Archivio mensile:ottobre 2018

FELICISSIMO DELLA Rabbia No Tap in Salento perché con ciò il M5S NON PUÒ PIÙ NASCONDERSI DIETRO LE BALLE ELETTORALI.E SONO CERTO CHE E SOLO L’INIZIO.

Rabbia No Tap in Salento. Manifestazione a San Foca, bruciate tessere elettorali e foto di parlamentari M5s, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi

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MA.Non capisco quali catastrofiche tragedie possano avvenire in un territorio… dalla costruzione di un gasdotto ovviamente fatto a regola d’arte.
No alla TAP perché deturpa l’ambiente, il paesaggio e la vocazione del territorio… a me pare una grande sciocchezza.La TAP è un’opera necessaria, con un impatto sul territorio prossimo allo zero: chi si oppone fa una battaglia semplicemente sbagliata.
Quanto agli impegni sono quelli di legge: la TAP è stata approvata conformemente alle leggi, se si decidesse stupidamente di annullarla lo Stato Italiano dovrebbe pagare i danni. Con il doppio danno di cancellare un’opera necessaria e pagare pure per questo.
Avanti con la TAP, come con la TAV e la gronda.

In Puglia, ad oggi, esistono già 14.000 kilometri di tubi del gas interrati, si avete letto bene non è un errore 14.000 kilometri! Il tratto di gasdotto di cui si parla sarà lungo 8 km (otto km), completamente interrato e per realizzarlo sarà necessario espiantare circa 1.400 ulivi, che poi verranno ri-piantati a lavori ultimati. Solo l’anno scorso in Puglia sono stati espiantati circa 100.000 ulivi sani (oltre quelli espiantati a causa Xylella) che vengono venduti come alberi ornamentali da giardino e trasportati in giro per l’Italia e mezzo mondo. Ora se questa paranoia NoTap non è bieca propaganda politica, DOVE IL M5S CI HA SGUAZZATO ALLEGRAMENTE CON L’ELETTORATO DEL SALENTO, come altro la vogliamo chiamare? Il bugiardo patentato di mail è stato smascherato da Calenda. Continua a raccontare fandonie: la penale non esiste perché trattasi di iniziativa privata. Ci sarà una richiesta di risarcimento danni se gli rievocano la concessione dopo che i lavori sono iniziati. Ma questo anche un analfabeta come di mail dovrebbe saperlo senza essere ministro. È come se un comune lascia una regolare licenza per costruire un palazzo e mentre i lavori sono in corso gli revoca la licenza perché ci ha ripensato. Imbecillità, falsità o altro?

ITALIANI DOVETE SAPERE CHE il TAP non è un’opera pubblica, benché sia di interesse pubblico. Non è realizzato e finanziato dallo Stato italiano (SNAM rete gas, all’interno della JV è una Spa quotata in borsa), il cui ruolo nominale (come per ogni attività economica) è regolatorio. In altre parole, allo Stato spetta vagliare il progetto, verificarne la conformità con le norme vigenti, autorizzare l’esecuzione dei lavori, garantirne la corretta esecuzione. Tutto ciò nella tutela degli interessi generali che includono anche la certezza del diritto di investitori e imprese all’atto di eseguire un’opera regolarmente autorizzata. Le sue considerazioni sono francamente ingenue e da esse traspare una totale non conoscenza di quello di cui sta discutendo. Senza alcuna acrimonia, mi permetta di suggerirle di informarsi un minimo prima di mettersi alla tastiera. Mi fa piacere condivida oggi l’utilità di realizzare questo gasdotto, anche se assomiglia molto ad uno dei mitici “Contrordine compagni” di guareschiana memoria.

TAP connette l’Europa sudorientale dal Caspio all’Adriatico. I vantaggi e gli svantaggi dell’opera sono già stati ponderati e valutati, se non le spiace, dagli investitori e dai governi dei paesi interessati: Grecia, Albania e Italia, nonchè più a Est, Turchia, Georgia e Azerbaijan (per le tranche TANAP e SCPX). Non è un progetto sul quale si potrebbe anche pensare di riaprire una discussione: è un’opera è già realizzata per l’80%. Avete chiesto voti per bloccare quest’opera. O non avevate idea di cosa si trattasse e delle conseguenze economiche del blocco (decine di mld di danni da pagare), oppure avete ingannato coscientemente i vostri elettori raccontando loro delle frottole. Onestà? Trasparenza? Intelligenza? come lo stadio della Roma, dove grazie ai 5S si è passati da un progetto qualificante e utile alla città ad una speculazione edilizia che crea un mostro di cemento senza alcun valore architettonico e privo tutte le opere pubbliche che i privati avrebbero dovuto costruire per consentire la viabilità. In cambio di tangenti chiaramente, ma i 5S sono più furbi degli altri, ci pensano prima, così i lavori sporchi li fanno fare ad un privato, l’avvocato Lanzalone, non iscritto al M5S ma mandato direttamente a Roma da Casaleggio a prendere decisioni al posto degli “eletti”. Il M5S è assolutamente il peggio che si sia mai visto. Hanno dato una dimostrazione così esagerata di marciume in poco tempo che si può immaginare cosa accadrà quando si saranno abituati a controllare le poltrone.

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Al Forum Pd e diventato un processo a Renzi forum dem si fa Tribunale con una Segreteria impalpabile, l’unica volta che ha assunto una presa di posizione indipendente da Renzi (il forno aperto coi 5S) è stata costretta precipitevolissimevolmente ad una retromarcia.Per poi ritornarci a proporla per mancanza di idee alternative.

Maurizio Martina annuncia le dimissioni da segretario del Partito Democratico.Milano, Martina al Forum Pd: “Qui finisce il mio mandato”. E apre a un’alleanza per le europee.Il segretario attacca il governo: “Manovra da ladri del futuro”. I renziani frenano, Marcucci: “Se si posticipasse il congresso, non mi straccerei le vesti”. Sala: “Serve un segretario che faccia il mediano”

Pd, Martina: alternativa andando oltre i confini del partito

Maurizio Martina ha annunciato la volontà di presentare le sue dimissioni da segretario del Partito Democratico “nei prossimi giorni”. “Si completa oggi il mandato che ho ricevuto all’Assemblea nazionale di luglio”, ha spiegato Martina, confermando che la prossima Assemblea Nazionale che avvierà il percorso congressuale si terrà l’11 novembre.

Nei prossimi giorni, Maurizio Martina rassegnerà le proprie dimissioni dalla carica di segretario del Partito Democratico. Lo ha annunciato lui stesso nel discorso di chiusura del Forum del partito che si è concluso oggi a Milano. “Si completa oggi il mandato che ho ricevuto all’Assemblea nazionale di luglio”, ha spiegato l’ex ministro dell’Agricoltura del governo Gentiloni, aggiungendo che il prossimo 11 novembre avrà luogo l’Assemblea Nazionale con la quale partirà dunque il percorso congressuale. Martina era diventato segretario subito dopo le dimissioni di Matteo Renzi, a seguito della rovinosa sconfitta elettorale del 4 marzo 2018, quando il Partito Democratico aveva toccato il punto più basso della sua storia in termini di consenso. Una figura, quella del “reggente”, che era poi stata confermata a luglio proprio dall’Assemblea del PD.

Nel corso del suo discorso, Martina ha anche fatto un bilancio della sua esperienza alla guida del partito, spiegando di non lasciare un movimento “azzerato” e di voler ancora lavorare per unire. Anche al congresso, che “può essere uno strumento dell’unità” e non un momento divisivo. Per lui, infatti, anche le tante candidature e le personalità che si confronteranno al Congresso devono avere ben chiaro che l’obiettivo è quello di opporsi a un governo che “sta svendendo l’Italia con scelte profondamente inique, altro che prima gli italiani”.

Resta da ricostruire un partito, ha poi continuato Martina, specificando come non abbia senso il “voler andare oltre il PD”, perché “il tema è rinnovarne la missione, non superarlo”. E quella che si annuncia per i prossimi mesi, nella sua lettura, “è una vera e propria battaglia”, in cui il partito è chiamato a una sfida che avrà conseguenze enormi per l’intero campo del centrosinistra italiano.

Ma Franceschini dice: “Un listone europeista più largo del Pd. E solo Zingaretti può unire”

Insomma aggiungo io.Sara’ perché sono tignoso di carattere..Se la minoranza perché di minoranza si tratta senza i renziani nel PD e’ cosi desiderosa di riprendersi il PD io cercherei di non darglielo..Esiste già il PD senza Renzi ed e’ L&U…un partito molto critico coi Governi Renzi-Gentiloni che ha avuto giustamente un successone percentuali da elenco telefonico e ha giudicato positivamente M5S addirittura credendolo di sinistra invece che il Partito della Lobby Grullo&Casaleggio.Quale e’ la differenza tra il PD di Zingaretti ed L&U?

OK COSE GIÀ VISTE E SEMPRE E COSTANTEMENTE SEMPRE CON LA SINISTRA SINISTRA,

Risultati immagini per Pd, processo a Renzi: il forum dem diventa Tribunale

Comunque e diventato un processo a Renzi: il forum dem diventa Tribunale e la Boschi se ne va Veltroni, Mogherini, Orlando, Nannicini, tutti puntano “indirettamente” il dito sull’ex segretario, grande assente al forum per l’Italia.

Matteo Renzi non viene mai nominato, ma è lui il convitato di pietra e l’imputato nel “Tribunale” allestito al forum per l’Italia del Pd a Milano.

La prima a giustiziarlo a distanza è Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (carica ottenuta grazie agli auspici dell’allora premier Renzi che la preferì, aprendo un contenzioso lacerante, a Massimo D’Alema). La Mogherini non nomina minimamente il suo “benefattore”, ringrazia dal palco Maurizio Martina, attuale segretario del Pd, si dice “contenta di tornare a sentirsi a casa nel partito” (ogni riferimento al “grande assente” è puramente voluto) e dà la sua ricetta (antirenziana) per risollevare le sorti del Partito Democratico: “Non distruggere il vecchio (leggi: rottamare), bensì costruire il nuovo”.  Poi ci si mette anche Walter Veltroni, che si domanda sgomento come mai i gruppi dirigenti non abbiano operato una riflessione sulla batosta del 4 marzo, e li rimprovera per non aver ascoltato i militanti smarriti. “Meno riunioni di correnti e più con la base” è il suo monito che infastidisce una Maria Elena Boschi già stranita per l’intervento della Mogherini. L’affronto di Veltroni è troppo per Meb, che con malcelata rabbia, si alza dalla platea e se ne va.

Teresa Bellanova, seppur adirata, resiste ancora e si limita ai gesti di stizza dalla platea, ma l’intervento di Tommaso Nannicini che imputa alla dirigenza Pd di aver fatto le “riforme del lavoro contro il sindacato e non con il sindacato” e quello altrettanto critico del professor Enrico Giovannini, inducono ad alzarsi anche il fedelissimo renziano Lorenzo Guerini, che lascia la sala inviperito.

Renzi non è presente, ma come il fantasma di Banquo tormenta i vari “Macbeth” che aspirano al regicidio definitivo, ed è evidente che il Pd ha due grandi questioni irrisolte da affrontare prima di poter aspirare a rinascere (se mai la rinascita possa essere anche solo ipotizzabile). La prima è senz’altro la direzione da intraprendere, che per esempio a detta dell’ex ministro Andrea Orlando è la “radicalità”, ovvero smettere di “voler parlare con tutti finendo per non rappresentare nessuno”. Una linea politica che ovviamente, a seconda della corrente alla quale si appartiene, assume connotati diversi o talvolta contrapposti. L’altra questione è cosa farne di Renzi e del suo retaggio. La sua avventura politica è davvero finita (almeno nel Pd)? E se sì, occorre rottamare in toto la sua opera o in alternativa continuare sulla sua scia, oppure cambiare percorso senza però gettare via le parti nobili dell’operato dell’ex segretario ed ex primo ministro (nel caso essere esistano, cosa che per molti dem non è)? Auspicare che egli se ne vada per fondare una sua forza politica personale lasciando finalmente libero il Pd, o scongiurare a tutti i costi questa ipotesi per non indebolire ulteriormente il partito già bastonato?

A giudicare dai rancori striscianti, e neanche troppo occulti, percepiti al forum, nel Pd la strada verso la “luce” è ancora lunghissima e irta di ostacoli.

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COSE DA PAZZI COSE DA MANICOMIO..La crisi del M5s è il fatto nuovo della scena politica.E il Pd al forum di Milano sancisce la sua vicinanza ai 5*#senzadime#

Risultati immagini per COSE DA PAZZI.Disastro al governo, freddezza della base, la tragedia della Raggi. Il rischio di essere cannibalizzati.E il Pd al forum di Milano sancisce la sua vicinanza ai 5*, rinnegando la storia stessa da quando è nato, ignorando la base, gli iscritti , quel popolo del Pd che c’è, ma vuole ben altro, allontanando i simpatizzanti, e non lo capiscono.
Un Pd che cerca colpe altrui, che abiura, le cose fatte, che non sa fare autocritica, muore, nemmeno di fronte alle ultime provinciali hanno un cenno di dignità, nemmeno alle elezioni in Toscana, dove la loro linea ha perso 35% a 65%, continuano a voler dettare una vecchia linea DS, fatta di poltronari,di nostalgici di una politica superata da anni e che ha portato alla crisi della sinistra italiana ed europea! Non è questo il mio Pd, né del suo popolo, che delude ogni giorno ! #senzadime#

Luigi Di Maio è l’uomo politico più in difficoltà di questa fase. A Quasi 5 mesi dalla nascita del governo gialloverde, i Cinquestelle sono ormai con evidenza il punto “molle” della coalizione governativa. Lo si vede anche dai sondaggi, la Lega sta bene oltre il 30 e il M5s cala ogni volta di qualcosa. Ma è soprattutto la dinamica dei fatti a dirci che i grillini sono costretti a subire sulla propria pelle “le dure repliche della storia”: dall’Ilva al Tap al sostegno alle banche, è tutto un susseguirsi di atti di governo perfettamente contrari ai dogmi pentastellati. Per forza la base si ribella: ha votato altro. E saranno costretti a rivedere la politica su Genova (dove finora non hanno fatto niente), probabilmente a veder ridurre la portata del fantomatico reddito di cittadinanza. Di qui l’evidente stato di crisi nervosa di Di Maio, giunto ben oltre il ridicolo volendo polemizzare di economia con Mario Draghi. Insomma, ormai è chiaro che il “capo politico” ha condotto il suo Movimento a fare la ruota di scorta di Salvini, ne ha svilito la funzione soi disant innovativa (la farsa dei vitalizi non basta certo a coprire questa realtà), mettendo in mostra una assoluta mancanza di capacità di governo condita da una penosa performance d’immagine, di cui Toninelli – ma anche Lezzi e Giulia Grillo – è il simbolo. Né appare alle viste un minimo di discussione interna, figurarsi!, a meno che non si voglia dar peso alle intermittente sortite di Roberto Fico, già ribattezzato Foglia di Fico per coprirsi malamente a sinistra.Il tutto in una crescente freddezza, se non – come detto – ostilità della “base”, come si è plasticamente visto alla triste adunata del Circo Massimo, resa ancora più tale dall’esibizione del vecchio comico Beppe Grillo, anch’egli sul viale del tramonto come Gloria Swanson nell’omonimo film di Billy Wilder. A completare questo quadro disastroso ci sono le due sindache pentastellate. Che Chiara Appendino avesse imboccato una parabola discendente soprattutto dopo il dramma di Piazza San Carlo era chiaro. Ma la vera tragedia politica è quella di Virginia Raggi. La settimana prossima la sindaca di Roma potrebbe essere condannata in primo grado per l’affare-Marra. Per le norme interne del M5s questo comporterebbe le sue dimissioni (anche se a nostro parere s’inventeranno qualche marchingegno per non cadere vittime del loro stesso anti-garantismo). Ma in ogni caso – ecco il fatto nuovo di queste ore – a Roma è scesa in piazza la gente normale, un’avanguardia di cittadini che si è stufata di una città – ci si scusi se la facciamo breve – dove non funzione niente, ma niente proprio. Al Campidoglio erano migliaia per dire basta. Un movimento civico che civico è bene che resti, senza strumentalizzazioni politiche. Questo incrocio fra vicende giudiziarie e opposizione civica determina di fatto la crisi di Virginia Raggi, la cui parabola forse potrà reggersi ancora al massimo per qualche tempo ma che nella coscienza della città è già conclusa. Un colpo al cuore del grillismo, l’ennesimo. Già, il Movimento Cinque stelle è entrato in crisi dopo pochi mesi dal suo trionfo elettorale: e non saranno certo le elezioni europee il terreno più favorevole per una sua ripresa, dato che lì la battaglia sarà fra europeisti e sovranisti, una battaglia che li taglia fuori per assoluta inconsistenza culturale su questo tema. In questo quadro il rischio è che i Cinque Stelle vengano cannibalizzati a destra dalla Lega (già si vede) e a sinistra da un nuovo protagonismo del Pd e altre forza di centrosinistra. E questo ci pare il fatto nuovo della vicenda politica italiana.

Ma non nuovo e lo ribadisco.E il Pd al forum di Milano sancisce la sua vicinanza ai 5*, rinnegando la storia stessa da quando è nato, ignorando la base, gli iscritti , quel popolo del Pd che c’è, ma vuole ben altro, allontanando i simpatizzanti, e non lo capiscono.
Un Pd che cerca colpe altrui, che abiura, le cose fatte, che non sa fare autocritica, muore, nemmeno di fronte alle ultime provinciali hanno un cenno di dignità, nemmeno alle elezioni in Toscana, dove la loro linea ha perso 35% a 65%, continuano a voler dettare una vecchia linea DS, fatta di poltronari,di nostalgici di una politica superata da anni e che ha portato alla crisi della sinistra italiana ed europea! Non è questo il mio Pd, né del suo popolo, che delude ogni giorno ! #senzadime# COSE DA PAZZI SENZA RENZI IL PD E MORTO NON E CAPACE DI FARE E GUARDARE OLTRE IL PROPRIO IO.SPERANO COL FARE CIO DI PORTARE A CASA L’ELETTORATO DI SINISTRA PASSATO AL MOVIMENTO.MA CERTA GENTE COSI IGNORANTE E MEGLIO PERDERLA CHE RITROVARLA. RENZI SE CI SEI BATTI UN COLPO.

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Di Maio si sta comportando da imbroglione, come su Ilva.

“Ho letto le carte del Tap. Ci sono penali per 20 miliardi di euro”, ma Calenda risponde: “La penale non esiste” Il vicepremier interviene nella polemica tra governo e tre parlamentari M5s che assicuravano che non ci fosse nessuna sanzione da pagare in caso di stop ai lavori.

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Le penali in caso di sospensione del Tap ci sono, e sono molto elevate. Lo assicura Luigi Di Maio che interviene nella polemica tra il governo e tre parlamentari M5s che avevano accusato Conte sostenendo che stesse sbagliando e che non ci fosse alcuna sanzione di pagare nel caso in cui il governo avesse decido di non proseguire i lavori per il gasdotto che dovrebbe approdare in Salento. “Da ministro dello Sviluppo economico ho studiato le carte del Tap per tre mesi. E sono voluto andare allo Sviluppo economico anche per questo. Vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente – ha affermato Di Maio – Le carte un ministro le legge solo quando diventa ministro – aggiunge – e a noi del M5s non hanno mai fatto leggere alcunché”. Immediata la risposta del suo predecessore, Carlo Calenda, che precisa: “Di Maio si sta comportando da imbroglione, come su Ilva. Non esiste una penale perché non c’è un contratto (fra lo Stato e l’azienda Tap ndr) ma, in caso, una eventuale richiesta di risarcimento danni” da parte dell’impresa “visto che sono stati fatti investimenti a fronte di un’ autorizzazione legale”. L’ex ministro dello Sviluppo economico continua: “Di Maio sta facendo una sceneggiata e sta prendendo in giro gli elettori ai quali ha detto una cosa che non poteva mantenere”.

I No Tap, intanto, hanno lanciato una campagna social per chiedere le dimissioni dei parlamentari pentastellati eletti in Salento con la promessa di fermare il Tap. Domani, 28 ottobre, ci sarà una manifestazione a Melendugno, accanto al punto in cui dovrebbe sorgere il terminale del gasdotto.

Non so se piangere o ridere. Tre mesi da ministro a leggere le carte,ma in giro perennemente chi c’era il sosia?.Altro materiale per Crozza. Siamo caduti dalla padella nella brace.Cioè prima non ha capito quello che leggeva? ora qualche consulente deve avergli fatto il disegnino, altrimenti è un bugiardo patentato perché ricordiamo tutti che alle elezioni nazionali lui ed i suoi fratelli della setta 5stelle, sono andati in Salento a giurare e spergiurare che in caso di vittoria in 2 settimane avrebbero abolito la Tap, infatti i boccaloni salentini li hanno votati tutti, ora ne chiederebbero le dimissioni, allora non hanno capito con chi hanno a che fare, si arrangiassero, chi va per questi mari, questi pesci piglia. La domanda è : se costui non è riuscito a studiare nemmeno all’Università,come pretendere che ora ” studiando ” i faldoni ,più complicati, capisca qualcosa? Impossibile. Tra lui e quell’ochialuto Ministro dei Trasporti,fanno una coppia di : ciucci e presuntuosi,ma col cuore,sic.

La manina…… ma insomma, fino a quando questo Giggino incompetente in qualsiasi cosa potrà abusare della pazienza degli italiani???!!!! chiede l’impeachment di Mattarella, non capisce un tubazzo di quello che la BCE deve e può fare, non sa leggere, capendole, due righe riguardo a sanatorie fiscali, taciamo su congiuntivi e condizionali … e rispediamolo al San Paolo per la miseria!!!Ma.Anche dallo stadio San Paolo fu mandato via come bibitaro. E’ uno dei ministri più imbarazzanti nella storia della Repubblica Italiana. Vergognoso.

Forse è il caso di PUBBLICARLE queste carte. Oppure sono segreto di Stato?dicono le tifoserie GRILLESCHE. 

E lo faccia un centrino, anche per una sola volta, ancora non avete capito di avere a che fare con bugiardi patentati.E se non sono penali possiamo però immaginare l’entità miliardaria di una eventuale richiesta di risarcimento danni per una pipeline lunga 800 km (per l’80% già realizzata) e del costo di circa 50 mld di dollari che diversifica l’approvvigionamento di gas per l’Italia e l’Europa. Penali o no, il Governo fa benissimo a procedere ed altrettanto dovrebbe fare per le altre opere strategiche già in corso d’opera nel pieno rispetto degli accordi internazionali.

COMUNQUE:Le penali erano note. Il Sole 24 Ore ne aveva scritto a più riprese. Non è una sorpresa come vogliono far credere. In campagna elettorale puoi dire di tutto ma poi quando si devono prendere delle decisioni la “realtà” prende il sopravvento. Nessuna meraviglia dunque per chi è informato avendo ovviamente letto sull’argomento.

“Le carte un ministro le legge solo quando diventa ministro e a noi del M5s non hanno mai fatto leggere alcunché”.
Beata innocenza e… ignoranza?
Il Viceprimoministro vuol farci credere che, in 5 anni 5 in cui M5S ha rotto i c.d. a tutti facendo un’opposizione sguaiata e scomposta, non sono mai state fatte interrogazioni su questo punto?
In Parlamento, al Parlamento Europeo, in Regione, i rappresentanti M5S non hanno mai chiesto lumi e informazioni?Ma allora, quando Di Battista e gli altri, nelle varie piazze d’Italia urlavano. No-TAP, No-TAV, chiuderemo l’ILVA in 15 giorni etc. etc., parlavano così tanto per parlare? Non sapevano cosa dicevano?
Più o meno come per il Reddito di Cittadinanza; votateci, noi sappiamo dove trovare le risorse… poi, puff, appena arrivati al governo, la ignota manina ha fatto sparire le coperture!
Chissà se si può parlare di bugiardi seriali o se esiste una qualche sindrome medica ancora non scoperta che va oltre al classico caso del: mente sapendo di mentire?

Questo il problema. Le battaglie si fanno prima delle scelte. Una volta preso un impegno si mantiene (anche se preso dai predecessori).Perché in un paese che mediamente ha visto un governo ogni anno e mezzo non possiamo rimangiarci costantemente tutti gli impegni precedenti. Un paese inaffidabile a prescindere.

Ma secondo voi tifosi sostenitori settari nel M5S può esserci qualcuno per il quale gli aggettivi maturo e intelligente non suscitino altro che una sguaiata ilarità ?

Di Maio non se la può certo cavare scaricando tutto su di loro. i pochi deputati salentini
Oltretutto pure il vostro maitre a penser Travaglio ha ormai deciso di scaricare Di Maio, trattandolo da bambino dell’asilo.Se vi interessa il futuro di questo movimento, forse è venuto il momento di pensare a qualcuno che sia un po’ più maturo ed intelligente di Di Maio per affidargli il ruolo di leader.NON IL DIBA PER PIACERE HAHAAAA. Certo uno normalmente intelligente non se lo possono permettere. Uno intelligente potrebbe sfuggire al controllo dei padroni.
Poi mi sa dire uno intelligente in quella banda? e poi dopo che ho visto il servizio di Propaganda girato nella festa del Circo Massimo dubito che si potrà trovare qualcuno intelligente, sembrava di stare allo stadio.IL PROBLEMA DEL ITALIA E CHE SONO IN TANTI NELLA MEDESIMA CONDIZIONE.E SPERO CHE RINSAVISCANO QUEL TANTINO PER MANDARLI A CASA .

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ABBIATE RISPETTO PER UNA RAGAZZINA BASTA SCIACALLI!

Forse perché sono ZIO di una giovane ragazza, forse perché con tutta la buona volontà non riesco a far prevalere lo schieramento sull’uso della ragione,  ma per questo ho cercato di non parlare GIORNALMENTE di Desirée.Però la scena a cui sto assistendo, non può farmi stare in silenzio e allora lo urlo: mi fate schifo tutti!

Non si può fare sciacallaggio politico sulla pelle di una povera ragazza. No, non si può assistere agli striscioni dei fascisti e poi a quelli degli antifascisti contro quelli dei fascisti. Basta! Non se ne può più di quelli che si accorgono che esiste un problema solo se lo commettono gli stranieri e di quelli che se è fatto da stranieri non esiste.

Basta! Un crimine è un crimine, chiunque lo commetta! Il problema della droga esiste, è enorme, non esiste perché ci sono gli stranieri, ci sarebbe comunque. Il degrado, le occupazioni, la violenza esistono a prescindere dal colore della pelle o dal passaporto di chi ne è dentro.Siete veramente interessati a questi problemi? Affrontateli in tempo di pace, non quando viene trucidata una minorenne di cui sembrano essersi dimenticati tutti. E per chiudere, se proprio vogliamo parlare di questa ragazza, pongo una domanda, sapendo che verrò linciato e tacciato di benaltrismo. Che ci faceva una ragazza di 16 anni, da sola, lontana dalla sua città, in quel postaccio? Dice che il problema era la droga. La famiglia ne era consapevole? Amici miei io ho fatto il 68, ai nostri tempi la fidanzatina dovevamo riaccompagnarla a casa entro le ore 20, altrimenti non la facevano più uscire. Noi abbiamo fatto quella rivoluzione, per superare quello stato di cose, per la libertà. Ma tra la libertà e lasciare un’adolescente rovinarsi la vita, c’è di mezzo il buonsenso. Dai, forza con gli insulti.

COME AVETE FATTO CON  Gad Lerner DICENDO “FIGLIA DI SPACCIATORE ITALIANO E MADRE 15ENNE” – GAD LERNER SBRANATO SUI SOCIAL DOPO UN TWEET SULLA MORTE DELLA 16ENNE DESIRÉE MARIOTTINI: “VICENDE TRAGICHE CHE DOVREBBERO SUGGERIRCI QUALCOSA DI PIÙ E DI DIVERSO DELL’ODIO RAZZIALE” – MA LA RETE NON PERDONA E ACCUSA LERNER DI GIUSTIFICARE GLI STUPRATORI DANDO PIÙ PESO ALLE VICENDE FAMILIARI DELLA VITTIMA: ‘CI MANCA CHE SCRIVA ‘SE L’È CERCATA’’

Il commento di Gad Lerner sulla tragica morte della 16enne Desirée Mariottiniha scatenato ferocissime polemiche sui social. Il giornalista ha scritto su Twitter: “Dopo Pamela Mastropietro guardiamo attoniti la vita e la morte di Desirée Mariottini: dipendente da eroina, figlia di spacciatore italiano e madre quindicenne, vittima di pusher immigrati. Vicende tragiche che dovrebbero suggerirci qualcosa di più e di diverso dell’odio 

Lerner ci ha tenuto a sottolineare che la ragazza fosse figlia di uno spacciatore italiano, come se il dettaglio potesse cambiare la gravità di quanto ha subito la ragazza, e solo a margine si ricorda di citare i “pusher immigrati”, che sono i veri carnefici della giovanissima di Cisterna.

In tanti lo accusano di aver scritto “una cosa vergognosa”, “vomitevole”, altri che accusano Lerner di giustificare gli stupratori dando più peso alle vicende familiari di Desirée. Tanto che qualcuno gli scrive: “Ci manca che scriva ‘se l’è cercata’ o ‘alla fine vedete che è colpa sua’”. L’ennesimo scivolone.

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OK SIAMO SU SCHERZI A PARTE.Il diabolico piano per fare contenta l’UE.Insomma, l’ideona dei tecnici sarebbe rimandare alla seconda metà del 2019 i piani più espansivi delle riforme gialloverdi. Ma c’è un problemone: si vota a maggio.

Il diabolico piano per fare contenta l’UE all’insaputa di Di Maio e Salvini.

Risultati immagini per OK SIAMO SU SCHERZI A PARTE.Un diabolico piano partito dal ministero dell’Economia e della Finanze per rendere potabile a Bruxelles la Manovra del Popolo. Il piano, come da storytelling, è gradito a Giancarlo Giorgetti, ormai considerato la testa di ponte dell’UE nel governo gialloverde, e ovviamente sgraditissimo a Salvini e Di Maio perché prevede il posticipo di quota 100 e reddito di cittadinanza: La soluzione, nata nella stanza dei tecnici e gradita anche a Giorgetti, prevede di inserire il reddito di cittadinanza e quota 100 come disegni di legge collegati alla manovra 2019. Cosa significa? Che le due riforme sarebbero finanziate nella legge di stabilità – con il deficit invariato al 2,4 per cento – ma l’erogazione dei 16 miliardi complessivi per reddito e Fornero dipenderebbe da un ddl “separato”.

Il Parlamento non sarebbe insomma obbligato ad approvarlo nella sessione di bilancio che scade a dicembre, ma potrebbe comodamente esaminarlo anche a partire dal gennaio 2019. La spesa effettiva, rimarrebbe congelata. E in caso di mancata approvazione, le cifre resterebbero all’interno del bilancio dello Stato. Nei primi documenti ufficiali, a ben guardare, spunta già il piccolo, fragile paracadute che Tria ha in mente. La Nota al Def, a pagina 8, prevede che i due interventi siano contenuti in un “collegato” alla legge di Bilancio. Il documento inviato a Bruxelles impone che le risorse per quota 100 siano pari a 6,7 miliardi per il 2019 e altrettanti per gli anni successivi: mancherebbero 3 miliardi già nel 2020, rendendo obbligato un nuovo intervento.

Insomma, l’ideona dei tecnici sarebbe rimandare alla seconda metà del 2019 i piani più espansivi delle riforme gialloverdi. Ma c’è un problemone: si vota a maggio.

Quanto alla bozza di manovra, non contiene le norme su reddito e pensioni, ma si limita ad accantonare in due “fondi” la somma di 9 miliardi per il reddito e di 6,7 per le pensioni. Tria pensa che posticipare la spesa effettiva possa mettere al riparo il Paese. Di fronte all’assalto dei mercati, o ai primi eventuali dati parziali del Pil 2019 inferiori alla previsione, l’esecutivo potrebbe congelare reddito e Fornero.

O più semplicemente farli partire a metà anno, adducendo anche ragioni tecniche. Peccato che i due vicepremier non vogliano sentire parlare di soluzioni del genere. Con le Europee all’orizzonte, sono pronti a chiedere la testa del ministro piuttosto che cedere alla strategia attendista del Tesoro. Sempre che lo spread non resetti il cronometro di questa partita. E sconvolga i piani dei due leader.

conti manovra deficit

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PER CHI SUONA LA CAMPANA.Insomma, quella che sta suonando forse non è ancora la campana hemingwayana, ma segnali di allarme ci sono.

LA TAP SI FA.ORA IL Reddito di cittadinanza e quota 100 fuori dalla manovra? E DENTRO LA SETTA 5 STRONZI Dibba scalda i motori.

Risultati immagini per PER CHI SUONA LA CAMPANA.

Suona per Di Maio, ma non solo. La decisione del governo gialloverde di dare il via libera al completamento della Tap in Puglia sta sollevando un vespaio di grandi proporzioni. Come era prevedibile.

1-I comitati locali a 5 stelle, che davvero avevano pensato che l’opera sarebbe stata bloccata, hanno chiesto le dimissioni degli eletti locali (con il loro voto anti-Tap).

Ma non si tratta solo di questo. Di Maio, che troppo furbo non è e che non sa niente di politica, per sviare l’attenzione dalla vicenda Tap (che è stata l’intera campagna elettorale pugliese dei 5 stelle) si è messo a attaccare Draghi e la Bce.

2- E questo è suonato falso sia a una grossa componente pentastellata, che contro Draghi non ha proprio niente, sia e soprattutto agli alleati leghisti, che invece di Draghi hanno, giustamente, una grossa stima: ha salvato l’Italia e l’euro, che cosa volete di più? Inoltre, ci sta aiutando a mediare con la Commissione di Bruxelles, solo degli scemi attaccano il presidente della Bce.

Non aggiungono, ma lo possiamo fare noi, un altro particolare, oltre ai molti che si potrebbero raccontare: da quando esiste l’euro, l’Italia ha risparmiato circa 800 miliardi di interessi sui debiti. Roba da farci manovre finanziarie fino al 2060. E questo dà un’idea della cosmica, galattica, stupidità di Di Maio. Un vero, autentico, demente politico. E infatti adesso va dicendo, sempre con il suo solito sorriso ebete, di non aver criticato Draghi, ma solo di aver discusso. Sì, accusandolo di non fare il bene dell’Italia (che ha salvato da un destino tipo Grecia, inventandosi il Qe) e minacciando di fare tutto quello che sarebbe servito per salvare l’euro (luglio 2012): “E, credetemi, basterà”. Poche parole che hanno messo in fuga la speculazione, abituata a un Draghi che non scherza.

3- Ma, sotto la cenere, per Di Maio e socio cova di peggio. La fine di ogni illusione. Secondo attendibili indiscrezioni di stampa sarebbero in corso trattative riservatissime fra Tria e la Commissione per raggiungere un obiettivo: mettere fuori dalla manovra sia il reddito di cittadinanza che la quota 100 (rinviandole a un futuro indefinito), cioè le due scemenze più costose. Senza queste due cose, la manovra potrebbe rientrare nella normalità, avere l’ok della Commissione e il plauso dei mercati.

4- La trattativa, molto riservata, è avviata, anche se sarà difficile vederne la conclusione: per Salvini e Di Maio si tratterebbe di ammettere che finora hanno preso in giro gli elettori, facendo loro credere che esistessero risorse per fare quelle cose. Risorse che, come ognuno può vedere, non esistono.

5- Insomma, quella che sta suonando forse non è ancora la campana hemingwayana, ma segnali di allarme ci sono. Al punto che i 5 stelle si stanno interrogando sull’identità del loro futuro leader al posto di Di Maio, considerato ormai bruciato. Purtroppo, il nuovo sembra essere Di Battista, considerato portatore dei valori originari dei 5 stelle: no tav, non Tap, non tutto. Dalla padella alla brace, come si diceva. Di corsa verso l’autodistruzione.

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CHE EPOCA TERRIBILE QUELLA IN CUI DEGLI IDIOTI GOVERNAVO DEI CECHI.

Pensioni quota 100 statali, troppi docenti in pensione: rinviata.

Non sarà più nella legge di bilancio la riforma delle pensioni promessa dal Governo Lega-Movimento 5 Stelle. La scuola uno dei motivi del rinvio.

Si tratta di una novità dell’ultima ora, non sarà più presente nel testo del DEF la riforma della legge Fornero, ma saranno indicate soltanto le coperture finanziarie, come riporta l’ANSA.

Un decreto ad hoc

Per i dettagli e le modalità per andare in pensione con Quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) bisognerà invece attendere un decreto ad hoc di cui ancora non si conoscono le tempistiche.

La scuola tra i motivi del rinvio

Sarebbero troppi docenti ed ATA che verrebbero coinvolti nel pensionamento anticipato di quota 100. Nei giorni scorsi vi abbiamo dato le potenziali cifre, si parla di 80mila possibili anticipi. Troppo per essere sopportato dal sistema scuola, così si punta ad un provvedimento a parte con possibile riformulazione per tutto il reparto pubblico.

 

Infatti, oltre alla scuola altri delicati settori come la sanità potrebbero essere interessate dal fenomeno anticipo, con grave problema per la copertura dei posti vacanti. Si stima, infatti, che nel totale del complesso pubblico, i potenziali interessati alla riforma potrebbero raggiungere quasi i 400mila.

Rimandare con possibile riformulazione

Sarà, quindi, un decreto ad hoc a determinare le regole per il settore pubblico, con possibile riformulazione.

Nella legge di bilancio non ci sarà, pertanto, il dettaglio del funzionamento di quota 100, ma solo delle indicazioni generali.

Sarà invece un Decreto ad hoc a regolamentare la riforma

Nel bilancio ci saranno indicazioni sui fondi da utilizzare che saranno due: uno per le pensioni e uno per il reddito. Il resto sarà inserito in norme ad hoc che potrebbe cambiare le cifre, se l’accesso con quota 100 (con i paletti a 62 anni di età e 38 di contributi) dovesse essere solo temporanea.

SE NON FOSSERO COSE DRAMMATICAMENTE COMICHE CI SAREBBE DA CHIEDERSI?RIDERE O PIANGERE! DI CERTO SERVE QUALCOSA PER MANDARLI A CASA PER IL BENE DEL FUTURO E DEL PRESENTE DEL ITALIA.

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Certo, da tutto questo si potrebbe uscire con un’Europa compatta e politicamente determinata, conscia di sé, disponibile a prendersi le responsabilità che competono a un’entità con 500 milioni di abitanti e un traffico commerciale che corrisponde al 20% di quello planetario. Quindi ad affrontare certe sfide, pur senza andarsi a cercare nemici. Ma non è così, e non lo sarà ancora per un pezzo.

Usa e Russia non salveranno l’Italia, ma strangoleranno l’Europa.Le illusioni italo/sovraniste sono fumo. Né Putin né Trump ci aiuteranno. Piuttosto i due leader hanno apparecchiato, da un bel po’, un campo di battaglia il cui nome è Europa.

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Niente da fare, Vladimir Putin è il più astuto di tutti. Un suo felpato accenno all’acquisto di titoli di Stato italiani e un lungo brivido ha percorso le stanze della politica. Tutti a mettere pressione sull’Italia e sulla manovra spendacciona, tutti a chiedere al dio dei mercati di punire i reprobi e poi arriva il Cremlino a scompaginare tutto. D’altra parte si erano già visti grandi giornali ipotizzare la nostra uscita dall’euro, dalla Ue e dalla Nato e la trasformazione della penisola in una specie di Kamchatka agli ordini del Cremlino. Passata qualche ora, per fortuna, sono arrivati un po’ di economisti e di giornalisti a spiegare che siamo talmente indebitati che il Fondo sovrano russo, con la sua disponibilità di 77,1 miliardi di dollari, non avrebbe la potenza necessaria a tirarci fuori dai guai. Altrettanto lungo brivido di sollievo.

Tutto questo è molto italiano. Voglio dire che, che arrivi un fratellone a difenderci dai bulli. O che intervenga lo stellone, contropiede fulminante all’ultimo minuto e gol. Oggi Putin. Ieri Donald Trump, al quale tra l’altro era stato attribuito l’intento putiniano di acquistare titoli di Stato tircolore. Abbiamo un problema con la Libia e con il controllo dei flussi migratori? La Francia rompe le scatole e, dopo aver sfasciato il Paese dei Gheddafi con cui avevamo trovato un accordo, prova a sfasciare anche quel poco che è rimasto nella speranza che un Quisling locale faccia gli interessi della Total a scapito dell’Eni? E allora Trump! Che ci propone la cabina di regia comune, proprio in vista di quella Conferenza sulla Libia del 12-13 novembre che dovrebbe essere un fiore all’occhiello della nostra politica estera ma, al dunque, ha declinato l’invito, non manderà il segretario di Stato Pompeo e farà rappresentare gli Usa da un modesto consigliere.

L’Europa, oggi, è una sola grande Ucraina. Senza conflitti armati, ovvio. Ma come l’Ucraina è diventata un terreno di scontro tra Usa e Russia

Insomma: né la Russia né gli Usa salveranno l’Italia, ficchiamocelo bene in testa. Perché dovrebbero? Siamo simpatici, sufficientemente flessibili (siamo pieni di basi Nato e di bombe atomiche Usa ma andiamo d’accordo con la Russia), deboli, europeisti ma non troppo, se c’è una missione militare all’estero non ci tiriamo indietro, da noi si mangia bene e c’è il caffè migliore del mondo. Ma salvarci dai nostri guai…

La ragione più profonda per cui per i grandi Roma non vale una messa è che Bruxelles, purtroppo, vale assai di più. L’Europa, oggi, è una sola grande Ucraina. Senza conflitti armati, ovvio. Ma come l’Ucraina è diventata un terreno di scontro tra Usa e Russia. Per decenni gli Usa hanno usato l’Europa come una piattaforma per l’espansione verso Est allo scopo di confinare la Russia sempre più in là.

Basterebbe leggere i testi dei loro politologi per capirlo, a cominciare da “La grande scacchiera” di Zbigniew Brzezinsky, che fu segretario di Stato con Jimmy Carter. Negli anni Novanta li abbiamo aiutati a ridisegnare i Balcani. Poi, con il grande allargamento del 2004, la Ue ha imbarcato Paesi come Polonia, Repubblica Ceca, i Baltici e la Slovacchia di stretta osservanza atlantica, cosa che ha ridotto la Ue nello stato comatoso che oggi vediamo.
Nel 2008 non abbiamo battuto ciglio quando è stato installato in Polonia e Romania, cioè in Europa, il sistema missilistico che minaccia la Russia, anche se Obama diceva che era per proteggerci dai missili dell’Iran (non ridete, lo diceva proprio). E nel 2014 hanno favorito il regime change in Ucraina, con quello che ne è inevitabilmente derivato. A proposito. Poco prima, a fine 2013, la Russia aveva comprato 13 miliardi di dollari di titoli di Stato ucraini, cosa che in seguito non deve aver contribuito al buonumore del Cremlino.

E adesso? Ora che hanno raggiunto tutti gli obiettivi politici, gli Usa ci prendono a schiaffoni politico-economici. Mettono i dazi sulle esportazioni di acciaio e alluminio, minacciano di fare altrettanto sulle automobili, chiedono alla Germania di non fare il gasdotto con la Russia e a noi di fare il Tap con il gas che arriva dall’alleato (loro) Azerbaigian. Usano la Nato e lo stato di tensione permanente con la Russia per spaventarci e tenerci in riga. Qualche tempo fa il norvegese Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha convocato i ministri degli Esteri di tutta Europa a Bruxelles e ha spiegato loro che i nostri Paesi dovrebbero adeguare le infrastrutture (strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti) per renderle adatte al traffico di mezzi militari in un’eventuale guerra con la Russia. Capito? Da noi crollano le scuole ma dovremmo rifare i ponti per farci passare i carri armati. E nessuno che lo abbia mandato dove meritava.

Ora che hanno raggiunto tutti gli obiettivi politici, gli Usa ci prendono a schiaffoni politico-economici. Mettono i dazi sulle esportazioni di acciaio e alluminio, minacciano di fare altrettanto sulle automobili, chiedono alla Germania di non fare il gasdotto con la Russia e a noi di fare il Tap con il gas che arriva dall’alleato (loro) Azerbaigian. Usano la Nato e lo stato di tensione permanente con la Russia per spaventarci e tenerci in riga

Per la Russia non è molto diverso. L’Europa è la gallina dalle uova d’oro ma non è che al Cremlino non abbiano strategie alternative. Le leggono anche loro le belle analisi sull’economia russa ancora troppo legata agli idrocarburi, sul Pil ridotto per un Paese di quelle dimensioni ecc. ecc. Vedono anche, però, che il mercato russo e centro-asiatico è sempre molto appetito e si regolano. Pian piano la quota di export energetico verso Ovest si riduce, mentre cresce quella verso Est. Pian piano le importazioni da Ovest si riducono e aumentano quelle dalla Cina. La Germania fa la voce grossa quando si parla di sanzioni, ma il gasdotto lo vuole eccome. Dell’Italia abbiamo detto.

La Francia di Macron voleva il rapporto privilegiato con gli Usa di Trump ed è uscita scornata, ora tenta con Putin ma pare un’impresa disperata. Con qualche manovra militare fa venire i brividi ai baltici e ai finnici. In Libia e in Siria, con l’Iran e la Turchia, fronti dove anche l’Europa è impegnata, sia a titolo collettivo sia come singoli Paesi, spariglia le carte
Lo zar lo dice sempre: a lui conviene un’Europa prospera e tranquilla. Ma non gli conviene questa Ue così succube degli Usa, e qualche scossone allo status quo di Bruxelles prova a rifilarlo. Per esempio appoggiando i “sovranisti” e “populisti” e “nazionalisti” per far venire l’acidità di stomaco a Juncker e a chi gli succederà.

Certo, da tutto questo si potrebbe uscire con un’Europa compatta e politicamente determinata, conscia di sé, disponibile a prendersi le responsabilità che competono a un’entità con 500 milioni di abitanti e un traffico commerciale che corrisponde al 20% di quello planetario. Quindi ad affrontare certe sfide, pur senza andarsi a cercare nemici. Ma non è così, e non lo sarà ancora per un pezzo.

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CI ACCUSAVANO CHE ANDAVAMO CON IL CAPELLO IN MANO A CHIEDERE SOLDI! ORA LORO VANNO VERAMENTE CON IL CAPELLO IN MANO DI SOSTENERE IL DEBITO ITALIANI.E LO FA NON IN EUROPA MA AD UN PAESE PIÙ POVERO DI NOI E FORSE PIÙ INDEBITATO DI NOI QUESTO PAESE E LA RUSSIA.AL AMICO PUTIN HANNO PERSO LA DIGNITÀ E LA FANNO PERDERE AL ITALIA INTERA.

No, Putin non ci salverà.Il governo e alcuni suoi sostenitori vorrebbero che ci togliesse dai guai comprando titoli di stato italiani, ma in realtà la Russia è un paese troppo povero perché faccia la differenza.

Durante la sua visita a Mosca di questa settimana, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha assicurato che lo scopo del suo viaggio non era convincere il governo russo ad acquistare i titoli di stato italiani, che in questi giorni si trovano sotto pressione a causa della sfiducia degli investitori nei confronti dell’Italia, e la conseguente crescita degli interessi e dello spread. Secondo le indiscrezioni raccolte dai giornali, invece, spingere la Russia a investire sul debito pubblico italiano era proprio uno degli scopi della missione. Nella stessa conferenza stampa, il presidente russo Vladimir Putin ha risposto in maniera ambigua a quella che secondo molti è stata la richiesta del governo italiano, dicendo che non ci sono “ostacoli politici” al fatto che il fondo sovrano russo possa acquistare titoli di stato italiani. Una settimana fa, durante un viaggio a Mosca, il capo della Lega Matteo Salvini era stato ancora più esplicito. «Se avete titoli da comprare», aveva detto Salvini a una giornalista russa, «noi abbiamo bisogno di vendere qualche miliardo di euro di Btp alle prossime aste così lo spread si abbassa e siamo più tranquilli». Quella di Salvini era probabilmente soltanto una battuta, ma da mesi esponenti del governo e delle forze parlamentari di maggioranza ipotizzano un soccorso finanziario russo per alleggerire la situazione dei conti pubblici italiani.

Sono speranze irrealistiche e probabilmente destinate a rimanere frustrate. Non è nemmeno chiaro se i membri di alto livello del governo ci credano davvero o se non siano piuttosto manovre comunicative o tentativi di mettere pressione agli alleati europei. La ragione per cui si tratta di tentativi effimeri, in breve, è che la Russia è sì un paese geograficamente molto grande e con capacità militari di primo piano, ma è un nano dal punto di vista economico.

Il PIL della Russia è più o meno pari a quello italiano – nonostante una popolazione quasi tripla – e inferiore a quello di Francia e Germania. La Russia è appena uscita da una recessione che ha messo a dura prova la tenuta dei suoi conti pubblici e che ha costretto il presidente Putin a far approvare una riforma delle pensioni con cui ha portato l’età di pensionamento per gli uomini a pochi anni dall’aspettativa di vita media (65 anni la prima, 67 la seconda: significa che un cittadino russo può aspettarsi di trascorrere in pensione in media appena due anni).

L’idea di farsi aiutare dalla Russia non deriva soltanto dalle affinità ideologiche e dai legami politici di molti esponenti dell’attuale governo. La Russia ha infatti una peculiarità che la rende adatta ad aiutare, se non il nostro, un paese più piccolo. La peculiarità della sua economia è che è in gran parte basata sull’estrazione e la vendita all’estero di gas e petrolio, due attività in buona parte in mano a società pubbliche. Soprattutto quando il prezzo di queste materie prime è alto, il governo riesce ad accumulare grandi riserve di liquidità in valuta estera con le quali può fare investimenti strategici o, se dovesse servire, aiutare paesi alleati in difficoltà.

Era a questi fondi di riserva, nello specifico il Fondo sovrano russo, che Putin ha fatto riferimento durante la conferenza stampa con Conte (in teoria il fondo non può acquistare obbligazioni con un rating basso come quello dei titoli di stato italiani, ma la regola era già stata violata in passato). Il problema, però, è che l’Italia non è una piccola repubblica del Caucaso o dell’Asia centrale, dove la macchina pubblica costa poche centinaia di milioni di euro l’anno e basta un piccolo contributo per cambiare le cose; l’Italia ha una delle economie più grandi del mondo ed è uno dei paesi più indebitati del pianeta.

Putin ha detto che il suo fondo sovrano cresce di 7 miliardi di euro al mese (cosa che non sembra vera, a guardare i dati dell’ultimo periodo). Ma anche se fosse, sono comunque quantità molto modeste se messe a confronto con la massa del debito pubblico italiano: 2.300 miliardi di euro, contro una dotazione totale del fondo sovrano russo di appena 67. Se la Russia si impegnasse a sostenere completamente il debito italiano, potrebbe finanziarci per appena un paio di mesi prima di esaurirlo completamente (il ministero dell’Economia mette all’asta una trentina di miliardi di euro al mese).

È difficile immaginare una ragione che giustifichi un simile durissimo impegno da parte del governo russo a favore dell’Italia, tanto più che questo fondo è molto importante per i suoi conti pubblici. Non esiste un grande mercato internazionale del debito pubblico russo e i titoli di stato del paese hanno un rating persino peggiore di quelli italiani: per Moody’s sono al livello “junk”, spazzatura. In passato, le riserve del fondo sono state usate spesso dal governo per coprire il deficit nei periodi in cui le entrate pubbliche si erano abbassate a causa del calo nel prezzo di gas e petrolio (l’economia russa non produce grandi cose: quasi metà del bilancio pubblico russo dipende dalle esportazioni di materie prime energetiche).

Alcuni membri del governo italiano sembrano essere perfettamente coscienti dei limiti dell’eventuale intervento russo. «Io ritengo che la Russia non abbia abbastanza soldi per fare questo tipo di operazioni», ha detto per esempio il ministro agli Affari Europei Paolo Savona. Savona però ha poi aggiunto che in realtà non serve che la Russia acquisti i nostri titoli: basterebbe che fornisse ai mercati la garanzia di essere pronta a farlo in caso di emergenza (che in sostanza significa ripagarlo al posto nostro se dovesse essercene la necessità).

Ma anche questo appare un piano politicamente ed economicamente infattibile. Non è chiaro perché il governo russo dovrebbe esporsi al punto da mettere una garanzia sul debito pubblico italiano, che è pari a circa il 150 per cento del suo PIL annuale. E anche lo facesse, sembra difficile che gli investitori se ne sentirebbero tranquillizzati: l’idea che sia sufficiente che qualcuno “garantisca” i titoli italiani deriva dal fatto che fin dal 2012 lo spread dei titoli di stato italiani è stato tenuto basso dalla cosiddetta “garanzia implicita” fornita dalla BCE di Mario Draghi. La sua famosa frase «whatever it takes» significava proprio questo, cioè che la Banca Centrale Europea avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere pur di mantenere in piedi l’euro, che in quel momento era minacciato dagli spread crescenti di Italia e Spagna. La garanzia fornita da Draghi fu sufficiente a tranquillizzare gli investitori e gli spread iniziarono subito ad abbassarsi (qui trovate tutta questa storia raccontata per esteso).

La ragione per cui l’annuncio di Draghi ebbe questo effetto positivo deriva dal fatto che la BCE può teoricamente “stampare” una quantità illimitata di euro con cui acquistare titoli di stato di paesi in difficoltà. Come si dice in gergo, la BCE possiede la “potenza di fuoco” necessaria a salvare anche quei paesi che hanno un debito enorme, come l’Italia. La promessa di usare questa potenza di fuoco si rivelò sufficiente e la BCE riuscì ad abbassare gli spread senza dover acquistare un solo titolo di stato italiano per i successivi tre anni.

La Russia si trova in una situazione radicalmente differente. Non può stampare euro a volontà per comprare titoli di stato italiani in modo da abbassarne rendimenti e spread. L’unica cosa che può fare, come abbiamo visto, è utilizzare le sue limitate riserve. In casi estremi, prosciugato il fondo sovrano, il governo potrebbe decidere di usare anche la riserva delle riserve, cioè i circa 400 miliardi di euro in valuta estera che la banca centrale russa ha accumulato come ultima linea di difesa per difendere la moneta locale, il rublo, in caso di crisi.

Queste riserve però sono state accumulate per una buona ragione: la Russia ha già subìto gravi crisi monetarie in passato e momenti di superinflazione, come durante la crisi del 1998, e le riserve di valuta estera servono a evitare che si ripetano situazioni del genere. Durante la crisi del rublo nel 2015, per esempio, la banca centrale russa dovette spendere fino a 5 miliardi di euro ogni settimana nel tentativo di tenere alto il valore della moneta. Sembra improbabile insomma che il governo russo decida di mettere a repentaglio questa sorta di rete di sicurezza per fare un favore a quello italiano.

Un episodio accaduto tre anni fa sembra fornire ulteriori conferme. All’inizio del 2015 il primo ministro greco Alexis Tsipras, guidando un paese in grandi difficoltà economiche, chiese alla Russia un aiuto finanziario per avere più tempo e margini di manovra nella sua trattativa con le autorità europee. La Grecia, che all’epoca era al culmine della sua crisi, aveva bisogno di molti meno soldi di quanti servirebbero oggi all’Italia: nell’ordine delle decine di miliardi, più che di centinaia. Putin inizialmente sembrò aperto alla possibilità, ma quando arrivò il momento fece un passo indietro. Secondo quanto ha raccontato l’allora ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, Putin disse a Tsipras non solo che la Russia non lo avrebbe aiutato, ma che per il bene del suo paese sarebbe stato meglio che trovasse un accordo con la Germania.

Ma i sostenitori di questo governo cialtrone mi contestano la definizioni RUSSIA povera dicendomi. Mi sto cappottando dalle risate da quando dici “ma in realtà la Russia è un paese troppo povero perché faccia la differenza”

Definiamo povertà:
– hai da mangiare?
Si, la Russia oltre a essere esportatore di grano adesso esporta pure carne. Le sanzioni e le contro sanzioni, oltre che la svalutazione del rublo che ha blindato gli agricoltori Russi contro la concorrenza EU, ha fatto si che la Russia produce quello che gli serve a costi pagati in rubli

– hai da scaldarti?
Nel gas e nel petrolio, estratto a costi in rubli, la Russia ci nuota.

– hai da difenderti?
La Russia è l’unico paese che può incenerire gli USA ( e il mondo intero ) in caso di guerra.

Ma, dice l’astuto lettore del post.. il Russo non si può comprare l’ iPhone costa troppo… uhu?? Come la maggior parte del mondo compra Huawei o Xiaomi.. guardatela la classifica degli smartphone vendor.. e come paga il Russo il Cinese? Derrate alimentari, petrolio/gas e armi.

L’odio puro che si legge sui media nei confronti della Russia è semplicemente il non voler ammettere che, al di fuori del circo barnum della EU e degli USA che stampano carta straccia… c’è una vita, e pure buona. Ricordate, ricchezza.Puoi mangiare, scaldarti e fulminare un invasore? Sei ricco.

IO RISPONDO.Posso mangiare, scaldarmi e fulminare un invasore quindi sono ricco anche da italiano, sono d’accordo. Il problema è che sono già molto più ricco di un russo e senza le materie prime della Russia. In tal senso quindi stiamo chiedendo a un paese più povero di noi di aiutarci. La parte sulla Russia che incenerisce gli USA fa sorridere. Per tutto il resto c’è un bel viaggio a Togliatti, ma mannaggia ce l’hanno contro la ricchissima Russia. La definizione di “povertà” DEL MIO SPO non ha nulla a che fare con il mangiare e lo scaldarsi. La Russia è “troppo povera” per pagare il debito italiano, tutto qui.
Ma mi sembrava abbastanza chiaro leggendo LO SPOT. Leggendolo, appunto, e capendolo.

Questo governo rappresenta bene il livello della politica attuale italiana.E rappresenta bene anche il livello culturale dell’italiano medio.Rappresenta il livello dell’Italia in genere, non solo quello culturale. Capisco che la tentazione è quella di vedere il tutto come l’esito di una qualche “essenza” insita nel popolo italiano: e invece l’attuale governo è più semplicemente il risultato della nostra storia. Ad esempio, lo si poteva intuire sin dai primi risultati che il M5s avrebbe preso prima o poi parecchi voti; qualcuno ha voluto illudersi (IO) che un Renzi moderato avrebbe risolto le cose, in questo periodo storico poi. Questo governo non è il semplice risultato di un’abile strategia di comunicazione, e chi si ostina a ridurre il tutto a questo gli sfuggono un po’ di cose.

I sovranisti sono talmente sovrani che sono contro l’UE (e magari contro l’imperialismo USA cehe va sempre di moda) ma non si mettono nessun problema a chiedere aiuto al democraticissimo Putin. Notare che il DEF è stato pure sbefeggiato dalla destra tedesca, alla faccia della grande amicizia dei popoli che tanto sbandierano. . chi ha gli strumenti mentali per capirle, non ne ha bisogno e chi ne avrebbe bisogno (il governicchio ed il suo elettorato) non ha gli strumenti mentali per capirle…Siamo intrappolati in un deadlock cognitivo che non ci lascia scampo.

Nel contesto dello spot, la definizione di poverta’ e’: “Hai abbastanza soldi da prestare all’amico che e’ arrivato al potere in un paese un tempo ostile, che hai convinto a fare manovre finanziarie azzardate, che sperava sul tuo aiuto per uscirne pulito e, senza il tuo aiuto, rischia di finire a gamba all’aria e di far finire gambe all’aria i paesi che condividono la stessa moneta”? La risposta è: si’, sei ricco.Non perché hai i soldi che servono ma perché a te interessava mandare a gambe all’aria il paese ostile e gli altri paesi che condividono la stessa moneta.Infatti qualcuno pensando bene o male che l’intervento russo fosse il piano segreto a cui certi componenti del governo veramente credevano e che fargli credere tale fregnaccia fosse il piano russo fin dal principio.”Segreto”… Ci arriverebbe pure un bimbo di 3 anni che l’obiettivo della Russia è destabilizzare l’europa in quanto alleata USA, non certo farsi alleata l’Italia in quanto Italia.
Effettivamente che poi ci siano arrivati pure i due partiti di maggioranza è tutto un altro paio di maniche…

IO Non lo saprei se il governo sperasse fin dall’inizio in un intervento salvifico della finanza russa o se e’ l’ultima speranza di una situazione peggiore del previsto.Che pero’ i russi li abbiano illusi (ne abbiano illusi alcuni) fin dall’inizio per incoraggiare una manovra economica il piu’ azzardata e suicida possibile, non mi sorprenderebbe.

Il mio dubbio è: quali componenti del governo credevano davvero in un massiccio aiuto russo e quali sapevano perfettamente che non ci sarebbe stato.

CONCLUDENDO “Se la Russia si impegnasse a sostenere completamente il debito italiano, potrebbe finanziarci per appena un paio di mesi prima di esaurirlo completamente”.Non serve comprare tutti i titoli emessi per abbassare il rendimento, basta una frazione…Comunque queste scene del governo sono ridicole.Ecco perché Putin non ci salverà.Comunque  “grazie, Putin, per non aiutare il tuo amico Salvini, facendo si’ che le contraddizioni e l’insensatezza del governo che sostiene esplodano subito, riducendo il danno e liberandoci prima di questo governo sovversivo”. Almeno credo. Non sono mai stato bravo a tradurre.Fatelo voi al vostro amico PUTIN.

 

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