Cè l’esigenza di mettere in sicurezza l’economia

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L’idea del “palazzo” che si ha da fuori è fuorviata, complice una comunicazione iper semplificata tesa a smuovere emozioni più che ragionamenti.

Tra i tanti insegnamenti che ne ho tratto, due sono quelli principali. Il primo è che tutto è sempre più complicato. Ogni questione, vista da lontano, magari dopo un giro di “formazione” su Wikipedia, ha una soluzione semplice. Un plebiscito su Facebook lo può confermare e quindi, se non viene fatta, significa che c’è qualche “potere forte” che vi si oppone (archetipo che smuove emozioni). Il corollario è che è facile sbraitare dall’opposizione, difficile costruire stando in maggioranza. Assai difficile costruire cose che reggano una valutazione positiva al trascorrere del tempo. Ogni costruzione necessita di un compromesso e ogni compromesso scontenta le parti. Da qui il celebre aforisma di Juncker “[noi politici] sappiamo tutti cosa fare, ma non sappiamo come farci rieleggere una volta fatto quello che è necessario”. Il corollario del corollario è che è facile farsi rieleggere facendo poco o nulla, basta addossare colpe ad altri.

Il secondo insegnamento è che non basta avere ragione, serve che te la diano (copyright on. Coppola). E’ la parte più difficile. La democrazia non è aristocrazia (nel significato originario, il governo dei più meritevoli) e anche laddove vi sia un grande esperto di un tema, che sappia chiaramente quale sia il compromesso migliore possibile per affrontare una questione, il grande lavoro che dovrà svolgere sarà di scoprire quali siano le persone chiave, operare per convincerle costruendo reti di consenso e, soprattutto, trovare lo spazio-tempo per affrontare l’argomento nei modi e tempi appropriati. Nell’equazione rientrano stakeholder, media, colleghi di partito e della maggioranza, strutture ministeriali, uffici legislativi di Camera, Senato, governo e – talvolta – commissione, tutti sempre con tempi ultraframmentati e discontinui, potenzialmente con interessi divergenti. Questo è il grosso del lavoro, e anche per un parlamentare esperto, portare a casa un risultato è una maratona a ostacoli. Proprio perché al momento del voto non ci sono esperti e “uno vale uno”. La democrazia è una cosa assai difficile: è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre (W. Churchill).

Strutture di partito, corpi intermedi ed élite, hanno tradizionalmente svolto un ruolo di selezione di persone, elaborazione di pensiero (top-down e bottom-up) e costruzione di consenso. Il Movimento 5 stelle ha portato in evidenza che la digitalizzazione, consentendo di prescindere dalla fisicità, sostanzialmente annullando tempi e costi, ha decostruito l’operatività delle strutture intermedie per cui è necessario inventare nuove forme di organizzazione ed espressione. Ciò non è stato loro evidente finché erano all’opposizione ma le cose – per molti di loro – sono cambiate passando alla maggioranza, dove hanno toccato con mano il fatto che tutto è sempre più complicato e non basta avere ragione, serve che te la diano. In questo percorso di maturazione, l’ideologia originaria (figlia della visione semplificata di chi stava al di fuori dei palazzi) era della sostituibilità del Parlamento con il voto diretto online. Oggi risulta chiaro che ciò non sia attuabile e, non sconfessando il messaggio originario, da molti mesi la sua leadership ha però avviato un percorso di maturazione spostando il focus alla organizzazione online delle modalità di partecipazione.

Il Partito democratico è stato travolto dalla trasformazione digitale come ogni incumbent, minato persino nella sua sostenibilità economica, con poco brain-share dedicabile (anche in ragione degli impegni di governo) e ancor meno risorse. La digitalizzazione forza i partiti tradizionali a dover aggiornare – con il supporto della tecnologia – la cultura di gestione interna, di presenza territoriale, di strutturazione e di rapporto con i corpi intermedi, di ascolto, mediazione e sintesi. Il prossimo governo, che nasce dall’esigenza di mettere in sicurezza l’economia mitigando gli impatti della crisi economica in avvicinamento, porta con sé l’opportunità di mettere a contatto due gruppi dalle posizioni altrimenti inconciliabili, consentendo loro di contaminarsi per cultura politica ed esperienze organizzative. Auspicabilmente in modo costruttivo.

Cè l’esigenza di mettere in sicurezza l’economiaultima modifica: 2019-09-03T18:37:30+02:00da bezzifer
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