Il Pd insegue l’alleanza con Casaleggio, ma la democrazia non è un gioco.E GIOCARE CON LA VITA DEL POPOLO E LA PEGGIOR AZIONE CHE POSSA FARE LA POLITICA.

L'immagine può contenere: il seguente testo "Durante il fascismo, gli italiani che provavano pietà per gli EBREI erano chiamati PIETISTI. Oggi quelli che provano pietà per i MIGRANTI sono chiamati BUONISTI. La parola FASCISMO non cambiatela, si chiama così anche oggi." Svela l’ultima trovata di Rousseau per selezionare i candidati dei Cinquestelle: un sistema a punti come nei videogiochi o nei villaggi vacanze che porterà in Parlamento personaggi più inadeguati di Bonafede e Toninelli. Fino a quando i democratici saranno disposti a far finta di niente?

Come sia possibile che i vertici politici del Partito democratico e i circoli intellettuali e giornalistici di riferimento continuino a perseguire l’ipotesi di un’alleanza strategica con la Casaleggio Associati è uno dei grandi misteri irrisolti della Repubblica. Un’alleanza non solo contro natura, ma anche rifiutata dalla Casaleggio. Che cosa ci vedano di progressista o di socialista, non dico di liberale, nei Cinque stelle davvero non si capisce: forse i vaffanculo e i proclami per smantellare la democrazia rappresentativa, o l’asineria conclamata e gli insulti inverecondi, oppure le miserabili teorie del complotto e il polpottismo digitale, magari l’alleanza con la parte più becera del salvinismo e dell’antieurismo e la resa incondizionata nei confronti di ogni nemico della civiltà democratica, da Putin alla Cina, dal chavismo al trumpismo, dai fascisti europei ai Gilet gialli.

Chissà, forse i democratici della ditta sono affascinati dall’abolizione della prescrizione e dal taglio dei parlamentari, dal reddito di cittadinanza e dalla quota cento, nonostante fino a qualche mese erano provvedimenti definiti incostituzionali e pericolosi dagli stessi circoli politici, intellettuali e giornalistici che ora spingono per l’alleanza.

C’è anche la grande questione della truffa di rappresentatività dei Cinque stelle, il famigerato uno-vale-uno con cui i Casaleggio boys rivendicano la selezione della più scalcagnata classe dirigente del mondo occidentale e motivano l’imposizione incostituzionale del vincolo di mandato e le conseguenti espulsioni per mancati versamenti di denaro alla casa madre e ad altri conti non si sa gestiti da chi. Ieri sera Presa Diretta su Raitre ha trasmesso un’inchiesta formidabile sui metodi della Casaleggio (e non solo). Ma evidentemente per il mondo intellettuale progressista questi sono particolari ininfluenti.

L’ultima trovata di Casaleggio però ha superato ogni senso del ridicolo e dovrebbe svegliare il Pd dal torpore successivo all’individuazione in Giuseppe Conte del punto di riferimento fortissimo di tutti i progressisti. Da qualche mese, ha raccontato ieri La Stampa, chi fa politica nei Cinque stelle è sottoposto a «un sistema a punteggi al quale è appeso il destino dei singoli candidati… loro li chiamano badge. Quanti più badge ottieni, tante chance hai in più di scalare la lista delle selezioni interne (in gergo grillino le parlamentarie, le regionarie etc..). Il fatto però è che non acquisti punteggi con la normale attività politica del M5S, dai banchetti sui territori ai convegni o qualsiasi altra iniziativa che normalmente impegna un militante o un eletto. A premiare, invece, è la partecipazione alla piattaforma Rousseau, o direttamente online o agli eventi organizzati da Casaleggio in giro per l’Italia… Ecco come funziona: all’iscrizione e all’apertura del profilo del singolo attivista vengono assegnati una serie di obiettivi. Ognuno corrisponde a un’icona colorata, come un pallino, che si accende solo una volta raggiunto l’obiettivo. Hai partecipato a un Villaggio Rousseau, la giornata di workshop itinerante organizzata da Casaleggio Jr? Ottieni un badge. Hai inserito, da parlamentare, una proposta di legge sulla piattaforma per condividerla con gli iscritti? Altro badge. Hai seguito le lezioni di e-learning e sulla formazione? Ancora un altro badge. Sono medagliette, come quelle cumulate nelle app dei giochi. Solo che qui più ne cumuli più hai la possibilità di essere eletto in Parlamento, in Consiglio regionale, a Bruxelles».

Il racconto del giornalista della Stampa Ilario Lombardo non è un esempio di distopia politica, è una parodia dei processi democratici. Non bisogna pensare a Orwell, ma alla satira dei Monty Python. Casaleggio applica alla politica i principi della gamification, ovvero il modo di rendere un gioco ciò che gioco non è. Ma la democrazia non è un gioco. I grillini ovviamente non lo sanno. Il Pd però dovrebbe saperlo.

Il Pd insegue l’alleanza con Casaleggio, ma la democrazia non è un gioco.E GIOCARE CON LA VITA DEL POPOLO E LA PEGGIOR AZIONE CHE POSSA FARE LA POLITICA.ultima modifica: 2020-02-11T17:49:16+01:00da bezzifer
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