È il tempo di una nuova stagione riformista.

“Non pregate per avere vite più facili, pregate per essere persone più forti.” 

(John F. Kennedy, 7 febbraio 1963)

L’impegno politico può essere vissuto in tanti modi. Tra questi, in questo tempo, ci può essere la scelta maturata di non lasciarsi coinvolgere nelle dinamiche quotidiane in situazioni che più di altre si prestano a strumentalizzazioni, ma di cercare di conservare uno sguardo lungo che permetta di mantenersi fermi su individuati obiettivi strategici senza accettare passaggi che possano essere condizionati da estremi tatticismi che facilmente aprono le porte a cinismo e a rassegnazione verso ridimensionati orizzonti.

Le sfide recenti: riforma costituzionale ed Europee 2019

Ne deriva l’esigenza di riservarsi momenti di consapevole silenzio, necessari per ritrovare tutta l’energia indispensabile per sostenere, al ripresentarsi del momento opportuno, quelle che si ha la ferma consapevolezza di individuare e di confermare quali vere sfide cruciali del nostro tempo, come sono state quella per la riforma costituzionale del dicembre 2016 e quella per le Europee del maggio 2019.

Se la prima ha avuto un esito non positivo che ne ha temporaneamente interrotto il percorso, l’ultima ha prodotto un risultato di cui progressivamente si inizia a percepire il pieno assoluto valore. Perché, indipendentemente dalle demagogiche interpretazioni della nuova opposizione creatasi in questi giorni in Italia, il nuovo Governo non è assolutamente espressione di dettami europei ma è in ogni caso anch’esso il naturale riflesso di una situazione creatasi dopo che la minaccia al futuro dell’Unione europea lanciata per mesi dalle forze nazionaliste e sovraniste è stata respinta al mittente dal risultato prodotto dalle ultime elezioni continentali.

Un Parlamento europeo che vede una sua diversa composizione complessiva che ne ha determinato una maggioranza europeista ancor più articolata, estesa oltre l’originario confine dei popolari e dei socialisti con un ruolo sempre più rilevante dei liberali, ha spento le concrete possibilità di quell’offensiva anti-Ue che nell’immaginario collettivo era andata sempre più ad imporsi negli ultimi tempi rappresentando una realtà che andava a condizionare, spesso irrimediabilmente, qualsiasi tentativo di rilanciare ideali e valori su cui avevamo nel tempo costruito le nostre idee riformiste e di progresso.

Rilanciare il progetto dell’Unione Europea

E ora anche i profili dei commissari europei nominati dai paesi membri confermano ancor di più il nuovo orizzonte che si apre di fronte al futuro dell’Unione europea.

Tutto questo rappresenta un’opportunità senza uguali nella Storia recente che, per quanto ci riguarda alle nostre latitudini, si tiene a ribadire passa dalla capacità di rilanciare il progetto dell’Unione europea per la piena realizzazione di un’Europa sempre più politica e sempre più democratica da perseguire tenendo alta l’ambizione di arrivare anche fino alla revisione dei Trattati quando necessaria per offrire una governance europea finalmente non più condizionata dai veti dei singoli ma capace di promuovere sempre più, di fronte alle complesse sfide del nostro tempo, democrazia liberale e stato di diritto, coesione sociale e protezione dei cittadini, crescita economica e giusta concorrenza, transizione ecologica e riduzione delle disuguaglianze di destino per le nuove generazioni.

Perché la sfida non si è chiusa il 26 maggio e il sospiro di sollievo che oggi ci possiamo permettere non deve essere vissuto come l’occasione per ridedicarci a dinamiche autoreferenziali e con un breve orizzonte, ma deve essere il punto di partenza per rilanciare definitivamente le nostre ambizioni da vivere, come sempre mi piace dire e qui ripetere, con la responsabilità da figli ricostruttori dei Padri fondatori dell’Europa.

In questi giorni di insediamento del nuovo Governo arrivano messaggi dal Presidente uscente della Commissione europea Juncker e anche dal Presidente della Repubblica Napolitano sul ruolo importante che l’Italia dovrà giocare all’interno dell’Unione europea. Questi non devono essere ascoltati con puro compiacimento ma con massimo senso di responsabilità. Perché davvero è necessario non lasciare nulla d’intentato affinché questo avvenga. La Storia ci insegna che se le occasioni che si presentano non vengono pienamente sfruttate le minacce che sembrano respinte tendono a ripresentarsi.

Il ruolo dell’Italia in Europa

Questa nuova opportunità che trae origine dalla nuova composizione del Parlamento europeo, e che deriva peraltro non da un diretto nostro contributo visti i risultati del 26 maggio in Italia, ha aperto un nuovo scenario anche per noi che ora dobbiamo dimostrare di meritarci. Ed oltre ad assumerne piena consapevolezza servirà soprattutto piena capacità di elaborazione di progetti che possano davvero dare valore aggiunto e fare la differenza. Da sviluppare in Italia, da proporre e sostenere in Europa. Finalmente a fianco di chi sul fronte progressista e riformista in questi ultimi mesi ha dovuto affrontare la sfida da una posizione troppo isolata all’interno del Consiglio europeo.

Il nuovo Governo italiano presenta nei ruoli ministeriali chiave nei rapporti con l’Unione europea esponenti del Partito Democratico, così come lo è il nostro candidato commissario europeo, chiara espressione di una volontà politica alla base dell’accordo di assumere una posizione fortemente europeista.

A loro deve arrivare da chi ne ha la possibilità il massimo contributo affinché possano sostenere concretamente la propria azione a favore di un’Unione europea in cui la composizione del Parlamento e della Commissione vede per la prima volta un peso sempre più rilevante dei liberali, con cui necessariamente le tradizionali forze popolari e socialiste dovranno avere la capacità di fare sintesi.

Il contributo dei comitati

“I comitati”Ora sulla bocca del mondo politico. è da oltre vent’anni una realtà nel mondo del centro sinistra, che dal punto di vista politico ha fatto la storia prima dell’Ulivo e poi del Partito Democratico da un punto di vista molto preciso: quello del riformismo liberale. Nel quadro attuale, della complessità del nostro tempo e proprio della nuova prospettiva apertasi in ambito europeo, appare pertanto ancor più di sempre la sede ideale in cui cercare di offrire il maggior contributo per grandi riforme liberali dell’economia e delle istituzioni necessarie per rimettere la Politica al centro della scena nel perseguire quell’effettiva uguaglianza di opportunità che oggi tanto condiziona la partecipazione dei cittadini alla vita democratica del Paese fino ad arrivare a rischiare di pregiudicarne il futuro.

Nelle sue Assemblea Provinciali Regionali  e Nazionale viene così ad assumere un rilievo particolare, in termini di momento storico e di aspettative che necessariamente ne derivano. Le potremo soddisfare solo se i contenuti che sapremo produrre terranno pienamente conto delle speranze, delle paure e dei preconcetti indotti dalla Storia.

Perché il contesto è importante e quella a cui siamo chiamati è soprattutto una battaglia culturale, che richiede – insieme e ancor prima delle competenze – anche coraggio, passione, visione e perseveranza per riaccendere emozioni e speranze che possano portare a riaffermare valori e ideali sulla cui negazione si era nei mesi scorsi costruito un consenso effimero che ha rischiato di spegnere anche irrimediabilmente le nostre ambizioni e la nostra spinta riformista.

Una nuova stagione riformista

Serve, ora, una nuova stagione riformista che sappia ispirare, coinvolgere e riaprire alla partecipazione, che solo il recupero di progetti e riforme (certamente anche istituzionali) ambiziosi potrà essere in grado di rilanciare.

Facendo in modo che quanto verrà presentato in Assemblea trovi la più ampia diffusione, magari anche ricorrendo al coinvolgimento di nuove reti territoriali emanazione di associazioni o gruppi di lavoro che abbiano gli stessi valori e modelli di riferimento in cui, con riferimento anche alle più virtuose esperienze sviluppatesi a livello europeo, dare impulso a cantieri dedicati a tematiche chiave quali l’educazione e la cultura, la società del lavoro, la promozione di modelli di crescita economica capaci di conciliarsi con la transizione ecologica, la sicurezza, il rinnovamento democratico e ovviamente anche il rilancio del progetto europeo.

Come sempre non accontentiamoci di quanto ottenuto e alziamo l’asticella, ora, dettando l’agenda. Richiede la forza di chi sa che il cambiamento come sempre non può che partire e dipendere da ciascuno di noi.

È il tempo di una nuova stagione riformista.ultima modifica: 2019-09-12T17:38:45+02:00da bezzifer
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