L’estratto del libro Un’altra strada DI RENZI – Idee per l’Italia di domani:Questo estratto fa venir voglia di leggere tutto il libro.

 

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L’estratto del libro Un’altra strada – Idee per l’Italia di domani:

È naturale commettere degli errori. Mi fa ridere chi dice: «La prossima volta non devi sbagliare niente». Possibile? Macché. Chi fa, sbaglia, per definizione. «L’uomo che non sbaglia mai» è uno slogan che va bene per un profumo, non per un politico. Possiamo cercare di fare meno errori, o comunque diversi, di trarre lezioni dagli incidenti del passato, questo sì. Per percorrere un’altra strada è utile ricordarsi delle cicatrici. Quelle stesse cicatrici che, secondo Bersani (Samuele, il cantante), ci rammentano che siamo stati felici, che ci abbiamo provato. E io la penso come lui.

Del resto non sopporto chi in politica non rischia mai. Quelli che vivono di avanzi, che se ne stanno in un angolino ad annuire davanti al potente di turno, sperando che prima o poi arrivi la loro occasione. Sono quelli che salgono sul carro dei vincitori, senza mai spingerlo, e sono i primi a scendere quando le cose non vanno. Ne ho incontrati tanti, tantissimi. Persone che erano fuori da tutto e che noi abbiamo coinvolto, valorizzato, premiato, aiutato, supportato, difeso. Molti di loro si sono dimostrati campioni di ingratitudine, qualcuno ha persino sputato nel piatto dove ha mangiato o, più nobilmente, ha ottenuto tutto ciò che voleva – e in alcuni casi anche di più – e poi ha cambiato casacca, idea, schieramento. Valori no: per cambiare valori, bisogna averli. E chi concepisce la politica solo come posizionamento personale non ha valori, ha solo interessi.

Non vedo dove sia la novità: Giulio Andreotti, che pure era Andreotti e dunque qualche decisione di puro potere in vita sua l’avrà presa, sosteneva che non si dovrebbero mai fare nomine, perché chi fa una nomina crea cento scontenti e un ingrato. Egli teorizzava la «sindrome del beneficiato rancoroso» che ho avuto modo di ritrovare in diverse personalità politiche italiane, in apparenza gentili, distaccate, sobrie, ma con un unico vero obiettivo: se stesse. Non mi interessa fare l’elenco dei beneficiati rancorosi e, del resto, non avrei neanche sufficiente spazio per indicarli tutti. Penso che la vera sfida, al mattino, sia quella con lo specchio: mi guardo e so che, con i nostri limiti, abbiamo dato senza pretendere nulla in cambio. Questo mi basta a sentirmi pronto per una nuova avventura. Nei confronti dei beneficiati rancorosi non provo rabbia, solo l’indifferenza che si riserva a chi ti delude per ragioni meschine. Considero un grande dono, inoltre, poter distinguere chi ti è davvero amico da chi invece ti stava (e proverà ancora a starti) accanto solo quando gli interessa o gli serve.

Non sarò mai un ipocrita. Mi piace essere me stesso, dire le cose in faccia, non fingere. Loro la chiamano arroganza, io la chiamo trasparenza. Loro la chiamano tracotanza, io la chiamo libertà.

Non voglio fare di più. Voglio cercare di fare meglio, dare il meglio di me stesso, portare alla luce il meglio di questo paese. Questo è il mio orizzonte oggi.

Un’altra strada significa, innanzitutto, compiere con serietà il mio dovere di senatore all’opposizione.

Persino nell’ora più difficile per noi, ho ricevuto un sostegno incredibile dal mio collegio. In tanti altri abbiamo perso, anche laddove non pensavamo fosse possibile, in zone tradizionalmente rosse – da Pesaro a Ferrara, da Sassuolo a Genova –, sebbene avessimo candidato alcune tra le figure più importanti del governo uscente. Abbiamo perso in quasi tutta la Toscana, anche nelle realtà più prossime a Firenze. Non nella mia città. Chi mi conosce da anni, mi ha dato fiducia. Non ha creduto alla colata di fango delle fake news. Mi ha chiesto di rappresentare Firenze in parlamento. Lo faccio considerandolo un onore immenso.

Mi impegno nel mio ruolo di senatore all’opposizione anche perché penso che questo paese abbia diritto alla verità. Abbiamo un governo composto da chi in campagna elettorale ha illuso gli italiani: sulla flat tax, sui rimpatri, sugli sprechi della politica, Lega e 5 Stelle hanno fantasticato fino all’ultimo giorno. E adesso, anche dopo un anno dalle elezioni, continuano a vivere di sogni, sono sempre in campagna elettorale, sono sempre in un’altra realtà. Stare all’opposizione di questi tempi significa stare dalla parte di quelli che chiedono verità, e non bugie, sulla situazione economica, sul posizionamento europeo, sulle infrastrutture.

Percorrere un’altra strada vuol dire per me andare incontro alla nuova generazione, aiutarla a emergere. I ventenni di oggi sono profondamente differenti da noi, ma hanno infinite possibilità davanti a sé. Trovo molto suggestiva la frase di Oscar Wilde: «La nuova generazione è spaventosa. Mi farebbe tanto piacere farne parte». Siamo abituati a pensare al passato con rimpianto: «Eh, però, noi eravamo diversi!». Sì, lo eravamo. Ma adesso sono loro ad avere vent’anni e possono cambiare questo paese, forse meglio di noi, forse insieme a noi. Non mi rassegno all’idea che si facciano avvolgere dalla ragnatela di bugie e di semplificazioni che il populismo sa tessere. I leader dell’Italia di domani sono già all’opera: stanno in rete, certo, anche troppo. Tutte le domeniche, quando l’applicazione dell’iPhone mi dice quanto tempo sono rimasto connesso durante la settimana appena conclusa, sussulto: davvero ho passato cinque, sei, sette ore davanti allo smartphone? E penso che forse i miei figli e i loro coetanei hanno speso in rete molto più tempo. Questo mi spaventa. Ma i ragazzi di oggi sanno alzare gli occhi dallo schermo e vedono un mondo di valori, in cui impegnarsi nelle attività della Protezione civile, nella lotta a favore dell’ambiente contro la plastica in mare, nel servizio del volontariato verso gli ultimi, nell’associazionismo culturale. Questi giovani sono già i leader di domani. Il mio obiettivo, oggi, è coinvolgerli, incontrarli, ascoltarli. E anche, perché no?, provocarli, stimolarli, incuriosirli.

Un’altra strada mi porta a emozionarmi, divertirmi, impegnarmi a fare televisione in modo diverso. Non più i talk show dove il pubblico in sala applaude con veemenza chi difende una tesi e dieci minuti dopo riserva lo stesso caloroso riscontro a chi dice il contrario. Puzza di falso, come il wrestling: tutto uno show, nessuno che ci creda davvero. Anche in questa nuova esperienza ho scelto un’altra via. Coltivavo da sempre il sogno di raccontare Firenze in modo originale e, grazie alla scommessa di amici eccezionali e di una troupe di prim’ordine, si è realizzato. Mi emoziona non poco, camminando per la città, che alcuni turisti si avvicinino dicendo: «Sono tornato qui a distanza di tanti anni perché mi è venuta voglia dopo aver visto il suo documentario» o che qualche fiorentino mi rivolga il suo: «Bravo, tu mi sei garbato. Anche se…» (perché se non aggiunge una punta di polemica non è fiorentino). Significa che anche solo un frammento di quella narrazione è rimasto nel cuore di chi le ha voluto dedicare qualche istante. Compatibilmente con gli impegni parlamentari, desidero continuare a raccontare la bellezza in televisione e nei prossimi anni mi dedicherò a due nuove serie. Una sull’Italia del volontariato, dell’associazionismo, del terzo settore: c’è molta bellezza anche nei luoghi del dolore, tanta forza anche nell’Italia che soffre. Un’altra sulla qualità delle persone, sulle eccellenze italiane, su ciò che vale la pena ammirare, non certo invidiare.

Imboccare un’altra strada vuol dire anche amare tanto l’Italia, ma non rinchiudersi nei suoi confini. Bisogna conoscere il mondo, viaggiare, per tenere conferenze, certo, ma soprattutto per imparare. Chi vuole costruire muri non sa cosa si perde. Fuori c’è un mondo in rapida trasformazione che ha bisogno di persone curiose, perché la globalizzazione, piaccia o non piaccia, è una realtà: essere cittadini del mondo significa essere patrioti italiani che non odiano gli altri, che non li temono, ma, al contrario, vedono con favore il moltiplicarsi dello spazio capace di accogliere le nostre idee, la nostra qualità, la nostra cultura, i nostri valori. C’è solo un problema: quello spazio non ti arriva a casa, non ti viene regalato, non costituisce una rendita. Bisogna andare a prenderselo, tutti i giorni, vivendo senza paura, senza restare chiusi nel proprio fortino.

Molti dicono che viviamo un tempo difficile, pericoloso, pieno di insidie, e forse hanno ragione. È però anche un «tempo bellissimo, tutto sudato, una stagione ribelle», per dirla con le parole di una canzone di Ivano Fossati. E questo tempo bellissimo ci consegna nuove opportunità. Nonostante i populisti e gli sfascisti, se lavoriamo bene, il nostro paese può essere protagonista di un grande futuro. Il mondo chiede più qualità, più bellezza, più valori e noi possiamo essere in prima linea per rispondere a questa richiesta. Se l’Italia fa l’Italia, non ce n’è per nessuno. E noi conserviamo una fede laica in questo paese del quale siamo, comunque, perdutamente innamorati.

La prima cosa di cui può andare orgoglioso credo sia il fatto che, dopo anni da Sindaco e in Regione e poi da PDC, nonostante “mastini feroci”, interni al partito ed esterni, la spietatezza dei componenti del MO VI MENTO in questo è proverbiale,insieme agli INQUISITORI del Fatto e un Ufficio Marketig a disposizione, nella ricerca del minimo motivo per accusarlo di appropriazione indebita ai danni dello Stato, nonostante ciò è rimasto inattaccabile. Non so quanti politici decaduti possano vantare questo, anche di quelli attualmente in carica, quale che sia lo schieramento. Sui “numeri crudi” ha lasciato un’Italia migliore di come l’ha trovata, su questo credo NON ci siano dubbi. Il fatto poi che possa permettersi di andare in TV per fare ALTRO rispetto al politico puro e confrontarsi con realtà nazionali ed estere su questioni culturali, economiche e tanto altro e lo POSSA FARE A TESTA ALTA penso sia il miglior riconoscimento. VAI AVANTI MATTEO, io tornerò a votare per le politiche SOLO nel caso tu formi un tuo movimento, a parte le Europee , dove voterò chi si propone come ANTISOVRANISTA E ANTI POPULISTA DICHIARATAMENTE ANTIFASCISTA.

Votato dal 70%alle primarie pd e costretto a dimettersi due volte per la guerra interna al suo partito ..unica persona concreta che si è messa in gioco per cambiare davvero qualcosa. Matteo, nel bene e nel male, ci ha sempre messo la faccia ed ha pagato per tutti ! E’ stato eletto, per ben due volte segretario del PD con il 70% delle preferenze ed è stato costretto a dimettersi per la guerra interna al partito. Credo che sia stato uno dei pochi politici concreti che ha cercato veramente di cambiare questo Paese ,commettendo anche tanti errori, per carità . Coloro che gli hanno messo sempre i bastoni fra le ruote,ci pensano, ogni tanto, che hanno favorito l’ascesa di questi balordi che ora ci governano?

L’estratto del libro Un’altra strada DI RENZI – Idee per l’Italia di domani:Questo estratto fa venir voglia di leggere tutto il libro.ultima modifica: 2019-02-14T09:58:16+01:00da bezzifer
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