Svegliatevi tutti:L’ennesimo atto riguardante la questione migranti è una direttiva che va oltre i poteri del ministro leghista,(e qualcuno deve fermarlo)

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Svegliatevi tutti: la direttiva Salvini è un attentato allo Stato (e qualcuno deve fermarlo)

L’ennesimo atto riguardante la questione migranti è una direttiva che va oltre i poteri del ministro leghista. Indirizzata anche ai vertici militari, i quali non sono dipendenti dal Viminale, ribadisce la posizione del vicepremier: no agli sbarchi, neanche di fronte ad una crisi umanitaria libica.

Il ministro dell’Interno ha emanato l’ennesimo atto riguardante la questione immigrazione. Si tratta di una direttiva del 15 aprile scorso, indirizzata anche a vertici militari, i quali non sono di certo dipendenti dal Viminale. Il profilo di “arroganza” istituzionale nei confronti del dicastero della Difesa è già stato evidenziato da molti. Il ministro ha rivendicato i propri poteri circa la sicurezza della “frontiera marittima e terrestre italiana” e la competenza ad emanare “misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli” sulla frontiera stessa, ai sensi del Testo Unico sull’immigrazione: ma coordinamento non significa sovraordinazione rispetto ad alte cariche di amministrazioni diverse.

 

Peraltro, sancire espressamente nella direttiva che le “Autorità militari” debbano vigilare circa il rispetto delle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di salvataggio in mare sembra quasi voler indurre il dubbio che in passato non abbiano svolto a dovere i propri compiti istituzionali: ed è grave che ciò venga adombrato da parte di un ministro, peraltro di un dicastero diverso. Ma vi sono altri profili che meritano di essere sottolineati, anche perché passati in secondo piano rispetto a quello sopra esposto.

Innanzitutto, nella direttiva si dice testualmente che l’intervento da parte di imbarcazioni private in determinate e circoscritte aree di mare, che si risolve “nel preventivato ed intenzionale trasporto dei migranti verso le coste europee”, “incentiva gli attraversamenti via mare di cittadini stranieri non in regola con il permesso del soggiorno e ne favorisce obiettivamente l’ingresso illegale sul territorio nazionale”. La prima parte dell’affermazione pare una pronuncia definitiva di colpevolezza nei confronti di chi svolge certe attività in mare, le quali sarebbero finalizzate non al salvataggio di naufraghi, bensì al trasporto di immigrati irregolari: ma è una pronuncia che proviene dal ministro dell’Interno, non da un organo giurisdizionale, quindi travalica i poteri del ministro stesso.

Anche la seconda parte dell’affermazione poggia su un presupposto senza fondamento,
cioè sul cosiddetto pull factor (“fattore di attrazione”), rapporto di causa ed effetto tra
presenza di navi di ricerca-soccorso in mare e partenze dalla Libia. Tale rapporto è stato
smentito da esperti con numeri e dati: pertanto, si tratta di un falso che Salvini continua
a cavalcare per poter proseguire un certo storytelling.

A chi avesse diritto a essere accolto, perché si trova in una delle condizioni previste dalle normative internazionali, non resta che la fuga con qualunque mezzo a disposizione, e di certo non può munirsi prima di permesso per poter entrare regolarmente in un altro Stato

La direttiva del ministro non è solo un generico atto di accusa riguardante imbarcazioni che hanno svolto “attività sistematiche di prelievo in mare di cittadini stranieri”, ma fa specifico riferimento alla nave Mare Jonio, sulla quale grava l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il ministro – pur riconoscendo che la questione è “oggetto di accertamento nell’ambito di un procedimento penale” – sembra partire da una presunzione di colpevolezza dei responsabili della nave per il fatto di aver preso a bordo migranti al largo della Libia, portandoli in Italia senza attendere l’intervento della Marina libica e richiedendo l’assegnazione del porto di sbarco all’Italia: ciò sarebbe avvenuto “in maniera strumentale, dirigendo la navigazione in via preordinata e deliberatamente verso le coste italiane (…), nonostante la consapevolezza del comandante che, sulla base della vigente normativa internazionale, non sussistessero i presupposti di diritto e di fatto per investire le Autorità italiane”.

Tuttavia, essendo le indagini ancora in corso, è palese la forzatura di mostrare come esistenti delle responsabilità che invece devono essere ancora accertate. Peraltro, la direttiva in esame è stata emanata in considerazione della “intenzione” della Mare Jonio “di condurre una nuova analoga attività (…) che, se attuata, integrerebbe una deliberata violazione delle normative internazionali e della legislazione interna, finalizzata al preordinato trasferimento in Italia di migranti in condizione di irregolarità”. Quest’ultima affermazione – fondata su un paradosso, vale a dire sulla attestazione certa delle finalità presunte di una mera intenzione – induce a porsi una domanda: come potrebbe arrivare in Italia chi fuggisse da una guerra, fosse perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità ecc. o rischiasse di subire torture o altri danni e avesse, quindi, diritto alla protezione internazionale?

Il ministro continua a citare i cosiddetti corridoi umanitari, ma da quando è in carica solo due sono stati quelli attivati: il primo ha portato 51 persone (14 novembre 2018), il secondo 103 persone (19 dicembre 2018). È evidente l’esiguità dei numeri: pertanto, a chi avesse diritto a essere accolto, perché si trova in una delle condizioni previste dalle normative internazionali, non resta che la fuga con qualunque mezzo a disposizione, e di certo non può munirsi prima di permesso per poter entrare regolarmente in un altro Stato.

Cavalcando l’attuale situazione di crisi in Libia, l’emergenza umanitaria che ne potrebbe derivare, l’eventualità dell’arrivo di foreign fighter sul territorio italiano, Salvini si mostra ancora una volta come colui che pone un argine a nuovi sbarchi e, con essi, alle paure della gente

Infine, se è vero che l’attività di salvataggio “può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, in quanto trattasi nella totalità di cittadini stranieri privi di documenti di identità e la cui nazionalità è presunta sulla base delle rispettive dichiarazioni”, tuttavia quei rischi non possono giustificare il venir meno dell’attività di recupero di naufraghi in mare.

Ma il ministro dell’Interno prosegue la propria narrazione: “siccome sui barconi c’è la possibilità che ci siano dei terroristi, rischio dei processi ma non mi interessa: se è a rischio la sicurezza italiana, io non do l’autorizzazione allo sbarco neanche ad un barcone”. Cavalcando l’attuale situazione di crisi in Libia, l’emergenza umanitaria che ne potrebbe derivare, l’eventualità dell’arrivo di foreign fighter sul territorio italiano, Salvini si mostra ancora una volta come colui che pone un argine a nuovi sbarchi e, con essi, alle paure della gente. Ed è una narrazione che, purtroppo, finora nessuno è riuscito ad intaccare.

Svegliatevi tutti:L’ennesimo atto riguardante la questione migranti è una direttiva che va oltre i poteri del ministro leghista,(e qualcuno deve fermarlo)ultima modifica: 2019-04-27T16:56:08+02:00da bezzifer
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