SERVONO 14-15 MILIONI DI VOTI.Per battere i populisti bisogna trovare una montagna di consensi. Non bastano le chiacchiere.. INIZIAMO COL 30 settembre saremo ovviamente in piazza, basta con la rassegnazione nel Pd, in piedi, al lavoro e basta polemiche interne.

SERVONO 14-15 MILIONI DI VOTI.Per battere i populisti bisogna trovare una montagna di consensi. Non bastano le chiacchiere.

Non facciamo altro, da mesi ormai, che scandalizzarci per l’imperizia, o l’ignoranza, o la rozzezza, o la tracotanza, o la spregiudicatezza di questa nuova classe dirigente (gialla o verde poco importa).

Ci sembra quasi impossibile che la gestione della cosa pubblica possa essere finita in queste mani, trattata in questo modo, senza alcun riguardo per la buona creanza, per gli usi e per la prassi, a volte anche per le forme istituzionali più basilari.

“Hanno vinto le elezioni, mica si sono comprati l’Italia!” diciamo giustamente.

“Dovranno piegarsi alla dura realtà, dovranno fare i conti con i vincoli e le compatibilità, dovranno insomma arrivare a più miti consigli!” auspichiamo con un filo di speranza, esorcizzando il futuro.

Ma non è detto che vada così.

Purtroppo, esiste anche uno scenario non solo plausibile, ma addirittura probabile, nel quale questi tireranno dritto.

“Noi tireremo dritto!” disse un altro che, nel tripudio popolare, ci portò alla rovina.

E questi, nello stesso tripudio popolare, fanno lo stesso.

Chi si prende il potere non lo molla così, dicendo: “Va be’, ci abbiamo provato, adesso fate voi!”

No ,temo proprio di no. La fantascienza è un genere letterario, interessante e stimolante, ma non è la realtà.

E allora, cosa facciamo, aspettiamo lo scorrere della storia? Aspettiamo che qualcuno dall’esterno ci tolga le castagne dal fuoco, o che un disastro immane azzeri tutto e ci costringa a ricominciare daccapo?

Quali mezzi abbiamo per accelerare l’uscita da questa situazione, insopportabile per tutte le persone di buon senso, per chi ha il senso dello Stato e del lavoro, della convivenza civile e del progresso?

In una democrazia l’unico mezzo ammesso è la vittoria elettorale, su questo non ci piove.

Ci possono anche essere manovre fantasiose, improbabili, tendenti a disarticolare il fronte avversario, ma prima o poi si deve passare attraverso le elezioni.

Banale, ovvio.

Ma alle elezioni bisogna arrivarci, e poi vincerle, altrimenti siamo punto e a capo.

Questa legge elettorale, che non cambierà per il prossimo turno, fosse anche nel 2023, prevede coalizioni, un combinato disposto di tanto proporzionale e poco maggioritario.

Bisogna prendere tanti voti, mica come Macron che ha vinto col 24 % di consensi, grazie al doppio turno.

Qui abbiamo bisogno di portare a votare, per un’alternativa credibile, almeno 14-15 milioni di persone. Con meno, non si fa nulla.

È questo l’ordine di grandezza, è questa la misura cui bisogna tendere. Non basta sopravvivere, o anche fare un buon risultato.

Qui o vinci davvero e governi, o perdi e governano loro, dove loro potrebbe anche essere la rediviva destra classica. Padella, brace, microonde, fuoco vivo, fate voi!

A me non pare di sentire questa consapevolezza nel dibattito politico nel centrosinistra: e infatti vero dibattito politico NON E’, altrimenti avrebbe un altro tono.

Mi pare di vedere un istinto di pura sopravvivenza, una tendenza a sfangarla, a posizionarsi in vista di future sconosciute evoluzioni, piuttosto che provare con decisione a ribaltare la situazione.

È ovvio che è difficile! Ma se gli obbiettivi non sono chiari, non saranno chiare nemmeno le strategie.

Impossibile negare che in Italia ci siano almeno 14-15 milioni di persone animate da sano spirito riformista, da razionalità e pragmatismo.

C’è un corpo elettorale di quasi 50 milioni di persone, diamine, anche se a votare ci vanno in molti meno di 40!

Qualsiasi approccio deve allora tendere a raggiungere quella massa di persone, convincerla ad andare a votare e votare per una proposta riformista, progressista, europea.

Dovrebbero capirlo quelli che ci crogiolano nel 3% o che sono soddisfatti da 2 o 3 punti in più, dal gusto di prendere un voto in più del vicino di banco.

Perdenti, sono perdenti senza speranza. Inutile e dannosi alla causa della rinascita del Paese.

Qui serve pensare in grande, anche se adesso può sembrare folle.

Non è folle, è solo giusto e necessario.

La legge elettorale permette di presentarsi con un solo partito, o anche con due, forse tre, basta che siano comunque una squadra che fa gioco di squadra, e non un pollaio.

Serve un programma di minima, chiaro, comprensibile, non ideologico ma pragmatico, che vada incontro alle esigenze reali basilari delle persone reali, non alle fumisterie da talk show.

Serve un leader, riconoscibile e riconosciuto.

Possibile che non riusciamo a produrre un progetto così?

Possibile, certo.

Ma allora smettiamo di scandalizzarci di Casalino, Di Maio, Di Battista, Toninelli, Salvini, Berlusconi e tutto il circo Barnum della destra populista e sovranista.

Serve, lavorare dentro e fuori la politica, nelle istituzioni e nella società italiana per aggregare attorno al Pd la forza necessaria per rappresentare un’alternativa credibile agli amici di Orban. Con idee proposte iniziative comunicazione aggregazione confronti ecc. Ecco perché ci serve la LEOPOLDA ecco perché il 30 dobbiamo essere tutti in piazza.

Dovrà essere l’occasione per cominciare a far vivere nella società italiana le nostre battaglie: ad esempio quella contro l’eliminazione dell’obbligo sui vaccini o quella contro il blocco dei finanziamenti per città e periferie che ci ha visti protagonisti di un’opposizione solida e determinata, supportata dall’azione dei nostri sindaci e del partito sui territori. La manifestazione di piazza del Popolo sarà un successo se da lì in avanti sapremo far parlare di noi per le nostre idee e le nostre proposte, più che per i tweet di dirigenti più o meno autorevoli; se dai giorni successivi torneremo a fare banchetti e volantinaggi nelle strade e nelle piazze senza dover attendere la prossima campagna elettorale; se sapremo concentrarci sul far emergere le contraddizioni della maggioranza gialloverde pronta a tutelare le aziende di Berlusconi (con buona pace degli elettori del Movimento 5 stelle) pur di piazzare il proprio uomo alla presidenza della Rai. Insomma, se capiremo una volta per tutte che gli avversari sono fuori dal nostro partito.

Esiste un’Italia che non crede alla propaganda di Salvini e Di Maio e c’è un’altra Italia che presto o tardi ne rimarrà delusa; a noi spetta il compito di offrire a queste persone non la data del congresso (che comunque va svolto al più presto, senza ulteriori rinvii), ma un’alternativa credibile perché capace di parlare alla loro quotidianità, alle loro angosce, al loro bisogno di protezione. In poche parole alla loro domanda di futuro.

ECCO PERCHÉ La manifestazione del 30 settembre ha senso se sarà un momento di rilancio della nostra azione, se verrà vissuta come l’occasione per rafforzare l’argine al “cialtronismo” che ci governa e ad avviare una nuova stagione di mobilitazione in ogni territorio.

SERVONO 14-15 MILIONI DI VOTI.Per battere i populisti bisogna trovare una montagna di consensi. Non bastano le chiacchiere.. INIZIAMO COL 30 settembre saremo ovviamente in piazza, basta con la rassegnazione nel Pd, in piedi, al lavoro e basta polemiche interne.ultima modifica: 2018-09-25T09:04:07+02:00da bezzifer
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