Presidenzialismo (c.d.), riforme e memoria corta

Presidenzialismo (c.d.), riforme e memoria corta. A fronte della proposta di una riforma costituzionale in senso presidenzialista non è il caso di gridare alla Costituzione in pericolo. Quella proposta ricalca quasi alla lettera quella messa a punto dalla Bicamerale D’Alema nel 1997.

E’ un po’ passata l’ondata di finte indignazioni per le parole di nonno Silvio sul presidenzialismo (e Mattarella, la cosa inopportuna). Ma c’è da giurare che della questione “presidenzialismo sì, presidenzialismo no” si discuterà in campagna elettorale. Ed è sacrosanto che sia così: sono 40 anni e più che i tentativi di cambiare in meglio la forma di governo italiana falliscono. Ma il tema resta fondamentale (anzi prioritario per fare il resto) e sarebbe bello che il nuovo Parlamento 2022-2027 se ne tornasse ad occupare.

Per questo mi dà fastidio che la discussione prenda le mosse in modo generico che sembra fatto apposta per risollevare steccati e impedire quell’approccio bipartisan che sarà indispensabile se si vuole compicciare qualcosa di buono.

Lo dico subito: saggia e benemerita sarà quella maggioranza (quale che sia, prima sarà meglio sarà) che negozierà seriamente con l’opposizione (quale che sia) per giungere a un esito sostanzialmente concordato e che eviti il referendum: onde evitare il solito giochino delle riforme a maggioranza (per scelta: 2006 o necessità: 2016 per non dire SI RENZI per il semplice moitivo che era proposta dal RENZI,ma che resta tut ora un ottima modifica della carta costituzionale e che sarebbe servita come il pane per il risanamento ITALIANO che ne ha estremo bisogno, come i non cechi avranno notato allota e adesso.) destinate ad essere smentite, appena cambiati gli equilibri e cambiate le tendenze dell’opinione pubblica (sempre più volatili).

Ciò detto voglio spendere qualche riga (vediamo chi si scandalizza) sulla proposta del centro-destra: elezione del presidente della Repubblica non meglio precisata,  anche se un progetto il centro-destra a firma proprio Meloni l’aveva proposto e mandato avanti: su questo si vedano le critiche nel merito di Stefano Ceccanti. La critica essenziale è che la proposta sembra ipotizzare un sistema ibrido che non risponde esattamente a nessun modello noto: combina l’elezione del presidente con un rapporto fiduciario governo-Parlamento rafforzato da sfiducia costruttiva (vedi Germania e Spagna).

Io non voglio qui infliggere a chi mi segue una specifica analisi tecnica destinata ad annoiare tutti.

Voglio dire però chiare tre cose:

uno) sistemi di governo in gran salute, in giro, ne vedo pochi, anche rispetto al recente passato;

due) una cosa sono i modellini che servono per spiegare le cose agli studenti un’altra le istituzioni reali, nelle quali le ibridazioni sono frequenti; se dio vuole nessuno da nessuna parte scrive una costituzione consultando i manuali per applicarne la modellistica alla lettera:  ma è così;

tre) la proposta – diciamo – Meloni/presunte destre 2022 ricalca quasi alla lettera quella che era stata varata da nessun altri che la Commissione D’Alema (si veda il testo del 4 novembre 1997): in quella sede fu Berlusconi (per dissensi sulla magistratura) a far fallire il più impegnativo progetto e l’unico bipartisan davvero che sia mai stato tentato (e che aveva riscritto, anche troppo, l’INTERA Costituzione, non un solo pezzo!). C’erano cose discutibili, ma c’erano anche cose ottime, a partire dal superamento del bicameralismo.

In materia di forma di governo c’erano per l’appunto sia l’elezione diretta del presidente con poteri lievemente (dico: lievemente) rafforzati rispetto a quelli che già ha sia un governo (nominato dal presidente “tenuto conto delle elezioni della Camera”) sorretto necessariamente da rapporto fiduciario con la Camera stessa.

Concludo: non sto esprimendomi per un sistema o l’altro; ci sono MOLTE discrete soluzioni, non una sola e sono da tempo state elaborate e indicate.

Quello che mi preme è segnalare da subito che sarebbe il caso (e mi rivolgo necessariamente prima di tutto al campo di sinistra e al Terzo Polo) di non atteggiarsi a vittime di chissà quale potenziale violenza e a non gridare alla Costituzione in pericolo perché le tre destre parlano di elezione diretta del presidente della Repubblica.

Dimenticando che è una soluzione firmata D’Alema (non proprio uno qualunque) 1997/98: alla vigilia della sua nomina a presidente del Consiglio.

Benvenuta allora la discussione sulle riforme: ma asteniamoci tutti dagli sbarramenti propagandistici a prescindere. Anche gli smemorati  non meritano voti.

Presidenzialismo (c.d.), riforme e memoria cortaultima modifica: 2022-08-16T11:20:19+02:00da bezzifer
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