La Brexit ha perso, l’Europa ha vinto.Se oggi si votasse per un secondo referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, la maggioranza dei cittadini britannici voterebbe per rimanere

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La Brexit ha perso, l’Europa ha vinto (ma deve cambiare, altrimenti farà la stessa fine)

I bookmakers puntano su un secondo referendum, e nel caso si rivotasse, gli europeisti sarebbero la maggioranza. Per l’Ue non c’è spot migliore, alla vigilia delle elezioni europee. Occhio però: i problemi sono tutti sul tavolo. E l’Europa deve comunque cambiare, se vuole evitare che il vento cambi

Se oggi si votasse per un secondo referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, la maggioranza dei cittadini britannici voterebbe per rimanere. Questo dicono tutti i sondaggi, da più di un anno a questa parte. Non parliamo di un divario stratosferico tra Bremainers e Brexiters, sia chiaro, ma bisogna partire da qui per capire cosa succederà, quale delle due strade – no deal o secondo voto – sarà intrapresa, dopo la terza bocciatura di fila dell’accordo negoziato tra Theresa May e la Commissione Ue.

Oggi le quote degli scommettitori danno un secondo referendum 5/2 (in calo) e il no deal 3/1 (in crescita) ed è un dato perfettamente coerente agli umori del popolo. A differenza di un mese fa, anche il partito laburista si è schierato a favore di un secondo voto. Di più: un bookmaker come Paddy Power da per certo (5/6) che il Regno Unito chiederà di tornare nell’Unione Europa per il 2027. Nei fatti, a nessuno sembra ragionevole, in queste condizioni, spingere per rompere ogni legame col Vecchio Continente.

Bocciata dal Parlamento e abbandonata dal popolo, la Brexit ha già perso, quindi. Ed è sintomatico che ciò avvenga alla vigilia di elezioni europee in cui – sorprendentemente – l’argomento euroscettico non esiste più

Bocciata dal Parlamento e abbandonata dal popolo, la Brexit ha già perso, quindi. Ed è sintomatico che ciò avvenga alla vigilia di elezioni europee in cui – sorprendentemente – l’argomento euroscettico non esiste più. Tutti parlano di cambiarla, al contrario, e per gli europeisti non c’è vittoria più grande. Il grande referendum sulla sopravvivenza dell’Unione non è nell’ordine delle cose, ammesso che lo sia mai stato. E mai come oggi c’è fermento e dibattito vero su cosa serva all’Unione per essere ancora più centrale nelle nostre vite.

Alzi la mano chi tre anni fa pensava che sarebbe andata così. Che col terremoto sovranista innescato proprio dal referendum britannico, con la serie infinita di attentati che avevano messo in discussione Schengen, con la crisi dei profughi dalla Siria prima e dalla Libia poi, si sarebbe arrivati a sfilare con le bandiere dell’Europa in piazza, ad appenderle alle finestre con orgoglio, che l’Unione sia ancora molto più popolare dei governi nazionali, che la popolazione che ha un’idea positiva dell’Unione sia passata dal 35% al 43% nel giro di due soli anni, e che in due soli anni le persone convinti che la loro voce sia ascoltata in Europa sia passata dal 35% al 49%: in entrambi i casi, il massimo storico dal 2009 a oggi.

Il bello, o il brutto, è che l’Europa non cambiata per nulla, nel frattempo. La sua folle burocrazia è rimasta la stessa, le sue regole che nessuno rispetta pure, e l’empasse su questioni cruciali come quella delle migrazioni e della gestione dei confini continentali è addirittura peggiorata, nel corso dei mesi. Fossimo in chi la governerà, in altre parole, non ci siederemmo sugli allori del rinnovato europeismo degli europei e lo prenderemmo per quello che è: una bolla emotiva, destinata a sgonfiarsi appena il Regno Unito cesserà di esserne la disastrosa nemesi. Le cose cambiano. E se c’è una regola, in questo secondo decennio del terzo millennio, è che lo fanno parecchio in fretta. La Brexit insegna.

La Brexit ha perso, l’Europa ha vinto.Se oggi si votasse per un secondo referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, la maggioranza dei cittadini britannici voterebbe per rimanereultima modifica: 2019-03-31T09:57:23+02:00da bezzifer
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