Mi vengono in mente quelli che dicono “è giusto che la politica sia accessibile a tutti, anche a chi non ha competenze specifiche in materia”. Guardate cosa producono gli incapaci nei posti di comando: errori, pagliacciate, svarioni, scelte errate che poi costano moltissimo.

Cosa dice la lettera con cui la Commissione Europea critica la manovra del governo. E “critica” è un eufemismo: si parla di «una violazione grave e manifesta», con deviazioni dagli obiettivi di bilancio che «non hanno precedenti nella storia»

Gentile Ministro,

La ringraziamo per l’invio alla Commissione del Documento Programmatico di Bilancio (DPB) dell’Italia per l’anno 2019.

Ai sensi dell’Articolo 7 del Regolamento (UE) n. 473/2013, e facendo seguito alla nostra lettera del 5 ottobre 2018, le scriviamo per consultarla sulle ragioni per cui i piani dell’Italia configurano “una violazione grave e manifesta delle raccomandazioni adottate dal Consiglio ai sensi del Patto di Stabilità e Crescita” per il 2019, il che rappresenta motivo di seria preoccupazione per la Commissione europea.

La raccomandazione rivolta all’Italia sull’aggiustamento richiesto ai sensi del Patto di Stabilità e Crescita, è stata, come per tutti gli altri Stati Membri, approvata all’unanimità dal Consiglio europeo del 28 giugno 2018 e adottata dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, compresa l’Italia, il 13 luglio 2018.

Il DPB prevede un tasso nominale di crescita della spesa pubblica primaria netta del 2,7%, al di sopra dell’incremento massimo raccomandato (0,1%). Il deterioramento strutturale (ricalcolato) nel 2019 ammonta allo 0,8% del PIL, il che corrisponde a una deviazione significativa rispetto allo sforzo strutturale dello 0,6% del PIL raccomandato dal Consiglio il 13 luglio 2018 per l’anno 2019.

Sia il fatto che il DPB preveda un’espansione fiscale prossima all’1% del PIL, ove il Consiglio ha invece raccomandato al Paese un miglioramento del suo saldo strutturale, sia l’entità della deviazione (una differenza di circa l’1,5% del PIL) non hanno precedenti nella storia del Patto di Stabilità e Crescita.

Inoltre, in un contesto in cui il debito pubblico italiano è pari a circa il 130% del PIL, la nostra valutazione preliminare indica che i piani dell’Italia non garantirebbero il rispetto della regola di riduzione del debito concordata tra tutti gli Stati Membri, la quale richiede una costante riduzione del debito pubblico verso la soglia del 60% del PIL stabilita dai Trattati.

Nonostante in passato l’Italia sia stata considerata in violazione della regola di riduzione del debito, ci preme ricordarle che, quando la Commissione ha valutato la situazione del disavanzo e del debito italiani nel preparare i suoi rapporti ai sensi dell’Articolo 126(3) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (compreso l’ultimo rapporto del maggio 2018), il rispetto di massima del braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita è stato sempre un “fattore rilevante” di primaria importanza. Quindi, le conclusioni dell’ultimo rapporto 126(3) potrebbero necessitare una revisione, qualora tale conformità alle regole del braccio preventivo non dovesse più essere confermata in ragione della deviazione significativa pianificata dall’Italia. In relazione a ciò, notiamo anche che, secondo il DPB italiano, il raggiungimento dell’obiettivo di bilancio a medio termine non è previsto per il 2021.

Infine, osserviamo che le previsioni macroeconomiche sottostanti il progetto di bilancio dell’Italia non sono state validate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), l’organismo indipendente di monitoraggio fiscale in Italia. Ciò sembra in contrasto con l’esplicito dispositivo del Regolamento 473/2013 (articolo 4(4)), ai sensi del quale le previsioni macroeconomiche devono essere elaborate o validate da un organismo indipendente. Vorremmo quindi chiederle di chiarire le ragioni per le quali l’opinione dell’UPB non è stata presa in considerazione.

Questi tre elementi sembrerebbero configurare “un’inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria definiti nel Patto di Stabilità e Crescita”, di cui all’Articolo 7(2) del Regolamento (UE) n. 473/2013.

La Commissione europea mira a proseguire un dialogo costruttivo con l’Italia per arrivare ad una valutazione definitiva.

La preghiamo di fornire le sue osservazioni entro Lunedì 22 Ottobre 2018, a mezzogiorno, al fine di consentire alla Commissione di tenerne conto prima di emettere il suo parere formale sul DPB. I nostri servizi rimangono a disposizione per assistere i suoi in questo processo.

Cordiali saluti, Valdis Dombrovskis.

Tutto chiaro. Manca solo un elemento: che adesso al governo ci sono i super populisti.Risponderemo: “Me ne frego”, “Viva il brachetto”,”Prima gli italiani”. non fossi già al limite della sopravvivenza mi preoccuperei davvero.

Il frescone “standard” che ha votato movimento cinque stelle o lega alle ultime elezioni, dopo aver letto questo articolo ha capito: “La Unione Europea ci vuol far sentire tutta la sua forza e ci vuole schiacciare la faccia nella polvere per umiliarci pubblicamente e costringerci alla resa.”

La realtà è la seguente: “La Unione Europea sta tentando, per l’ultima volta, a spiegarci che chi tiene i cordoni della borsa sta per decidere di non prestarci più una lira (perché non si fida di questi cialtroni). Questo significa BANCAROTTA: Venezuela, Maduro, Grecia, quelle cose lì…” I GIALLOVERDI DICONO:l’Italia non è l’Argentina ma lo può diventare.PENSATE CHE: Gli “intellettuali” leghisti Borghi e Bagnai prendono proprio la loro ispirazione da un economista argentino quindi il paragone mi sembra calzante. COMUNQUE:”Questa lettera di per sé vuol dire semplicemente che sono stati presi degli accordi che non vengono rispettati, né più, né meno.” Che sarà un’ottima motivazione per non tirar fuori soldi per salvarci. Anche in Germania, Francia, Spagna… ci sono elettori e questi elettori non vogliono che le loro tasse vengano spese per salvare un paese che decide di mandare a quel paese ogni accordo. Lega e M5S raccontano di come ci stanno liberando dal giogo dell’EU mentre in molti in europa stanno pensando che non sarebbe poi così male abbandonare la zavorra italiana e questo governo gli sta facendo un grandissimo favore.

Siamo alle solite: Di Maio dovrebbe sentire il peso della responsabilità verso il paese, se è vero quel che dice da sempre, e cioè che “cambierà la politica e lo stato stesso”.Sembra invece che senta molto di più il legame tribale, e da questo derivano le corbellerie delle false accuse, il vizio (ahimè vecchio ormai) delle fake-news, della disorganizzazione e dei colpi di scena da operetta che, secondo lui, dovrebbero prendere il posto di un programma politico. La sua impreparazione risulta essere il vero punto debole delle istituzioni.
Così è troppo facile per i tedeschi.

PERCIO:Il punto non è il deficit al 2.4%, perché da un governo di questo tipo una certa indisciplina sui conti era prevedibile, e a Bruxelles non sono stupidi né ingenui. Il punto non è neanche la non accettazione delle indicazioni dell’UE su come spendere i soldi (investimenti e non spesa corrente), perché su questo quasi nessun governo precedente può dirsi immacolato.
No, i punti sono altri, e sono tre:
1) Il 2,4 potrà essere centrato solo se si realizzeranno le previsioni di crescita del governo, previsioni oggettivamente stellari dato il contesto economico. Se non arriva la super-crescita prevista, si va oltre il 3%.
2) Generalmente nel DEF si parte prudenti, e poi nel negoziato con l’UE si cercano di strappare decimali in più. Con i paesi meno rigoristi è sempre andata così. A volte, poi, decimali in più vengono dal fatto che qualche previsione non si realizza o dalla discussione parlamentare della legge di bilancio. Quindi, a Bruxelles sono convinti che il numerino 2,4 nasconda l’intenzione di sforare ancora di più.
3) Al di là del numerino in sé, a Bruxelles c’è la percezione che dietro il numerino 2,4 non ci sia alcun piano organico per l’economia del paese, ma solo una serie infinita di mance elettorali, e quindi di sprechi di denaro pubblico.
E attenzione, perché se a Bruxelles piove, sui mercati arriva l’uragano e a Roma arriva l’alluvione. Ne vedremo delle belle.

 

 

 

Mi vengono in mente quelli che dicono “è giusto che la politica sia accessibile a tutti, anche a chi non ha competenze specifiche in materia”. Guardate cosa producono gli incapaci nei posti di comando: errori, pagliacciate, svarioni, scelte errate che poi costano moltissimo.ultima modifica: 2018-10-19T12:19:09+02:00da bezzifer
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