Il gilet zero. Il libro di Michele Santoro racconta il mondo esattamente come non è

Le posizioni neutraliste dell’ex teletribuno (in cerca di trasmissione), già espresse nelle sue varie ospitate televisive, sono ribadite nel suo pamphlet pubblicato da Marsilio. Messe da parte (per ora) le velleità politiche, riscrive, non senza autoelogi, gli ultimi 20 anni dell’Italia.

«Penso che ci sia un nemico più grande di Putin, la guerra, e dobbiamo fermarla. Mandando armi non la fermeremo. Anzi, avremo più guerra, più morti tra i civili, più distruzione». Prima di dare alle stampe il suo ultimo libro, Michele Santoro non aveva considerato la controffensiva dell’esercito ucraino, che costringe i soldati di Mosca a scappare dalla regione di Kharkiv. Pazienza. Il teletribuno ha le idee chiare sull’invasione del 24 febbraio, con buona pace degli ucraini che resistono. D’altronde «sono stati armati fino ai denti dagli Stati Uniti quando contro un nemico più forte si può scegliere di combattere in tante maniere». Magari con le fionde oppure con un dibattito in piazza? Chissà.

Il giornalista che ieri sbancava la prima serata in tv, oggi reclama il suo palcoscenico. A maggio ha riunito i teorici della complessità nell’evento “Pace proibita” al teatro Ghione di Roma. Offrendo invano la diretta alle televisioni nazionali. Ma si sa, i telegiornali raccontano i fatti con «l’acconciatura della propaganda ucraina». Così alla fine ha dovuto accontentarsi dello streaming ospitato da ByoBlu, il canale online amato dai complottisti. In estate era indeciso se candidarsi alle elezioni, poi ha pensato di fondare un partito. Se l’è cavata con un libro, “Non nel mio nome”. Un’analisi degli ultimi trent’anni di politica scandita da sfoghi e autocelebrazioni di un conduttore con eterne aspirazioni da guru.

«Quando ho cominciato a dire la mia, mi sono reso conto che gli spazi di libertà che in passato ero riuscito a occupare erano spariti e certe parole avevano per il potere lo stesso significato di una bomba. Senza saperlo, per il sistema ero diventato una specie di terrorista». Possibile? Intanto i talk televisivi fanno a gara per invitarlo: solo nell’ultima settimana è stato ospite dei salotti televisivi di Lilli Gruber e Giovanni Floris.

I tempi dell’editto bulgaro sono lontani, ma Santoro non ha dubbi. Questo «è un sistema a libertà limitata» ed «esclude quelli come me che pongono punti interrogativi». Peccato che le sue posizioni sulla guerra abbiano fatto il giro d’Italia. E adesso vengono messe nero su bianco nel pamphlet edito da Marsilio. «Per combattere i dittatori stiamo finendo per assomigliargli un po’». Non è chiaro il perché, ma si prosegue con slancio. «Considerare l’invasione un attacco diretto all’Unione o una minaccia per il futuro è una bugia». E pazienza se il presidente russo ricatti il mondo con gas e grano. I toni santoriani restano quelli del comizio: «La guerra è sempre una bugia. Chi invoca tribunali per il criminale di guerra Putin, per favore, si ricordi anche di Bush e di Blair».

Così il conduttore sforna paragoni che profumano di benaltrismo. «Non è solo Putin a non chiamare guerre le guerre. Le operazioni militari furono sempre definite missioni umanitarie per esportare la democrazia e togliere il burqa alle donne». E ancora: «Vale per un kamikaze palestinese come per Putin: se li chiudi in un angolo e non gli offri una via d’uscita possono decidere di far saltare tutto». Morale della favola, è sempre colpa dell’Occidente.

Oltre alla guerra, il teletribuno ripercorre la politica degli ultimi anni attraverso le sue trasmissioni di «enorme successo». Santoro si vanta di «aver anticipato il fenomeno dei gilet gialli francesi», portando i forconi in tv. Quindi un altro merito: «La storia del Movimento 5 Stelle non sarebbe stata la stessa senza Annozero». Sui grillini Santoro è un fiume in piena. Grillo non ha ascoltato i suoi consigli. «Con due governi il Movimento è riuscito a fare un’ammucchiata con tutti passando dalla castità alla depravazione più sfrenata». Ma soprattutto «la fragilità ai limiti dell’inconsistenza dei 5 Stelle l’ho misurata dalla velocità con la quale hanno cambiato la loro posizione critica su vaccini, industria farmaceutica e diritti dell’individuo alle cure sanitarie».

Il premier Draghi, neanche a dirlo, è caduto da solo «con la sua strafottenza». Di Giuseppe Conte che ha aperto la crisi di governo, nemmeno l’ombra. In compenso Santoro elogia il superbonus. Oltre ai soliti Berlusconi e Renzi, nei pensieri del conduttore c’è Giorgia Meloni, rimproverata per aver «indossato l’elmetto a stelle e strisce». La leader di Fratelli d’Italia «si distingue dal Pd perché pensa che i missili sono sempre troppo pochi e ne sparerebbe volentieri anche sugli LGBTQ».

Santoro non le manda a dire. Lui è il più libero di tutti. Non come Bruno Vespa che «oggi è ucraino, ai tempi delle Torri gemelle era americano. Se avesse vinto Bin Laden avrebbe mandato a memoria il Corano». Un paio di frecciatine anche a Enrico Mentana, con cui avrebbe dovuto condurre un programma su La7 ma poi non se n’è fatto nulla. Infine una citazione striminzita per Marco Travaglio, con cui i rapporti sono interrotti da tempo.

Ma adesso cosa vuole fare Santoro? L’incipit del libro è chiarissimo. «Io non sono un politico. Un politico entra nelle stanze che puzzano di merda senza battere ciglio. Deve farlo se vuole uscirne con qualcosa di utile per il paese. Ma molto spesso gli resta solo quel tanfo appiccicato addosso e basta. Finisce per farci l’abitudine e ciò che gli piace di più è proprio l’odore di quella merda. Non l’ho mai sopportato e, quando sono arrivato davanti a quelle stanze, mi sono sempre tirato indietro schifato». Peccato che nel 2004 il conduttore più perseguitato d’Italia si fosse fatto eleggere al Parlamento Europeo come indipendente con l’Ulivo. Il suo impegno in quegli ambienti maleodoranti durò poco più di un anno, poi rassegnò le dimissioni per tornare in televisione.

Com’è strana la vita. Oggi il conduttore salernitano continua a parlare del “partito che non c’è” e che lui vorrebbe fondare. Snocciola programmi e proposte. È pronto alla discesa in campo? L’ultima frase del libro è la prima promessa: «La nostra meta è un mondo nuovo senza guerra». Firmato Miss Italia. Ah no, Michele Santoro.

Il gilet zero. Il libro di Michele Santoro racconta il mondo esattamente come non èultima modifica: 2022-09-14T11:36:05+02:00da bezzifer
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