E’ ORA DI RIFORME

 

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E’ ORA DI RIFORME

Finita la saga delle poltrone (ministri e sottosegretari), il Governo può finalmente cominciare a lavorare seriamente per l’Italia.

Noi siamo molto ottimisti: il programma presentato dal Presidente Draghi è preciso e circonstanziato, per certi versi anche ambizioso, il che non guasta. Quello che ci aspettiamo, aldilà delle scaramucce inevitabili dei politici nostrani ancora abituati a “fare cinema” per i propri aderenti, è un netto miglioramento della situazione sanitaria, una graduale ripresa economica, un’affermazione in campo europeo dove, con l’uscita di Merkel e Macron, possiamo ambire ad un ruolo guida.

Inutile girarci attorno: la presenza di Mario Draghi è uno tsunami che sconvolgerà in positivo sia la politica, sia le prospettive economiche-finanziarie, ma anche l’assetto istituzionale del Paese.

Una prima divisione politica c’è stata: sia a destra (Meloni) sia a sinistra (scissionisti grillini e una parte di LEU) si sono collocati all’opposizione di questo Governo in quanto ritengono che la coerenza politica sia al di sopra di qualsiasi cosa, anche della vita umana e quindi hanno preferito non aderire all’appello del Presidente della Repubblica.

Noi riteniamo che lo smottamento non sia finito, specialmente a sinistra, e, col passar del tempo e con l’adozione di provvedimenti lontani dalle proprie concezioni ideologiche, sarà sempre più evidente, sia tra i grillini, sia all’interno di LEU, una vera e propria nuova formazione politica a sinistra sia del PD che del M5S in quanto ormai, come dice Di Maio, entrambi sono diventati moderati e liberali.

Facciamo un po’ di fantapolitica.

Il blocco che sostiene Draghi può essere diviso in due. Da una parte Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle, dall’altra Lega – Salvini Premier, Forza Italia, Italia Viva, Azione, Più Europa, Cambiamo, e tutte le altre piccole formazioni centriste. Due blocchi relativamente omogenei, almeno sulla carta.

Se il duo Matteo Salvini/Giancarlo Giorgetti tenesse ferma la barra europeista/atlantista/Prima l’Italia poi la Lega, forse potrebbe cogliere l’occasione per approfittare dell’autoisolamento della Meloni e tentare di “sbarazzarsi” dello scomodo alleato/rivale. Da questo punto di vista sarebbe veramente interessante capire chi vincerebbe le elezioni politiche tra un blocco di sinistra guidato da Conte e tutto il resto, tranne Meloni, guidato da Draghi.

Ma ora non è il momento di fare voli pindarici, guardiamo alla contingenza e a questo momento storico.

La risoluzione della pandemia risponde a “regole” valide per tutti i governi del mondo, indipendentemente dal colore politico.

Cosa sta succedendo?

Un diluvio di informazioni e controinformazioni, una specie di guerra delle parole. I generali che conducono questa guerra sono Floris, Formigli e la Gruber che, con le loro trasmissioni faziose e facendo leva soprattutto sulla risoluzione della pandemia, cercano di dimostrare che il Governo Draghi è la fotocopia del Governo Conte, che la grande coalizione è un casino dove ognuno tira l’acqua al suo mulino e che quindi si stava meglio quando si stava peggio. Ascoltandoli, non sembra di essere in uno studio televisivo, ma in uno studio psichiatrico: stessi ospiti, stessi argomenti ogni sera, stessi “nemici” a partire da Renzi, stessi “amici” a partire da Conte. Un “disco rotto” dove i vari Travaglio, Scanzi, Padellaro, Telese, Giannini, Cacciari, vomitano le loro sentenze a turno. Uno sfogatoio collettivo non più ascoltabile!

Certo, il colpo è stato durissimo e quindi è logico che le reazioni possano essere scomposte.

Questa “debolezza” di comportamento nasconde quello che dicevamo prima: Draghi e i suoi rappresentano uno tsunami che sconvolgerà la politica italiana ed europea e taglierà, piano piano, l’erba sotto i piedi dei seminatori di odio e dei portatori sani di violenza verbale.

Chi fa un discorso di buon senso, viceversa, non abbocca: tra cinque-sei-sette mesi, la situazione dei vaccini sarà molto diversa, la pandemia prenderà un colpo mortale e ricominceremo a “vivere”.

A quel punto emergerà, con tutta la sua forza, il Governo dei “migliori”, che tradotto in parole semplici significa: Draghi e la sua squadra di tecnici, cioè le persone preposte al Recovery Plan, alla riconversione ecologica e digitale. A quel punto la differenza tra il Governo Conte e il Governo Draghi apparirà abissale. A quel punto cominceremo ad assaporare i vantaggi per l’Italia e, soprattutto, i benefici per le nuove generazioni.

Allora la domanda seria è un’altra: c’è un modo per usufruire della grande competenza e autorevolezza di Draghi non solo per un anno, ma per una legislatura intera?

Si, esiste e si chiama Riforma Costituzionale.

Finora abbiamo toccato con mano quanto sia necessario rivedere quello che Matteo Renzi aveva posto sul tappeto: il bicameralismo perfetto, la riforma del Titolo Quinto (rapporto Stato/Regioni) e ciò non potrà più essere ignorato. Ma la presenza in campo di Draghi sollecita una riforma, a volte ventilata, che oggi diventa più urgente: quella dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio (Sindaco d’Italia) e/o del Presidente della Repubblica (secondo lo schema del semipresidenzialismo francese).

Se Draghi fosse eletto direttamente dal popolo accrescerebbe la sua autorevolezza nei confronti del mondo e, in particolare, dell’Europa e assicurerebbe all’Italia un futuro decisamente migliore.

Se questa riforma fosse promossa e concordata da questa maggioranza segnerebbe un momento di effettiva maturità nazionale per il bene dell’Italia. Converrebbe a tutti, anche a sinistra perché il PD e il M5S continuerebbero a governare almeno per un pezzo di strada comune (l’alternativa è la sicura vittoria del Destra-Centro di Salvini e Meloni).

Se dipendesse da noi questa dovrebbe essere la direzione.

E’ ORA DI RIFORMEultima modifica: 2021-02-28T08:07:27+01:00da bezzifer
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