La battaglia sui crocifissi è tempo sprecato, la rivoluzione sarebbe l’Erasmus per tutti

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Il rapporto 2019 dell’Osservatorio di Intercultura illustra la crescita del numero di ragazzi che decidono di studiare all’estero per un anno durante le superiori. La mobilità internazionale è il futuro dei giovani italiani, nonostante l’opposizione dei docenti.

I giovani sono tornati di moda. I Fridays for future, la possibilità di voto, la tassa sulle merendine li hanno prepotentemente riportati al centro della scena, soprattutto in Italia. Una scelta saggia, ma che non deve far dimenticare la necessità di riforme dell’ambiente più importante per i ragazzi: la scuola. Da lì è necessario partire per costruire le generazioni di domani, quelli che saranno i futuri cittadini italiani, europei, mondiali. La loro coscienza, politica, civile e morale, si forma innanzitutto tra i banchi di scuola, dialogando con i propri coetanei, ed è lì che si impone l’urgenza di agire. Tra i mille cambiamenti grandi e piccoli che Il ministero dovrebbe attuare o quantomeno valutare c’è uno particolare: l’Erasmus obbligatorio per gli studenti.

Altro che bamboccioni o choosy, per usare il termine dell’ex ministra Elsa Fornero: questi ragazzi sono un esempio virtuso della nostra società

La voglia di partire dei ragazzi la certifica il Rapporto del 2019 dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, pubblicato dalla Fondazione Intercultura. Sono 10200 i ragazzi che nell’anno 2018-2019 hanno deciso di partire, scegliendo soprattutto di partire per un anno intero. La maggior parte vengono dalle scuole del Nord e dai licei ma i numeri sono in crescita anche per il Mezzogiorno e gli Istituti professionali. La crescita esponenziale rispetto ai numeri di 10 anni fa (+191%) evidenzia come i ragazzi vogliano sempre più conoscere altre culture e confrontarsi con i loro coetanei. Oggi passare un anno fuori fa figo, è cool, ed è assolutamente vero. I vantaggi per gli studenti sono indubbi: hanno una carriera più proficua all’università e nel mondo del lavoro e si rendono più facilmente indipendenti dalla famiglia. Altro che bamboccioni o choosy, per usare il termine dell’ex ministra Elsa Fornero: questi ragazzi sono un esempio virtuoso della nostra società. Nonostante l’opposizione dei docenti. I numeri dell’Osservatorio parlano chiaro: una buona parte dei docenti ritiene che l’anno passato all’estero possa provocare danni ai voti degli studenti e incidere anche sul voto di maturità. Solo il 46% apprezza pienamente la possibilità offerta agli studenti. Una visione decisamente troppo miope.

L’assenza o la presenza dei crocifissi o delle foto del presidente Mattarella non hanno la forza di cambiare la scuola e la vita dei ragazzi come un Erasmus obbligatorio per tutti

È inutile far finta di nulla: il futuro di tanti giovani italiani passa dall’estero. Lo dimostra il successo costante del programma Erasmus, che da oltre 30 anni ha portato oltre 9 milioni di cittadini europei, di cui 550 mila italiani, di studiare o lavorare in un paese diverso dal proprio. Lo dimostrano i numeri in costante crescita di Intercultura. Conoscere altre culture e altri ambienti non può che aiutare gli studenti liceali e universitari, aprendo loro la mente e dando loro la possibilità di diventare pienamente consapevoli del mondo intorno a loro. Per questo andrebbe riproposta l’idea dell’Erasmus obbligatorio, di cui già in passato si erano fatti promotori l’ex ministra dell’Istruzione Stefania Giannini e l’ex premier Enrico Letta. Ancora oggi i programmi per la mobilità sono sconosciuti a un buon numero di studenti: farli conoscere e dare la possibilità a tutti di parteciparvi, incrementando magari le borse di studio, sarebbe un primo passo di civiltà, sia per l’Italia sia per l’Europa. Il crescente numero di ragazzi che ogni anno decide di partire fa capire come la loro volontà vada verso quella direzione, che piaccia o no a genitori e docenti.

Per una simile battaglia sarebbe importante l’appoggio del neo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. L’assenza o la presenza dei crocifissi non hanno la forza di cambiare la scuola come un Erasmus obbligatorio per tutti. Conoscere un’altra cultura, un’altra lingua e altre persone avrebbe un valore straoridnario nella formazione degli studenti. In un Paese poi che ha ancora un tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Europa il periodo di formazione all’estero aiuterebbe non poco i ragazzi nella ricerca di un’occupazione. Lasciamo perdere chi racconta che progetti come Erasmus e Intercultura servano solo a sradicare i giovani e a far perdere loro ogni genere di appartenenza. È giunto il momento di cogliere quest’occasione: promuovere un Erasmus obbligatorio darebbe la possibilità ai ragazzi di conoscere il mondo e tornare in Italia ancora più pronti e formati alle sfide del domani. Sarebbe una vera rivoluzione.

La battaglia sui crocifissi è tempo sprecato, la rivoluzione sarebbe l’Erasmus per tuttiultima modifica: 2019-10-04T10:07:00+02:00da bezzifer
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