A me sembra che molti abbiano in testa i dipendenti statali e i cassaintegrati Fiat, ma ignorino quanti siano gli under 40 (e non solo) che lavorano da anni tra precarietà e tutele di fatto inesistenti.Non siamo più abituati a sentire parlare di difesa e protezione del lavoro. Questa è la cosa che mi colpisce di più.

Calenda ha detto qualcosa di sinistra. Difendere il posto di lavoro invece che il lavoro è quello che l’Italia ha sempre fatto. Sicuri che non abbia detto e o sia l’inverso?.

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Ieri, intervenendo a Roma alla presentazione di un libro, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda è stato molto critico con l’ultimo governo e con la sinistra, italiana ed europea in generale: per esempio ha detto che la sinistra moderna, quella nata e cresciuta negli ultimi 20 anni è “morta” e che ce ne vuole una nuova.

Secondo Calenda, oggi è arrivato il momento di una sinistra di un nuovo tipo:

«Che difenda il posto di lavoro e non il lavoro in sé, che offre protezione. Il Jobs act è sbagliato non per l’abolizione dell’articolo 18, ma perché contiene un indebolimento sostanziale degli ammortizzatori sociali»

Calenda ha poi precisato che non intende abolire il Jobs Act, ma che bisogna rafforzare la parte che riguarda le protezioni sociali. In un tweet oggi pomeriggio, Calenda ha scritto: «Ho solo detto, e non per la prima volta, che va rafforzato e rinnovato il capitolo ammortizzatori sociali per gestire le transizioni industriali che ci accompagneranno per molti anni»

Ammetto che di primo achito anche io ho storto il naso, ma molto, però può darsi che per “posto di lavoro” intendesse l’offerta lavorativa, quindi aiutare le aziende a non chiudere. Comunque una scelta di parole infelice e ambigua.

Non credo che Calenda apra la bocca per dargli fiato. A meno di refusi del giornalista era quello che effettivamente voleva dire. Se volete sapere cosa intendesse in concreto e con degli esempi probabilmente basta chiederglielo.

O una frase riportata male. Su “La Stampa” è riportata questa frase: “Se parli con le tesi di e cioè che bisogna difendere il lavoro e non il posto di lavoro, un operaio del
tornio prende il fucile e spara. È quello che è successo nelle urne il 4 marzo”.

Affermazione infinitamente più sensata che “difendere il posto di lavoro e non il lavoro in sé”.Basterebbe aggiungere che si difende il reddito oltre al lavoro in generale.
Le aziende decotte tenute in vita con la cassa integrazione spero non siano un esempio di buona pratica secondo Calenda.

Una grossa critica al sistema di ammortizzatori sociali in Italia è sempre stato che protegge il singolo posto di lavoro e non tanto i lavoratori in generale.
Può darsi che Calenda faccia riferimento a questo aspetto e che ritenga quindi il Jobs Act una riforma incompleta (visione in realtà che credo sia abbastanza diffusa all’interno del PD) all’interno di una transizione verso un sistema che supporti i lavoratori.

Comunque, ci sono molti modi di difendere un posto di lavoro, senza cadere nel “bieco vetero-sindacalismo”… Tipo, quando dai gli incentivi li vincoli alla permanenza della produzione in IT per un tot di anni .Tipo, fai lavorare le università a costo zero per pompare innovazione e miglioramenti di prodotto/processo alle aziende in difficoltà, vincolandole a trasformare gli utili futuri in capitale sociale e non in dividendi
Tipo, fornisci un vero supporto all’export anche per i meno grandi, non quella macchietta di attività scollegate e spesso insensate che abbiamo adesso….Se si e ci ragionasse sopra qualcuno che ci capisce magari tira fuori qualche idea davvero buona. Le mie servono solo per dimostrare che si può anche fare qualcosa in più che dire male del PD .

Gente: a me pare evidente cosa sostiene Calenda e sono rimasto basito nel leggere tutti questi commenti negativi che ne stravolgono il pensiero. Semplicemente intende dire che al lavoratore, il cui posto di lavoro viene spazzato via, non puoi offrire semplicemente una retorica vuota e, appunto, esclusivamente motivazionale sulle opportunità offerte dalla globalizzazione ma devi garantirgli la concreta possibilità di riqualificarsi, studiare, imparare nuove competenze, prepararsi in modo tale da poter accedere ad un nuovo posto di lavoro e nel frattempo, ecco appunto il riferimento alle protezioni sociali mancanti nel job act, avere un sostegno che ti permetta di sfamare la famiglia. Protezioni sociali che, mi pare, siano parte integrante di una democrazia moderna che, aldilà della giustizia sociale, comunque cerchi di non implodere come sistema. Boh, a me pare l’abc. Difendere appunto il “lavoro” e non quel determinato “posto di lavoro”. Discorsi peraltro fatti mille volte che, per una volta, bisognerebbe realizzare in modo non solo di facciata, come sempre è accaduto in Italia, coniugandoli con un termine sconosciuto: efficienza.

Mi risulta che al nord ci sono grosse difficoltà per trovare un tornitore, o in generale un operatore delle macchine utensili.
Questi sono lavori, anche decorosamente pagati (sicuramente meglio di un funzionario al massimo livello economico di un Comune) che hanno (a volte) controindicazioni pratiche come il lavoro a turni, la fatica fisica, la polvere…
Mi risulta anche che negli istituti tecnici i futuri disoccupati non si impegnano granché per imparare questo tipo di mestieri per i quali c’è domanda.
Quindi il discorso si allarga:
– i lavori c.d. “obsoleti” sono lavori o no?
– è ragionevole che tutti aspettino il lavorino pulito e di poco impegno, e che questa attesa sia tutelata?
– bisogna mettere le aziende in condizione di creare ricchezza (in primis per chi ci ha investito, e quindi per chi partecipa alla produzione della stessa) oppure continuiamo a sperare nei posti di lavoro creati dallo stato?
Se cerchi di scoprire cosa pensa Calenda (o anche altri politici, lui è un esempio) trovi sicuramente posizioni molto articolate e concetti che si sorreggono l’uno all’altro, con gli stessi meccanismi di interazione dell’economia reale.
Prendere una singola frase, estrapolarla dal contesto, e arrivare alla conclusione che siamo di fronte a un politico chiacchierone potrebbe essere azzardato, anche in via ipotetica.

 

A me sembra che molti abbiano in testa i dipendenti statali e i cassaintegrati Fiat, ma ignorino quanti siano gli under 40 (e non solo) che lavorano da anni tra precarietà e tutele di fatto inesistenti.Non siamo più abituati a sentire parlare di difesa e protezione del lavoro. Questa è la cosa che mi colpisce di più.ultima modifica: 2018-03-16T11:16:07+01:00da bezzifer
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