La fantascienza dell’accordone. L’inverosimile piano Letta-Meloni per mandare Draghi al Colle ha un grande nemico: la realtà

Visualizza immagine di origineIpotizzare che i partiti trovino in poche ore una quadra per definire il nuovo presidente del Consiglio e dirimere questioni su cui litigano da anni è surreale. Fa specie constatare che sia Salvini a proporre un’alternativa sensata, cioè rafforzare l’attuale governo.

Molti di quelli che propongono Mario Draghi al Quirinale non si rendono conto del clamoroso pasticcio politico e istituzionale che essi stessi allestiscono intorno a questa ipotesi. A parte Giorgia Meloni, che vuole le urne, tutti gli altri ritengono che facendo traslocare Draghi da palazzo Chigi al Colle si renderebbe contestualmente necessario chiudere un accordo sul nuovo governo. Anzi, questo accordo è visto addirittura come condizione preliminare per eleggere l’attuale premier al Quirinale. Senza di esso, niente Draghi Capo dello Stato.

Si tratterebbe di una trattativa-monstre: sulla figura del nuovo presidente del Consiglio, sui ministri, sugli aggiustamenti di programma, sul Pnrr, sul caro-bollette (lo ha chiesto Enrico Letta), probabilmente su una nuova legge elettorale: un pacchetto mica male. E si pretenderebbe una discussione aperta e chiusa in un fiat, come a ramino, immediatamente dopo il fallimento del tentativo di Silvio Berlusconi che secondo alcune previsioni non campate per aria dovrebbe avvenire il 27 o il 28 gennaio (alla quarta o quinta votazione).

Nelle ore successive dunque Letta, Conte, Renzi, Speranza, Salvini, Tajani, Toti, e personaggi vari dovrebbero stringere un “accordone” per il quale di solito ci vogliono mesi. Sarebbe fuori luogo che Draghi partecipasse a questa super-mediazione sul governo successivo al suo e anche istituzionalmente sgrammaticato. Ammesso che la trattativa andasse in porto, con questo “accordone” in tasca i leader tornerebbero in aula per eleggere SuperMario al Quirinale.

È fantascienza pura: per dirne una, sono anni che si discute su una nuova legge elettorale senza cavare un ragno dal buco, e adesso in quattro e quattr’otto dovrebbe compiersi il miracolo. Per dirne un’altra, con questi personaggi è davvero arduo immaginare un’intesa sul nome del prossimo capo del governo: ognuno porrebbe veti. Ma non basta. L’aspetto più grave sotto il profilo istituzionale è un altro: e cioè che per la prima volta nella storia d’Italia avremmo un Capo dello Stato immediatamente commissariato, un Presidente a cui subito verrebbe sottratto il potere forse più importante che la Costituzione gli assegna, cioè la nomina del presidente del Consiglio e, su proposta di questi, dei ministri, nonché l’implicita ma doverosa facoltà di essere informato e partecipare attivamente ancorché informalmente al programma di governo o meglio alla direzione politica che quest’ultimo vorrebbe imboccare.

Insomma, Mario Draghi si insedierebbe al Quirinale senza possibilità di esercitare le proprie prerogative, gli consegnerebbero un foglietto con su scritto il nome del suo successore è tutto il resto. Si vorrebbe cioè Draghi come un Re Travicello, come lo tratteggiò il Giusti: «Un popolo pieno di tante fortune, può farne di meno del senso comune. Che popolo ammodo, che Principe sodo, che santo modello un Re Travicello!».

Tutt’altra cosa è ipotizzare, come ci sembra voglia fare Matteo Salvini, una trattativa sul rafforzamento del governo Draghi. I partiti infatti potrebbero essere d’accordo nel decidere, assieme al presidente del Consiglio, come andare avanti col suo governo fino al 2023: il capo della Lega e quello di Italia Viva in questo sembrano in sintonia, anche mezzo (o di più) Pd, per non dire dei Cinque stelle sia di rito contiano che di rito dimaiano. Questo sì che è prerogativa dei partiti. Se sono seri.

La fantascienza dell’accordone. L’inverosimile piano Letta-Meloni per mandare Draghi al Colle ha un grande nemico: la realtàultima modifica: 2022-01-18T09:40:16+01:00da bezzifer
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