Arriveranno prima i carabinieri. È inevitabile. Di Maio dice che ormai il Movimento è un partito normale. Ma non è vero. Dibba, il grande guerrigliero, l’inutile per definizione, pare stia tramando per andare a elezioni quanto prima, a settembre. Questo significa per almeno 200 persone (attualmente deputati della Repubblica) tornare a casa, a servire pizze, andare al cinema con i soldi del nonno, ingrassare sul divano di mamma. Ma senza più i 15 mila euro di stipendio. Zero. Forse 300-400 euro dal reddito di cittadinanza.

A quel punto l’alternativa sarà se picchiare Di Maio, che li ha condotti al disastro. Chiuso nei suoi completini Facis uomo. O se bastonare Dibba, così avido da mandare tutto a remengo per beccarsi pure lui uno stipendio da deputato. E è esattamente qui che l’Arma, la benemerita, dovrà dimostrare il suo valore, sedando i 200 facinorosi decisi a avere la testa di Di Maio e di Dibba, o forse di tutti e due.

Sarà, insomma, una fine abbastanza ingloriosa, ma pirotecnica. Alla quale però potrebbe fare seguito l’ira popolare. E di nuovo serviranno i carabinieri, che dovranno cercare di mettere in salvo i 5 stelle.

Per il resto niente. Il grande festival dell’idiozia continua. Adesso la scemenza di moda è il salario minimo. Pcrsino la Lega, che conserva a tratti un po’ di buon senso, dice che è una cacata. Non si fa il bene dei lavoratori, ma il male delle aziende. E questo non è proprio il momento, visto che già sono in difficoltà per conto loro.

Ma i 5 stelle sono determinati. Hanno in mente un’Italia “giusta”, paritaria, egualitaria, e così sparano una scemenza dopo l’altra. Il salario minimo è solo l’ultima. Forse riusciranno anche a far chiudere l’Ilva di Taranto (così l’acciaio lo importiamo dall’India) e a mandare in galera un po’ di consiglieri piemontesi che hanno ecceduto con le spese.

Questo è il paese che vogliono loro: dissennato, agricolo, con tanti bei disoccupati, tanti in galera. Tutti, ovviamente, con reddito di cittadinanza fornito dallo Stato, con i soldi di inglesi, francesi, giapponesi, americani presi a prestito.

Poi c’è la Lega, e qui siamo di nuovo al cinema. Per un mese ci hanno rotto con i minibot, una robaccia che hanno fatto solo i nazisti e l’Argentina prima di andare a rotoli, e rimessa in circolo da quei due geni di Bagnai e Borghi. Ma Giorgetti, testa pensante della Lega, bocconiano ragionevole, dice che sono una cacata, inverosimili, una stupidaggine. Subito i fan dei minibot hanno messo in giro la voce che Giorgetti dice questo per farsi apprezzare da Bruxelles, visto che vuole andare a fare il commissario della Ue, cosa probabilmente vera e sensata. Tutti gli altri non sarebbero mai accettati.

Tutti questi teatrini, peraltro, vanno in scena su uno sfondo abbastanza drammatico. Negli ospedali mancano medici (forse spariti grazie alla quota 100). E così si sta pensando di mandare in corsa gli studenti: quale miglior scuola di malati veri, sofferenti, magari in fin di vita? Il Friuli (o il Veneto) ha fatto accordi con la Romania per importare medici. In qualche regione del sud andranno i medici militari.

Nel frattempo, l’Istat ci informa che il paese sta piombando, secondo trimestre, di nuovo nella recessione.

Ma la cosa sembra non interessare nessuno. Di Maio deve salvarsi da Dibba e dai suoi deputati. Salvini tiene il conteggio dei voti che sta raccattando, mangia chili di Nutella, cambia una fidanzata ogni quindici giorni, spara scemenze e non si decide a mandare a fondo il governo. Si sta rendendo conto anche lui che Palazzo Chigi di questi tempi può anche essere un luogo scomodo.

Meglio lasciare lì ancora per un po’ l’innocente Conte. Al massimo menano lui.