Continua a complicarsi l’affaire Cambridge Analytica e alla vigilia dell’audizione di Mark Zuckerberg davanti a due Commissioni del Congresso americano, alle quali in sostanza dirà che “è stato un mio errore, chiedo scusa”, anche l’Italia alza il tiro e chiede a Facebook di vederci chiaro.

Già nei giorni scorsi, non appena si era saputo che nella sottrazione illecita – attraverso una app di Facebook – di informazioni personali da parte dell’azienda britannica erano coinvolti anche 214mila profili italiani, l’Autorità Garante per la privacy aveva immediatamente aperto un’indagine.

Il sospetto di ingerenze alle elezioni del 4 marzo

Ma adesso la faccenda si complica, tanto che il Garante Antonello Soro ha parlato sul Corriere della Sera del rischio che gli utenti italiani coinvolti “siano molti di più” .
E la cosa si fa scottante perché i dati dei profili italiani sono stati utilizzati non solo e non tanto per finalità puramente economiche, ma con lo scopo, è questo il sospetto che il Garante intende approfondire, di manipolare il loro comportamento elettorale alle ultime elezioni politiche sulla base delle informazioni su idee e orientamenti.

Una possibilità che l’Autorità ha trovato allarmante, per questo ha deciso di allargare l’indagine chiedendo a Facebook di fornire tutti i dati sulle eventuali altre società di marketing politico con le quali  Zuckerberg ha stretto accordi.

Ma andiamo con ordine: quello che l’indagine italiana ha scoperto fin qui è che nel corso della scorsa campagna elettorale alcuni dei profili italiani coinvolti nello scandalo Cambridge Analytica hanno avuto interazioni su Facebook con alcuni profili fake sui temi più controversi della campagna elettorale, in particolare razzismo e immigrazione. Altra scoperta avvenuta grazie ai controlli della Polizia postale, nell’intestazione di tutti i falsi profili coinvolti compariva la parola “Salvini”.

Certo è ancora presto per trarre qualunque conclusione, tanto che sono in campo entrambe le ipotesi: sia quella di un possibile legame con la Lega, sia al contrario di un’operazione fatta ai danni del partito di Salvini, ma proprio per questo l’Italia ha deciso di fare chiarezza.

I prossimi passi del Garante

I prossimi passi, ha fatto sapere Soro, saranno la richiesta a Facebook di consegnare tutti i dati che consentano di capire se altre aziende hanno agito allo stesso modo, e l’invocazione dell’applicazione della sanzioni previste dal nuovo Regolamento europeo sulla privacy, che entrerà in vigore a partire dal 25 maggio prossimo.

Gli sviluppi della vicenda saranno più chiari dopo l’incontro la prossima settimana tra Soro e il Deputy Chief Global Privacy Officer di Facebook Stephen Deadman, durante il quale si parlerà anche dell’altro argomento scottante messo sotto i riflettori dai garanti della Privacy anche a livello europeo, e cioè che uso abbiano fatto a Menlo Park delle rubriche di utenti di Whatsapp – altra società posseduta da Zuckerberg – non registrati a Facebook.

Il fondatore del social network più usato al mondo annuncia (in un post) l’istituzione di una Commissione indipendente per fare luce sugli effetti dei social network su elezioni e democrazia. Vedremo se si tratterà di una reale volontà di cambiamento o dell’ennesima operazione di marketing, manco a dirlo diffusa via social.