Se Zingaretti s’arrabbia, Renzi ha fatto strike

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Nel nostro ultimo post sulla Leopolda, invitavamo Renzi a lanciare pochi ma chiari messaggi, programmatici e di consenso che permettessero a Italia Viva di crescere. Le attese non sono andate deluse. Ha riempito di motivazioni distintive che rendono Italia Viva competitor del Pd e di Forza Italia. In particolare è stata la Boschi a cogliere l’assist indicando il Pd il partito delle tasse. Poi smorzato da Renzi, anche se era evidente essere un gioco di squadra.

Zingaretti se l’è presa così tanto che da Giletti, a l’Arena su la7, era piuttosto nervoso, perdendo il suo abituale aplomb, lasciando intravedere che quel Renzi lì ha nella sua testa l’intenzione di svuotare il Pd relegandolo, pensiamo noi, a residua testimonianza come fece Macron con il partito socialista francese.

Diciamolo con franchezza. Il progetto renziano balenava nel circondario dell’ex premier quando era capo del Pd. Non fece lo spin off perché pensava di addomesticare il partito affiancato dai successi di Governo. Entrambe le magnifiche sorti e progressive non si sono avverate e quindi è subentrata la parabola calante.

La neo strategia renziana mira a raccogliere molti delusi nel Pd che però vanno convinti a fare il grande salto. A partire dai sindaci che in un Pd molto romano-centrico, nella guida, nei consiglieri e nella soluzione dei problemi, non vedono un interlocutore affidabile che possa divenire locomotiva di consenso. La stessa strategia accomodante zingarettiana di rinsaldare i rapporti con i 5 Stelle è di per sé una logica debole rispetto a una spaccatura in diverse correnti dei grillini. Di più c’è la vaghezza programmatica. Il Pd, partito delle tasse disegna emotivamente un dna che rievoca gli slogan berlusconiani dei bei tempi. E c’è molto vero: l’aumento delle imposte e tasse a chi già paga e le partite Iva evasori sistematici che vanno combattuti senza quartiere.

È l’immagine di una realtà antica. Direi quasi omologata alla logica sindacale. Basti sentire i ragionamenti del leader della CGIL Landini. È la constatazione di un Pd che non coglie i cambiamenti e si affida alla solita vetusta logica del nemico di classe. Perdendo in un sol colpo quei ceti sociali, professioni e culture che Renzi aveva tentato di catturare e che aveva catturato con il 40% delle europee e che, oggi, rifà quella scalata ponendosi interlocutore alternativo al Pd e a Forza Italia. Quanto durerà questa tattica? E ancora. La potrà sfoderare con i competitor che staranno guardare?

La vulgata contemporanea affonda in quel “Ma dove vuole andare Renzi? È già stato provato. Non farà strada”. Affermazioni retoriche fatte non certo da campioni. Soprattutto in un panorama politico composto, a loro modo, da leader perdenti con fortune alterne. Quindi dare l’occasione a Renzi è un gioco da ragazzi. Renzi offre una leadership, che il Pd ad ora non ha. Anzi, gli consigliamo di costruire giorno dopo giorno Italia Viva già con la prospettiva che lui ne sia leader e padre “spiriturale” indiscusso.

Eviti discorsi generici, lasciando appese ipotesi di mandare avanti altri. L’obiettivo è il fine legislatura anche con Conte capo del Governo che servirà a Renzi per innervosire ancor di più Zingaretti e aprire divergenze nei 5 Stelle. Per tirare avanti ci dovranno essere ulteriori traslochi dentro il Parlamento. Oltre al lavoro sul territorio che per Renzi vedo molto intricato.

Mentre il Pd qua e là si è ricomposto nel tradizionale moloch ex comunista (i margheritini e popolari sono pochi) con veemenza anti-renziana, visto Renzi come traditore, c’è un grande fetta di elettorato diffuso che vota e votava Pd, elettorato di opinione, che non emerge, nemmeno si iscrive, ma che appoggia la svolta renziana perché nel Pd di oggi vede la tradizione che richiama al passato.

E qui entra la cifra programmatica di Italia Viva che dovrà reggere per qualche anno se è confermato il trend di arrivare a fine legislatura. Abbiamo precedentemente scritto che concentrarsi sul no tasse è materia viva, ma attenzione che la coperta è corta. Cioè occorre concretezza. Pagare moneta, vedere cammello. Un flop qui vuol dire ritornare a parlare di immigrazione. Di problemi identitari dove Renzi deve pagare qualche errore passato e presente di troppo.

Se Zingaretti s’arrabbia, Renzi ha fatto strikeultima modifica: 2019-10-21T11:48:22+02:00da bezzifer
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