GLI SMEMORATI DI CATANIA: TRAVAGLIO, SALLUSTI, BELPIETRO, ETC.

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Come muore l’informazione corretta: a Catania l’inchista contro le ONG viene archiviate, ma molti editorialisti e politici fanno spallucce.

Catania: il gip archivia tutte le accuse a carico della ONG spagnola Proactiva Open Arms accettando la richiesta dello stesso pm Carmelo Zuccaro, il titolare delle indagini.

Si chiude così l’inchiesta nota come “Taxi del mare”, uno dei pilastri propagandistici usati da Lega e MoVimento 5 Stelle a supporto – e giustificazione – della politica dei “Porti Chiusi”, quella portata avanti dal Ministro dell’Interno e rivendicata dal VicePremier Di Maio e il Premier Conte come “di Governo” sul caso Diciotti.

IL MOVIMENTO E LE SCUSE MANCANTI

“Taxi del mare” partiva dal sospetto che le navi delle ONG operanti nel mediterraneo si coordinassero con i gruppi di scafisti libici per facilitare l’arrivo dei migranti in Italia. Questa è stata letta da alcuni come una colpevole ingenuità da “buonisti”, da altri – i sostenitori del piano Kalergi come lo stesso Salvini e Giorgia Meloni – come la prova conclamata di un progetto di sostituzione etnica, magari finanziato da George Soros.

Per qualcun altro, infine, le ONG sarebbero parte di un’organizzazione direttamente o indirettamente controllata dalle mafie: la tesi di molti esponenti del 5 Stelle. Furono proprio i 5 Stelle, all’apertura dell’inchiesta nel 2017, a pubblicare un post dal titolo #ChiedeteScusa e a sostenere che le indagini di Zuccaro a Catania, quelle su Iuventa a Palermo, e quella di Trapani su Save the Children non facevano altro che dimostrare che “sulle ONG il MoVimento aveva ragione”. Ovvero che e ONG fossero in combutta con i “trafficanti” e/o operassero in odore di mafia (che, come spauracchio, sta al MoVimento 5 Stelle come “invasione” sta alla Lega).

L’archiviazione di Catania ha definitivamente cancellato questi sospetti, ma, attualmente, dai vertici del MoVimento 5 Stelle non è arrivata alcuna scusa nei confronti delle ONG accusate per anni di essere colluse con mafie e trafficanti o qualsiasi altro tipo di affermazione. La notizia è stata, letteralmente ignorata sia dal blog delle stelle che Toninelli. Solo Di Maio è intervenuto, a suo modo, quando interrogato da Repubblica. Alla domanda “si è pentito di aver chiamato le ONG, taxi del mare”, il vicepremier ha risposto:

Diverse procure hanno appurato il comportamento illecito di alcune ong. Non ho mai generalizzato“.

Ancora un falso. Questo è quello che rimane dopo due anni, calunnie che si riverberano ancora sui social grazie a migliaia di utenti disinformati e, loro sì, eterodiretti da una propaganda politica che si ciba di fake-news. Calunnie che perpetuano quel clima di ansia “del nemico invisibile” che conviene a chi lucra elettoralmente su “#PortiChiusi” seguendo il solito “schema Orban”: crea un nemico – possibilmente esterno – e eleggiti a unico argine esistente.

SALVINI E CATANIA

Seguendo tale copione, il giorno stesso della chiusura dell’inchiesta di Catania, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, forte del decreto sicurezza bis che trasferisce il controllo delle acque territoriali dalle Infrastrutture all’Interno, firma una diffida e twitta contro Sea Watch 3 “rea” di aver salvato dei migranti davanti ad un paese in guerra:

Nave di ONG tedesca, con bandiera olandese, raccoglie 65 immigrati in mare libico. Ho appena firmato una DIFFIDA ad avvicinarsi alle acque territoriali italiane. I nostri porti sono, e rimangono, chiusi”.

Solito approccio semantico: Sea Watch 3 diventa un’entità strana con proprietà in un paese e registro di navigazione in un altro (come buona parte delle imbarcazioni private) e i migranti diventano immediatamente “immigrati” anche se ancora non sono arrivati da nessuna parte.

Il Ministro, poi, specifica:

Questi non sono soccorritori ma SCAFISTI, e come tali verranno trattati” e “per i trafficanti di esseri umani i porti italiani sono e rimangono CHIUSI”.

Totale ignoranza nei riguardi dell’archiviazione di Catania (credo che SeaWatch3 abbia gli estremi per denunciare per diffamazione il Ministro, si potesse) e utilizzo delle solite parole d’ordine, ovvero scafisti e trafficanti di esseri umani. Infine, forte di essere stato salvato dalla maggioranza di Governo con la scusa delle “decisioni collegiali a favore del bene del paese”, dimenticandosi del congiuntivo:

E se qualche procuratore vuole indagarmi o processarmi anche per questo, faccia pure! Per difendere l’Italia e gli Italiani, non ho paura di niente e di nessuno”.

I MEDIA E CATANIA

Data la reticenza dei politici al Governo di anche solo prendere atto dell’archiviazione dell’inchiesta, sarebbe compito dei giornali d’area governativa di consegnare l’informazione ai lettori/elettori dei due partiti in questione. Gli stessi giornali che hanno cavalcato la stessa inchiesta al limite del parossistico come Libero, La Verità, il Giornale (che, come Forza Italia, oscilla fra lieve critiche e sincero appoggio a Salvini), Primato Nazionale (è di CasaPound, ma ora si può dire, senza timore di smentita, che CasaPound sia vicina ad una parte del Governo), Secolo d’Italia (Fratelli d’Italia, vale lo stesso ragionamento di CP) e via così fino ad arrivare a Marco Travaglio ed il Fatto Quotidiano.

Almeno, il quotidiano diretto da Travaglio, della notizia parla, perché Libero, La Verità, Primato Nazionale e il Giornale non dedicano neanche un trafiletto ala notizia: per i loro lettori, l’indagine e le accuse sono ancora in piedi.

Peggio ancora, il Secolo, seguendo la linea Salvini-Meloni titola “La Sea Watch come i centri sociali: non obbediamo”. Per il Giornale, invece, “I PM vorrebbero assolvere le ONG” (perché i presupposti dell’inchiesta sono verità, e i PM sono tutti di sinistra, magari buonisti mentre “La Sea Watch sfida il Viminale” e, per ribadire il concetto, “Migranti, Salvini: sono stufo di mantenere un esercito di rompicoglioni”. E pensare che ancora ad aprile, La Verità – mai nome fu meno azzeccato – ribadiva che “C’è un network con base inglese che fa arrivare i migranti in yacht”.

Perdonatemi se in questa piccola vetrina di disinformazione non cito titoli del Primato Nazionale: ho ampio rispetto delle vostre sinapsi.

 

TRAVAGLIO E LE FAKE NEWS

Infine, c’è il caso Travaglio. Nell’agosto del 2017, su un’editoriale titolato “Ora però piantatela”, il giornalista torinese affermava che “chi ha insultato il magistrato [Zuccaro] che segnalava un pericolo e chiedeva mezzi per indagare dandogli del razzista o del complice della Lega” dovrebbe chiedergli scusa perché “ora ci sono le foto, le intercettazioni, le denunce dell’ONG ‘buona’ Save the Children […] cioè praticamente abbiamo il film di ciò che accade nel Mediterraneo e che il procuratore catanese […] aveva provato – fra un insulto e l’altro – a descrivere a parole a un Parlamento che cadeva dalle nuvole”.

“Le chiacchiere stanno a zero” sentenziava, aggiungendo che “i bravi volontari tedeschi [della Ong Jugend Rettet] continuavano imperterriti a spingersi con le loro navi fin dentro le acque territoriali libiche (fino a 13 miglia dalla costa), a contattare gli scafisti per darsi appuntamento al largo, ad attendere i loro gommoni o pescherecci pericolanti, a caricare a bordo centinaia di migranti a botta”.

Nel luglio 2018, non pago, Travaglio ribadiva la collusione fra ONG e scafisti aggiungendo che sulle morti dei bambini in mare [era il periodo delle magliette rosse] ci sarebbe “una certa una certa disinformatija alimentata da un’Ong” tesa a scaricare la colpa al Governo italiano. Proprio per la sua tendenza a dare ragione alle procure prima ancora delle sentenze – che altro non è che un’aberrazione prodotta da auto-manierismo di quello che Travaglio sapeva fare, una volta, bene, ovvero cronaca giudiziaria – Travaglio sosteneva che “il legame fra alcune Ong e gli scafisti, ormai acclarato e addirittura rivendicato dalle interessate, non è di tipo economico, ma fattuale”.

Concetto che Travaglio, che proprio non ama ammettere di aver sbagliato – egli è infallibile per postulato – e che lo ha portato a commentare così l’archiviazione: “le Ong operano per scopi umanitari non per fini di lucro ma il problema non è da affrontare solo nei tribunali” perché “risparmiano allo scafista di affacciarsi in acque territoriali e di essere identificato”.

Fiumi d’inchiostro dopo, l’inchiesta di Catania è stata archiviata su richiesta dello stesso Zuccaro con cui “dovremmo scusarci”, le ONG scagionate dalle accuse di collusione con mafia, trafficanti o chicchessia, e il buon giornalista Travaglio, seguendo l’esempio di Belpietro, Feltri, Storace, Scianca e Sallusti, non chiede scusa, attacca, ma tace sul resto.

Un silenzio che è la condanna di un giornalismo che si autocelebra come “a schiena dritta”, ma che non ammette mai di essersi sbagliato, se non per etica personale, almeno per rispetto nei confronti dei lettori/elettori, i quali continuerebbero ad avere il diritto ad un informazione se non proprio precisa, almeno corretta.

GLI SMEMORATI DI CATANIA: TRAVAGLIO, SALLUSTI, BELPIETRO, ETC.ultima modifica: 2019-05-21T11:55:50+02:00da bezzifer
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