POVERI NOI

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Poveri noi per come siamo messi e non si tratta solo della figuraccia per il rifiuto di Fayez al-Sarraj di incontrare Giuseppe Conte, perché si dice che anche Khalifa Haftar abbia accettato l’incontro solo per l’intercessione di Vladimir Putin, altrimenti chissà? Poveri noi per tutto, dalla crisi economica a quella occupazionale, dalla confusione nel governo a quella della maggioranza, dalle lotte fratricide nei grillini a quelle sui numeri in Parlamento, dalla mancanza di una linea di politica interna a quella internazionale. Per questo esecutivo è come se Flavio Gioia non fosse mai nato. Procede al buio, per stop and go, a zig zag, annunci e smentite, appeso al filo delle regionali e dell’attesa di un big one che rovesci il tavolo.

Del resto, basterebbe vedere quello che accade sulle concessioni autostradali, oppure sulla follia della prescrizione entrata in vigore in un clima di guerra politica fra paure e minacce trasversali, o ancora sui dossier Ilva e Alitalia fermi al punto di partenza. Per non parlare del caso Gregoretti, che comunque vada offrirà a Matteo Salvini un jolly elettorale. Perché se passasse l’autorizzazione a procedere trasformerebbe l’ex ministro in un perseguitato. Se fosse bocciata lo accrediterebbe di una vittoria clamorosa. Ma se tutto ciò non fosse sufficiente c’è l’aggiunta delle bacchettate Bce sulla limitazione dei contanti, della Corte dei Conti per l’eccesso di spesa pubblica e per le coperture, sui timori per l’avvio di una Finanziaria sadomaso, sui dubbi della Ue per l’ulteriore aumento del debito pubblico.

In mezzo a questo paradiso viene sempre più a galla il problema della Capitale, ridotta ad un campo di rifiuti, di trascuratezza, di caos quotidiano sui trasporti, sui disservizi, sul decoro del verde e delle strade, eppure la giunta guidata da Virginia Raggi pensa ad assumere neanche i dipendenti comunali fossero pochi.

Dulcis in fundo nemmeno mancassero le questioni serie da affrontare, la maggioranza litiga su Sanremo, crea e raddoppia i ministeri, si impantana in vertici notturni per fare a cazzotti, trasferisce i problemi al dopo e pensa a buggerarsi sulla legge elettorale. Una sabbia mobile e un teatrino pietoso dove il sospetto reciproco, la sfiducia incrociata, le fughe dai gruppi parlamentari e l’incapacità di fare scelte, si somma alle crisi interne dei partiti iniziando dai grillini ridotti oramai ad un campo di battaglia di soldati in disfatta e ritirata.

Eppure Conte ostenta sicurezza, Nicola Zingaretti annuncia accordi di legislatura, Matteo Renzi assicura la tenuta della maggioranza, Luigi Di Maio parla come fosse al sicuro dalla rivolta dei dissidenti, per farla breve delle due l’una, o pensano che gli italiani siano cretini oppure giocano col futuro del Paese. Ebbene, quale che sia la verità, povera Italia in mano a questa alleanza, in mano ad un governo rabberciato, in mano ad una maggioranza in disfacimento appesa al filo delle regionali, in mano a leader in lotta tra di loro, eppure colmo dei colmi il pericolo sarebbe la vittoria del centrodestra.

Il pericolo sarebbe il voto democratico, l’alternanza di governo, la possibilità che gli italiani scelgano una maggioranza chiara in grado di guidare il Paese con un programma concordato, il pericolo insomma sarebbe tutto ciò che fosse alternativo alla sinistra e al postcomunismo, roba da matti.

Ecco perché, poveri noi, costretti nella stagione più difficile a subire un governo che non abbiamo scelto (nel 2018 vinse la coalizione di centrodestra) un premier non votato che ha guidato due governi opposti, una maggioranza che si detesta e che sta in piedi per lo stipendio anziché per risollevare il Paese. E allora non sarebbe giusto mettersi una mano sulla coscienza, farsi guidare una volta buona dal senso laico dell’amor patrio, dal rifiuto del tirare a campare e dall’inciucio pur di governare? Questo non è un appello, un ritornello demagogico, è un principio della democrazia, dite la vostra che ho detto la mia.

POVERI NOIultima modifica: 2020-01-10T10:52:14+01:00da bezzifer
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