La parabola della fetecchia gialloverde

Quota 100 e reddito di cittadinanza: la parabola della fetecchia gialloverde.

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Sono partiti da : “Il 3% di deficit non è un tabù, potremmo anche sfondarlo”; sono passati all’ 1,6% proposto inizialmente dal contabile della banda, si sono indi attestati sul Piave del 2,4% festeggiato (come se un debito fosse da festeggiare) sul balcone di Palazzo Chigi con tanto di finta manifestazione a sostegno. Hanno poi proseguito, con altezzoso petto in fuori, fino al fatidico: “La manovra non si tocca di una virgola” e infine si sono piantati contro il palo del “Non ci impicchiamo ai decimali [senza sapere che quei decimali sono svariati miliardi di spesa in deficit] – L’importante sono le misure”.  Tradotto: vi hanno bombardato di minkionate per mesi per poi giustamente (per fortuna) calarsi le braghe davanti al buon senso dell’Europa matrigna e di tutte le istituzioni economiche nazionali ed internazionali: FMI, Commissione Europea, BCE, Banca d’Italia, Istat, Inps, Confindustria, Assolombarda, Ufficio parlamentare di bilancio, Corte dei Conti. Eppure rimane da chiedersi come faranno i gialloverdi a ridurre la spesa e quindi il deficit per il 2019? Semplice: rinvieranno l’effettiva attuazione delle misure sbandierate a squarciagola con stratagemmi puerili. Insomma fingendo che l’arrivo dei soldi sia imminente in modo da turlupinare l’elettorato fino alle elezioni europee.

1) La fatidica “quota 100” sul fronte pensionistico verrà depotenziata attraverso “finestre” cervellotiche che nessuno sa quando si apriranno, permettendo in realtà a pochi “fortunati” di usufruirne con una decurtazione sino al 30% dell’assegno. Senza contare che le previsioni di spesa per gli anni successivi rimangono senza copertura nel Def, e con più finestre, quindi con una platea di “fortunati” decurtati ancora più ampia.
2) Il Reddito di cittadinanza verrà elargito attraverso un percorso a ostacoli, quindi alla fine in grado di soddisfare pochi amici intimi. Ed ecco evaporati i 3% miliardi, come richiesto dalla Commissione di “quell’ubriacone di Junker” con cui si rifiutava il dialogo “perchè si parla solo con gente sobria”.

Rimarranno i danni fatti in questi 5 mesi, ma continueranno a mancare gli investimenti strutturali veri. Quindi la crescita sana e sostenibile, non quella drogata dagli sprechi pubblici, rimarrà solo un numero fasullo sui documenti patacca di un governo inetto. Quando la manovra dovrà passare il vaglio del parlamento verrà rimaneggiata e stravolta a colpi di emendamenti e interventi di manine misteriose. Durante il guazzabuglio la colpa del rinvio e della presa per il culo verrà attribuita all’Europa che ci ha costretti ad usare il cervello. Non a caso Gig-Inetto mette le zampe avanti: “Dobbiamo parlare della legge di Bilancio, degli emendamenti presentati dal governo e dal parlamento. Ci sono tante iniziative che stiamo portando in legge di bilancio e anche per questo il premier Conte ha detto all’Ue che la manovra sarà approvata dal parlamento e dovete darci il tempo di farla discutere ai parlamentari, perché il parlamento è sovrano e potrà innovarla, migliorarla e perfezionarla”. In parole povere il governo con una raffica di emendamenti correrà ai ripari sulle minkiate che aveva scritto, proclamato e festeggiato. Rimane da chiedersi per quanto tempo il pubblico telelobotomizzato continuerà a nutrire fiducia in simili cialtroni.

La parabola della fetecchia gialloverdeultima modifica: 2018-11-28T10:20:42+01:00da bezzifer
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