Mentre in Italia si parla quasi solo di epidemia, ho provato a raccogliere tutte le informazioni sul referendum che ho trovato cercando di rimanere obiettivo e le ho raccolte qua, sperando di dar modo a qualcuno di informarsi a dovere Se vi va dateci un’occhiata, anche se immagino che in questo gruppo siate già tutti ben informati, ma magari può essere utile da mostrare ad altri

AL REFERENDUM? Vota “SI” o vota “NO”! Vota come ti pare tanto non cambia nulla!Referendum Costituzionale 2020 – Cosa cambia?

Dopo il rinvio a causa della pandemia, il 20-21 Settembre si terrà il referendum Costituzionale per confermare o abrogare le “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvate dal Parlamento lo scorso Ottobre.
Come previsto dall’articolo 138 della Costituzione, dato che non si sono raggiunti i 2/3 dei voti favorevoli al Senato e che un quinto dei senatori ne ha fatto richiesta, si svolgerà il referendum confermativo.
Il quesito referendario sarà:
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie generale - n° 240 del 12 ottobre 2019?»
Non si tratta di un referendum abrogativo, quindi votando SI le modifiche saranno approvate, votando NO rimarrà in vigore il testo corrente. Altra differenza rispetto ai referendum abrogativi è che in questo caso non è previsto un quorum partecipativo, l’esito del voto sarà valido indipendentemente dall’affluenza alle urne.

Le modifiche in breve

La legge modifica tre articoli della Costituzione: 56, 57, 59
  • Articolo 56: Si riduce il numero dei deputati da 630 a 400. Il numero dei deputati eletti nella Circoscrizione Estero passa da 12 a 8.
  • Articolo 57: Si riduce il numero dei senatori elettivi da 315 a 200. Il numero dei senatori eletti nella Circoscrizione Estero passa da 6 a 4. Il numero minimo di senatori assegnato ad ogni regione si abbassa da 7 a 3. Le due Province autonome di Trento e Bolzano vengono equiparate alle regioni, assicurandosi tre senatori a testa. Rimangono invece invariati i seggi assegnati al Molise (2) e alla Valle d’Aosta (1).
  • Articolo 59: Si chiarisce che il numero massimo di senatori a vita di nomina presidenziale presenti in parlamento è di 5.
Sostanzialmente i primi due articoli prevedono una riduzione dei parlamentari del 36.5% e l’equiparazione delle Province autonome di Trento e Bolzano alle regioni per quanto riguarda le elezioni del senato.
Riguardo al terzo punto il testo attualmente in vigore afferma:
“Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”; non rendendo quindi del tutto chiaro se ogni Presidente della Repubblica ne possa nominare 5 o se in tutto essi possano essere 5; di norma si è sempre seguita la seconda interpretazione quindi la riforma su questo tema eliminerebbe l’ambiguità ma nei fatti non cambierebbe nulla.
Oltre ai 5 senatori a vita di nomina presidenziale, è senatore a vita di diritto anche chi è stato Presidente della Repubblica, questo non cambia.
In caso di approvazione, la riduzione dei parlamentari avverrà a partire dal primo scioglimento delle camere (quindi dalle prime elezioni) ma non prima di 60 giorni dalla promulgazione della legge, in modo da permettere al Governo di emanare il decreto per adattare la legge elettorale alle nuove norme.

Testo a confronto

Tentativi di riforma passati

In origine la Costituzione non prevedeva un numero fisso di deputati e senatori, era infatti previsto 1 deputato ogni 80’000 abitanti e un senatore ogni 200’000.
Nel 1963 il governo fanfani IV modificò la Costituzione inserendo dei valori fissi, gli stessi in vigore ancora adesso.
Ci sono però stati numerosi tentativi in passato di ridurre il numero di parlamentari:
  • IX legislatura (1983): si inizia a parlarne in commissione senza arrivare a nulla di concreto;
  • XIII legislatura (1997): si propone una riduzione a ~400/500 deputati e 200 senatori, ma non si conclude nulla;
  • XIV legislatura (2006): il Governo Berlusconi propone 518 deputati e 252 senatori, la riforma venne bocciata al referendum dal 61.29% degli elettori;
  • XV legislatura (2008): si propongono 512 deputati e 186 senatori, ma le Camere furono sciolte prima di poter votare la riforma;
  • XVI legislatura (2012): si propongono 508 deputati e 250 senatori, la riforma fu approvata in prima lettura ma la legislatura finì prima della seconda votazione;
  • XVII legislatura (2013): inizialmente si propongono 480 deputati e 120 senatori, poi il Governo Letta propone 450 deputati e 200 senatori, prima del cambio di Governo.
  • XVII legislatura (2016): il Governo Renzi propone una corposa riforma che prevede 630 deputati e 95 senatori, eletti fra i consiglieri regionali, con un Senato fortemente modificato nelle funzioni. La riforma viene bocciata al referendum dal 59.12% degli elettori.
Oltre ai due casi appena riportati, l’unico altro referendum costituzionale confermativo nella storia della Repubblica è quello del 2001 (approvato) che ha modificato in diversi aspetti il titolo V della Costituzione.

Criticità rilevate durante la discussione

Durante la discussione in Parlamento si sono sollevati molti dubbi su alcuni aspetti della riforma:
  • La riduzione della rappresentatività del Parlamento e l’eccessivo ampliamento dei collegi
  • La circoscrizione Estero
  • Il numero dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica
  • La questione Trentino-Alto Adige/Südtirol
  • La necessità di una riforma organica contestualmente alla riduzione del numero dei parlamentari.
Per chi fosse interessato ad approfondire i singoli argomenti più specifici, rimando al quarto capitolo di questo documento, che riporta anche alcuni stralci degli interventi in Aula.
http://www.riformeistituzionali.gov.it/media/1312/editing-dossier-riduzparl-22lug-norev.pdf?fbclid=IwAR0usZBfcsAgDRgpKdQJ2zN-DMLBhOek0ko5un0uCfhB_T4A33el2iMfFW4

Le differenze di rappresentatività

Mediamente la riforma ridurrà il numero di deputati e senatori in egual misura, del 36.5%, con un relativo calo della rappresentatività in prima approssimazione della stessa misura.
I deputati della Camera sono eletti su base nazionale, quindi in caso la riforma fosse confermata la riduzione dei seggi sarebbe abbastanza uniforme, si passerebbe da 1 deputato ogni 96’006 abitanti in media a 1 deputato ogni 151’210 abitanti. Tuttavia la distribuzione dei seggi nelle varie regioni non è perfettamente uniforme quindi i valori variano leggermente fra i 148’000 e i 157’000 cittadini per ogni deputato.
I senatori sono eletti su base regionale, per cui su questo fronte la riforma introduce delle differenze leggermente più elevate.
Mediamente il numero di senatori è ridotto del 36.5%, passando da 1 senatore ogni 188’424 abitanti a 1 senatore ogni 302’420 abitanti. In questo caso alcune regioni di scostano di più dalla media: Molise e Val d’Aosta mantengono immutato il loro numero di senatori (2 e 1) guadagnando così una rappresentatività molto più elevata con un senatore ogni 156’000 e 126’000 abitanti; anche il Trentino-Alto Adige, grazie alla norma che equipara le due province autonome alle regioni, mantiene 3 seggi per provincia con una rappresentatività di un senatore ogni 171’000 abitanti; sul fronte opposto Calabria, Sardegna e Abruzzo avranno un senatore ogni 327’000 abitanti, dato inferiore alla media.
Le regioni più piccole, Val d’Aosta, Molise e Province autonome di Trento e Bolzano otterranno quindi in senato un peso maggiore, persino doppio rispetto a quello di altre regioni.
Il Governo ha annunciato che a tal riguardo in un prossimo futuro elaborerà anche una riforma per eliminare sia l’elezione dei senatori su base regionale sia l’età minima per eleggere il Senato, puntando quindi a rendere il Senato del tutto identico alla Camera.
Per entrambe le camere la scarsa e disomogenea rappresentanza dei cittadini all’estero viene ulteriormente dimezzata. Ad esempio in Sud America un senatore rappresenterà circa 2 milioni di elettori.

Confronto con i paesi europei

Uno degli argomenti più trattati per giustificare la riduzione dei parlamentari è la differenza rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. Questa differenza in molti casi è legata alla diversa struttura delle istituzioni e in particolare alla diversa conformazione del Senato che in genere non ha le stesse funzioni della Camera come nel nostro ordinamento. Inoltre spesso non si tiene in conto l’elevata popolazione italiana rispetto alla media degli altri Paesi.
Dal momento che tutte le nazioni europee hanno una camera “bassa” eletta direttamente dai cittadini è possibile farne un confronto.

Numero di deputati ogni 100’000 abitanti per i paesi europei
Si nota immediatamente come l’Italia, già nella parte bassa della classifica per rappresentatività, con la riforma diventerebbe il paese con il minor numero di deputati relativamente alla popolazione.
Per il Senato il discorso è più complesso in quanto solo alcuni paesi dell’Unione possiedono una seconda camera (13 su 28) e solo 5 (Italia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Spagna) ne prevedono l’elezione diretta da parte dei cittadini; in tutti gli altri casi l’elezione dei “senatori” è effettuata da un ristretto numero di rappresentanti, a loro volta eletti (ad esempio in Francia sono principalmente i delegati dei consigli municipali ad eleggere i senatori). In più la seconda camera ha normalmente una funzione diversa dalla prima, differentemente dal nostro ordinamento, quindi il confronto diventa più difficile.
L’unico paese con un senato eletto direttamente e avente (quasi) le stesse funzioni della relativa Camera è la Romania con i suoi 136 senatori (1 ogni 143’000 abitanti) e con una rappresentatività molto maggiore della nostra.

Volendo considerare il numero di parlamentari totali, indipendentemente dalle diverse funzioni delle Camere e dei diversi bacini elettorali cui fanno riferimento nelle altre nazioni, si nota come l’Italia sia il secondo Paese per numero di parlamentari, ma rapportando tale valore alla popolazione ci si accorge come il numero di parlamentari per ogni 100’000 abitanti sia inferiore alla media e con la riforma raggiunga il penultimo posto in Europa.

In realtà la Germania è uno stato Federale suddiviso in lander, in cui ogni stato federale (land) è dotato di un proprio Parlamento con funzione legislativa, diversamente dalle nostre regioni che hanno un semplice consiglio regionale. Ogni parlamento è composto da un numero di membri da 80 a 200 a seconda della dimensione del land. Considerando questo il numero dei rappresentanti tedeschi in ogni stato è in realtà molto superiore a quanto risulta dal solo governo federale che viene generalmente considerato nelle statistiche.

Numero di parlamentari (totali) per ogni 100’000 abitanti in Europa
Il confronto con gli USA
Spesso viene tirato in ballo da entrambe le fazioni il confronto con gli Stati Uniti d’America, che avendo un Senato composto da soli 100 membri a fronte di una popolazione enormemente più grossa della nostra, sarebbe segno che pochi senatori possono fare un ottimo lavoro.
In realtà il confronto è falsato perchè il Senato USA è federale e tratta solo questioni federali, quindi il parallelismo potrebbe essere fatto con il nostro Parlamento Europeo, non con i Parlamenti nazionali.
Oltre al Congresso, federale, ognuno dei 52 stati che compongono gli USA possiede una sua Costituzione e un proprio Parlamento con funzione legislativa, bicamerale in tutti gli stati tranne il Nebraska. Ogni Stato è a sua volta suddiviso in contee, l’equivalente delle nostre Regioni, ed ha un Governatore, paragonabile ad un Presidente della Repubblica in un sistema presidenziale.
Considerando quindi i rappresentanti in parlamento di ogni cittadino americano, questi sono in realtà molti di più che in Italia, e la rappresentatività è più elevata.
In media la rappresentanza dei cittadini Americani si aggira intorno all’un parlamentare ogni 20-40mila abitanti. Si scostano da questo valore solo gli stati meno popolosi come Alaska e Delaware (1 :15000 abitanti), e i quattro più popolosi: New York (1:91000), Florida (1:130000), Texas (1:160000) e California (1:330000).
L’Italia per il paragone passerebbe da un valore di 1:63000 a 1:100000.

Cambiamenti nelle dinamiche

Il ridotto numero di parlamentari varierà leggermente alcune dinamiche. Ad esempio per quanto riguarda l’elezione del Presidente della Repubblica, la prevista riduzione del numero dei parlamentari comporterebbe una variazione nell’assemblea degli elettori: 600 parlamentari più i 58 rappresentanti delle Regioni (tre delegati per ciascuna Regione; un solo delegato per la Valle d’Aosta). Le maggioranze richieste diventerebbero quindi 439 voti necessari ai primi tre scrutini (due terzi dell’Assemblea) e 330 voti dal quarto scrutinio (maggioranza assoluta). Come evidenziato nel corso dell’iter al Senato, i 58 delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica avrebbero quindi un peso diverso e molto maggiore sul totale degli aventi diritto al voto. A tal riguardo il Governo si è ripromesso di effettuare una successiva riforma che ridurrà il numero dei delegati regionali, se non cambierà nel frattempo.
Anche la composizione delle commissioni parlamentari (dove il grosso dell’attività parlamentare viene svolto) subirà delle variazioni al ribasso (si stima che le commissioni in Senato saranno composte da circa 13-14 persone), ma queste variazioni verranno affrontate con la riforma dei regolamenti delle camere in seguito all’eventuale approvazione della riforma.

Il risparmio economico

Il taglio dei parlamentari è spesso giustificato dai proponenti come finalizzato ad ottenere un risparmio economico.
Lo “stipendio” di un parlamentare è dato dalla somma dell’indennità parlamentare, soggetta a ritenute fiscali, previdenziali e assistenziali, e una serie di rimborsi spese, esentasse. L’indennità lorda mensile ammonta a circa 10.400 euro, 5000€ al netto delle ritenute. La somma dei rimborsi spese per l’esercizio del mandato (diaria, collaboratori, consulenze, convegni, spese accessorie di viaggio e telefoniche ecc.) è invece pari a 8.500-9.000 euro al mese. Ogni parlamentare ha quindi un costo di circa 230-240 mila euro annui al lordo delle tasse, per un totale di circa 222 milioni. A conferma di questo la spesa prevista per il 2019 per i compensi dei parlamentari è stata di 225 milioni, in linea col valore appena calcolato.
Il risparmio lordo che si otterrebbe riducendo il numero di parlamentari di 345 unità arriva quindi a 53 milioni per le casse della Camera e a 29 milioni per quelle del Senato, per un totale di 82 milioni all’anno.
Va ora considerato che la quota di tasse versata dai parlamentari torna allo Stato, sarebbe quindi meglio valutare il costo degli stessi al netto della tassazione. In questo modo il risparmio effettivo si riduce a 57 milioni all’anno, pari a poco meno di 1€ a cittadino ogni anno e al 4 per mille della spesa pubblica.
Il solo referendum confermativo, per fare un paragone, ha un costo stimato di circa 300 milioni di euro.

Le posizioni dei partiti

Durante l’ultima votazione alla Camera tutti i principali partiti hanno votato a favore (553 voti favorevoli, 14 voti contrari e 2 astenuti), mentre al Senato il Partito Democratico e il gruppo misto hanno votato contro (180 voti favorevoli e 50 contrari); questo per non raggiungere la maggioranza dei 2/3 e quindi rendere possibile la richiesta di referendum che altrimenti non si sarebbe potuto svolgere.
Hanno firmato per il referendum 71 senatori:
42 di Forza Italia, 9 della Lega Nord, 5 del Partito Democratico, 2 del Movimento 5 stelle, 2 di Italia Viva, 4 indipendenti (tutti ex-5stelle), 2 del Movimento Associativo Italiani all’Estero, 2 di Liberi e Uguali, 1 di +Europa, 1 di Vox Italia e un senatore a vita.
Dichiaratamente a favore: Movimento 5 stelle, Fratelli d’Italia, Lega Nord e Sudtiroler Volkspartei.
Dichiaratamente contro: Volt Europa, +Europa, Movimento Associativo Italiani all’Estero, Partito Socialista Italiano, Centro Democratico, Azione, Europa Verde, Vox Italia, Sinistra Europea, Partito Radicale.
Posizioni ambigue: Il Partito Democratico si è sempre detto contrario alla riforma ma ha poi votato a favore della stessa nell’ultima votazione, come parte dell’accordo di Governo con il Movimento 5 stelle, a patto che venisse prima cambiata la legge elettorale (cosa non successa). Negli ultimi tempi ha evitato posizioni troppo nette per evitare di infastidire gli alleati di Governo.
Forza Italia ha sempre votato a favore della riforma, ma è il partito ad aver più firmatari per il referendum e alcuni suoi esponenti sono fra i fondatori del comitato per il NO.

I motivi del SI

Prima della primavera non esistevano siti/pagine/blog che elencassero espressamente le ragioni a favore del referendum o che ne parlassero positivamente; mi ero quindi arrangiato con sondaggi fra la popolazione nei gruppi social a favore o fortemente polarizzati politicamente. In questa seconda fase elettorale sono presenti più articoli a riguardo, anche se frammentati, e dibattiti televisivi. Cercherò di riassumerli al meglio.
La Lega Nord ufficialmente invita a votare sì per delegittimare il Parlamento, far decadere le Camere ed evitare che si elegga il nuovo Presidente della Repubblica. Ignorando quindi la questione costituzionale e utilizzando la votazione come una sorta di “voto di sfiducia popolare”. Durante l’estate le sue posizioni si ammorbidiscono allineandosi con quelle degli altri promotori.
Südtiroler Volkspartei non nasconde di invitare a votare SI solo perchè così le Province di Trento e Bolzano guadagnerebbero un maggior peso in Senato e sarebbero trattate come regioni.
Sul sito di Fratelli d’Italia si trovano diversi post di critica al referendum e ai suoi promotori, ma gli elettori sono invitati a votare sì, senza specifiche motivazioni.
Il movimento 5 stelle riassume le sue motivazioni in un post sul suo blog:
https://www.ilblogdellestelle.it/2020/08/diciamo-si-al-referendum-sul-taglio-dei-parlamentari-in-nome-dellefficienza.html
Riassumendo:
  • I tempi della democrazia sono sempre più rapidi, un minor numero di rappresentanti lavorerà più rapidamente e sarà più efficiente.
  • La riforma è solo un primo piccolo tassello di un percorso che prevedrà altre riforme sostanziali. Non è assolutamente perfetta, ma se si aspettasse la riforma perfetta non si approverebbe mai niente.
  • Un minor numero di parlamentari lascerà meno spazio ai minipartitini, facendo entrare in parlamento solo i partiti realmente rappresentativi e diminuendo la frammentarietà del voto.
  • Le commissioni parlamentari, formate da 40 persone, sono lente e caotiche, commissioni più piccole raggiungeranno accordi più facilmente e rapidamente.
  • Se sono decenni che si parla di riduzione dei parlamentari è segno che è una riforma necessaria, bisogna quindi smettere di tergiversare e approvarla.
  • Siamo il paese europeo con il maggior numero di parlamentari, è giusto diminuirli per allinearci alle altre nazioni.
  • Ogni risparmio economico, anche se piccolo, deve essere ricercato.
  • Dato che meno persone potranno essere elette i candidati saranno portati a dimostrare maggiormente le loro capacità, aumentando quindi la qualità dei rappresentanti.
  • Ci sono i consigli regionali per la rappresentanza locale, va bene lo stesso se i Parlamentari non sono ben distribuiti sul territorio.
  • Altri importanti e avanzati paesi europei attualmente hanno una rappresentanza minore della nostra eppure se la passano bene comunque, segno che la democrazia funziona lo stesso.
  • I cittadini non riescono a controllare il lavoro di molti parlamentari. Avendone pochi sarà più facile controllarli, saranno costretti a prendere più posizione e saranno meno soggetti ai clientelismi locali.
  • Troppi parlamentari hanno difficoltà a mettersi d’accordo, avendone meno sarà più facile fare riforme.
  • I parlamentari guadagnano sulle spalle dei cittadini, è giusto mandarli a casa a lavorare per davvero.
  • I parlamentari non fanno in ogni caso gli interessi dei cittadini, quindi tanto vale lasciarli a casa.

I motivi del NO

  • La riduzione dei parlamentari riduce di molto la rappresentatività dei cittadini, lasciando di fatto interi territori senza rappresentanza, aumentandone la marginalità e relegando la rappresentanza politica alle grandi città.
  • Viene meno il principio costituzionale di egualità del voto: con la riforma il voto degli abitanti del Trentino varrà il doppio del voto dei calabresi.
  • La riforma renderà ancora più difficile l’ingresso in Parlamento dei partiti minori, lasciando quindi ancora più spazio ai grandi partiti e limitando la possibilità di scelta e di espressione degli elettori, che rischieranno di trovarsi senza rappresentanza.
  • Eletto ed elettore saranno ancora più distanti, aumentando il distacco dei cittadini dalla politica, il disinteresse e l’astio verso le istituzioni.
  • Eleggere meno parlamentari darà ancora più potere alle segreterie di partito di scegliere i pochi candidati da presentare, accentrando il potere nei partiti e togliendolo ai cittadini.
  • Con commissioni di pochi componenti le decisioni saranno prese con una maggioranza di soli 5-6 senatori, ma in nome di tutti i cittadini. Questo renderà i cittadini meno rappresentati e i giochi di potere molto più semplici, dovendo coinvolgere meno persone.
  • Il risparmio economico è ridicolo, pari ad 1 euro all’anno per ogni cittadino.
  • Una riforma del genere necessità una profonda modifica della legge elettorale e dei regolamenti di Camera e Senato, che resteranno a lungo bloccati e impossibilitati a lavorare.
  • Questa riforma è solo un pezzetto di qualcosa che non esiste nemmeno, gli stessi proponenti dicono che è imperfetta e da sola vale poco, ma non c’è nemmeno un’idea di cosa venga dopo. Il taglio dei parlamentari può essere positivo, ma solo se inserito in un quadro più ampio e coerente.
  • Anzi che allinearci al numero di parlamentari del resto d’Europa, la riforma ci porterà al penultimo posto rendendoci il Paese con la minor rappresentanza.
  • I cittadini all’estero, già estremamente sottorappresentati, si vedranno ancora più danneggiati.
  • Se i parlamentari sono poco legati al loro territorio, ridurne il numero non li renderà più interessati o più efficienti, anzi li renderà ancora più distanti dai problemi dei cittadini.
  • I costi della politica si possono ridurre tagliando stipendi e privilegi (che non sono toccati), senza intaccare la rappresentanza dei cittadini.
  • L’elevata spesa pubblica legata al Parlamento non dipende dal numero di parlamentari, ma dal costo dei dipendenti che lavorano in Parlamento, molto superiore a quello degli altri Paesi, che non viene toccato da questa riforma.
  • La democrazia non è un costo inutile, ma un valore da difendere. Per risparmiare solo 1€ a cittadino si sacrifica un terzo della rappresentatività, un’enormità.
  • Considerando l’aumento della popolazione con questa riforma si arriva ad avere una rappresentanza dimezzata rispetto a quella prevista dai padri costituenti.
  • Voti di fiducia, elezione del Presidente della Repubblica ed eventuali riforme della Costituzione dipenderanno da ancora meno parlamentari, dando quindi ancora più potere ad un’oligarchia gestita dalle segreterie di partito.
  • Ridurre il Parlamento non lo renderà né più efficiente né più onesto.
  • Dietro a questa riforma non c’è un’idea di riforma dello Stato né alcunché di elevato, ma soltanto una visione meschina della politica e una volontà punitiva e demagogica nei confronti della democrazia parlamentare.

Fonti

Gran parte delle informazioni che ho riassunto è tratta dal dossier n.71 (sesta versione) del servizio studi del Senato, che pubblica sempre approfondimenti dettagliati sulle riforme.
http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/AC0167f.pdf
Un’enorme quantità di approfondimenti su questo e altri temi può essere trovata sul sito del Dipartimento per le Riforme Istituzionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
http://www.riformeistituzionali.gov.it/it/approfondimenti-e-dossier/
All’interno di questi documenti risultano in particolare interessanti questo dossier, che riporta anche alcune delle criticità della riforma rilevate durante la discussione, con alcuni stralci di interventi a riguardo.
http://www.riformeistituzionali.gov.it/media/1312/editing-dossier-riduzparl-22lug-norev.pdf
E questo confronto sul numero di Parlamentari a livello internazionale.
http://www.riformeistituzionali.gov.it/media/1240/confrontointernazionale.pdf
Le ragioni del SI e del NO sono affrontate approfonditamente nel libro prodotto dall’Università di Pisa “Meno parlamentari, più democrazia?”
(non l’ho acquistato, ma alcuni siti da cui ho tratto le informazioni si rifanno a quello)
https://www.pisauniversitypress.it/scheda-libro/emanuele-rossi/meno-parlamentari-piu-democrazia-978-883339-3285-575657.html
Mentre in Italia si parla quasi solo di epidemia, ho provato a raccogliere tutte le informazioni sul referendum che ho trovato cercando di rimanere obiettivo e le ho raccolte qua, sperando di dar modo a qualcuno di informarsi a dovere Se vi va dateci un’occhiata, anche se immagino che in questo gruppo siate già tutti ben informati, ma magari può essere utile da mostrare ad altriultima modifica: 2020-08-17T16:19:16+02:00da bezzifer
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