Gli interessati minimizzano, ma la sintonia preoccupa Pd e Conte. «l’inciucio Renzi-Di Maio»

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Parlare di un asse Renzi-Di Maio è probabilmente inappropriato, certo è che sia i leader del Pd che Giuseppe Conte (che pure parla spesso sia con l’ex premier che con il ministro degli Esteri) sono rimasti spiazzati dall’offensiva anti-Iva della coppia, che, tra l’altro, ha costretto il Partito democratico a rivedere il suo progetto di manovra economica. Nella realtà i due si sentono assai meno spesso di quel che si dice in giro (gli ufficiali di collegamento sono Luigi Marattin e Laura Castelli), ma è vero che, come ha confessato Nicola Zingaretti, Renzi ha annunciato al segretario del Pd il suo addio con un messaggio WhatsApp, mentre a Di Maio ha riservato una telefonata qualche giorno prima della rottura con il Partito democratico per spiegargli le mosse future.

L’ex premier minimizza

Nel Pd ora c’è chi si chiede: chissà se non avesse ragione Matteo Salvini quando ad agosto denunciava «l’inciucio Renzi-Di Maio». Il quale Di Maio, ieri, ad Agorà, sulla terza rete Rai, ha giustificato la decisione dell’ex premier di dare vita a un partito in proprio: «Certo creare un nuovo gruppo parlamentare senza passare dalle elezioni non è il massimo. Ma mi sono meravigliato di chi si è meravigliato che lo facesse. Era chiaro che avrebbe creato una sua forza politica. Era nell’aria che ci fosse dell’insofferenza». L’ex premier minimizza così l’intesa tra lui e il ministro degli Esteri: «Mi stupisce chi si stupisce di questa sintonia. È una convergenza di buon senso». Parole simili a quelle che il leader del Movimento 5 Stelle ha pronunciato davanti ai suoi: «Non siamo il partito della tasse e questo non sarà il governo delle tasse».

Tasse e «giustizialismo»

Le avvisaglie di una possibile offensiva comune sul versante del fisco si erano già avute il 21 settembre scorso, quando Conte, ospite di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, ha fatto capire di essere favorevole alle tasse sulle merendine e sugli aerei. Qualche ora dopo sia Di Maio che Renzi, pur senza nominarlo, hanno bocciato la proposta. «Non bisogna aumentare le tasse, ma diminuirle». Ma tra i 5 Stelle e l’ex premier c’è un altro motivo di «sintonia». A Renzi — lo ha dichiarato — non dispiace affatto l’idea del Guardasigilli Alfonso Bonafede di introdurre il sorteggio per la nomina dei membri del Csm: «Personalmente ci sto», ha detto al Foglio, ricordando che anche lui, quando era a Palazzo Chigi, aveva pensato di adottare questo metodo. E ha aggiunto: «Mi preoccupa più il giustizialismo del Pd che i 5 Stelle».

Legge di Bilancio

Ora nessuno esclude, sia tra gli uomini di Di Maio che tra i parlamentari di Italia viva che non ci possano essere altre convergenze in futuro. La qual cosa dovrebbe far riflettere sia il presidente del Consiglio che i vertici del Pd dal momento che in molte commissioni parlamentari, a cominciare da quella delle Finanze, alla Camera, il gruppo di Renzi è ago della bilancia. Basta che Italia viva e i 5 Stelle si muovano di concerto per condizionare la maggioranza. Del resto, gli obiettivi dell’ex premier e di Di Maio, in fondo, pur se per ragioni diverse, sono gli stessi: ridimensionare il ruolo di Conte e mettere in difficoltà il Partito democratico. Nicola Zingaretti infatti appare preoccupato della piega che stanno prendendo le cose. Il segretario del Pd invita sia Renzi che Di Maio ad avere «responsabilità» e a «impegnarsi a evitare quello che tutti gli italiani odiano: le chiacchiere e le polemiche». Forse Zingaretti non sa quello che l’ex premier ha detto ai suoi all’indomani della battaglia contro l’Iva: «La partita è rinviata alla legge di Bilancio». Quindi non è finita qui…

Gli interessati minimizzano, ma la sintonia preoccupa Pd e Conte. «l’inciucio Renzi-Di Maio»ultima modifica: 2019-10-02T10:03:27+02:00da bezzifer
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