SCUSATEMI ELETTORI ITALIANI! MA L’AVETE VOLUTO VOI! LO SAPETE O NON AMMETTETE PURE QUESTO.

SALVINI DI MAIO CONTE1. STANGATA IN ARRIVO! TAGLIATE LE PENSIONI, MENO SGRAVI, PIU’ TASSE, ANNACQUATI REDDITO E QUOTA 100, UCCISA LA FLAT TAX. E L’IVA SALIRA’ DI OLTRE 80 MILIARDI DAL 2020: LA MANOVRA SCRITTA DA BRUXELLES È UN LIBRO DELLE PROMESSE NON MANTENUTE DA M5S E LEGA
2. SALLUSTI: “CI RITROVIAMO TRADITI E GABBATI. SALVINI HA CEDUTO A DI MAIO: GLI ELETTORI DEL CENTRODESTRA IL 4 MARZO NON SI IMMAGINAVANO DI DIVENTARE COMPLICI DI TANTO SCEMPIO NEI CONFRONTI DEI LORO INTERESSI. ENTRIAMO IN UNA “RECESSIONE SOVRANISTA”

E la montagna, a caro prezzo, partorì un topolino, per di più spelacchiato e malconcio. Ovvero la manovra economica del governo che ha avuto ieri il via libera dell’ Europa, la quale – dopo averla dettata (alla faccia del sovranismo) – ha pure preteso una cauzione (due miliardi) come si fa con i morosi e i tipi poco affidabili.

 Peggio di così non poteva andare, neppure per i fan del reddito di cittadinanza e per i prigionieri della Fornero che vedranno, a furia di tagli, rinvii e diluizioni nel tempo, solo briciole di quanto promesso.

Ma il punto vero è un altro. Gli elettori del centrodestra, compresi quelli della Lega, mai più il 4 marzo si immaginavano di diventare, con il loro voto, complici di tanto scempio nei confronti dei loro interessi. Lasciamo perdere per un attimo la mamma di tutte le schifezze, il reddito di cittadinanza. Chi di voi ha votato Lega, o leghisti via Forza Italia, si immaginava che – avendo vinto le elezioni – il governo gli avrebbe tagliato le pensioni, tolto gli sgravi fiscali, messo le grandi opere su un binario morto, aumentato gli interessi su multe e cartelle esattoriali, messo la tassa sui rifiuti nella bolletta elettrica (quando Renzi lo fece con il canone Rai Salvini tuonò: «Non ci penso neppure, è una truffa»), tasse sulle auto, agenti provocatori in azienda, investigatori con libero accesso ai conti bancari e amenità simili?

 Io penso che nessuno se lo sarebbe immaginato. Invece oggi ci ritroviamo traditi e gabbati. È vero, in campi non economici – immigrazione e sicurezza – abbiamo avuto qualche soddisfazione, per altro condivisa, al di là delle dichiarazioni ufficiali, da gran parte dell’ elettorato. Risultato: il grillino, grazie a Salvini, non ha più il clandestino sull’ uscio di casa e se non lavora avrà il reddito di cittadinanza; noi non abbiamo più il clandestino sull’ uscio di casa ma lavorando, complice Salvini che ha ceduto a Di Maio, siamo più vessati e quindi più poveri e meno liberi.

 Chi ci ha guadagnato nello scambio mi sembra evidente, e non siamo certo noi. Noi, che da qui in poi pagheremo dazio anche per gli effetti di queste decisioni, a partire dalla frenata di quella già piccola crescita che ci ha accompagnato in questi ultimi anni.

Prepariamoci, perché stando così le cose è certo che entriamo in una «recessione sovranista». Che è un po’ come quel marito che per fare dispetto alla moglie (in questo caso la vecchia casta) si taglia gli attributi.

2. UCCISA LA FLAT TAX .Il piano era ambizioso. «La flat tax verrà fatta, è nel contratto di governo. Vogliamo fare in piccolo quello che ha fatto Trump in America», diceva Matteo Salvini lo scorso agosto, con il piglio di chi è disposto a dare il sangue per ottenere il risultato. Il piccolo, però, con il passare dei mesi è diventato minuscolo, quasi impercettibile. Certo, nella manovra, alla fine, sono entrate le aliquote agevolate per le partite Iva fino a 100mila euro. Ma il confronto con il taglio delle tasse di centinaia di miliardi messo in atto dal presidente Usa, il più imponente dai tempi di Ronald Reagan, rende la mini sforbiciata di poche centinaia di milioni portata a casa dalla Lega un mucchietto di briciole da gettare nella spazzatura.

All’ inizio era la rivoluzione fiscale. Progetto palingenetico con cui il leader della Lega ha prospettato agli italiani un nuovo rapporto tra fisco e cittadini: aliquota unica, riduzione delle pressione tributaria, semplificazione, chiusura con il passato.

Che tutto non fosse possibile lo si era capito da subito. Iniziamo dal ceto produttivo, aveva detto Salvini. Poi sarà il turno delle famiglie. E già qui sono arrivati i primi mugugni. Ma nell’ attesa c’ è la pace fiscale. Basta contenziosi ed evasione di sopravvivenza, via le odiate cartelle: si riparte da zero.

 Tra una manina e l’ altra, però, i grillini hanno avuto la meglio. Nella confusione di mini sanatorie e rottamazioni, il condono fiscale promesso, quello che avrebbe permesso ai contribuenti di chiudere la partita col fisco versando una piccola quota del dovuto, è uscito completamente di scena. Stesso discorso per la flat tax. L’ ipotesi di una riduzione del peso delle imposte attraverso l’ introduzione di una aliquota unica ha resistito poche settimane. In un primo tempo, si è detto, meglio fissarne due. O forse tre. Neanche il tempo di litigare sulle percentuali e lo scenario è cambiato di nuovo. La flat tax, per adesso, riguarda solo i piccoli lavoratori autonomi. Per il resto della platea, si vedrà.

SOLDI AI FANNULLONI Se a questo aggiungiamo i soldi regalati ai fannulloni con il reddito di cittadinanza («Che piace a un’ Italia che non ci piace», ha ammesso il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, ma che ha avuto un ridimensionamento di soli 1,9 miliardi rispetto ai 2,7 di quota 100), l’ ostilità verso le grandi opere che rendono più competitivo il Paese, l’ intenzione di non aggredire la spesa pubblica per ridurre sprechi e sperperi di denaro e l’ assalto alle pensioni di chi ha sempre versato i contributi attraverso il taglio di quelle più alte e il mancato adeguamento di quelle medio-basse, il quadro è completo per tratteggiare una sorta di inferno per il ceto produttivo, che dalla classe dirigente leghista, cresciuta nei campi e nelle fabbriche, nel cuore pulsante delle regioni del Nord che trainano il Paese, si aspettavano qualcosa di ben diverso.

 Aspettative e delusioni che non sono sfuggite a Salvini, solitamente attento agli umori della sua base elettorale. È anche per questo che il leader del Carroccio ha deciso di riallacciare il dialogo con le categorie. L’ incontro al Viminale è andato come doveva. Artigiani, grandi industrie, agricoltori e commercianti hanno presentato le proprie richieste. Il ministro dell’ Interno si è impegnato a dare seguito ai suoi progetti per il rilancio della crescita e lo sviluppo.

 FURIA GRILLINA La furia di Luigi Di Maio, che ha subito bacchettato l’ alleato, ricordandogli che quella è materia sua, ha però ricordato a tutti chi comanda nella colazione sui temi economici (e forse non solo). Il risultato è quello messo nero su bianco nella manovra concordata con Bruxelles per evitare la procedura d’ infrazione.

L’ elenco di misure che riguardano le imprese è lungo: abrogazione del credito d’ imposta in materia di Irap per i soggetti passivi che impiegano dipendenti a tempo indeterminato in alcue regioni, abrogazione dell’ aliquota ridotta Ires in favore degli enti non commerciali, abrogazione del credito di imposta in favore di soggetti che compioni investimenti in beni strumentali nuovi. E non è tutto, perché il premier si è anche impegnato con la Ue ad aumentare l’ Iva di 10 miliardi nel 2020 se i conti non torneranno. Stangata che si cumula con quella delle precedenti clausole di salvaguardia sterilizzate solo in parte dalla manovra.

A completare il conto dei balzelli ci sono l’ ecotassa per le auto troppo inquinanti, che darà il colpo di grazia all’ industria dell’ auto già in affanno, l’ ulteriore stretta sui giochi e la web tax al 3%.

Senza contare le bastonate già preesistenti su banche e assicurazioni.

Per scovare l’ unico provvedimento a favore delle azienda bisogna andare sotto la voce Inail: un emendamento taglia di 410 milioni i contributi versati dalle aziende. Il presso da pagare sono 110 milioni tolti alla formazione in materie di sicurezza e tutela della salute per le piccole imprese. Insomma, non un grande affare.

A dare la sensazione della clamorosa beffa sono le parole dello stesso Salvini, che di fronte al fiasco della manovra grillo-europea non ha trovato di meglio che prorogare il mantenimento delle promesse al prossimo anno: «Lavoreremo nel 2019 per la pace fiscale e per ampliare la platea della flat tax». E il taglio delle accise sulla benzina? Pure quello si farà poi. Doveva essere all’ ordine del giorno del

SCUSATEMI ELETTORI ITALIANI! MA L’AVETE VOLUTO VOI! LO SAPETE O NON AMMETTETE PURE QUESTO.ultima modifica: 2018-12-20T11:24:34+01:00da bezzifer
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