Perché sostengo Giachetti-Ascani.

Giachetti-Ascani. Sono gli unici che hanno presentato un progetto per intero e ben articolato. Non sono d’accordo su tutto ma questo non è rilevante.
Gli altri per voltarli avrei dovuto basarmi sulla fiducia, cosa che ormai ho smarrito. Con Zingaretti (che vuole rifare una specie i Ulivo 2) si rischia anche di finire nell’abbraccio mortale con i grillini, fautori della decrescita in-felice. Pare abbia vinto lui e probabilmente vincerà alle primarie, perché molti elettori si limitano a chiedere l’unità della sinistra e basta e questo gli ha promesso. A me non basta perché voglio sapere per fare cosa e questo non me l’hanno detto. Forse sono troppo esigente, ma nei 10 mesi trascorsi dalle elezioni avrebbero avuto tutto il tempo per stendere un progetto politico decente. Se non l’hanno fatto è perché si sono occupati d’altro e hanno le idee confuse. E io non voto persone che si occupano d’altro e con le idee confuse.
Che poi Giachetti sia destinato a perdere non mi importa. Meglio essere minoranza con le idee chiare che maggioranza d’accatto.

Credo che sia giunto il momento di porsi questa domanda. Credo che lo debbano fare tutti coloro che hanno sostenuto Matteo Renzi prima e durante la sua “scalata” al Partito Democratico. Tutti coloro che lo hanno sostenuto nel tentativo, riuscito solo in parte, di governo, di innovazione e modernizzazione di questo Paese: “Perché lo avete fatto?”

“Credete sul serio che dire sì al cambiamento, al governo della globalizzazione, alla necessità di redistribuzione dei diritti, all’idea che diritti sociali e diritti civili non siano concetti contrapposti, al fatto che la parola “sicurezza” nelle sue diverse connotazioni debba tornare nel vocabolario della sinistra, all’idea che dare opportunità alle persone in difficoltà significhi renderle libere, mentre offrire loro unicamente assistenza (che non deve mancare) significhi mantenerle in uno stato di dipendenza, sia l’unica strada per costruire un’alternativa ai nazionalismi e ai populismi dominanti?”. Questa è la domanda di fondo.

Non posso credere che tutto quello che abbiamo fatto, tutti i sacrifici (anche personali) che abbiamo messo in atto fossero esclusivamente volti a sostituire un gruppo dirigente con un altro – cosa tra l’altro fallita – o, peggio, a costruire una corrente per presentare liste ai congressi del Partito Democratico.

Continuo a pensare che questo Pd così come lo conosciamo non basti. Non basta per vincere le sfide che ha di fronte il nostro Paese. Sfide pedagogiche ancor prima che politiche: quella che ci deve portare a sentirci contemporaneamente europei ed italiani; quella che deve anteporre la responsabilità di costruire futuro alla predisposizione alla critica ad ogni costo; quella della lotta contro i giustizialismi e la politica del sospetto; quella del merito e della competenza come risposta a ogni tipo di qualunquismo; quella che vede le libertà individuali come una delle leve fondamentali per la promozione degli esseri umani. Serve molto di più di questo Pd e sono pronto a collaborare per creare quel “molto di più”.

Non mi sarei appassionato a questo congresso se non si fossero candidati Roberto Giachetti e Anna Ascani. Stavo già lavorando, e continuerò a farlo, alla proposta dei Comitati Civici – un percorso decisamente interessante di apertura alla società civile – quando è arrivata la loro candidatura: improvvisa e inaspettata. Con loro sono riemerse prepotentemente le motivazioni che fin dal 2011 mi hanno spinto a rimettermi in gioco in politica e a sostenere, partendo dalla Leopolda, quella spinta innovatrice che fa ripetere ancora a molti che il “vento non si ferma con le mani”.

Non lo faccio perché sono “renziano”, non ho mai creduto esistesse una “corrente renziana”. Ho sempre sperato non fosse organizzata e quando un’associazione che coordinavo, gli “ateniesi” (magari qualcuno se li ricorda) rischiavano di essere visti come un motore correntizio, ho fatto una scelta faticosissima, ovvero quella di tirarli fuori dalla mischia.

Questo non significa che non esistano correnti e gruppi locali, a cui molti di noi partecipano, che hanno deciso insieme di sostenere il percorso di Matteo Renzi, ma capirete tutti che c’è una solida differenza tra aree culturali e politiche che sostengono un percorso e che il leader di quel percorso costruisca una corrente nel partito.

Lo chiedo a tutti, e in primis a me stesso: non facciamo il congresso proclamandoci la corrente di Renzi – i “renziani” appunto. Mi hanno definito, e continuano a chiamarmi, turbo-renziano, iper-renziano: ci sta. Non posso tacere che l’ex sindaco di Firenze continui a rappresentare per me l’unico credibile e capace di tirarci fuori dalle sacche, capace di coniugare leadership e progetto politico.

Mi fa male però pensare che si organizzino “liste renziane”, che ci siano “i deputati renziani” o “i consiglieri regionali renziani”. Tutto questo svilisce le motivazioni altissime per cui abbiamo deciso alcuni anni fa di giocare la partita più importante. Fa male a tutti e chi non se ne accorge commette un errore.

La mozione Giachetti rappresenta, tra tutte, l’unica che fornisce una reale alternativa al populismo. Senza chiedere scusa per quello che abbiamo fatto e senza dover rimuovere il passato, continua a tenere il Partito Democratico nell’alveo riformista europeo in cui deve stare per costituzione e per vocazione. Ve lo ricordate?

Il partito a vocazione maggioritaria? Ecco, confrontiamoci su questo. Se poi qualcuno vuol giocare una partita nel nome di un giocatore che non sta giocando (e che spero non lo faccia), ma che confido stia pensando a quali azioni mettere in campo affinché i democratici possano difendere la pace e l’Europa, si accomodi pure. A me non interessa farlo.

Perché sostengo Giachetti-Ascani.ultima modifica: 2019-01-22T10:04:02+01:00da bezzifer
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