IL DIVIETO DI LICENZIARE È INCOSTITUZIONALE

 

TITO BOERI

‘’IL DIVIETO DI LICENZIARE È INCOSTITUZIONALE’’ – TITO BOERI: “QUANDO È PROTRATTO OLTRE LA STRETTA EMERGENZA ALLONTANA IL RITORNO ALLA NORMALITÀ. MA È FORSE È PROPRIO QUESTO CHE SI VUOLE: TENERE VIVA L’EMERGENZA PER IMPORRE “UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO” (SAREMO GRATI A MAURIZIO LANDINI COSA INTENDE) CHE SUONA COME LA CONDANNA DI CHI OGGI VORREBBE ENTRARE NEL MERCATO DEL LAVORO – BENE INVECE IMPORRE IL DIVIETO DI LICENZIAMENTO ALLE SOLE IMPRESE CHE FRUISCONO GRATUITAMENTE DELLA CASSA INTEGRAZIONE”

LICENZIAMENTI BLOCCATI FINO AL 15 OTTOBRE AL DECRETO AGOSTO MANCA UN MILIARDO.Altolà manca un miliardo, ovvero le richieste per il decreto agosto ammontano a circa 26 miliardi contro i 25 messi a disposizione dal recente scostamento di Bilancio approvato dal Parlamento. Mentre si profila una intesa, ancora non definita, sulla proroga del blocco dei licenziamenti in scadenza il 17 agosto: la spunterebbe il Tesoro, linea sulla quale anche Conte si starebbe convincendo, con una proroga del blocco fissata al 15 ottobre, in concomitanza con la fine dell’emergenza.Diversa invece la posizione della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo che puntava ad un mantenimento del blocco fino al 31 dicembre di quest’ anno. Il braccio di ferro comunque continua. Ad alimentare il dibattito attorno alla necessità di prorogare o meno il divieto ha contribuito anche il commento a firma di Tito Boeri pubblicato ieri sul sito di Repubblica che metteva in luce le conseguenze di una simile decisione – se il divieto fosse stato prorogato fino al termine dell’anno – sull’economia del Paese e sull’occupazione. 

PERCHÉ PROIBIRLI NON È UNA BUONA IDEA.Tito Boeri Il governo sta in queste ore discutendo se prorogare o meno il divieto di licenziamento e per quanto tempo. La bozza di decreto agosto entrata ieri in preconsiglio dei ministri prevedeva l’estensione del divieto per tutto il 2020, ben oltre l’emergenza. Con la prospettiva di metter l’esecutivo di fronte a scelte molto difficili a fine anno.La prospettiva di un’ondata di licenziamenti a inizio 2021 avrebbe spinto per un’ulteriore proroga del divieto o addirittura qualche escamotage per rendere strutturale un provvedimento che impedisse di licenziare, come in Nord Corea prima delle riforme economiche del 2014.Bene invece allinearsi al più presto alle scelte fatte negli altri paesi europei, imponendo il divieto di licenziamento alle sole imprese che fruiscono gratuitamente della Cassa Integrazione. Vigente il blocco dei licenziamenti per tutte le imprese, quelle che vivono una stagione di grande incertezza sul loro futuro e, ancor più, quelle costrette a ridurre i loro volumi di attività, finiscono per congelare le assunzioni e non rinnovare i contratti a tempo determinato alla scadenza. Senza quella valvola di sfogo molte più imprese falliscono lasciando a casa i propri dipendenti.Per non parlare delle imprese che potrebbero lasciare il nostro paese per sfuggire ad un divieto incostituzionale quando protratto oltre la stretta emergenza e che non ha corrispettivi nell’area Ocse. Sono tutti licenziamenti anche questi, gonfiano anch’ essi, come abbiamo visto in questi mesi, i numeri della disoccupazione anche se, spesso con ipocrisia, ci ostiniamo a non chiamarli con il loro vero nome.Per non parlare del mancato avvio di nuove imprese. Mettetevi nei panni di chi sta cercando a fatica di aprire una nuova attività: come potreste mai assumere dei lavoratori sapendo che, nel caso le cose andassero male, non potrete licenziarli? La bozza di decreto agosto, in aggiunta all’estensione del divieto di licenziamento, prevede anche una decontribuzione totale fino a dicembre per le imprese che smettono di utilizzare la Cassa Integrazione, indipendentemente dal fatto che stiano assumendo dei lavoratori. Combinata con il blocco dei licenziamenti, questa misura senza precedenti (gli sgravi contributivi concessi negli ultimi anni erano sempre vincolati a nuove assunzioni) è un regalo inaspettato alle imprese che avrebbero comunque smesso di utilizzare la Cassa.Come documentato da Inps e Banca d’Italia, sono molte le aziende che hanno utilizzato la CIG anche in presenza di fatturato stabile o in espansione. Ora queste imprese, che hanno di fatto approfittato della crisi per abbassare il costo del lavoro, si vedranno riconosciuto un ulteriore bonus senza fare nulla.

Le aziende che vivono, invece, un calo del loro fatturato, vigente il blocco dei licenziamenti, non potranno mai rinunciare alla Cassa Integrazione e quindi non avranno lo sgravio. La combinazione di Cassa Integrazione, decontribuzione e inevitabile estensione della durata dei sussidi di disoccupazione, redditi di emergenza e di cittadinanza per chi viene per legge tenuto fuori dal mercato del lavoro dal divieto di licenziamento sono destinati a imporre un ulteriore salasso ai contribuenti futuri.Fino alla metà dell’ulteriore scostamento di bilancio di 25 miliardi richiesto dal governo sembra destinata a finanziare queste operazioni che mettono in piedi un quadro normativo ancora più complicato, se possibile, di quello attivato nel periodo dell’emergenza. Questa decretazione è l’esempio perfetto di come si costruisce burocrazia dopo aver promesso semplificazioni. E sappiamo già come andrà a finire.

Di fronte ai ritardi nell’applicazione di norme complicatissime (cosa vuol dire smettere di utilizzare la CIG? rinunciare alle autorizzazioni già ottenute? come? fino a quando?), saranno gli stessi autori di queste mostruosità normative a prendersela con le burocrazie. Il tutto senza che le norme abbiano alcun effetto sui saldi occupazionali perché “abolire” i licenziamenti significa abolire le assunzioni, anche in presenza di incentivi alle assunzioni. Se si vuole davvero ridurre la disoccupazione, cosa si aspetta a far partire subito i concorsi per le assunzioni nel pubblico impiego sulla base di test standardizzati che possono essere svolti localmente rispettando le norme di distanziamento?Abbiamo bisogno di immettere al più presto giovani qualificati nella pubblica amministrazione anche per migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Le imprese italiane stanno faticosamente cercando di tornare alla normalità. Come ha certificato l’Istat qualche giorno fa, le ore settimanali lavorate pro capite sono passate da 23 in aprile a 29 in maggio a 32 a giugno (molto vicino al livello strutturale di 34 ore).

Gli occupati assenti dal lavoro perché in Cassa Integrazione o in congedo sono passati dal 34% di aprile al 16% di maggio, all’8% di giugno. Il livello fisiologico è vicino al 4%. Ogni prolungamento del divieto di licenziamento allontana questo graduale ritorno alla normalità. Ma è forse è proprio questo che si vuole: tenere viva l’emergenza per imporre “un nuovo modello di sviluppo” (saremo grati a Maurizio Landini quando spiegherà cosa intende concretamente con questa espressione da lui utilizzata nel chiedere il blocco totale dei licenziamenti) che suona allo stato attuale come la condanna di chi oggi vorrebbe entrare nel mercato del lavoro e un fervido invito ai giovani a lasciare il nostro paese.

 

 

 

 

 

IL DIVIETO DI LICENZIARE È INCOSTITUZIONALEultima modifica: 2020-08-06T17:28:56+02:00da bezzifer
Reposta per primo quest’articolo
Share