Martina chi? I renziani si giocano Giachetti e Ascani Niente accordo su Martina, una parte del Giglio magico scommette sul pannelliano

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E alla fine arrivò il caos. Renzi definitivamente fuori, Roberto Giachetti clamorosamente in corsa. Le novità si sono susseguite di ora in ora: prima una difficile riunione tra i renziani, terminata 20 a 5, che sanciva a maggioranza la decisione di «sondare una possibile intesa» l’ex traghettatore Maurizio Martina. Troppo poco tempo – dopo l’addio poco rimpianto di Marco Minniti – per trovare una nuova candidatura di espressione puramente renziana, hanno ragionato i presenti. «Per impedire abiure e rafforzare la componente essenziale del riformismo «, ha spiegato nella riunione d’emergenza il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci. Dunque, il male minore restava l’ex segretario. Anche perché, è il ragionamento, una candidatura alternativa rischia di essere debole e di non arrivare al voto degli elettori delle primarie, favorendo così Nicola Zingaretti, il candidato dato in testa e più lontano dalla sinistra liberal renziana.

Poi, il colpo di scena via diretta Facebook. Finita la riunione, il tempo di organizzare la diretta, il parlamentare Roberto Giachetti ha lanciato la sua candidatura. «Abbiamo fatto una discussione franca e partecipata, nella quale la maggioranza ha deciso che il nostro progetto politico è più utile se declinato facendo un accordo politico con Maurizio Martina», ha spiegato Giachetti, «io ritengo sia giusto che chi di noi non si sente di prendere quella strada abbia un’altra opzione». Lui, appunto, in tandem con Anna Ascani. «Facciamo riferimento al progetto politico di Renzi e il futuro ci unisce con chi seguirà un percorso diverso», è la precisazione, ma «Il congresso non può essere solo appannaggio di Martina e Zingaretti, perchè c’è una realtà che non può mancare in questo congresso, serve una casa per chi non si riconosce in questi due candidati». L’impresa ora è in salita: servono 1500 firme entro oggi alle 18, ottenibili senza eccessivi sforzi se almeno parte della macchina renziana si mette in movimento ( e Renzi si sarebbe detto non contrario all’iniziativa, anzi). Resta da vedere se lo slancio di Giachetti possa convincere gli altri, più orientati a puntare su Martina, che dalla sua conta già il “renziano atipico” Graziano Delrio, l’ex giovane turco e segretario del Pd Matteo Orfini e che ha già imbarcato il sostegno di Matteo Richetti, altro ex di fede renziana. Del resto, ha provato a spiegare il fido Lorenzo Guerrini, delegato a cercare contatti oltre la barricata, «arrivati a questo punto è molto difficile sostenere una candidatura d’area». Eppure, in politica due più due non fa sempre quattro e i contratti si firmano in due. I renziani sono evidentemente in affanno e la compagine dell’ex ministro dell’Agricoltura è combattuta: da un lato, l’inattesa convergenza potrebbe portarli avanti nei risultati elettorali nei circoli ( «Se i renziani vengono con noi allora le cose cambiano. Vinceremmo nei circoli e a quel punto per Zigaretti diventerebbe più complicato vincere», spiega un parlamentare vicino a Martina); dall’altro, il do ut des potrebbe rivelarsi periglioso. Nella girandola di nomi e supposizioni, spunta infatti quello della “regina” Maria Elena Boschi: a lei potrebbe andare la presidenza del partito, a sigillo dell’accordo. La diretta interessata, però, ha smentito con stizza: «Leggo ipotesi strampalate, non sono minimamente interessata a svolgere il ruolo di presidente del Pd, prego di essere tenuta fuori dal chiacchiericcio che non mi riguarda e non mi appassion». Più o meno la linea di tutti i fedelissimi del giglio magico, che seguono fedelmente il “non expedit” di Matteo Renzi. Eppure, a molti il nome di Meb suona come l’ennesima mela avvelenata. E il primo a subodorarlo è proprio Maurizio Martina, fino ad ora attentissimo a ritagliarsi un profilo autonomo e il più possibile aperturista, ferma restando la sua posizione antialleanza coi 5 Stelle: «Basta parlare di nomi, è la solita tattica di chi vuole solo polemiche. Non discuto organigrammi e congressi a tavolino. A me interessa portare il Pd dove non é andato negli ultimi anni; nei luoghi del lavoro e del disagio «. Renziani o non renziani, Martina va per la sua strada e sceglie subito di marcare la distanza dall’aggressività dell’ex segretario, che nei giorni scorsi aveva rimpianto di non “aver usato il lanciafiamme” per depurare il partito. «Altro che lanciafiamme, serve ago e filo per ricucire il Pd”, ha detto Martina, che si è detto pronto a sottoscrivere “un patto di azione comune con gli altri candidati, un impegno a fare un bel congresso, partecipato e leale». Quanto agli altri candidati, il parterre arricchito da Giachetti conta ora sei contendenti, dopo che Cesare Damiano ha annunciato il ritiro in favore di Zingaretti. Restano dunque i candidati di bandiera Francesco Boccia ( orfano di Michele Emiliano) e l’unico coi numeri per fare il terzo di minoranza, e i due “giovani” Dario Corallo e la calabrese Maria Saladino. L’ora della verità è fissata per oggi alle 18, termine massimo per la presentazione delle candidature e il futuro resta pieno di incognite. Del resto, lo ha sibillinamente suggerito lo stesso Renzi, in un indiretto monito ai suoi: «In 3 anni abbiamo fatto una rivoluzione della politica, le rivoluzioni durano di più di una elezione, tornerà il nostro tempo».

Martina chi? I renziani si giocano Giachetti e Ascani Niente accordo su Martina, una parte del Giglio magico scommette sul pannellianoultima modifica: 2018-12-13T08:26:03+01:00da bezzifer
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