Difficile dare torto a ragionamenti sui costi, visto che la procedura che Lombardia e Veneto vogliono attivare non necessita di referendum e la Lega ha da sempre cercato maggiori autonomie regionali. Quei 50 milioni spesi, non potrebbero essere meglio spesi in altri servizi?

Quanto costano i referendum in Lombardia e Veneto.Si parla di diversi milioni di euro: la Lombardia spenderà più di tre volte i soldi del Veneto, a causa dell’acquisto di 24mila tablet.

Oggi in Lombardia e Veneto si terrà un referendum consultivo sul’autonomia delle due regioni. Il referendum è stato promosso dalla maggioranza di centrodestra che governa sia in Veneto che in Lombardia, e in particolare dalla Lega Nord, di cui fanno parte i presidenti delle due regioni. La Lega ha difeso il referendum spiegando che in caso di vittoria dei Sì avrà sufficiente credibilità politica per chiedere allo stato una più ampia autonomia delle due regioni. I critici del referendum hanno fatto notare che una simile richiesta poteva essere avanzata senza alcun voto – come previsto dal’articolo 116 della Costituzione e come infatti ha scelto di fare la regione Emilia-Romagna – e hanno accusato la Lega di spendere fondi pubblici per un’iniziativa politica. Ma quanto costano esattamente i due referendum?

La Lombardia spenderà molto più del Veneto, quasi 50 milioni di euro contro 14. I costi sono superiori a causa dell’acquisto di 24mila tablet che verranno usati per le procedure di voto e che dopo il referendum verranno donati alle scuole. Solo per l’acquisto dei tablet e dei software relativi, la Lombardia ha speso 23 milioni. Altri 24 serviranno per pagare gli scrutatori e garantire il resto delle operazioni, mentre altri 1,6 milioni di euro sono stati spesi per la campagna elettorale. Per avere un termine di paragone: 50 milioni di euro è più o meno quello che spenderà la Regione fra 2017 e 2019 per finanziare le tariffe agevolate del trasporto pubblico. Il presidente lombardo Roberto Maroni ha definito le polemiche sui costi del referendum «infondate», e ha aggiunto che considera l’acquisto dei tablet «un investimento»: «non sono schede che il giorno dopo vengono bruciate e buttate al macero. Sono strumenti che rimarranno in dotazione alle scuole». In Veneto invece si voterà come al solito, con carta e penna.

1)Tutti parlano dei soldi spesi dalla regione per i Tablet. Nessuno che dica quali procedure sono state eseguite e quale società si è aggiudicata l’appalto. Perché parliamoci chiaramente i Tablet sono costati uno sproposito e sembrerebbe proprio che su tratti di un favore fatto dal presidente della regione a qualcuno.Bella la scusa di regalare i tablet alle scuole lombarde…
Ma invece avanzare la richiesta di autonomia senza buffonate, come ha fatto l’Emilia Romagna e donare i 50 milioni di euro necessari a questa buffonata, no, eh? E del quesito sulla scheda del Veneto, ne vogliamo parlare? QUALI autonomie? Di che parla Zaia? Su CHE si dovrebbero esprimere i Veneti?
Potevano più realisticamente scrivere: “Volete voi avere l’impressione di stare meglio?”

2)Il fallimento di questo referendum è insito nel fatto che sia inutile e sia per altro una manifesta dichiarazione d’incapacità di chi l’ha indetto: siccome non sono capaci di far valere il peso politico di essere gli amministratori delle due regioni più popolose e ricche d’Italia, allora si inventano questa farsa per altro sfruttandola per una battaglia interna del proprio partito.
E in Lombardia, oltre alla spesa abnorme, il voto non sarà nemmeno sicuro perché l’azienda che lo gestirà per mesi ha commesso gravissime leggerezze nella protezione dei dati sensibili (incluso parti di codice del software che gestirà la registrazione dei voti) che sono stai per mesi alla mercé di hacker.

3)Anche senza guardare ai costi, un referendum consultivo senza quorum, da qualunque parti arrivi, ha la stessa valenza di me che apro la porta di un bar, urlo la domanda, ricevo 6 risposte, chiudo la porta e continuo per la mia strada. Nello specifico c’è anche che il quesito “vuoi più autonomia?” non significa niente, è chiaro che potenzialmente alla domanda si può rispondere sì da Casa Pound ai Centri Sociali. Dipende da cosa c’è dentro. Le operazioni serie sono altre

4)Anche se non consideriamo i costi, quale è l’utilità di un referendum il cui obiettivo fa già parte ormai da più di un decennio del programma politico della Lega (della cui credibilità come partito c’è molto da dubitare, visto che da più di un decennio sono in Parlamento e hanno ottenuto poco o nulla)? E il raggiungimento di tale obiettivo non è vincolato neppure dall’esito del referendum, visto che l’Emilia Romagna ha dimostrato che un referendum non è necessario. Perché mi vengono a consultare se possono chiedere ciò che possono già legalmente ottenere e che era pure nel loro programma?

NOI CE L’ABBIAMO ‘DURO’…dicevano i leghisti negli anni’90…eppure questo partito nordista di estrema dx ha dimostrato di essere tutto il contrario: sempre dalla parte di roma ladrona, pro sistema, e pro vitalizi…
Adesso dopo 30 anni di lauti stipendi se ne arrivano con sti ‘timidi’ referendum x raccattare qualche ipotetica autonomia, secondo i dettami ‘religiosi’ della costituzione più bella del mondo.
Per vedere qualcuno che ‘ce l’ha duro’ queste povere donzelle emancipate di oggigiorno devono andare fino in Catalunya…

 

 

Difficile dare torto a ragionamenti sui costi, visto che la procedura che Lombardia e Veneto vogliono attivare non necessita di referendum e la Lega ha da sempre cercato maggiori autonomie regionali. Quei 50 milioni spesi, non potrebbero essere meglio spesi in altri servizi?ultima modifica: 2017-10-22T11:25:18+02:00da bezzifer
Reposta per primo quest’articolo
Share