I vacinados. Comprereste un vaccino (non) usato da Conte e Salvini?

Visualizza immagine di origineOgni giorno cinquecentomila persone escono dai centri vaccinali sbalordite dall’efficienza e dalla rapidità della campagna organizzata dal governo con il generale Figliuolo, specie se comparate al nulla della gestione precedente. Le conseguenze di questa campagna non sono solo sanitarie, sociali ed economiche, ma anche politiche: urge un colossale exit vax nazionale per valutare il peso elettorale del vaccinato-massa

Con gli anni abbiamo imparato a non credere più al mito della razionalità dell’elettore medio. Da tempo l’elettore medio è tutt’altro che razionale, compie scelte incoerenti e cerca con ferocia il più rapido modo di andare a sbattere contro il muro. Un tempo bastava porre all’elettore la domanda «comprereste un’auto usata da questo o da quello?» per fotografare il sentimento politico prevalente. Se il candidato non ispirava la fiducia dell’elettore era pressoché spacciato. Da qualche anno, invece, quando la risposta alla domanda è «no, non comprerei l’auto usata da quel candidato» si può al contrario scommettere su un sicuro successo elettorale.

Non c’è altra spiegazione al successo di Di Maio e di Salvini, di Virginia Raggi e di Attilio Fontana. Nessuno acquisterebbe una vettura guidata da costoro o da Trump e da Toninelli Nessuno affiderebbe la gestione del proprio condomino a Roberto Fico o a Mimmo Parisi, figuriamoci la Camera dei deputati o le politiche attive del lavoro. L’unica spiegazione plausibile di questa sconclusionata e furibonda corsa a sbattere il muso contro il muro è che il mondo in questi anni è proprio girato al contrario, la bugia è diventata verità, Davigo ha rivoltato la tromba di una scala come un calzino e naturalmente il sovranista e populista Giuseppe Conte è acclamato come il leader fortissimo di tutti i progressisti.

Va detto che i segnali di risveglio ci sono, e sono anche poderosi. L’elezione di una persona seria, affidabile e normale come Joe Biden negli Stati Uniti non può essere liquidata come un accadimento banale e senza conseguenze. A Palazzo Chigi non ci sono più avvocati sconosciuti come Giuseppe Conte e popstar di provincia come Rocco Casalino, ma un’autorità internazionale come Mario Draghi e professionisti di alto profilo come Antonio Funiciello, Paola Ansuini e Ferdinando Giugliano. Per non parlare, poi, di Francesco Paolo Figliuolo al posto di Domenico Arcuri.

La questione dei vaccini che prima non riuscivamo a fare e ora ne facciamo mezzo milione al giorno non ha soltanto un gigantesco impatto sanitario, sociale ed economico, ne ha uno anche politico. 

Quel mezzo milione di persone che da qualche settimana prenota facilmente la dose vaccinale con il sistema centralizzato delle Poste senza le incompetenze dei centralini regionali appaltati ai partiti populisti, come per esempio è successo in Lombardia, e poi in venti minuti si fa la punturina restando stupefatto dall’efficienza logistica esercitata dagli alpini non può che paragonare l’esattezza dell’organizzazione pubblica dei Draghi boys e della nullità a rotelle precedente. 

Non esiste in natura uno spot politico più persuasivo e consequenziale di questo straordinario sforzo nazionale che presto, come sta succedendo negli Stati Uniti, ci consentirà di tornare a vivere più o meno con normalità le nostre vite, recuperando velocemente il tempo sprecato dai predecessori di Draghi. 

Con l’esempio di Figliuolo a portata di avambraccio, il bipopulismo perfetto italiano potrebbe avere i mesi contati. Altro che un’auto usata, una volta usciti dall’emergenza chi mai affiderebbe di nuovo la propria salute e la propria libertà a quelli che hanno chiuso l’Italia senza predisporre le contromisure di base sperando passasse la prima, la seconda e la terza nottata o a quegli altri incapaci di aprire un call center e che volevano affidarsi a Putin mentre l’Europa si preparava a inondarci di denari e di vaccini? 

Quel mezzo milione di elettori che quotidianamente esce dai centri vaccinali immune al virus Corona si dota anche di anticorpi al populismo, al punto che la massa dei «vacinados», come direbbe Checco Zalone, potrebbe essere il nuovo grande fatto politico dei prossimi anni. D’ora in avanti, la domanda da porre, come in un colossale exit vax, non è più «comprereste l’auto usata da Conte o da Salvini», ma «vi sentite più protetti da Draghi col metodo Figliuolo oppure da Conte col metodo Casalino-Arcuri o da Salvini col metodo Salvini?».

I partiti costituzionali dovrebbero essere i primi a porsi questa domanda, a darsi una risposta e a organizzarsi di conseguenza: né con Conte né con Salvini, ma con Draghi.

I vacinados. Comprereste un vaccino (non) usato da Conte e Salvini?ultima modifica: 2021-05-15T08:29:13+02:00da bezzifer
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