A vederlo in televisione e nelle sue apparizioni pubbliche Di Maio sembra il solito: sicuro, senza dubbi, sereno. In realtà nelle prossime elezioni europee, ormai vicinissime, si gioca tutto, la sua sopravvivenza stessa come uomo politico e quella del Movimento di cui è il capo politico.

A questa conclusione si arriva semplicemente leggendo i fatti. Da mesi ogni consultazione elettorale vede il Movimento arretrare. Spesse volte con risultati addirittura inferiori al 10 per cento.

È vero che i 5 stelle non sono famosi per essere radicati sul territorio. E adesso si va allo scontro sulle europee, dove i sondaggi danno il movimento largamente al di sotto del 20 per cento. Ma il pericolo vero è che alla fine i 5 Stelle vengano superati persino da questo Pd, un po’ confuso e anonimo.

Se questo dovesse avvenire, cioè con il movimento superato dal Pd di Zingaretti, sarebbe il segnale della fine. Già oggi molti eletti nelle file di Di Maio si stanno guardando intorno alla ricerca di una collocazione più sicura. Se alle europee il Movimento dovesse risultare il terzo partito, dopo la Lega e il Pd, sarebbe l’inizio del disfacimento.

Si aggiunga che Di Maio affronta queste elezioni senza avere in realtà nulla da dire. Il suo programma per l’Europa sta facendo ridere tutte le cancellerie del Vecchio Continente. Basterà dire che la grande proposta-chiave del Movimento è il salario minimo, e uguale per tutti, nell’intera Europa. Una scemenza che non si sa nemmeno più come definire. Ma Di Maio si è innamorato della questione del salario minimo e ormai lo propone in ogni occasione. Nemmeno lo sfiora che le condizioni economiche della Germania o del Belgio siano diverse tra di loro.