L’UBRIACATURA ITALIANA Prima Berlusconi, poi Grillo, poi ancora Salvini.

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Renzi, croce e delizia, continua a proporre interventi e riforme a getto continuo con il suo manipolo di genieri: cose sensate, sensatissime, pure fattibilissime, peccato che ha intorno tanta terra bruciata che pare l’Australia. Non sono ancora riusciti ad attribuirgli la diffusione del Coronavirus, ma forse Travaglio ha già in canna lo scoop, casomai servisse. Figuriamoci se gli lasciano l’occasione per fare bella figura…! Proponesse di fare una grigliata in allegria, nel PD si scoprirebbero tutti vegani. E dire che ci sarebbero ancora tre anni di legislatura…

L’UBRIACATURA ITALIANA INIZIA CON L’avvento, l’ascesa e l’affermazione del M5S in Italia nell’ultimo decennio hanno avuto l’effetto di un’ubriacatura generale del Paese, che seguiva peraltro un’altra ubriacatura nefasta come quella del berlusconismo.
Dico ubriacature con un evidente giudizio di parte (dichiaro di non essere affatto imparziale, ma solo intellettualmente onesto, secondo l’insegnamento di Gaetano Salvemini) e qualcuno potrebbe correttamente (dal punto di vista logico) obbiettarmi che il giudizio sarebbe affatto diverso se fossi un berlusconiano o un grillino. Non c’è alcun dubbio.
Però, però, … per essere davvero intellettualmente onesti non bisogna rinunciare a guardare e confrontarsi con la dura realtà dei fatti.
 
Il berlusconismo dilagante e mal contrastato da un centrosinistra come al solito diviso e litigioso, ci portò dritti alla crisi del 2011 con lo spread vicino a 600, e la coppia Merkel/Sarkozy che con poca delicatezza sogghignavano sulla credibilità del nostro Eroe, “unto dal Signore”, che alla stessa Cancelliera aveva fatto poco rispettosamente cucù (e non solo…).
Arrivarono Monti e Fornero sull’ambulanza della Croce Rossa, con quel che ne conseguì.
Poi fu la volta della geniale campagna elettorale di Bersani nel 2013, che fornì tutto l’alcool necessario (e anche di più) per la seconda e definitiva ubriacatura, quella del M5S che, approfittando della confusione di idee del centrosinistra (succube di Monti e dimentico di tutti gli altri elettori del centrosinistra), assorbì qualche milione di voti di scontenti, delusi, illusi, incazzati, sognatori e rivoluzionari da salotto, e mise una seria ipoteca sulla legislatura.
Malgrado ciò, il centrosinistra, prima con Enrico “palle d’acciaio” Letta, poi con il ciclone Matteo Renzi, abbattuto a colpi di furibonde campagne mediatiche degne della resistenza ad un feroce dittatore sudamericano, infine con l’esangue Gentiloni, porta a conclusione la legislatura nel 2018, mentre gli effetti inebrianti dell’alcool profuso a piene mani ormai hanno colpito milioni e milioni di italiani (inutile dire che erano poco accorti o poco avveduti, non si litiga con la realtà…).
Sembra infatti che la speranza nazionale adesso risieda nei nuovi eroi Di Maio, Di Battista, Castelli, Taverna, Lezzi, Toninelli, Bonafede, insigni personalità dai curricula sfolgoranti e densi di master e prestigiosi incarichi internazionali. Sono pilotati, nemmeno tanto occultamente, dal guru Beppe Grillo, comico in disarmo, e dal vice-guru Casaleggio figlio (il capo-guru Gianroberto era passato nel frattempo tra i più), e vai poi a capire chi effettivamente tira le fila …
Il programma è semplice ed allettante, per gli amanti del genere horror: NO a tutto, decrescita felice, mondo bucolico e deindustrializzato, democrazia diretta, uno vale uno, e poi no all’Europa, no all’Euro (slogan subito accantonati), soldi per tutti a profusione, abolizione della povertà per decreto, pensioni a 62 anni o anche meno, chiusure domenicali per negozi e centri commerciali e pranzo obbligatorio con la nonna, insomma una impressionante serie di minchiate (ops! volevo dire proposte discutibili), che ammaliano ed inebriano 11 milioni di nostri connazionali (pensateci, 11.000.000 – undici milioni -, un terzo dei votanti!). Invadono il Parlamento con quasi 350 deputati.
Nel frattempo, i reduci del berlusconismo, senza Berlusconi ormai parecchio appannato, si dibattono per non scomparire e si affidano in massa al Capitano Salvini, protocomunista padano convertito al sovranismo populista (mamma mia!) e pure amico e seguace di Putin.
Con qualche difficoltà e qualche pesante forzatura si ritrovano insieme, i “puri e sognanti” cinquestelle e i truci ex-padani, e si affidano ad un miracolato outsider, che mai più avrebbe immaginato di arrivare a fare il Premier (mica il sottosegretario!) di un Paese del peso (checché se ne dica!) dell’Italia. Ma è il bello dell’improvvisazione al potere! L’avvocato (del popolo, dice lui) Giuseppe Conte diventa il portavoce dei suoi due vicepremier Di Maio e Salvini: fanno un Governo, fanno danni, fanno flop ad agosto, quando il truce Capitano prende troppo sole, esagera e sbrocca. Viene maltrattato da tutti e da allora, malgrado continui a fare finta di niente, non si è più ripreso. È inseguito dalla magistratura, dai creditori, forse anche dai suoi compagni di partito che non hanno neanche fatto in tempo a sistemarsi nelle poltrone ministeriali che già hanno dovuto lasciarle, ancora calde calde.
 
Nasce l’improbabile ed imprevisto governo attuale: “la mossa del cavallo” è di Matteo Renzi, il deus ex machina che lo sponsorizza, pur di togliere Salvini e i leghisti da quella metaforica stanza dei bottoni, che potrebbero diventare troppo pericolosi da manovrare (l’Europa trema…). Subentra al Capitano sconfitto il PD di un poco convinto Zingaretti, Renzi cerca fortuna mettendosi in proprio, l’avvocato (del popolo) resta incredibilmente al suo posto, insieme alla folta schiera dei sullodati grillini plurilaureati, che nel frattempo hanno pesantemente sbattuto il naso contro la dura realtà del fallimento delle loro minchiate (ops! volevo dire proposte, ormai diventate in buona parte leggi).
Nessun effetto salvifico, nessuna abolizione della povertà, metanodotti, acciaierie e tunnel transalpini restano dove stanno (e vorrei vedere…!); si buttano via un po’ di miliardi in inutili prebende al popolo scontento, che resta sempre più scontento e ora sa con chi prendersela. I nostri eroi tracollano elezione dopo elezione, si avviano alla scomparsa. Mantengono però oltre 300 deputati (i più avveduti hanno provveduto a cambiare bandiera), e tanto basta per ostacolare qualsiasi tentativo di rimettere il treno ammaccato sulle rotaie.
L’operazione incontra oggettive difficoltà, non solo per la strenua resistenza dei cinquestelle, ma anche per la timidezza di Zingaretti e soci, tentati da un OPA (la chiamano alleanza strategica) sul Movimento, che però non hanno né la forza né la determinazione né forse la possibilità di lanciare. Piccoli passi, molto piccoli, tanto piccoli che a volte sembrano fermi. I sondaggi stagnano al 20%, mentre il M5S viaggia veloce verso il 10% e scende ancora.
Grande successo della mamma cristiana Meloni, che intercetta gli scontenti di Salvini, più tutti i fascisti-nel-cuore, che in Italia non sono mai mancati. Il resto del centrodestra lascia tracce sempre meno visibili.
Berlusconi … attende, o come “Marinella non c’era, fa la vita in balera ed ha altro per la testa a cui pensare” (cit. Francesco Guccini).
Renzi, Renzi, croce e delizia, continua a proporre interventi e riforme a getto continuo con il suo manipolo di genieri: cose sensate, sensatissime, pure fattibilissime, peccato che ha intorno tanta terra bruciata che pare l’Australia. Non sono ancora riusciti ad attribuirgli la diffusione del Coronavirus, ma forse Travaglio ha già in canna lo scoop, casomai servisse. Figuriamoci se gli lasciano l’occasione per fare bella figura…! Proponesse di fare una grigliata in allegria, nel PD si scoprirebbero tutti vegani. E dire che ci sarebbero ancora tre anni di legislatura… La sua creatura Italia Viva pesa il 5%, o meno.
E poi c’è il virus.
Dopo le ubriacature, è arrivato anche il virus. Non ci facciamo mancare nulla.
 
E pur con la fantasia di uno sceneggiatore hollywoodiano, è dura individuare vie d’uscita. Bisogna mettere insieme una maggioranza alla Camera ed al Senato, servono deputati, servirebbero persone ragionevoli, che capissero che è ora di prendere una bella dose doppia di aspirina, un caffè molto forte, poi tirarsi su le maniche e rimettersi a lavorare. Il forte mal di testa (e pure l’influenza inopportuna) passerà; pezzo dopo pezzo, come un Lego, si potrebbe rimontare un manufatto presentabile.
La destra stia a destra, il centro decida da che parte stare, il centrosinistra, che ha gente che saprebbe pure come e cosa fare, si prenda le sue responsabilità. Sembrerebbe logico.
Ma chi glielo dice ai cinquestelle che il loro piccolo tsunami (ricordate Grillo nel 2013?) è passato, ha lasciato macerie ma è passato, e che adesso dobbiamo ricostruire?
Hanno riaperto Tohoku e Fukushima, dopo nove anni da quello vero. Quando riapriamo anche l’Italia?
Chi glielo dà un pietoso colpo di grazia (metaforico, per carità!) ad un’esperienza politica nefasta e fallimentare?
Cercasi volenterosi. Telefonare qualunque ora. Astenersi perditempo.
L’UBRIACATURA ITALIANA Prima Berlusconi, poi Grillo, poi ancora Salvini.ultima modifica: 2020-03-10T08:50:38+01:00da bezzifer
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