Renzi, il lanciafiamme e l’abbraccio mortale

RENZI per ora dice di non voler fondare alcun partito personale. Meglio appoggiare Martina e riprendersi il Pd per interposta persona. Lasciandosi aperta ogni via di fuga.

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Non dev’essere il massimo per l’attuale stato maggiore del Pd affannarsi al capezzale del partito mentre qualcuno da fuori gli ruba costantemente la scena. In questo Matteo Renzi rivela un’abilità diabolica: fa il pompiere di giorno, spargendo rassicurazioni sul fatto che non ha alcuna intenzione di rompere tutto e farsi una propria ditta, incendiario di notte. E nel vero senso della parola, visto che rievocando i suoi brevi trascorsi da segretario ha riesumato la metafora del lanciafiamme. Troppo buono, dice di essere stato, troppo accondiscendente: chi dal giorno dopo il suo insediamento al Nazareno ha cominciato a fargli la guerra doveva essere incenerito senza pietà.

QUELL’ERRORE DOPO IL 41% ALLE EUROPEE

In realtà l’errore più grande l’ha commesso l’ex premier, e lui lo sa: doveva chiamare gli italiani al voto all’indomani della sua marcia trionfale alle Europee, forte di quel 41% che lo avrebbe aiutato una volta per tutte a risolvere la partita interna. Invece ha preferito un atteggiamento ambiguo, antitetico a quel decisionismo che in altre occasioni non gli ha fatto difetto: ha preferito la strada di una logorante trattativa con laminoranza, che alla fine non è servita a evitare una scissione molto più pesante negli effetti che nei numeri. Nel frattempo, come hanno raccontato le cronache recenti, gli scissionisti si sono ulteriormente scissi arrivando a sfiorare la definitiva irrilevanza.

L’APPOGGIO DELLE TRUPPE DELL’EX PREMIER A MARTINA

Ma questo è latte versato, e piangerci sopra non ha alcun senso se non quello di invelenire ancora di più il clima. Il risultato è che oggi abbiamo un Renzi recriminante, ma reticente su quelle che sono le sue vereintenzioni (forse perché nemmeno lui sa che strada prendere). Quindi al momento è un leader che si definisce per quello che non farà: non si ripresenterà alle primarie, non ha intenzione di farsi un partito personale, il tanto evocato PdR, anche se da come si muove, soprattutto in Europa, l’ipotesi pare per nulla abbandonata. Una cosa però l’ha detta, e se non cambia idea non pare da poco: fatto fuori il candidato Marco Minniti che inizialmente pareva supportare, Renzi avrebbe dato indicazione per far convogliare i voti congressuali dei suoi su Maurizio Martina.

LA SFIDA INDIRETTA COL FAVORITO ZINGARETTI

Il quale forse è lì che si chiede dove stia l’inganno. Ovvero: certamente l’apporto delle truppe renziane potrebbe fargli vincere la battaglia con il favorito Nicola Zingaretti e reinsediarlo alla guida del partito. Ma potrebbe essere una prospettiva che lo riduce a fantoccio dell’ex segretario, cavallo di Troia che gli consentirebbe la riconquista di un Pd su cui per interposta persona imporrebbe la sua presa. Tanto varrebbe, pensano i suoi adepti, che si ricandidasse lui direttamente. Ipotesi che però il loro capo, e in questo ha ragione, non prende nemmeno in considerazione volendosi tenere aperte tutte le vie di fuga (una, quella televisiva, l’ha già imboccata con l’esordio da documentarista il prossimo 15 dicembre sul 9, il canale che ospita anche Maurizio Crozza, ovvero colui che ne ha dipinto la parodia più impietosa e corrosiva).

Renzi, il lanciafiamme e l’abbraccio mortaleultima modifica: 2018-12-11T17:07:49+01:00da bezzifer
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