I populisti non sono la soluzione: vivere bene con i soldi degli altri non si può fare.LA FINE È NOTA!

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Non c’è niente da fare. Si possono fare tutti i post che si vuole. Si può strillare fino a sgolarsi. Al massimo si ottiene che i 5 stelle perdano colpi (la stupidità eretta a sistema si paga…), ma Salvini avanza. Anzi, frega il socio ricevendo prima di lui gli industriali e questi dichiarano che è un tipo con il quale si può discutere, trattare.

Diciamo la verità: oggi nessuno è in grado di battere il populismo italiano. Non perché sia particolarmente abile o maturo. Ma semplicemente perché affonda le sue radici in quello che il Censis definirebbe disagio psichico. In parole più semplici: vaste aree del paese (buona parte del Sud) vive di espedienti e alla giornata, non esiste (nemmeno al Nord) alcuna certezza riguardo al futuro, la crisi (partita nel 2008) è stata lunga e pesante, scaricata sui ceti meno abbienti.

In queste condizioni di precarietà, molti sono stati portati a pensare che tutto quello che bene o male è stato classe dirigente fino a ieri sia robaccia da cancellare dalla storia. E, onestamente, non si può dire che sia un’analisi del tutto sbagliata: siamo diventati un grande paese, abbiamo un buon reddito (medio) pro-capite, ma lo abbiamo fatto spesso e volentieri a spese degli altri (2300 miliardi di debiti).

Come questo sia successo è abbastanza chiaro: di fronte a ogni conflitto sociale (dal ’68 in avanti) la classe dirigente se l’è cavata pagando, cioè distribuendo qualcosa (pensioni di invalidità, case, pensioni baby, posti statali, ecc.). Incapace di fare vere riforme, ha distribuito mance (“la politica delle mance”, diceva Bruno Trentin, il più colto sindacalista italiano). Il tutto gestito in maniera molto consociativa: in questo aumento della spesa pubblica (che oggi ci blocca) ci sono dentro tutti, nessuno escluso.

Questo spiega anche le vicende, che non sono solo personali, di Matteo Renzi. Vuoi per via di buone letture o semplicemente per un fatto generazionale, il senatore fiorentino capisce che è la “macchina Italia” che non funziona più: troppo lenta, troppo farraginosa, troppo piena di sabbia. E quindi propone di buttare a mare la vecchia Italia, che ha saputo distribuire solo mance, e di inventarne una nuova, più snella, più veloce, più adatta ai tempi.

Contro gli si è schierato tutto il vecchio mondo. Tutti, cioè, i corresponsabili dei 2300 miliardi di debiti.

La fine è nota. La gente ha capito, o crede di aver capito, che serviva una rottura clamorosa. Invece di Renzi, ha scelto il populismo sovranismo. Il perché non è difficile da capire: la scelta renziana del riformismo era roba intellettualmente complessa e da tempi lunghi. Il populismo, invece, offre (a parole) soluzioni immediate e facili, consistenti in meno lavoro e grandi distribuzioni di denaro pubblico (che notoriamente non c’è).

A differenza di altri, quindi, capisco perché Renzi chieda di lasciarlo in pace sotto la sua tenda. Non sono nemmeno sicuro che abbia davvero ancora un ruolo da giocare in questo paese: ha già perso troppe volte.

E allora populisti e sovranisti per i prossimi trent’anni?

Non credo proprio. La gente e il popolo, spesso sbagliano, i fatti quasi mai. E i fatti ci dicono che le soluzioni populiste non funzionano. Avrebbero difficoltà a funzionare in un paese già riformato da Renzi, figuriamoci in questo. L’idea di placare i “disagiati psichici” con i soldi presi a prestito sui mercati mondiali è semplicemente demente. E infatti il nodo scorsoio dei mercati e della Commissione Ue si sta stringendo intorno al collo dei populisti. Non faranno una bella fine.

Dopo, chi arriverà? Non si sa, ci penserà la storia. D’altra parte, a sorpresa, ci aveva già mandato Renzi, ma lo abbiamo consumato in appena mille giorni e prima di cavarne il meglio. Forse avremo una seconda occasione.

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I populisti non sono la soluzione: vivere bene con i soldi degli altri non si può fare.LA FINE È NOTA!ultima modifica: 2018-12-11T10:48:34+01:00da bezzifer
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