Dal reddito di cittadinanza alla flat tax, dall’abolizione della Fornero al rimpatrio di 500 mila immigrati irregolari. Ecco le promesse non mantenute dal governo
Nel corso della lunga campagna elettorale che ha portato alle elezioni del 4 marzo le promesse dei partiti che oggi formano il governo (M5s-Lega) sono state molteplici e roboanti. Ma i due partiti manterranno ciò che avevano promesso di fare? La risposta è no. Erano solo promesse elettorali per conquistare il potere, dimenticate una volta raggiunto.
Reddito di cittadinanza
Promessa:
Sussidio di 780 euro al mese ad ogni individuo single in condizione di povertà; tale sussidio saliva a 1680 euro al mese in caso di due figli. La platea, così individuata, è di circa 5 milioni di persone.
Realtà:
Stanziamento netto aggiuntivo di 5,8 miliardi di euro a cui va aggiunto quanto stanziato dai governi precedenti per il Rei. Se dividiamo il tutto per la platea annunciata la cifra è di 133 euro al mese, lontano da quanto promesso. Tutto al netto del taglio del deficit previsto dagli accordi con l’Europa.
Flat tax
Promessa:
Aliquota unica del 15% per tutte le famiglie (Irpef) e tutte le imprese (Ires).
Realtà:
La tassazione viene portata al 15% solo per la parte di utili destinata all’incremento di investimenti e assunzioni e per poche centinaia di migliaia di partite IVA, per i quali viene esteso il regime forfettario del governo Renzi.
Abolizione Fornero
Promessa:
Abolizione in via permanente la riforma Fornero, intesa – in parte impropriamente – come norme che fissavano a 67 anni l’età pensionabile a regime.
Realtà:
Nessuna abolizione della legge Fornero, tantomeno permanente. Vi era un fondo di 6,8 miliardi per ciascuno degli anni dal 2019 al 2021 da utilizzare per la cosiddetta “quota 100”, sempre al netto del taglio del deficit previsto dagli accordi con l’Europa.
Taglio accise
Promessa:
“Più della metà della benzina che fate per andare a lavorare se ne va in accise. Cosa faccio se vinco le elezioni? Faccio giustizia e il giorno dopo taglio le accise”, firmato Matteo Salvini.
Realtà:
Non è previsto nessun taglio delle accise, anzi la maggioranza di governo ha bocciato un emendamento Pd che lo proponeva.
Blocco Tap
Promessa:
“Con il governo del movimento 5 stelle in due settimane quest’opera non si fa più”. Alessandro Di Battista in Puglia.
Realtà:
La Tap si farà
Condono
Promessa:
“Cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra regione: se la trovate mi iscrivo al Pd”. Firmato Luigi Di Maio
Realtà:
Una volta al governo il M5s ha inserito il condono per Ischia nel decreto Genova.
Deficit al 2,4%
Promessa:
“Deficit del 2,4% non si tocca, uno perché siamo uno stato sovrano, e due perché manteniamo le promesse”. Luigi Di Maio
Realtà:
Il premier Conte sta provando a chiudere un accordo con l’Europa portando il deficit al 2,04%.
Ilva
Promessa:
“La posizione del M5s su Ilva è chiara la riconversione economica passa ovviamente dalla chiusura delle fonti inquinanti, senza le quali le bonifiche sarebbero inutili. La linea del movimento per il futuro dell’Ilva di Taranto prevede una riconversione economica dell’area. La chiusura delle fonti inquinanti è la logica conseguenza”, Luigi Di Maio
Realtà:
Accordo firmato con Mittal sulla falsariga di quello concordato con il precedente governo. Il ministro Di Maio dichiara: “Risultato migliore possibile nelle peggiori condizioni possibili”.
Rimpatri
Promessa:
“Centomila clandestini da espellere sono pochi. Ci sono mezzo milione di irregolari in Italia. Con le dovute maniere vanno allontanati tutti. Altrimenti si alimenta la confusione”, la promessa elettorale di Matteo Salvini
Realtà:
I migranti irregolari riportati nei paesi di origine nei mesi di giugno, luglio e agosto 2018 sono stati 1296, un numero in calo rispetto ai 1506 dello stesso periodo del 2017. Nel dettaglio il governo è riuscito a rimpatriare 445 persone a giugno, 423 a luglio e 428 in agosto, ben lontano dalle promesse elettorali
Terzo valico
Promessa:
“Il Terzo Valico va messo da parte e va preferito il potenziamento della linea ferroviaria esistente”. Luigi Di Maio in campagna elettorale.
Realtà:
“L’analisi costi benefici insieme all’analisi giuridica ha previsto che il totale dei costi del recesso ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro di soldi pubblici. Di conseguenza il Terzo Valico non può che andare avanti”. Danilo Toninelli una volta al governo.