SERVE Un Governo ISTITUZIONALE e il voto in primavera.

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La crisi di Governo apre nuovi e migliori scenari al nostro Paese? La risposta è positiva, ma non sufficiente, perché bisogna adesso passare a valutazioni e proposte nell’interesse dell’Italia in quanto terzo Paese dell’Ue e dell’Eurozona per dimensioni economiche. Iniziare con questo riferimento all’economia non è dovuto a una sopravvalutazione di tale componente della rilevanza italiana. Paese che per cultura e civiltà (compresa quella di un servizio sanitario per tutti!) continua a essere straordinario. L’economia delle imprese esportatrici e della parsimonia familiare spicca perché, se non ci fosse quella, la nostra situazione politica ci collocherebbe nella parte più bassa, se non all’ultimo posto, della graduatoria dei 27 Paesi. L’economia spicca anche perché può essere rapidamente danneggiata, come è successo con il Governo ora dimissionario.

 I mercati finanziari apprezzano la crisi di Governo

Lo dimostra il fatto che i mercati finanziari hanno subito espresso una valutazione positiva alla crisi di Governo, con un calo dei tassi di interesse e degli spread sui nostri titoli di Stato. Ciò significa che il Governo in carica non dava alcun affidamento di ragionevolezza per una dignitosa amministrazione del bene pubblico, avendo invece dato prove ripetute di demagogia, velleitarismo, incompetenza, avventurismo. Sono queste valutazioni unanimi nella stampa internazionale, mentre i reggitori delle Istituzioni politiche in Europa esprimono gli stessi concetti con parole assai più garbate, ma nella sostanza analoghe. È stato perciò un bene che nell’elezione del presidente della Commissione Ue quasi tutti i partiti italiani abbiano votato per la presidente entrante Ursula von der Leyen. I mercati, però, fanno presto a cambiare rotta se si accorgono che l’Italia si sta imbarcando in elezioni incattivite o in soluzioni raffazzonate. Partendo da qui si aprono vari scenari sui quali avanzo anche io alcune ipotesi.

 

Perché un Governo Conte fino a primavera

In precedenti articoli, quando la crisi non era stata ancora ufficializzata, ma era nei fatti, ho sempre sostenuto che sarebbe stato meglio varare un Governo Conte/Tria per fare la legge di bilancio e portare il Paese alla primavera per la decisione se interrompere la legislatura. Non ho cambiato idea, anche se come spiegherò l’evoluzione della situazione ci porta a concentrarci solo su Conte. I rimproveri e i sarcasmi a lui rivolti per non avere espresso prima del suo discorso in Senato, di apprezzabile caratura istituzionale, la critica penetrante alla linea del vice premier e ministro dell’Interno leghista, è solo parzialmente condivisibile. Perché Conte ha svolto comunque un ruolo di contenimento di una maggioranza governativa dotata di grande forza parlamentare e carica anti-europeista alla quale ultima il presidente del Consiglio non si è mai associato. Così come non lo ha fatto il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Questi sono stati (con il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi) gli ancoraggi su cui le Istituzioni Europee hanno potuto contare. Se così non fosse stato la punizione dei mercati sui nostri titoli di debito pubblico, che pure c’è stata, sarebbe diventata assai più pesante. Detto questo, Conte poteva e doveva nel suo discorso al Senato esprimere anche qualche critica (e ce ne sarebbero molte!) all’altro vice premier, e ministro dello Sviluppo economico del Movimento 5 stelle, al quale va ascritta una buona parte di responsabilità dei danni causati all’economia italiana. Per questo un Governo sostenuto da una maggioranza parlamentare di responsabili italo-europei (quello che Romano Prodi ha identificato nei partiti che hanno votato a favore della neo-eletta presidente della Commissione Ue) non dovrebbe avere neppure il leader politico dei 5 Stelle, pur avendo egli apprezzabilmente fatto votare il suo partito per la presidenza Von der Leyen, in tal modo dimostrando un atteggiamento più costruttivo verso l’Ue che speriamo si accentui in futuro.

 Perché un Governo euro-assertivo con Padoan all’economia

Il punto centrale del Governo dovrebbe essere l’economia che nel contesto europeo di qui alla primavera imposterà i programmi del quinquennio con la nuova presidente della Commissione. Perciò, pur con un sentito apprezzamento a Tria, è necessario un ministro dell’Economia che abbia una caratura di esperienza molto più marcata. La soluzione migliore sarebbe Pier Carlo Padoan, che ha una caratura euro-internazionale formidabile. Anche perché prima di aver fatto il ministro dell’Economia in Italia per 5 anni, contribuendo in modo determinante alla ripresa (incompleta) dell’Italia, è stato al Fmi e all’Ocse. Conte e Padoan rappresenterebbero anche dal punto di vista politico quella maggioranza che ha contribuito a portare Ursula von der Leyen alla commissione Ue. Tanto la nuova presidente della Commissione quanto la nuova presidente della Bce avrebbero un interlocutore costruttivo, ma assertivo, sul tema di come superare la probabile stagnazione della Ue a causa di tanti fattori strutturali. Tra questi l’evidenza che la politica monetaria sta raggiungendo i limiti – fermo restando che senza di essa euro ed Europa sarebbero andati in pezzi – in quanto tassi di interesse zero (o addirittura negativi!) che non generano una ripresa economica durevole, richiedono un’urgente e forte politica di investimenti da realizzare sia sul lato della fiscalità (ove possibile) che quello delle infrastrutture a livello europeo. Anche perché l’invecchiamento della popolazione europea non darà molto spazio alla crescita dei consumi. Poi c’è il problema degli investimenti nel Mezzogiorno della Ue e nell’Africa mediterranea dove la Bei potrebbe diventare centrale. Ed anche qui la competenza e il ruolo politico di Padoan sarebbe importante pur apprezzando molto il ruolo del vice presidente della Bei Dario Scannapieco, che nella sua qualità di vice presidente ha fatto molto per favorire i finanziamenti Bei all’Italia.

 In conclusione

La scelta degli altri ministri dovrebbe orientarsi prevalentemente verso personalità delle Istituzioni neutrali dello Stato, ma anche di italiani che sono ai livelli alti di Istituzioni europee. Ci sono personalità con competenze eccezionali e spirito di servizio silenzioso, ma efficace. Il solo problema è l’imbarazzo della scelta. L’impegno della maggioranza italo-europea di andare a votare in primavera eviterebbe comunque un vulnus alla democrazia anche perché la nostra futura XIX legislatura coinciderebbe quasi con quella europea appena iniziata. Intanto, noi italiani tutti avremmo qualche mese per svegliarci dai sogni delle acrobazie verbali che hanno prefigurato riforme immaginifiche.

SERVE Un Governo ISTITUZIONALE e il voto in primavera.ultima modifica: 2019-08-24T10:59:55+02:00da bezzifer
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