Archivio mensile:febbraio 2019

I media a senso unico 5s e vecchia sinistra.

A guardare certa propaganda (la 7 pro-Zingaretti di ieri) a uno verrebbe di chiedersi “ma su che cosa si fanno le Primarie del Pd”? Occultati i due candidati concorrenti di Zingaretti, occultate le differenze tra loro, occultate le ragioni della competizione.

A Zingaretti Rai e tv, insieme alla grancassa di Repubblica, del Fatto e dei giornaloni amici hanno offerto, dall’inizio, una tribuna in cui, senza contraddittorio, il presidente del Lazio ha potuto ripetere la sua filastrocca di temi senza la minima dialettica.

Risultato: una melassa di regime in cui nessuno ha potuto capire su cosa si sceglie domenica alle Primarie del Pd. E poi si lamentano, anche alla 7, che la maggioranza degli italiani sia disinteressata alle Primarie.

Hanno con protervia e prepotenza oscurato il confronto, decretato a tavolino la vittoria di Zingaretti, offerto tribune solo a quest’ultimo, inscenato una farsa informativa senza precedenti. Zingaretti ha potuto così svicolare.

Nessuno che chiede: dove sono finiti i motivi della sua candidatura che hanno sollevato allarme e preoccupazione nel popolo del Pd: il giudizio liquidatorio sui governi del Pd, la profferta di alleanza ai 5 Stelle, la minaccia di fare “piazza pulita” del Pd di Renzi, l’endorsement alla sua candidatura da parte di Leu e dei fuoriusciti del Pd, la litania sul carattere di sinistra dei temi dei 5 Stelle?

Tutto scomparso, sommerso, rimosso in Tv.

La dialettica del congresso ridotta a commedia, i candidati opposti a Zingaretti dipinti come forza di disturbo e di divisione senza ragioni. Sembra che le Primarie siano del tutto inutili. Hanno ripetuto su di esse la campagna unilaterale, da regime, a senso unico e di parte che, in due anni, contro Renzi e il governo del Pd ha contribuito alla vittoria del populismo.

La realtà è, invece, che le Primarie sono importanti. E la posta in gioco è decisiva: se vince Zingaretti il Pd torna al passato, al piccolo cortile di una sinistra chiusa e minoritaria, culturalmente subalterna ai temi dei 5 Stelle, immobilizzata nell’attesa della rottura tra Lega e grillini, incapace di competitività con la destra di Salvini. A cui si schiuderanno praterie se il Pd si riduce a forza minoritaria di denuncia, ricacciato nel tran tran di una discussione asfittica e inutile, che guarda solo alla sua sinistra: un arido cortile elettoralmente vuoto e improduttivo.

Questo Pd perderebbe di interesse, moltiplicherebbe abbandoni e divisioni. E, soprattutto, allontanerebbe l’alternativa a Salvini e al populismo. Per questo serve far vincere Giachetti. E si può.

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Tria alza la testa Dopo la sconfitta dei M5s, il ministro riprende in mano i conti e prepara in solitaria il Def. La spada di Damocle della manovra bis

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Salvate il soldato Tria: perché il ministro della realtà rischia di essere il primo a pagare nella rissa Lega-Cinque Stelle

Tra pochi mesi il ministro dovrà presentare il Def per il prossimo anno: un rompicapo insolubile nel contesto di una maggioranza in cui ormai è rissa totale. Probabile sarà lui il capro espiatorio di una nuova pace Lega – Cinque Stelle. Nel nome della spesa e del debito pubblico

Ci eravamo quasi dimenticati di lui, in questi mesi passati a discutere di immunità, di autonomia regionale, di treni ad alta velocità, di tutte quelle cose con cui il governo gialloverde fa passare il tempo tra una manovra economica e l’altra. E invece rieccolo qua, il nostro Giuseppe Tria, ministro della realtà, l’uomo col compito (ingrato) di presentare il conto a Salvini e Di Maio, di piegare le orecchie al loro velleitarismo senza uno straccio di voto o di gruppo parlamentare a sostenerlo.

La scadenza oggi si chiama Def, il documento di programmazione economica finanziaria che dovrebbe essere presentato entro giugno e che dovrebbe dirci, più o meno, cosa dobbiamo aspettarci dalla legge di bilancio che invece sarà presentata a ottobre. Quanto deficit faremo, ad esempio, in funzione anche delle stime di crescita del Pil del prossimo anno. O in che modo disinnescheremo l’aumento dell’Iva da 23 miliardi previsto dalle clausole di salvaguardia sulla legge di bilancio di quest’anno, se mai lo farà.

Un compito non semplicissimo, visto che a fine maggio ci sono le elezioni europee e dà qui ad allora sarà tutta campagna elettorale. E che poi, finita la campagna, toccherà fare i conti con gli effetti che il voto avrà avuto sul governo. Se davvero, come sembra, la Lega sopravanzerà i Cinque Stelle di dieci punti percentuali, è probabile che il povero Tria dovrà gestirsi contemporaneamente lo strapotere leghista e la fisiologica reazione dei Cinque Stelle, desiderosi di incidere di più su un governo che li ha visti sinora subalterni all’egemonia di Salvini.

La coperta è corta, cortissima. Quota 100 non si può toccare, con la Lega al 30 e rotti percento. Il Reddito di Cittadinanza ancora meno, con Di Maio in ansia da recupero del consenso. Aumentare le tasse alle imprese e alle famiglie? Giammai, che la Lega non può perdere il Nord. Aumentare l’Iva? No, che ne risentono i consumi

La coperta è corta, cortissima. Quota 100 non si può toccare, con la Lega al 30 e rotti percento. Il Reddito di Cittadinanza ancora meno, con Di Maio in ansia da recupero del consenso. Aumentare le tasse alle imprese e alle famiglie? Giammai, che la Lega non può perdere il Nord. Aumentare l’Iva? No, che ne risentono i consumi. Sforbiciare le detrazioni fiscali sul gasolio e altre pratiche inquinanti? Occhio, che in Francia la protesta dei gilet gialli è partita proprio da un’accisa sui carburanti. Tagliare ancora gli investimenti? Provare a fare una revisione della spesa pubblica fatta bene? Auguri, ministro.

Di sicuro, i nostri eroi proveranno a spingere ancora un po’ sull’acceleratore del deficit. Se quest’anno è andato al 2%, perché non spingerlo al 2,9% dopo le elezioni europee, approfittando del caos? Prospettiva sensata, se non esistessero i mercati che immediatamente farebbero schizzare alle stelle il costo del nostro debito, se non ci fosse già il precedente dello scorso anno, con Tria che non perde occasione di dire che se si fosse seguita la sua linea prudente – negoziare con la Commissione Europea un deficit all’1,9% – ora non avremmo da pagare interessi ancora più alti sui titoli di stato emessi. Senza dimenticare che il professor Tria, quello che insegnava all’università prima di diventare ministro, avrebbe aumentato l’Iva più che volentieri.

Da cittadini italiani, confidiamo nell’abilità del ministro. Da osservatori, temiamo di ritrovarcelo in cattedra, con l’inizio del nuovo anno accademico. Che sarà lui, il mite Giovanni, a essere sacrificato sull’altare di una nuova, spendacciona, pax gialloverde. E che le dichiarazioni, a suo modo bellicose di questi ultimi giorni siano il segnale che lo sappia benissimo. Mattarella permettendo, ovviamente.

Tria ha sempre rappresentato la ragione contro la cieca ignoranza, in particolare sull’economia. Che dire, se non con una frase fatta….i nodi vengono al pettine….la finanziaria, la TAV, il reddito e la quota cento….l’idea gialloverde era quello di trovare i soldi in maniera creativa….stampando moneta nel tunnel del Gran Sasso, all’insaputa di Moscovici….facendo un colpo alla Banca d’Italia, prelevandone i lingotti nottetempo….raccontare bugie, ad esempio che lo spread è a zero e, qualora si rialzasse (che in altri settori umani sarebbe una lieta notizia), sarebbe colpa del PD, anzi, dei genitori di Renzi….oppure l’idea di Di Battista, bombardare direttamente gli uffici UE a Bruxelles….Provate a cacciare Tria e vedrete dove schizzerà lo spread. Solo ad un incosciente verrebbe in mente una tale “botta di genio” …

Caduta la maschera che fosse sempre e comunque colpa del PD/Renzi ora non sanno più a cosa aggrapparsi e quindi cercano/cercheranno di scaricare le colpe su Tria e sulla onnipresente EU. La possibilità che ci sia una autocritica (me so sbagliato) non è contemplata in questo governo color bile. Data la scarsa capacità intelletto-funzionale dell’italiano medio che invece di aumentarla cerca di ridurla è difficile uscirne vivi da questi opportunisti incapaci al governo.

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QUESTO SI CHIAMA ESSERE LEADER!E che Matteo e troppo schietto e a molti questo mette paura ….e partito con la parola rottamazione e al governo non l’hanno digerita i vecchi marpioni insieme ai nuovi vogliono tutti la stessa poltrona e continuare a campare sulle spalle della poca gente che ancora lavora..Matteo tira dritto non stare a guardarti indietro e fai quello che non ti hanno lasciato fare.

 L’unica personalità politica degna di esser definita come tale e con una visione per un possibile futuro di questo paese.
Il giornalismo italiano è invece definitivamente estinto.

ALCUNI ARGOMENTI TRATTATI.GIUDICATE VOI SE NON CONFERMA CIO DETTO NEL TITOLO.

Pd, Matteo Renzi: “L’alleanza con il M5s avrebbe distrutto la democrazia”

Secondo l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, allearsi con il Movimento 5 Stelle sarebbe stato un grosso errore: “Avrebbe distrutto la democrazia italiana”, afferma. L’ex segretario del Pd si dice sicuro che nessuno dei tre candidati alle primarie dem deciderà di riproporre un’alleanza con il M5s.

L’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd, Matteo Renzi, torna a parlare dell’alleanza rifiutata con il Movimento 5 Stelle dopo le elezioni. Durante la trasmissione Porta a Porta, in onda su Rai 1, spiega: “Una parte del mio partito aveva la tesi strana di ‘civilizzare i barbari’. L’idea di fondo era quella di fare un bipolarismo populista con da un lato il M5s con il Pd a fare da cavaliere servente e dall’altra la Lega con Forza Italia a fare lo stesso. Questo avrebbe distrutto la democrazia italiana”. Per quanto riguarda il futuro del Pd, Renzi si dice certo che nessun segretario – dopo le primarie del 4 marzo – riproporrà un’alleanza con i Cinque Stelle: “È un’ipotesi che non c’è”, afferma ancora. “Tutti e tre hanno smentito – dice riferendosi ai candidati: Zingaretti, Martina e Giachetti – e io mi dichiaro soddisfatto. Al nuovo segretario faccio un augurio: quello di non passare quello che ho passato io”.

Il processo ai genitori
L’ex presidente del Consiglio parla anche dei genitori, ora agli arresti domiciliari: “Per i miei genitori chiedo solo una cosa: si vada a processo subito. Massimo rispetto per i magistrati. Dall’altro lato, mi permetta di dire che non ha senso questo modo di fare i processi. Non si fanno i processi passando le veline alle redazioni dei giornali. Non si fanno i processi così. I miei genitori hanno una linea difensiva chiara e forte, credono che non ci sia niente, non si tratta delle loro aziende ma di altre che altri pensano siano loro. Ma non ci cado a questo gioco, di fare il processo a Porta a Porta. Io sono convinto che se non avessi fatto politica alcune di queste scelte non sarebbero state fatte”.

Il governo e Salvini

Renzi parla del ministro dell’Interno: “Salvini si è cannibalizzato Berlusconi e Di Maio, è salito complice gli errori di M5s, Vediamo se reggerà. Salvini è in campagna elettorale permanente ma il Paese va a carte quarantotto, è in campagna fissa, il problema è che l’Italia si sta fermando: fatturato industriale, ordinativi, Pil, posti di lavoro. Tutti gli indicatori sono negativi. DI Maio dice ‘non è colpa nostra’, ma o è colpa vostra o portate sfortuna. Se gli indicatori vanno male, tempo due, tre mesi la gente ti chiede il conto, la simpatia dura un certo tempo. Quando governi devi portare i risultati”.

L’ex segretario del Pd rivolge un appello al governo italiano: “Smettetela di litigare, aprite questi benedetti cantieri. I soldi ci sono, li sabbiamo messi noi. Non date il reddito di cittadinanza agli operai, abbassate le tasse sul lavoro”. E proprio sul reddito di cittadinanza aggiunge: “Il meccanismo tende a instaurare una dipendenza dal burocrate e dal politico. È un meccanismo complicatissimo, tecnicamente una follia”.

 

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Non una parola sulla disfatta dei Cinque Stelle: pessima prova di un giornalista che scappa a gambe levate dal nome TRAVAGLIO.

Marco Travaglio

Un saluto a Travaglio, che non sa che dire sul crollo dei suoi amici.Ma e normale con la faccia di tola dicono nel bresciano,non riferito alla foto,perché da quella e purtroppo per lui e quella normale io la definirei (faccia di culo).

Dobbiamo confessare che stamattina la prima cosa che siamo andati a leggere è stato l’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto per conoscere la sua analisi sulla disfatta dei grillini passati in Sardegna dal 42 al 9%. Uno come lui, ci siamo detti, avrà certamente una lettura originale di questo crollo, avrà delle notizie esclusive su ciò che bolle in pentola dalle parti di Di Maio e della Casaleggio Associati. Magari imputerà la disfatta ai ripetuti gesti d’amore di Giggino a Salvini, tipo salvarlo da un processo o rinunciare al Tap. O forse, con la sua funambolica capacità di rivoltare le frittate, tenterà di sminuire lo smacco sardo riuscendo persino a prendersela con Renzi – la tattica del buttare la palla in fallo laterale che i Fattisti amano tanto – o forse se la prenderà con l’invasione delle cavallette come John Belushi.

Il titolo prometteva bene: “Il laghetto dei cigni”. Addirittura la storia triste della morte del candido animale! Vuoi vedere che siamo già al de profundis dei pentastellati? E siamo andati a leggere.

Ma che delusione!  Un lungo editoriale su Marella Agnelli, sufficientemente maleducato, contornato dalle solite contumelie contro i giornalisti che hanno scritto a proposito della sua scomparsa. Un articolo ottimamente scritto – mai negato che sia un grande giornalista – ma totalmente inutile. Inchiostro sprecato. Tempo perduto.

Il ko è stato duro, e lo comprendiamo, noi che di sconfitte – come dire -un po’ ce ne intendiamo. Ma uno ci prova, a capire. E ci prova subito, a botta calda. Non si scappa a gambe levate quando i tuoi amici sono in difficoltà, non si prende tempo per imbastire un’arringa che arriverà, se arriverà, domani, cioè troppo tardi. È una brutta figura, quella di Marco Travaglio, giornalisticamente e umanamente. Ed è una brutta pagina, per uno come lui.

Marco Travaglio non s’accorge del disastro M5s in Sardegna: incredibile, di cosa scrive proprio oggi sul Fatto.

Un brutto momento per i grillini ma ancor più terribile per Marco Travaglio, ideologo e capo-ultrà del Movimento 5 Stelle, il quale sostiene in ogni modo possibile il partito dalle colonne del suo Fatto Quotidiano. Già, il voto in Sardegna è stata un’ecatombe per Luigi Di Maio e pentastellati, un crollo pazzesco, mostruoso, imprevedibile nelle proporzioni. Un crollo che il direttore del Fatto, fine analista politico, potrebbe analizzare con perizia. Peccato però – toh che caso – che nel suo editoriale in prima pagina sul giornale di martedì 26 febbraio, il day-after il cataclisma sardo, parli di tutt’altro. Incredibile: Travaglio scorda la politica. Niente consigli o finte tirate d’orecchio a Di Maio, niente insulti e assalti contro Matteo Salvini. Già, Travaglio forse non si è accorto di quanto accaduto alle urne. E nel suo pezzo, dal titolo “Il laghetto dei cigni”, parla della morte di Marella Agnelli e del fatto che, probabilmente, a suo parere la vicenda non meritava tutta quella copertura mediatica. Che caso, Travaglio si è scordato la politica proprio oggi: come mai, secondo voi?

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Per fortuna uno che ragiona nel governo gialloverde! Peccato che non conti una beneamata cippa!Tria dimostra di sapere quello che dice e lo dice forte della sua esperienza economica. Le critiche interne ,tralascio tontinelli per pietà, sono ragli di gente che di economia non sa neanche fare i conti della spesa.

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Danilo Toninelli contro Giovanni Tria sulla Tav: “Ha dimenticato che c’è un contratto di governo, si atterrà” I 5 stelle contro le parole del ministro dell’Economia (“Nessuno verrà a investire in Italia se non si rispettano i patti”). No a manovra bis e aumento Iva

Tria è una brava persona e in mezzo a questa masnada di incompetenti truffaldini ignoranti,fa la figura d’un pesce fuor d’acqua liu e un tecnico di tutto rispetto, inoltre dice cose sensate… ma proprio per questo nel governo gialloverde è difficile che trovi ascolto. Anche se forse stavolta un asse con Salvini è immaginabile.La stupidità dei pentastellati ormai è consolidata e il riscontro lo si può misurare sull’esito delle ultime consultazioni elettorali… ma evidentemente questo non ha insegnato loro nulla… visto che insistono e si ostinano a perseguire la loro ignorante incapacità e stupidità. Tria cerca di dar loro qualche dritta… ma le loro menti limitate non ci arrivano…

Quello che dice Tria è vero ,ma sono stati i suoi che hanno cambiato contratti già fatti prima vedi il settore energetico vedi la TAV e altre infrastrutture e vedi anche FCA che aveva presentato un piano di svariati miliardi in Italia ma che con l’introduzione dell’eco tassa dovrà essere tutto rivisto…Solo un pazzo può investire qui con questo pugno di incompetenti.

Se invece di sperperare il danaro in quota 100 e in un reddito di cittadinanza fatto coi piedi si fosse deciso per una vera politica di investimenti, sarebbe stato possibile fare l’una e l’altra cosa, la tav e un piano verde. Ora, per come stanno le cose è di buon senso portare a termine la TAV, visto che questa è già avviata e un piano alternativo di investimenti non esiste neanche.Ma esiste un bel piano per non fare restituire i 900 milioni di euro prestati ad Alitalia e aggiungerne altri sulle spalle dei contribuenti.

E allora facciamola breve! Tria parla come uno dell’opposizione sulla TAV, mentre sulla manovra correttiva dice che non si può fare perchè il paese è in recessione è sarebbe un suicidio. Bene, allora per rimettere i conti a posto blocchi le follie di quota 100 e reddito di cittadinanza e faccia riaprire i cantieri. Anche se questo lo predicano da sempre PD e FI

Purtroppo a Tontonelli mancano diverse rotelle. Una di queste dice che se non sei credibile nessuno ti si fila. E se fai leggi strane, retroattive, non stai ai patti e perdi tempo in caz…te varie stai dichiarando che non sei credibile. L’ analisi costi benefici è una delle tante finte per perdere tempo. Ma tontonelli ci rimane sul groppone…insieme ai fan anti-Tav. Come mai lil 90% dei 5s è fatta da gente che ha un no a qualcosa?

Tontonelli, Tontonelli, ma e’ mai possibile che ogni volta che apri bocca devi farlo per sparare immani m&nch&&t&? c’e’ scritto nel contratto, ah bene. Ma perché non avete anche scritto che volete dare l’immortalità e la possibilitaà di volare come superman?
C’e’ di buona una cosa: ogni volta che parli dai un immane contributo alla sconfitta elettorale dei 5s.Povero Tria… la politica monetaria? e che roba è si chiederà l’elettorato 5S? già la “decrescita felice” grillina dovrebbe cambiare pianeta.. potrà quindi annullare tutta la storia economica terrestre , annullarne tutti i fondamenti, e ricominciare dalla capanna e dalla vanga…. quando parte la prima astronave?

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Primarie Pd, tra Zingaretti, Martina e Giachetti è anche battaglia a colpi di testimonial e padri nobili.Sarebbe opportuno che i personaggi più influenti non dichiarassero le loro preferenze in modo che gli iscritti esprimessero in modo autonomo il loro gradimento per le tre proposte. Così si finisce per misurare più il potere e la forza dei sostenitori eccellenti che dei sostenuti.

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Primarie Pd, tra Zingaretti, Martina e Giachetti è anche battaglia a colpi di testimonial e padri nobili.Contano ancora i sostegni eccellenti? O rischiano di creare dei cortocircuiti? Ecco chi si è schierato con i tre candidati in corsa per le primarie.Il gruppo di sostenitori di Nicola Zingaretti ha anche scatenato qualche malizia: come fa a essere nuovo chi ha dietro il quartier generale del vecchio Pd? Con il governatore del Lazio, nella particolare gara a chi ha il big più influente alle spalle, si schierano: Romano Prodi (“Nicola può essere il padre del partito”), Enrico Letta, Dario Franceschini, Piero Fassino. Un fondatore, un ex premier, un ex segretario dei Ds, un ex leader dei dem. Più Giuliano Pisapia.

Maurizio Martina risponde con Graziano Delrio, tra i nomi più conosciuti, Tommaso Nannicini, autore del programma per le scorse elezioni, e un sostegno non esplicito ma di fatto di Massimo Cacciari e Beppe Sala che pure non si sono espressi con nettezza.Il semplice ma non semplicissimo iscritto Carlo Calenda, che domenica ha promesso di dare il suo contributo da scrutatore ai gazebo, voterà probabilmente Martina che fin dall’inizio ha dato l’appoggio più caldo al manifesto di Siamo Europei.

Roberto Giachetti ha invece incassato da pochi giorni l’endorsement di Maria Elena Boschi, poco amata dall’elettorato fuori dal Pd ma ancora con un seguito nello schieramento renziano dei dem. Anzi, la sua uscita pubblica ha fatto capire che Matteo Renzi sta con il ticket Giachetti-Ascani anche se non si pronuncerà come ha promesso in queste settimane.

Sarebbe opportuno che i personaggi più influenti non dichiarassero le loro preferenze in modo che gli iscritti esprimessero in modo autonomo il loro gradimento per le tre proposte. Così si finisce per misurare più il potere e la forza dei sostenitori eccellenti che dei sostenuti.

I personaggi più influenti servono solo per! Mentre i bastoni tra le ruote a Renzi andavano bene vero un tempo? Ma siamo seri. Avete ancora questa ossessione di Renzi ma quando crescerete. Anche ora che non è candidato a nulla di chi preoccuparsi? di Renzi. Già state disegnando il suo comportamento futuro. L’avete già demolito con questa guerra interna in questi cinque anni. Per il presente un aiutino della magistratura non guasta e per il futuro ci stai già pensando tu ZINGARETTI. Che patetico. Che noia! Ma vi sognate Renzi di notte? Vi siete fatti fare il lavaggio del cervello dall’armata brancaleone di Grillo. Si vede come sono bravi a governare, infatti. Diciamo la verità, senza entrare nel merito delle scelte politiche di Renzi, il clima d’odio contro di lui è stato ampiamente generato ed alimentato da voi e dagli incapaci che sono ora al governo. Siete contenti ora?

Certo la figura del segretario è importante, ma visto che verrà deciso dalla primarie è importante la percezione che hanno del partito coloro che andranno a votare. Io credo che questi vogliono un partito unito e vincente con idee e soluzioni condivise. Chi appoggia chi, lo trovo irrilevante…….. e ricordatevi bene Renzi è inviso ai notabili del partito, ma non alla base ed è quella che andrà a votare!

 

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LE BALLE DEL GOVERNO SONO ARRIVATE AL CAPOLINEA. Amici servirebbe un vero successo del Partito Democratico se Martina e Giachetti unissero i loro voti per fare trionfare il Partito .Per dare fra qualche mese un vero governo competente democratico del popolo per ridare dignità alla nostra ITALIA.

Le promesse dei partiti che oggi formano il governo (M5s-Lega) sono state molteplici e roboanti. Ma servivano solo per conquistare il potere, non per mantenerle.

Reddito di cittadinanza. Promessa: sussidio di 780 euro al mese ad ogni individuo single in condizione di povertà; tale sussidio saliva a 1680 euro al mese in caso di due figli. La platea, così individuata, era di circa 5 milioni di persone.
Realtà: stanziamento netto aggiuntivo di 5,8 miliardi di euro a cui va aggiunto quanto stanziato dai governi precedenti per il Rei. Se dividiamo il tutto per la platea annunciata la cifra è di 133 euro al mese, lontano da quanto promesso. Tutto al netto del taglio del deficit previsto dagli accordi con l’Europa.

Non esiste il modulo per presentare le domande, non esiste la convenzione con i Caf, non esiste l’app annunciata con grande enfasi da Di Maio. Il reddito di cittadinanza rischia di essere un grande bluff.
Hanno preso in giro milioni di cittadini in difficoltà che hanno creduto alle loro promesse.
Aiutarli subito, se avessero voluto davvero, sarebbe stato possibile, aumentando le risorse del Reddito d’inclusione (che molti di loro già ricevevano). Ma Lega e 5 Stelle hanno preferito usare quelle risorse per cancellare l’esistente e inventarsi una misura-spot scritta male, che non funzionerà.
Il governo ancora non sa nemmeno come saranno ingaggiati i 6 mila navigator che in teoria dal 1° aprile dovrebbero occuparsi di trovare le famose tre offerte di lavoro… L’unica triste certezza è che saranno tutti precari, assunti con contratti di collaborazione e senza un vero concorso. Alla faccia della trasparenza e della “dignità” dei lavoratori.
E in tutto questo, che fanno i neo-commissari dell’Inps Tridico e Verbaro? Anziché pensare come risolvere questi problemi, si preoccupano dei loro stipendi (http://bit.ly/2U62gXq)...

Flat tax. Promessa: aliquota unica del 15% per tutte le famiglie (Irpef) e tutte le imprese (Ires).
Realtà: la tassazione viene portata al 15% solo per la parte di utili destinata all’incremento di investimenti e assunzioni e per poche centinaia di migliaia di partite IVA, per i quali viene esteso il regime forfettario del governo Renzi.

Abolizione Fornero. Promessa: abolizione in via permanente la riforma Fornero, intesa – in parte impropriamente – come norme che fissavano a 67 anni l’età pensionabile a regime.
Realtà: nessuna abolizione della legge Fornero, tantomeno permanente. Vi era un fondo di 6,8 miliardi per ciascuno degli anni dal 2019 al 2021 da utilizzare per la cosiddetta “quota 100”, sempre al netto del taglio del deficit previsto dagli accordi con l’Europa.

Taglio accise. Promessa: “più della metà della benzina che fate per andare a lavorare se ne va in accise. Cosa faccio se vinco le elezioni? Faccio giustizia e il giorno dopo taglio le accise”, firmato Matteo Salvini.
Realtà: non è previsto nessun taglio delle accise, anzi la maggioranza di governo ha bocciato un emendamento Pd che lo proponeva.

Blocco Tap. Promessa: “con il governo del movimento 5 stelle in due settimane quest’opera non si fa più”. Alessandro Di Battista in Puglia.
Realtà: la Tap si farà

Condono. Promessa: “cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra regione: se la trovate mi iscrivo al Pd”. Firmato Luigi Di Maio
Realtà: una volta al governo il M5s ha inserito il condono per Ischia nel decreto Genova.

Ilva. Promessa: “la posizione del M5s su Ilva è chiara la riconversione economica passa ovviamente dalla chiusura delle fonti inquinanti, senza le quali le bonifiche sarebbero inutili. La linea del movimento per il futuro dell’Ilva di Taranto prevede una riconversione economica dell’area. La chiusura delle fonti inquinanti è la logica conseguenza”, Luigi Di Maio
Realtà: accordo firmato con Mittal sulla falsariga di quello concordato con il precedente governo. Il ministro Di Maio dichiara: “Risultato migliore possibile nelle peggiori condizioni possibili”.

Rimpatri. Promessa: “centomila clandestini da espellere sono pochi. Ci sono mezzo milione di irregolari in Italia. Con le dovute maniere vanno allontanati tutti. Altrimenti si alimenta la confusione”, la promessa elettorale di Matteo Salvini.
Realtà: i migranti irregolari riportati nei paesi di origine nei mesi di giugno, luglio e agosto 2018 sono stati 1296, un numero in calo rispetto ai 1506 dello stesso periodo del 2017. Nel dettaglio il governo è riuscito a rimpatriare 445 persone a giugno, 423 a luglio e 428 in agosto, ben lontano dalle promesse elettorali

Terzo valico. Promessa: “il Terzo Valico va messo da parte e va preferito il potenziamento della linea ferroviaria esistente”. Luigi Di Maio in campagna elettorale.
Realtà: “l’analisi costi benefici insieme all’analisi giuridica ha previsto che il totale dei costi del recesso ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro di soldi pubblici. Di conseguenza il Terzo Valico non può che andare avanti”. Danilo Toninelli una volta al governo.

ORA Amici sarebbe un vero successo del Partito Democratico se Martina e Giachetti unissero i loro voti per fare trionfare il Partito .Per dare fra qualche mese un vero governo competente democratico del popolo per ridare dignità alla nostra ITALIA.

Unire per condividere un unico progetto politico quello di Matteo Renzi, unico leader capace di essere alternativo al Governo della destra insieme a Di Maio. Sono convinto che senza sinistra non si va dalla parte giusta , quella dei lavoratori del popolo sincero quello che vuole la ripresa dell’italia con il lavoro, la libertà e l’europa.

 

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QUESTI INTELLETTUALI TUTTOLOGI SINISTRATI.Quelle due curve gemelle e fedeli.Delirio senza fine. Mi spiace tanto per voi.E PER L’ITALIA.

Quelle due curve gemelle e fedeli.Tra gli effetti della fine delle ideologie e della crisi delle democrazie c’è la fedeltà assoluta al Capo, che appunto ha già sostituito le ideologie e sta sostituendo anche le democrazie.Era uno dei temi di cui parlava spesso l’ultimo Bauman, che – per minore intelligenza mia – semplificherò molto: l’esternalizzazione dei poteri dalle democrazie parlamentari ai mercati (e in generale alle dinamiche economiche) ha reso deboli i partiti e i parlamenti, quindi le persone non credono più che i partiti e i parlamenti possano davvero modificare il reale facendo i loro interessi, quindi ci si affida sempre di più a un capo assoluto sperando che lui – proprio in quanto assoluto, sciolto da vincoli, discussioni, parlamenti etc – abbia i muscoli per fare quello che le democrazie non riescono più a fare. Le ideologie hanno fallito, hanno tradito, le loro declinazioni parlamentari si sono annacquate e scolorite fino al nulla, le loro possibilità di migliorare le nostre vite si sono ridotte infinitamente, quindi ci resta solo il Capo bravo e buono a cui affidarci, in cui sperare. Di qui il passaggio graduale ma visibile dalle democrazie alle “democrature”. Di qui la sostituzione dei partiti con i nomi dei loro capi (voto Berlusconi, voto la Meloni, voto Renzi, voto Salvini, voto Di Maio, ma anche voto De Magistris, è uguale).

Ormai gli intellettuali di sinistra sarebbero capaci, a chiacchiere, di comparare un rognone crudo, a Luigi e ai 5 stelle, e aggiungerlo ad un risotto di Cannavacciuolo. Delirio senza fine. Mi spiace tanto per voi.

Anche le “Democrazie parlamentari” hanno bisogno di un esecutivo con un Premier a capo. Cosa c’è di strano? Anche le “Democrazie parlamentari” hanno bisogno di una opposizione che esprima leaders. Cosa c’è di strano? Bisogna essere fortunati a trovare il capo giusto per capacità e rispetto del popolo. Impresa ardua in una nazione giovane (relativamente alla democrazia) con un passato campanilistico che dopo la caduta dell’Impero Romano è vissuto in lotta continua e perenne disgregazione con inciuci, alleanze rimangiate e continui tradimenti sotto tante bandiere e capi. Di cosa ci meravigliamo? Oggi non ci si pugnala alle spalle materialmente ma ci si pugnala politicamente con inciuci, alleanze rimangiate e continui tradimenti sotto tanti simboli partitici e ducetti politici. Curva Sud VS Curva Nord allo stadio e nella vita, negli interessi sia collettivi sia personali. Con le chiacchiere da bar espolose sui social e media, con continui dibattiti che non vedono soluzioni ma scontri verbali “ad infinitum” .Se si potesse recuperare, come fonte alternativa ai fossili, l’energia sprigionata da tanto fervore e livore politico, sociale e, ahimè, culturale oltre che la cattiveria denigratoria verbale e scritta che si scatena dietro una tastiera, la nostra Nazione avrebbe i prossimi 5 secoli (iperbole) senza più inquinamento e accise assassine. La domanda sorge spontanea:- siamo contenti di tutto ciò?-
La mia paura rassegnata è che saremo sempre contenti di ciò perchè è nella natura campanilistica ed egoistica che corre lungo tutto il nostro Stivale “ad infinitum”.

Mi spiace tanto per voi.CARI SINISTRATI.Sulla leadership: E Churchill? e Obama? e Lincoln? Berlinguer? ecc. ecc.

Ho sempre trovato questo dibattito sulla leadership ozioso (oltre che sbagliato) e guarda caso sempre sulla bocca di chi leader capaci non riesce ad esprimerli da tempo. (forse proprio perché tende a fagocitarli)

Resta il fatto che un Leader, in democrazia, deve avere dietro di se una struttura politica di spessore (valori,condivisioni, visioni, idee, uomini) che lo supporti ma anche che lo controlli, come è certo che una struttura politica (partito, movimento) senza un leader capace serve a poco, come un esercito senza generale.

In effetti la curva declinante del Renzi non è paragonabile a quella di D’alema.
Non siamo ancora ai festeggiamenti del secondo per la sconfitta del Paese al referendum del dicembre 2016,ma l’arroccamento è palese.
All’ultima leopolda il tal fermento era assai presenti e lo stesso Renzi mi era apparso ancora ancorato al futuro.
Quando ho letto ciò scritto della Mogherini,mi sono cadute le braccia!
Così com’è ora,la fase riformista è ferma,il toscano è un fuoriclasse politico che ha tutte le carte in regola per non fare la fine,triste e livorosa,di D’alema.
Ma deve uscire dal loop autoreferenziale in cui è entrato,dove la clache adorante lo sta rendendo ridicolo.
Un vero dispiacere per me(e credo per molti altri) dal momento che ho creduto alla sua forza,che è stata reale fino dopo la sconfitta referendaria.
Andrò a votare alle primarie per Giachetti che mi ha sempre convinto come politico fin dai tempi della Roma rutelliana,ma sarà una votazione di “bandiera” a morto del pd.
Zingaretti porterà il partito vicino alla sinistra corbyniana dove non esiste nulla di nuovo,ma solo conservatorismo stantio da anni ’70 del secolo scorso senza essere negli anni ’70 del secolo scorso e Martina è un gregario dai polmoni grandi,discreto in ogni fase della gara,ma nemmeno lontanamente sfiorato dal carisma di leader.
Giachetti,metti caso improbabile di vittoria,sarebbe subito ricoperto dello stesso letame riservato a Renzi.
Non vedo prospettive per impattare sulle sfide degli anni a venire,nel pd attuale.
Calenda sta tergiversando troppo col grosso rischio di farsi cannibalizzare da un partito con troppi zombies e se non decide subito se staccarsi dal partito,oppure essere organico della componente di Giachetti la sua preparazione ed esperienza economico-politica legata ai suoi provvedimenti innovativi nei passati governi di Renzi e Gentiloni,verrà resa sterile.
L’unico colpo di coda politico che potrebbe riportare le istanze liberalsocialiste al centro del dibattito sia italiano che europeo,sarebbe una creazione post-primarie di un soggetto formato dalle componenti tali del pd e di +Europa con dentro da Renzi a Tabacci.
Ormai è chiaro che senza Giachetti alla guida pd,il riformismo entrerà nel limbo assegnatogli sempre all’interno del partito e uscito prepotentemente con il fiorentino negli ultimi anni.
In questi tempi di cambiamenti repentini e radicali,velocissimi. Una interminabile serie di distinguo all’interno di un futuro pd sia di Zingaretti che di Martina,con gli equilibri sempre fragili e sempre sotto contrattazione sono facenti pietra sopra la tomba,spero che la “sbandata” contro i 5s vi abbia resi più attenti al sodo e non ai fumogeni.
Sono sicuro che se aveste la possibilità di cambiare i vostri ultimi voti,qualcuno lo cambiereste.

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Dobbiamo ringraziare i fessi come te che hanno votato e fatto votare i 5S.Ben svegliato, caro PIF, ma dimmi: sei ancora contento di aver fatto una guerra spietata a Renzi per conto del velenoso baffino?

Risultati immagini per Il governo gialloverde dalla parte degli evasoriIl governo gialloverde dalla parte degli evasori. Ecco la pace fiscale secondo Pif.

PIF C’E L’HANNO NEL CONTRATTO E NEL LORO DNA.PENSAVI D’AVER SCOPERTO L’ACQUA CALDA .DAI PIF SVEGLIA.

Avete sempre pagato le tasse? Peccato, per voi non cambierà nulla. Se invece avete evaso il fisco, ecco i sei cambiamenti del governo del cambiamento.

Il primo: l’agenzia delle Entrate ti accusa di non aver pagato le tasse (tipo Irpef , Iva)? Ti hanno mandato un accertamento? Niente paura. Basterà pagare l’evasione accertata senza alcun tipo di sanzione e interessi.
Il secondo: la guardia di finanza ha scoperto che hai dei ricavi mai denunciati? Il cosiddetto nero? Ti basterà pagare quello che avresti pagato se avessi deciso di pagare le tasse. Non pagherai le sanzioni e neanche gli interessi. Ma c’è di più: potrai pagare, se vuoi, anche in venti comode rate trimestrali.Non avete pagato le tasse? Avete evaso il fisco? Non avete messo in regola un vostro dipendente? Niente paura: ci pensa il governo gialloverde

Il terzo: una qualunque società di riscossione ti insegue per tributi diventati incontestabili? Potrai pagare il tuo debito originario sempre con zero sanzioni, zero interessi e, se vorrai anche qui, in comode rate entro novembre 2023.

Quarto: hai ricevuto una cartella esattoriale tra il 2000 e il 2010 per debiti con il fisco fino a mille euro? Niente paura: l’intero debito sarà annullato. Non devi nemmeno fare domanda: sarà il fisco stesso che azzererà tutte le cartelle esattoriali di questo tipo.

Quinto: sei un produttore di sigarette elettroniche che non ha mai pagato le tasse di settore dal 2014 al 2018? La Guardia di Finanza ti ha già scoperto e denunciato per quella evasione fiscale? Niente paura: pagherai solo il 5 per cento dell’evasione già accertata. (Ad esempio: hai evaso un milione, pagherai solo 50.000 euro). Ma attenzione, solo se sei un produttore di sigarette elettroniche. Se produci qualcos’altro no.

Sesto: devi mettere in regola la colf, la badante, il giardiniere o qualsiasi altro lavoratore occasionale? Adesso basterà dichiarare la data e le ore del suo lavoro solo al termine della prestazione, entro il terzo giorno del mese successivo. L’ispettore del lavoro ti accusa di farlo lavorare in nero? Si sbaglierà. Perché la tua attenzione era quella di metterlo in regola entro il terzo giorno del mese successivo.

Per tutti quelli che in questo periodo, invece, hanno pagato le tasse normalmente, il governo del cambiamento non ha previsto nessun cambiamento.

La questione è semplicissima: in un paese dove 1/3 della popolazione evade (percentuale che sale al 50% se si prende in considerazione quella attiva), se fai pagare le tasse ai ladroni che non le pagano perdi le elezioni. Questa è la sola ragione per cui il PD aveva “non-vinto” le elezioni del 2013: in campagna elettorale aveva imprudentemente affermato la necessità di far finalmente pagare le tasse ai ladri evasori (ossia ai veri responsabili del tracollo economico di questo paese).
La politica non è che un riflesso della cosiddetta (più che mai “cosiddetta”) società civile. Se il popolo è marcio, la politica – sua degna rappresentante – non può che essere corrotta. E la democrazia non può che trasformarsi in una cleptocrazia.
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QUESTO PENSA D’AVER SCOPERTO L’ACQUA CALDA.

Ma che bella scoperta ! Ogni tanto troviamo qualcuno che ci ricorda che l’umidità si trova anche nei pozzi. Tutti sanno tutto e fanno finta di non credere a quella realtà che affonda il coltello in una piaga ormai diventata enorme e quasi putrefatta. L’IRPEF è stata inventata per ” depredare ” mensilmente lavoratori, impiegati insomma salariati e pensionati. Questa è la sola ed esclusiva realtà dei fatti. Tutto il resto sta nella buona fede di tantissimi imprenditori i quali se si attengono rigidamente alle imposizioni fiscali , oggi come oggi rischiano di chiudere i battenti. Poi naturalmente ci sono gli industriali i così detti ricconi del Paese che quando pagano le tasse , se le pagano tutte sino all’ultimo cent., anziché comprarsi l’auto da 100.000  euro la compreranno da 95.000 ma nulla cambia. Ed allora ? Allora finitela almeno di prenderci in giro.

Gli evasori fiscali ? Tutti i giorni ne abbiamo e ne troviamo a migliaia. In tutte le bancarelle dei mercatini si vende e si compra tutto IN NERO. Vuoi affittare un appartamento in una grande città ? Il proprietario ti chiede di versare mezza mensilità IN NERO. Vuoi trovare un posto di lavoro che ti possa permettere di vivere non più sulle spalle dei tuoi genitori  ? Il  datore di lavoro ti assume ma tutte le ore in più del dovuto sono pagate IN NERO. Apri il giornale per aggiornarti sulle vicende politiche italiane ? I genitori di Renzi, di Di Maio di Di Battista sono tutti accusati chi per falso in bilancio chi per aver fatto lavorare IN NERO i propri dipendenti. Ed allora ? Allora cari amici cosa significa la parola cambiamento ? Pensiamoci da soli. Tutti a Roma seduti davanti ai Palazzi del potere e dire , una volta per tutte BASTA. Ci avete rotto tutto, ma proprio tutto !

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Le primarie del Pd.Quanti andranno a votare? Chi conosce l’oggetto delle primarie? A quanti è stato possibile cogliere le differenze tra i competitori? Così la gente non si affascina.

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La narrazione dei riformisti? È il progresso.

Le primarie del Pd

Nelle ultime primarie del Pd votarono in 2 milioni. Primarie di popolo. Lì c’era da difendere un progetto di governo e una leadership (Renzi) di governo. Oggi il Pd è all’opposizione. E non appare nemmeno determinante. Ma non fa neppure nulla per essere attrattivo. Anzi.

Il congresso è stato indirizzato su un crinale di introversione, autoflagellazione e autopunizione:

– la sconfitta del 4 marzo descritta come catastrofe;

– le colpe attribuite al solo leader del tempo;

– l’eredità del Pd di ieri (il riformismo e l’azione dei governi Pd) descritti come male di cui chiedere scusa;

– l’assenza di scommessa e sfida sul futuro (il Pd è riuscito a far capire, soltanto, che spera, anzi sperava, in un ripensamento dei 5 Stelle per allearsi.

La discussione diventa l’occasione per una domanda: qual è la narrazione, oggi, del Pd? Può un partito vivere senza una narrazione? Conveniamo tutti che no. Ma quale narrazione può avere un partito riformista, che vuole cambiare (in meglio) la realtà? E nelle condizioni di una società complessa, con vincoli e compatibilità da rispettare, in epoca di globalizzazione e senza strumenti autarchici su cui far leva?

Per i populisti è facile la narrazione: sovranismo, autarchia; ogni rivendicazione è un diritto; si a tutte le richieste ecc.

La narrazione per i riformisti

Ma per i progressisti, i riformisti, i realisti quale può essere la narrazione? Ho una mia tesi: la narrazione dei riformisti deve essere insieme carica di realismo e debordante di ottimismo.

E partire da una convinzione, di principio, di visione del mondo (un tempo si chiamava ideologia): il mondo, se non lo si ingabbia e lo si incasina con le velleità e gli strafalcioni dei populisti, va sempre verso il meglio. E’ il progresso. Che è mosso da molle fortissime: la tecnologia, la cultura, il progresso scientifico.

Questa idea del mondo distingue le narrazioni da società aperta, riformiste e ottimiste, dalla narrazione populista, pessimista e catastrofica. Per loro la tecnologia distruggerà il lavoro, la crescita è una cosa insostenibile, la cittadinanza dovrà essere pagata da sussidi, il futuro sarà l’ozio. E io ci aggiungo pure il pessimismo ambientale: ogni opera (scavo, costruzione, infrastruttura, intervento ecc) distrugge l’ambiente, il clima, avvicina la catastrofe.

Il progetto riformista

Ma torniamo al congresso del Pd. E’ proprio vero che una narrazione va trovata? E’ falso. Per 5 anni il Pd una narrazione l’ha avuta: il progetto riformista di Renzi. Che è stata una piattaforma coerente di propositi, idee, progetti, riforme (economiche, civili, sociali, istituzionali) mossa da alcuni drivers:

– fiducia (nella scienza, nella cultura, nella competenza, nel progresso);

– sfida della crescita, della produttività, dell’efficienza;

– ottimismo.

E metodo riformista: i vincoli dell’economia non si violentano. Altrimenti l’economia si vendica. E arriva l’austerità. Basta la sconfitta del 4 marzo per dichiarare (come fa una parte del PD) la disfatta di questa narrazione riformista? E sopratutto: ce n’è una migliore a disposizione? A me non sembra.

Aggiornare non cancellare

Mi sembra, invece, che per cancellare la narrazione del 2013/2018 si stiano prendendo a prestito molti cascami, miti, idee sballate della narrazione populista. Che prova il disarmo culturale, l’assenza di rigore, la mancanza di autonomia progettuale e ideale di un vecchio, logoro, superato, arretrato Pd. Noi non siamo nostalgici. Siamo assetati di futuro. E per il futuro l’unica narrazione plausibile, efficace, realizzabile è quella riformista. Che il Pd ha avuto negli anni di Renzi.

Quella narrazione va forse (come tutte le cose) aggiornata, affinata, attualizzata. Ma “fare piazza pulita” di essa (come ciancia una parte del PD) è un intento distruttivo per l’Italia.

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