Veti incrociati e correnti, Renzi accerchiato nel Pd

Il ritorno di Matteo Renzi al centro della scena politica si presenta più accidentato di quanto lo stesso segretario del Pd aveva immaginato dopo le dimissioni post referendum e il breve “esilio” di Pontassieve. Il blitz per cambiare la segreteria e riempirla di nomi nuovi e di assoluta fiducia è stato respinto dalle correnti del Pd. Non dalla minoranza di sinistra, ma da quegli alleati che hanno sostenuto il segretario anche nella battaglia referendaria perduta. Sulla delicatissima casella dell’organizzazione si è accesa una battaglia dopo l’intenzione manifestata da Renzi di affidare la rinascita territoriale del partito a un emiliano di quaranta anni che proviene dalla storia dei Ds ma nel tempo è diventato un fedelissimo del segretario. Sempre proveniente dalla sinistra, e poi renziano, anche il ministro dell’Agricoltura Martina ambiva a quel posto o alla vicesegretaria unica. Non avrà ne l’una né l’altra. Nel frattempo sta prendendo forma un asse tra i governatori campani e del Sud in funzione autonoma, o meglio con l’obiettivo di pesare in modo determinante nel partito che nel Mezzogiorno, al referendum, ha subito una sconfitta epocale. Per tutte queste ragioni la segreteria slitta e Renzi viene descritto come “un leone in gabbia”. Per uscire dall’accerchiamento delle correnti e dei veti incrociati, Renzi mette in campo un tour in autobus in giro per l’Italia a cui vuole partecipare sulla falsariga del blitz di alcuni giorni fa a Napoli con visita alle Vele di Scampia. È la strategia per riavvicinare gli elettori e i loro problemi che il Pd non riesce più a interpretare. Forse un giro in bus non basta per recuperare il tempo perduto, ma potrebbe essere l’occasione per scrostare dal Pd l’immagine di un partito dilaniato che si occupa solo di equilibri di potere. Tutto è in attesa della sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum, prevista per il 24 gennaio. Berlusconi si sente indispensabile per mettere il Paese al riparo dal pericolo grillino e spinge per il proporzionale che, secondo l’ex Cavaliere, sarebbe favorevole anche al Pd. Renzi è favorevole al Mattarellum ma da qualche giorno non ne parla. Il giro di boa e il 24. Poi sulla legge elettorale si comincerà a fare sul serio e Renzi e Berlusconi dovranno in qualche modo tornare a parlarsi. Il governo Gentiloni non sembra più un riempitivo destinato a durare al massimo fino alla primavera. A maggio comincia il semestre italiano di presidenza del G7 e difficilmente il presidente Mattarella aprirà una crisi in quel periodo. La prospettiva di un governo Gentiloni fino alla scadenza della legislatura nel 2018 non è più così azzardata.

Veti incrociati e correnti, Renzi accerchiato nel Pdultima modifica: 2017-01-20T09:06:09+01:00da bezzifer
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