chiama Unione Europea. È il nostro sacro esperimento, per dirla con le parole con cui Alexis de Toqueville battezzò gli Stati Uniti d’America, la nostra utopia reale, il nostro tentativo di mettere per sempre a tacere i cannoni in un Continente devastato da secoli di guerre, di far strame dei nazionalismi, delle discriminazioni, dei pogrom, per costruire un nuovo modello di società internazionale basata sul rispetto della persona, dei diritti umani, fondata prima di tutto sulle comuni radici culturali. Anche lei, la nostra cattedrale, sta cadendo a pezzi vittima dell’incuria.Anche lei, la nostra cattedrale, è vittima della nostra inazione, della nostra paralisi. Che Notre-Dame sia da monito: a volte gli incendi si possono prevenire. A volte non c’è bisogno di rischiare di perdere tutto per ricordarci il valore di ciò che abbiamo. Ricostruiamo l’Europa perché la nostra Storia lo merita: forse ha senso cominciare a dirlo sin da ora, senza aspettare le fiamme del 26 di maggio.

 

Notre-Dame brucia e i sovranisti fan di Salvini e Meloni esultano: “ai francesi gli sta bene”ultima modifica: 2019-04-16T09:37:06+02:00da bezzifer
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