Io questa “nuova” linea editoriale del Foglio non la capisco più. Nel tipo di giornalismo che si porta avanti, prima ancora che nei contenuti. Io ricordavo l’ironia, e a volte anche lo sberleffo; non il dileggio. Ricordavo la capacità di sviscerare i contenuti; non il giochino “vergognati, guarda chi vota come te” (che è sempre stato appannaggio dei demagoghi, populisti o di apparato).

IL FOGLIO:Uno spasso il referendum che fa ballare i no e i finti puristi dell’antipopulismo.

Gli intransigenti del no al taglio dei parlamentari si augurano con sfumature diverse di avere un aiuto da parte dei populisti per poter battere i populisti. Altre note di comicità da Salvini, dai meloniani, dai dissidenti di FI e dal mondo di Repubblica

Il mio No è motivato dal fatto che ridurre il numero dei parlamentari (che sarebbe più che giusto) mantenendo il sistema con le due camere che hanno le stesse funzioni significa imboccare una via che peggiorerà e renderà ancora più superato, inefficiente e non proiettato al futuro il sistema di repubblica parlamentare. Votai Si convinto nel 2016, perdemmo tutti, ora non peggioriamo le cose.

Si o no; no o si! Questo è il dilemma ! Ridimensionare il parlamento quando si è in corsa ,non si capisce ,per il semplice elettore, per fare cosa. Ma allora quando ! Si potrebbe obiettare! Noi tentiamo di fare cose nuove quando ci troviamo in emergenza confusionale. C’è il Covid, non c’è lavoro, non sappiamo come posizionarci sullo scacchiere internazionale, e di cosa ci preoccupiamo per risparmiare 80 – 100 milioni all’anno per pagare gli stipendi dei nostri strampalati parlamentari : di ridurne il numero e creare nuovi disoccupati. Sta qui tutta la nostra creatività di dare uno scossone per una giusta e corretta politica ? O è solo ammuinna?

Tutte chiacchiere, pretesti per giustificare la scelta illogica di cedere al diktat demagogico del M5S. Io voterò NO. Andiamo sul sentire, percepire, valutare dell’insieme degli elettori comuni? Bene, tutto si gioca sul quesito cardine: “Cui prodest il SI? Risposta: ” Massimamente, senza dubbio: “Al M5S, alle loro bandierine e agli interessi di quelli, media inclusi, che identificano la loro sopravvivenza con quella del Conte 2” Ergo il discrimine è palese. Le dispute capziose sugli aspetti culturali, costituzionali, formali, sono confinate nel mondo degli intellettuali del populismo. Quello buono che vede il Foglio in prima fila. Voterò NO.

Caro Cerasa , questa volta non concordo. Si vota no e punto, per contestare una semplificazione pericolosa. Con chi non conta. Lei sarà in compagnia di Grillo, Salvini , Meloni e Zingaretti…. Senza rancore, stimo spesso i suoi pezzi, ma questo tono a presa in giro “alla Travaglio” non le si addice. Il suo giornale ospita sostenitori del si e sostenitori del no. Benvenuti gli argomenti per le due parti, ma non le battutine. Personalmente credo, come molti commentatori , che questa riforma sia puro populismo, e che servirebbe avere 600 parlamentari in una camera, mentre averne 400+200 non farà risparmiare nulla e renderà ancora più lento il processo legislativo, già oggi fatto quasi soltanto di leggi delega o di decreti legge, dunque dato in gestione al governo in evidente spregio della separazione dei poteri. Cerasa penso che col Sì consegneremmo su un piatto d’oro ai partiti la facoltà di mandare in Parlamento non i più bravi, onesti e preparati, virtù peraltro in via d’estinzione, ma i più obbedienti, teleguidati, disoccupati plagiati dal compenso ricco, gregari selezionati ad hoc. Del resto, la democrazia vive di quantità, di moltitudine, di gran numeri. A restringerla come fa il referendum senza cambiare il resto, senza un riequilibrio del dettato solo per dare in pasto al popolino qualche scranno risparmiato. E’ ora di dire basta ai rammendi demagogici, illusivi, pericolosi, la democrazia non vive di pezze a colori, di punizioni come il Colosseo dei gladiatori, di convenienze ipocrite, di vendette, ma di chiarezza, pluralismo, libertà e semplicità di procedure, pesi e contrappesi, separazione dei poteri, di giuste proporzioni, di garanzie per tutti a partire da chi sta indietro, di Stato di diritto, che coi soldi non c’entra un tubo. NO!

 

Che fastidio oramai, questo frequente tono irrisorio del Foglio nel qualificare quanti sono restii alla sua deriva editoriale di condiscendenza alle direttive di questo governo che si pone come di salute pubblica. Il Foglio (quotidiano) squalifica beffardamente cone “finti puristi” gli elettori orientati per il no a questo scombinato referendum, che una non meno scombinata Corte Costituzionale avrebbe dovuto rifiutare, anziché darne via libera. La Corte suprema sotto l presidenza della drssa Marta Cartabia, si è resa succube dei populisti giustizialisti del m5s, promotori del referendum; e la Cartabia ha probabilmente guadagnato un punto a favore per una più alta presidenza tra meno di due anni.

Per i politici italiani la carta stampata dovrebbe pubblicare una rubrica intitolata”Prime e dopo”, con le dichiarazioni fatte nell’epoca delle campagne sulla riduzione dei parlamentari e dell’eliminazione del bicameralismo e quelle fatte , in vista di questo referendum. Vale anche per tanti editorialisti e noti commentatori dei vari giornali. Che poi la nostra Costituzione, inapplicata negli articoli più importanti, debba essere riformata è pure vero, ma, per evitare, i rituali dei parlamentari, a seconda la convenienza, bisognerebbe eleggere un’assemblea Costituente, con gli eletti da eleggere sulla base dell proposte che portano avanti.

 

Io questa “nuova” linea editoriale del Foglio non la capisco più. Nel tipo di giornalismo che si porta avanti, prima ancora che nei contenuti. Io ricordavo l’ironia, e a volte anche lo sberleffo; non il dileggio. Ricordavo la capacità di sviscerare i contenuti; non il giochino “vergognati, guarda chi vota come te” (che è sempre stato appannaggio dei demagoghi, populisti o di apparato).ultima modifica: 2020-09-06T10:22:49+02:00da bezzifer
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