Italia 4 novembre, Sergio Mattarella: “L’amore per la patria non è estremismo nazionalista”

Alle celebrazioni per l’armistizio con l’Austria nella prima Guerra Mondiale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda il valore della coesione tra gli Stati e della compatibilità con “l’amore per la patria”. E aggiunge: “Nessuno Stato, da solo, può affrontare la nuova dimensione sempre più globale. Ne uscirebbe emarginato e perdente”.

Nel giorno della celebrazione del centesimo anniversario della firma dell’armistizio con l’Austria – Ungheria, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato all’altare della patria, luogo simbolo del 4 novembre, giornata dell’Unità nazionale e delle forze armate. In mattinata, in una lettera indirizzata al Corriere della Sera, Mattarella aveva ricordato il valore della giornata, “giorno della piena conquista dell’Unita’ d’Italia, con Trento e Trieste, al prezzo di centinaia di migliaia di morti e di sofferenze immani”. Nella lettura del Capo dello Stato, soprattutto in questo momento storico è necessario affermare con forza che “l’amor di patria non coincide con l’estremismo nazionalista, ma è inscindibile con i principi della nostra Costituzione, che ne sono il prodotto e il compimento”. E che la causa di questa sovrapposizione fu la lettura che il fascismo fece dei processi storici che portarono all’unità d’Italia e al primo conflitto mondiale, esasperando il nazionalismo che “fu alla base di una supremazia dello Stato sul cittadino, di una chiusura autarchica”.

Anche per questo motivo, che è la base della solidità delle nostre istituzioni, Mattarella spiega di “non temere la ricomparsa degli stessi spettri del passato, pur guardando con preoccupazione a pulsioni di egoismi e supremazie di interessi”. Ma è necessario che si affermi l’idea che “nessuno Stato, da solo, può affrontare la nuova dimensione sempre più globale. Ne uscirebbe emarginato e perdente”. Il riferimento è alla forza del progetto europeo, che il Capo dello Stato ritiene sia avvertito soprattutto dalle giovani generazioni: “Sono cresciuti giovani che si sentono italiani ed europei, l’Europa si è consolidata nella coscienza degli europei, molto più di quanto non dicano le polemiche legate alle necessarie, faticose decisioni comuni nell’ambito degli organismi dell’Unione Europea”.

PIENAMENTE D’ACCORDO CON L’ANALISI DEL NOSTRO PRESIDENTE.
Solo casapound, con le sue azioni sconsiderate e provocatorie, poteva trasformare questa giornata di commemorazione in una occasione di scontro politico e sociale.
Purtroppo, a questo mondo ci sarà sempre almeno un imbecille che non sa distinguere tra sano *patriottismo* e folle *fascismo*.Ma si sa! Fra mafiosi, camorristi, evasori fiscali, falsi invalidi, furbetti del quartierino vari e chi più ne ha più ne metta, sembra che l’unica cosa che unisce gli italiani sia la voglia di fregarsi l’un l’altro. Il paese è in ginocchio, dal Veneto alla Sicilia passando per la Sardegna e il Lazio, si contano i morti a causa delle piogge. Oh, avessi sentito una parola da parte di qualche rappresentante del Governo. Governo assente ingiustificato.

COSA SERVE! Unità e pace: la festa europea del 4 novembre. Unità e pace: la festa europea del 4 novembre.Il 4 novembre 2018, a cento anni dalla conclusione della Prima guerra mondiale, è una straordinaria occasione per fare un rapido ceck up della condizione della memoria pubblica degli Italiani.La vittoria “mutilata” Quella data – oggi Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, a suo tempo Festa della Vittoria – è stata fortemente valorizzata, già dal 1919, benché o proprio perché per il nostro Vate nazionale Gabriele D’Annunzio la suddetta vittoria fosse arrivata a noi pesantemente “mutilata”.Il tentativo mussoliniano di restituircela nella sua integralità fu definitivamente spezzato dall’esito tragico della Seconda guerra mondiale. Da allora è progressivamente sprofondata nella memoria pubblica nazionale, man mano venivano a mancare per inesorabile legge biologica i 4 milioni di Italiani passati nelle trincee. E’ rimasta salda solo nella memoria diffusa e dispersa delle ottomila e più comunità locali d’Italia, dove le piazze centrali sono ancora presidiate dai Monumenti ai Caduti costruiti per lo più con stili e retoriche eroico-imperiali nel primo dopo-guerra o dove ancora svettano gli alberi dei Parchi delle Rimembranze. Se la memoria nazionale poteva indulgere alla retorica della Patria, da utilizzare per fini politici contingenti, più dolente e autentico restava e permane il ricordo dei Caduti, i nomi scolpiti su lunghe lapidi, cui quasi ogni famiglia italiana ha dolorosamente contribuito.L’erosione della memoria nazionale.Tuttavia il decadimento e l’erosione della memoria pubblica nazionale del 4 novembre lungo i decenni del secondo dopoguerra non sono stati affatto un evento fatale né si devono alla sovrapposizione di date nazionali più recenti e più divisive, quali il 25 aprile o il 2 giugno, come Giorgia Meloni ha recentemente sostenuto. Semmai, la reazione al divisivismo avrebbe dovuto favorire proprio il recupero di quella data unificante. Invece ha cessato di essere festività autonoma, essendo stata associata alla prima domenica di novembre con la Legge n. 54 del 5 marzo 1977. Quest’anno fortunatamente il 4 novembre cade di domenica. Fu Azeglio Ciampi in un memorabile discorso del 4 novembre del 2005 a tentare di rilanciarla quale “giorno della memoria comune degli Italiani”, con motivazioni etico-politiche attualizzanti: “L’unità d’Italia, l’indipendenza e la libertà sono conquiste straordinarie… che vanno difese come capacità di cooperare per il bene comune, come desiderio di provare, anche individualmente, la gioia di fare qualcosa per il bene dell’Italia, per il suo prestigio nel mondo, per il benessere della nostra comunità”.Il ritorno del sogno autarchico da destra a sinistra.Oggi la succitata Meloni approfitta della data per una campagna denominata “Non passa lo straniero”. Niente paura! Non si tratta più dei Longobardi del 568 né dei Francesi di Carlo VIII del 1494 né dei Tedeschi dell’operazione “Achse” (Asse) del maggio 1943, che pure al fascismo non sembravano stranieri. I nuovi invasori usano mezzi subdoli e pacifici: essi sono Juncker, la Merkel, Soros, rappresentante della plutocrazia ebraica, le agenzie di rating, la grande finanza mondiale, persino Roberto Saviano, gli immigrati… insomma, scrivevano già le BR, è lo Stato imperialistico delle multinazionali (copyright Brigate rosse, anni ’70)…Una boutade tragicomica di un gruppo di nostalgici del fascismo, con il loro 4,35% o di sinistra rosso-bruna alla Diego Fusaro? Il fatto è che questo rilancio della patria autarchica una volta solo di destra, oggi anche di sinistra radicale, va nella stessa direzione autoisolazionista e di lotta di tutti gli Stati contro tutti gli Stati del duo Salvini – Di Maio. E costoro sono a tutt’oggi sostenuti dalla maggioranza degli elettori.

100 anni dalla Grande Guerra: Macron rilancia la memoria degli Europei.Ciò significa che la memoria della Prima guerra mondiale si è persa: dimenticate le cause, dimenticati gli effetti. A 100 anni dalla fine della Grande Guerra, l’idea di Patria è di nuovo in questione, oscillando ora il pendolo della memoria pubblica italiana verso l’estremità, prima delle piccole patrie locali, ora del nazionalismo autarchico, foriero di isolamento, conflitti economici, guerre. E’ questa erosione e decadimento della memoria che ha spinto Macron a invitare più di cento leader del mondo per l’11 novembre prossimo a celebrare i 100 anni dalla fine della guerra non come una vittoria della Francia, ma come una sconfitta di tutta l’Europa, “un’inutile strage”, aveva scritto Benedetto XV, cui parteciparono oltre 60 milioni di uomini in armi, di cui 12 milioni caduti. Egli ha lucidamente presente le poste in gioco della memoria e della storia, quando afferma: “…si stanno ripresentando tutte le fasi che hanno condotto l’Europa alla crisi del 1929”. La speranza dell’Europa federale.Sì, ad un secolo di distanza, pare che la coscienza pubblica degli Europei e, in particolare, quella degli Italiani si stiano disperatamente riavvolgendo all’indietro. Né la memoria retorica alimentata per ragioni politiche contingenti né quella privata e dolente delle famiglie stanno più all’altezza della catena degli eventi. Così, mentre la storia, nel tempo della globalizzazione, torna a bussare prepotentemente alle nostre porte private, le persone ripiegano, alla ricerca di un illusorio riparo autarchico. Macron va controcorrente, nella speranza attiva che la storia non sia destinata fatalmente a ripetersi una tragica terza volta, dopo la Seconda guerra mondiale.La politica assuma le proprie responsabilità: un invito rivolto ai politici europei ad uscire dalla pigrizia intellettuale, dal torpore rassegnato, dai modesti calcoli elettorali del presente. La speranza si chiama Stati Uniti d’Europa, l’Europa federale, oltre l’Europa intergovernativa degli Stati nazionali, le cui leadership paiono oggi incapaci di traguardare il proprio passato secolare e di sollevarsi verso il futuro.La pace: il miracolo di Schumann.E controcorrente va anche la conclusione della causa di beatificazione di Robert Schumann, uno dei padri dell’Europa unita, avviata nel 1990 dal vescovo di Metz Mons. Pierre Raffin. Tra “i miracoli” il suo più grande è stato quello di aver proposto nel suo discorso delle ore 16.00 del 9 maggio 1950 la CECA, Comunità del carbone e dell’acciaio, partner principali essendone Francesi e Tedeschi, che fino ad un lustro prima si erano massacrati a vicenda. Schumann passava all’attuazione concreta della presa di posizione del 5 agosto 1943 di Jean Monnet, ispiratore di Schuman: “Non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale… gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovranno riunirsi in federazione”.

Come è evidente, il 4 novembre è una scadenza europea.

 

 

Italia 4 novembre, Sergio Mattarella: “L’amore per la patria non è estremismo nazionalista”ultima modifica: 2018-11-04T12:35:51+01:00da bezzifer
Reposta per primo quest’articolo
Share