“Pur di andare contro alle scelte del nostro Governo, fanno risorgere le vecchie province. Dopo aver salvato il Cnel e il bicameralismo paritario, torna l’elezione diretta delle province. Questo è il Governo del cambiamento: diminuiscono i posti di lavoro, aumentano le poltrone”, scrive il senatore del Pd, Matteo Renzi. ”Litigano su Siri, legge di bilancio, Rai, Libia, immigrazione, Roma, litigano su tutto. C’è una cosa che però li mette sempre d’accordo: spartirsi le poltrone. Con ritorno alle #Province pronti 2500 nuovi incarichi”, si legge nel post su Twitter il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci.
PS: Ma non dovevano ridurre i costi della politica? Sembra di no perché invece torneranno a farli lievitare, e anche di molto. Il governo del cambiamento si appresta a varare una riforma degli enti locali che porterà alla riesumazione dei consigli provinciali e e dei loro presidenti. Alla elezione di 2.500 consiglieri e relativi presidenti. Secondo quanto anticipa Il Sole24ore, il ritorno al passato è contenuto nella bozza delle linee guida per la riforma degli enti locali. In questo passaggio significativo, riportato dal Sole: “La Provincia ha un presidente, eletto a suffragio universale dai cittadini dei Comuni che compongono il territorio provinciale, coaudivato da una giunta da esso nominata”. E a coaudivare il presidente ci sarà il Consiglio “con poteri di indirizzo e controllo, eletto a suffragio universale”.
Poche righe per un poderoso salto all’indietro, pre riforma Delrio. A scriverle, su carta intestata della Presidenza del Consiglio sono i componenti del tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Citta istituito dal Milleproroghe, guidato dal sottosegretario leghista Stefano Candiani e dalla viceministro all’Economia, la cinque stelle Laura Castelli.