Zingaretti, manifesto della campagna per le primarie senza logo Pd. È polemica. E lui: “Così da mesi”

Il logo e i colori del partito sono completamente assenti nel volantino e nel manifesto preparati per partecipare al prossimo appuntamento previsto dal percorso congressuale. Lo staff del candidato: “C’è riferimento alle primarie dem”

La politica da tempo è anche marketing. Evidentemente Zingaretti e i suoi esperti di comunicazione ritengono che quello del PD sia un “marchio” che vende male. Quindi la scelta è comprensibile, in  questa ottica. Ma rimane paradossale che chi si candida a guidare un partito non usi il simbolo del partito.

Ma l’incredibile e che la discussione anziché concentrarsi sul contenuto (ancora nessuno dei candidati ha spiegato nel dettaglio la sua idea di dove vorrebbe portare il partito e di come vorrebbe farlo) si concentra sull’estetica dei volantini per la campagna: mi sembra che siano tutti fuori dal mondo, in preda ad un delirio…E pure vero che nessuno dei candidati ha spiegato dettagli delle proprie idee semplicemente perché le idee non ci sono. Se li si sente parlare ci si rende conto che oltre a frasi del generiche e scontate, che ovviamente non possono che essere condivisibili come lo sarebbe se si dicesse “…dobbiamo voler bene ali nostri genitori ed ai nostri figli…”, non vi è nulla di concreto, nulla di interessante, nulla di nuovo. La loro battaglia è esclusivamente finalizzata a prendere il potere nel partito e certamente non a dare al Paese una reale alternativa fatta di idee, proposte, programmi. Me ne dispiace da simpatizzante.ma questo PD è veramente morto.

Le guerre del passato ( vittime Prodi Veltroni e soprattutto RENZI ) hanno lasciato il segno e non si potranno cancellare. Chi ha seminato vento oggi raccoglie tempesta. Ormai il Pd è impresentabile….chiunque venga eletto sarà sempre combattuto dalla minoranza.  Assurda la richiesta al unità quando loro hanno attaccato per 5 anni il loro stesso governo. Non c è più rimedio……..Prodi e Zingaretti accusava Renzi di voler fare la scissione dal PD.Sembra che la scissione l’abbia fatta lui togliendo il simbolo del partito dai suoi manifesti per le primarie.

E ora credo che il Presidente del Lazio si stia preparando ad accogliere nel partito, qualora dovesse risultare vincente, i fuoriusciti di LEU in primis D’Alema e Bersani e nel contempo stia creando le condizioni per fare un accordo con il M5S, mai rinnegato anche se a volte timidamente negato.

PERCIO! Sono del parere che una segreteria Zingaretti sia la fine del PD e la rinascita di una nuova quercia con i vecchi protagonisti postcomunisti che rimpiangono il vecchio PCI.Ma ad essere sconfitto non sarà  né  Renzi né  Martina né Giacchetti né  altri ma esclusivamente Walter Veltroni che nel 2007 ha avuto il coraggio di chiudere con il passato e riunire sotto un unico simbolo i protagonisti dell’Ulivo,facendo propria l’intuizione di Prodi.

ORA ok.Il simbolo è importante, ma non determinante. Le scelte di politica economica, sociale, di sicurezza sono invece determinanti per il profilo di un partito. Il Pd non dovrebbe abiurare le politiche economiche fatte dai precedenti governi che ci hanno consentito di uscire dalla crisi e di iniziare un percorso di crescita che l’attuale governo ha spento. E’ ovvio che deve integrare il Welfare e prendere atto che la stragrande maggioranza degli italiani non vuole l’ingresso dei migranti clandestini. Pertanto a mio parere deve correggere il reddito di cittadinanza e non denigrarlo, deve promuovere ingressi concordati e legali di immigrati e NON di clandestini. NO flat tax, ma bensì un fiscalità premiante per le imprese che destinano l’utile a patrimonio e che mantengono una scala retributiva al massimo tra 1 e 20. Deve promuovere una crescita degli investimenti e delle imprese.