Archivio mensile:marzo 2017

Bersani e D’Alema sono troppo superbi per essere obiettivi .Loro non accettano l’indifferenza che ora suscitano.Purtroppo c’e’ un tempo per ogni cosa.

Sulla manovra Bersani avverte Gentiloni: “Devi cambiarla”

L’ex segretario poi precisa: “Non una minaccia ma la richiesta di correzioni”

Non decide Bersani se è in maggioranza o no. Nessuno l’ha invitato. Se vuole votare le proposte del Governo Bene altrimenti ce ne faremo tutti una ragione.

Scusatemi ma da questo articolo non capisco quali siano i difetti od i pregi delle due cose citate da Bersani ad esempio che significa in concreto superare “l’acquirente unico”? e come e perché questo “superamento” danneggerebbe oltre 20 milioni di utenze creando un vantaggio per poche aziende ed un danno per milionid utenze?
Da queste poche parole non si capisce un emerito tubo, se lei ne sa di più e vuole spiegarci le ragioni ed i torti delle due opzioni in campo ok altrimenti le stesse suonano solo come slogan demagogici!

Caro Bersani, i dati dimostrano che il PIL da decisamente negativo in questi ultimi anni è passato a positivo, mi ricordo che oltre un anno fa quando nelle previsioni 2016 si parlava di 1%, tanti si mettevano a ridere (compreso tu?) e poi si è verificato; ricordo che in EU in questi anni il PIL non è mai stato negativo.

Bersani cerca solo visibilità, tra le altre cose contraddicendosi, infatti dimentica che se il debito è aumentato è stato anche grazie a lui, al suo voto ed alle sue richieste.Inutile parlare sulla pagliacciata riguardo ai grillini. Primo perchè i grillini non faranno mai alleanze programmatiche con nessuno perchè questo li costriggerebbe a fare delle scelte e loro preferiscono restare sempre sul vago e tenere i piedi in più staffe.

E secondo perchè i grillini prendono voti solo perchè promettono tutto ed il contrario di tutto, esattamente come faceva Berlusconi, basta vedere le ridicole proposte sull’euro, dal referendum per uscirne alla fantomatica “moneta fiscale”, fantomatica perchè si guardano bene dallo spiegare come funzionerebbe, ammeso che potesse funzionare, e cosa comporterebbe.

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E stiamo litigando perche l’europa ci ipone di pagare 3’5 miliardi,che paese di merda.

Tasse e contributi, l’evasione italiana vale 110 miliardi l’anno

Il settore dei “servizi alla famiglia” (badanti e simili) è quello con la maggiore propensione al sommerso. Buco enorme per l’Irpef degli autonomi: più della metà delle imposte dovute non viene versata. Giovannini chiede più controlli: “Solo 200mila su 4 milioni di imprese”

L’evasione fiscale e contributiva in Italia si aggira in media sui 110 miliardi di euro l’anno. E’ la stima diffusa dal presidente della Commissione per la redazione della “Relazione annuale sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”, Enrico Giovannini, in audizione alla Bicamerale sull’anagrafe tributaria. Giovannini ha illustrato i dati del triennio 2012-2014. Nel 2014 il tax gap, ovvero la differenza tra le imposte che si dovrebbero pagare e quelle effettivamente incassate dall’Erario, si è allargato a 111,6 miliardi di euro da 108 miliardi del 2012.

Dalle badanti alla bottega sotto casa, dalle costruzioni ai servizi per le imprese: questo tax gap oscilla tra il 20 e il 30%. Ed è particolarmente marcato proprio nei servizi alle famiglie, dove il sommerso è al 30%, per scendere poi al 26% nel commercio e nei pubblici esercizi, al 24% nelle costruzioni e al 20% nei servizi alle imprese. Nel solo 2014 emerge il buco di imposte pagate – rispetto al dovuto – si impenna quando in ballo ci sono i redditi del lavoro autonomo e d’impresa: per questa tipologia di Irpef il tax gap si attesta al 59%, mentre per il lavoro dipendente è al 4% e per l’Iva al 30%.

Se si considera il triennio 2012-2014, la propensione all’evasione è salita dal 23,6% al 24,8%, ha aggiunto Giovannini, sottolineando che “i settori dove maggiore è l’evasione sono i settori a più bassa crescita di produttività”. L’economista ed ex ministro ha quindi spiegato che “l’Italia soffre di un problema di crescita della produttività da molti anni ed è evidente che nel momento in cui una impresa riesce ad andare avanti semplicemente attraverso l’evasione, ha molti meno incentivi a trovare una struttura più efficiente, ad investire, innovare, quindi l’evasione ha un ruolo molto importante in un generale grado di arretratezza del sistema economico”.

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Grillo ha trovato in qualche cassetto quegli assegni da 5 e 100 Lire circolanti in Italia negli anni 70. Perché buttarli, ha pensato…

La valuta di Grillo: Scusate. Non avevo capito niente io. Nessun “euro-delirio”, nessun “caos creativo”, nessuna “grande confusione sotto il cielo pentastellato”. I grillini hanno le idee chiarissime, su come si esce dalla crisi di identità dell’Europa politica e dalla morsa di austerità dell’Europa economica.

Scordatevi i messaggi in bottiglia da Casaleggio sull’inutile “ritorno alla lira”. Scordatevi le pallottole d’argento sparate da Grillo sui bond sovrani da “monetizzare presso la Bce”. Dimenticatevi i fuochi fatui di Di Maio “sui referendum consultivi per uscire dall’euro” e i fuochi d’artificio di Di Battista contro “l’euro nazista”. La soluzione ai nostri problemi si chiama “moneta fiscale”. Non ho ben chiaro di che si tratta, ma ha tutta l’aria di essere una grande trovata.

Beh, non dimentichiamo che questo era uno che nei suoi spettacoli proponeva soluzioni tecniche  “miracolose”  ai problemi del mondo.

Tipo l’auto ad idrogeno “boicottata dall’industria de petrolio”, di cui parlava nel 1995 senza rendersi conto che sulla terra non ci sono “giacimenti di idrogeno”, ma quel gas va fabbricato spendendo energia.
O la famosa Biowashball del 2008, che avrebbe dovuto lavare i panni senza detersivo, e che è ovviamente scomparsasenza lasciare tracce.
 E così via…Da un comico non possono che venire suggerimenti comici. Non si capisce come possa avere così tanto seguito, ma forse l’italia è diventata un paese di comici che tuttalpiù ci differenziano tra chi è più furbo, meno furbo e in chi non lo è affatto. A quest’ultima categoria appartengono i creduloni che lo votano.

Niente da meravigliarsi se ora è passato al corrispondente monetario della Biowashball.
Ma si giochiamo, ma chissenefrega dell’Italia! Giro giro tondo quanto è bello il mondo.

Pieno di bambini, tutti piccolini! Gira forte il mondo,gira la terra, diamoci la mano e tutti giù per terra!
Ma cosa volete aspettarvi da uno che riempie le piazze a suon di “vaffa”. A riempirle così son capaci tutti! Il difficile è essere propositivi, e infatti….!

Scherzi a parte, Grillo non si è mai voluto cimentare con la politica vera intesa come l’arte di immaginare e proporre soluzioni! E’ come quando negli spettacoli e nelle piazze diceva che avremmo tutti dovuto andare in bicicletta perché l’automobile è un oggetto tecnolgicamente superato, inquinante. Ora, a parte che vorrei cedere quanti, a cominciare da verdi e simpatizzanti, davvero rinuncerebbero all’auto, ma mai che abbia detto una parola su cosa avremmo fatto fare alle decine di migliaia di operai che FIAT e dintorni avrebbero messo in mezzo ad una strada!!! Gli avremmo fatto gonfiare le gomme delle bici?
Dunque non politica, che presuppone soluzioni, ma demagogia pura!
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Immagino che tutta questa gente che protesta a casa utilizza solo fonti rinnovabili e per muoversi va a piedi o in bicicletta! Perchè io da ambientalista vero quale sono, non capisco proprio quale danno può fare all’ambiente un tubo che passa qlc metro sotto terra e trasporta gas. Si preferisce forse costruire centrali nucleari? Oppure a carbone? Oppure riempiamo i campi della puglia di impianti fotovoltaici? Gli ulivi poi sono piante che a differenza di altre possono essere ripiantate altrove e sopravvivono senza problemi, quindi di cosa stiamo parlando?

Che cosa è il gasdotto Tap e perché oggi la tensione è salita alle stelle.Il Tap viene descritto dai promotori come di importanza strategica per l’Italia e per l’Europa ma non tutti la pensano così.

E’ arrivato con una comunicazione formale della Prefettura l’atteso via libera del Ministero dell’Ambiente allo spostamento di circa 200 ulivi nell’area destinata alle tubazioni del gasdotto Tap a Melendugno. I lavori dell’opera, interrotti per cercare di placare le proteste dei giorni scorsi, possono quindi partire. Ma la situazione fra le popolazioni delle zona non si è calmata, anzi.

Il Tap viene descritto dai promotori come di importanza strategica per l’Italia e per l’Europa, un contributo alla diversificazione delle fonti di energia con il massimo rispetto per il territorio. Ma c’è chi non la pensa così e protesta animatamente.

Questa mattina erano circa 300 i manifestanti, tra cui il sindaco di Melendugno Marco Potì ed altri sindaci della zona, che cercavano di impedire l’entrata in cantiere dei mezzi. Non ci sono riusciti, anche grazie all’intervento della polizia, ma il malumore rimane. Verso l’ora di pranzo la situazione è degenerata con tafferugli, urla, spintoni tra agenti e manifestanti davanti al cantiere. Qualcuno si è sentito male – un 65enne che è in sciopero della fame per esprimere il proprio dissenso – in tre hanno riportato contusioni: le loro condizioni non sono gravi.

Una volta conclusa l’opera il gasdotto porterà il gas dell’Azerbaigian fino al Salento, attraversando Turchia, Grecia e Albania. Ciò che chiede la Regione Puglia, Michele Emiliano in prima linea, è che l’approdo del gasdotto sia spostato altrove. Una richiesta che il Governo e il Ministero dell’Ambiente hanno respinto al mittente, nonostante abbiano valutato anche 11 luoghi alternativi a Melendugno. Il parere del Tar però è stato chiaro “la valutazione di impatto ambientale resa dalla Commissione ha approfonditamente vagliato tutte le problematiche naturalistiche” e ha deciso che la scelta dell’approdo nella porzione di costa compresa tra San Foca e Torre Specchia Ruggeri (all’interno del Comune di Melendugno) è quella più idonea.

La pensa diversamente il comitato No Tap che ha indicato 10 motivi per cui è necessario dire No al gasdotto. Fra questi si contesta la mancanza di coinvolgimento per i cittadini ma anche la poca sensibilità verso il territorio nonché la poca economicità dell’opera. Una partita che quindi non si chiude con l’espianto degli ulivi ma da cui ci dovremo aspettare ancora molto.

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Mdp scarica il Mattarellum.Pietra tombale sulla legge maggioritaria. Ma era la proposta di Speranza.

Uno dice Mattarellum e pensa a Romano Prodi, a quando nel 1996 il Professore che guidava l’Ulivo, una coalizione che andava dal Pds al Ppi, passando per i Socialisti italiani fino ai Verdi e i Repubblicani, alla  Rete di Orlando e al Prc di Bertinotti, vinse le elezioni con una legge elettorale maggioritaria con un po’ di proporzionale.

E poi uno guarda ai novelli ulivisti, gli scissionisti di Articolo 1. Uno pensa: si divideranno sul simbolo, sull’organigramma interno, sugli speaker di Camera e Senato: ma non potranno dividersi o peggio fare retromarcia su uno dei cardini dell’ulivismo più puro, quella legge elettorale varata a metà degli anni Novanta.

E invece, sì: Mdp-Articolo 1, si  sfila dal Mattarellum. Ci ha pensato Alfredo D’Attorre, il deputato ex dem che siede in commissione Affari Costituzionali a Montecitorio, dove è stato avviato l’iter sulle modifiche del sistema di voto dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum, a mettere una pietra tombale sulla legge elettorale che porta il nome del capo dello Stato.

La ragione sarebbe che “non ci sono i numeri alla Camera e quindi il rischio è di portare la legge su un binario già morto”, ha spiegato il bersaniano.

E prima della parziale retromarcia di Bersani stesso, che passeggiando in Transatlantico ha commentato lo stop di Mpd al Mattarellum con uno scarno “mo’ vediamo”, veniva da mettere in sequenza una serie di incongruenze tra cui la principale è questa: la retromarcia rispetto a una loro stessa proposta, a prima firma Roberto Speranza, che era stata presentata alla Camera e che ricalcava proprio il sistema di voto del Mattarellum.

Dicesi infatti Bersanellum una sorta di riedizione 2.0 della legge ulivista.

Cosa ha fatto cambiare idea agli auspicati eredi di Prodi? “Dobbiamo individuare un testo base in commissione che sia largamente condiviso, per non fare lo stesso errore commesso con l’Italicum. Il Mattarellum, visto che è appoggiato solo dal Pd e dalla Lega, ha numeri risicati alla Camera e non li ha al Senato. Portarlo avanti significa andare a sbattere contro un muro. Allora sarebbe più onesto che il Pd dicesse che non vuole fare una nuova legge elettorale”, spiega D’Attorre appellandosi alla realpolitik: nessuna forza di opposizione tranne la Lega vuole il Mattarellum, e anche la maggioranza è spaccata, è il ragionamento del deputato di Mdp. Quindi: ciaone.

La reazione del Pd arriva per voce del suo capogruppo Ettore Rosato: “Noi siamo per metterla in calendario ad aprile, la linea non cambia: un’altra proposta non c’è. Tutti quelli che non vogliono il Mattarellum non hanno saputo indicare un’altra proposta. Allora, abbiano il coraggio di dire che vogliono un sistema proporzionale e questo significa larghe coalizioni”.

Il renziano Andrea Marcucci la mette giù così: “Mdp cambia di nuovo idea sul Mattarellum. E dire che sono passati pochi mesi dal noto intervento di Speranza durante l’assemblea nazionale Pd del dicembre scorso. Si chiama Mdp ma si legge ‘tutto tranne Renzi’”. E ancora più duro è Roberto Giachetti , via Twitter :”Mdp: 2013 No Mattarellum. 2015 Si Mattarellum. 2017 No Mattarellum. Poi se uno parla della vostra faccia vi offendete…”.

Ora, che un piccolo partito preferisca il proporzionale, con meno sbarramento possibile, è ovvio. Ma l’abbandono del Mattarellum può anche costituire un ennesimo colpo di freno al lavoro (già lentissimo di suo) su una nuova legge elettorale, fatta la quale si potrebbe andare a votare. Conclusione: meglio tirarla in lungo, più tempo si perde a più aumentano le possibilità di ritorno al proporzionale puro.

Con tanti saluti all’ulivismo.

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UN AFFARONE seguire i consigli dei partiti populisti, complimenti ! Farage, Grillo, Le Pen, Salvini… seguiteci e arrivaerà il Bengodi

Brexit, Lloyd’s of London pronti a trasferirsi a Bruxelles o Lussemburgo. Inizia la grande fuga del mondo economico da Londra.

Non appena l’ambasciatore britannico presso l’Ue, Tim Barrow, consegnerà domani al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, la lettera con cui il Regno Unito ufficializzerà il suo divorzio dalla famiglia europea, il colosso assicurativo Lloyd’s of London sarà pronto a traslocare da Londra. Non un giorno di più. È il primo segnale del grande esodo che interesserà una parte consistente del mondo finanziario, bancario e assicurativo alla luce dell’avvio della Brexit.

Staremo a vedere… il Brexit inizia davvero, la grande fuga annunciata vedremo se avverrà… in un mondo globalizzato, dove per denaro ed “elite” le frontiere non esistono, le motivazioni di coloro che hanno base nella City non sono certo la presenza o meno del Regno Unito nell’UE…questo se lo auspica chi da sempre fino britannico in tutti i suoi commenti. Ha cantato vittoria per mesi ora si vedrà se per davvero questa scelta offrirà ai britannici quella nuova età dell’oro che  vagheggia!

Ed invece lo sono se questo comporta maggiori costi ed impedisce la propria attività.
Con l’hard brexit l’Inghilterra si vedrà applicate le norme standard internazionali che prevedono dazi e limitazioni dei servizi finanziari che possono essere venduti all’interno della UE. Ma forse è troppo difficile da capire per chi crede alle favole dei Farage e dei suoi imitatori.

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Perfetto, ora si capisce che il vero motivo della scissione PD è la legge proporzionale. Ai vecchi “comunisti con la panza” interessa di più comandare un partitino e tenere la pancia piena. “Lavoratori, tiè”

Anche i bersaniani frenano sul Mattarellum: “Non ci sono i numeri”. I renziani all’attacco: “Hanno cambiato idea di nuovo”

Nel Mattarellum ormai non ci crede più nessuno. Pier Luigi Bersani, interpellato in Transatlantico alla Camera sulla legge elettorale che dovrà essere calendarizzata nei prossimi giorni, si lascia scappare un “ora vediamo”. Dopo lo stop chiaro e tondo arrivato da Forza Italia e soprattutto da Alternativa Popolare alla legge che porta il nome del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i numeri sono in bilico. Anche se il testo venisse approvato alla Camera, al Senato i numeri mancano. Per questo il deputato di Mdp-Articolo1 Alfredo D’Attore ha invitato in Commissione Affari Costituzionali a prendere atto che “questo sistema non ha i numeri in Senato”. Domani si concluderà il giro con il pronunciamento dei Gruppi e alle 14,30 la Conferenza dei capigruppo della Camera deciderà il percorso.

Non sul “metodo ma sul merito”, “il combinato disposto”, come le convergenze parallele! Minchiate dei Bersani ed associati.Non dissero, con D’Alema in testa, che in 15 giorni si poteva fare una nuova legge elettorale ed i sei mesi una nuova costituzione? E gli Italiani, boccaloni, ci hanno pure creduto!

 

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Aveva vinto le Comunarie, ma era stata ‘scomunicata’ da Beppe Grillo sul suo sacro blog.

Caso Genova M5S, Cassimatis fa anche causa civile a Grillo e chiede la sospensiva per tornare in gara.

Marika Cassimatis, ex vincitrice delle Comunarie del M5s e ex candidata sindaco di Genova ‘scomunicata’ da Beppe Grillo con un post sul suo blog il 17 marzo, ha annunciato di voler “ricorrere al tribunale civile e con procedura d’urgenza chiedere la sospensiva del voto on line nazionale e il reintegro della nostra lista”. Cassimatis aveva già depositato querela per diffamazione nei confronti di Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, dopo che era stata esclusa a favore del secondo arrivato, Luca Pirondini.

Porella… come si lamentava in conferenza stampa del linciaggio mediatico toccato a lei e ai suoi accoliti. Ma dov’era prima,quando lo stesso trattamento è stato riservato a decine e decine di persone solo perché non si genuflettevano alla Setta del Duce di Bibbiona? Proprio poverina… se tanto le era piaciuto il MóViMento da passare sopra ai metodi fascisti usati da tempo.  Belin! si sa… chi di melma ferisce…..eE allora eccoli i nuovi fascisteggianti amici in testa nei sondaggi : Signori noi vogliamo la Repubblica, Uno vale uno! Mi ricorda il programma di Mussolini prima che desse il via alle squadracce,  solo che all’epoca non tutti sapevano da che gente fosse costituito il suo movimento e cosa andavano facendo, oggi lo sappiamo e li votiamo (votate) pure! Ragazzi solo Grillo dice la verità, gli altri sono parassiti del sistema, la malerba della società, i grillini sono il nuovo e devono estirpare il male. Che chiudano i giornali, che la rete giudichi chi è colpevole o meno! Uno vale uno, ma c’è qualcuno che vale più degli altri! qualunque soggetto appartenente  agli zero stelle  dotato di personalità  viene automaticamente  azzoppato da grillo, gli zero stelle sono il partito più stalinista del mondo…solo nullità alla di maio etc gli lasciano spazio. La loro è democrazia, non è “anomia”, mancanza di norme. Beppe Grillo è il garante e se ha detto che la lista di Cassimatis non può correre, vuol dire che non può correre. La democrazia è quel che  Grillo dice.

Grillo nel 2015 enuncio’ :”La piattaforma Rousseau sara’ il nostro sistema operativo ”
INCIPIT . dal libro “Le confessioni” di J.J.Rousseau (trad.ne V.Valente Edipem 1973)
Mi accingo ad un impresa che non ebbe mai esempio e la cui esecuzione non avra’ imitatori. Voglio mostrare ai miei simili un uomo in tutta la verita’ della natura ;e quest’uomo sarò io . Io solo. Non sono fatto come nessuno di quanti ho conosciuto; oso credere che non sono fatto come nessuno di quanti esistono” ….La Sig.ra Cassimatis e tanti altri grillini al momento della loro adesione al M5s conoscono la piattaforma?? Conoscono  il “Contratto Sociale” di Rousseau.?? A parere di tanti illustri filosofi e intellettuali dell’epoca (1762)tale ideologia rousseauiana era definita DITTATURA.Insomma quella di Grillo è una democradittura alla Putin: e poi i grillini osano accusare Renzi di autoritarismo.

Ma certo tutte le elezioni grilline sono democraticissime,tutti sono eleggibili,peccato che l’elettore con diritto di voto sia uno solo..ed e’ il Beppe Grillo, il fantastico,  l’inimitabile, l’impareggiabile, l’indiscutibile. l’immarcescibile, l’inconfondibile,l’ineleggibile (e’ stato condannato per varie cose.. ma chi se ne frega.. )

ORA TORNANDO ALLA : Cassimatis che fa causa civile a Grillo e chiede la sospensiva per tornare in gara. Da un lato  se pur considero corretto dal punto di vista formale la richiesta di Cassimatis di essere autorizzata dal giudice a partecipare alle elezioni in una lista con il bollino 5s ritengo la stessa decisione “politicamente” con poco senso per ovvi motivi. Questo per la ricorrente, anche se è indubbio il desiderio di far almeno uscire a galla i “motivi” reali dell’ostrascismo del capo ortottero. ( anche se ne dubito che avverrà)lo consentirebbe. Dall’altro ritengo invece estremamente singoalre (per non dire delirante) la posizione del “portavoce ufficiale 5s” per il quale la democrazia è tale se comunque esiste una norma (ancorchè vessatoria). Vi ricordo infatti che l’art 49 stabilisce , in sostanza, che i partiti (e le loro regole) sono un’articolazione dello stato e quindi possono/devono essere sottoposti al giudizio della magistratura. Il portavoce ufficiale 5s prende per dogmatica la decisione di Grillo senza far lavorare nemmeno un neurone (nonostante provi a dare un sfoggio di cultura giuridica parlando a sproposito di democrazia): se il tribunale giudicherà che il sommo garante pentastellato ha diffamato la Cassimatis, le motivazioni dell’espulsione si scioglieranno come neve al sole e la candidata potrà tornare a correre (sempre se vorrà legarsi di nuovo a chi, di fatto, l’ha trattata letteralmente a pesci in faccia)

Grillo è comico e garante del M5S, : mai nessuno nella storia delle vicende politiche decide così tanto per tanto pochi in nome di così tanti (parafrasando Churchill); uno decide nessuno vale centomila sperano (titolo di Pirandello rivisitato); volete Grillo o Demos (democrazia/popolo)? Grillo (dal Vangelo di Matteo attualizzato). Se  non fosse vero, verrebbe da piangere.

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Omicidio Alatri;Emanuele ha cercato di andarsene, ma è tornato per la sua Ketty”

Il procuratore di Frosinone ricostruisce le ultime ore di Morganti: “Vicenda di gravità spaventosa”

Una bruttissima vicenda: il terribile pestaggio di gruppo, fatto con rivoltante sadismo e vigliaccheria, contro un ragazzo ormai a terra; la viltà di tanti che non sono intervenuti; il senso di profonda ingiustizia che deriva dalla certezza che chi si è macchiato di un così orrendo delitto non subirà la pena che meriterebbe. Ormai nel nostro sventurato paese la certezza della pena ha lasciato il posto alla certezza dell’impunità.

ORA! Queste bestie meritano una pena esemplare da pubblicizzare estesamente e obbligatoriamente in tutte le discoteche d’Italia.Rabbia orrore e sdegno!
Occorre tornare, SUBITO CON FORZA E DETERMINAZIONE, ai valori fondanti del senso di una comunità solidale! Altrimenti sarà la disgregazione e la fine!

Già hanno intervistato i genitori delle belve sanguinarie? Senza dubbio dichiareranno che i propri pargoletti sono assolutamente puri come gigli di campo, al limite un tantino esuberanti.Beh, al di là dei soliti commenti che usiamo fare tutti su avvenimenti di questo genere… possiamo andare oltre? Psicologi, sociologi… ci sicono un sacco di cose: la realtà è quella di una miseria umana che la famiglia, la scuola e la comunità non riescono ad elevare in tanti giovani. E anche i mezzi di comunicazione… l’ altra sera per esempio, c’ era una trasmissione che inneggiava, coccolava, giustificava il desiderio di molti cittadini di armarsi e tenere in casa armi da fuoco cariche per potersi difendere. DIFENDERE ??? AMMAZZARE BRUTALMENTE IL DIVERSO !!!

MA DOVE SIAMO ARRIVATI !

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A che punto si trova il tentativo di revisione di quelle norme che a detta della maggior parte di economisti e osservatori stanno soffocando la crescita del Vecchio continente?

Rivedere le regole economiche in Europa per ridare ossigeno alla ripresa. Se ne parla ormai da tempo (forse troppo). L’appuntamento per i 60 anni dei Trattati di Roma che si è tenuto sabato scorso, nei piani del precedente esecutivo, sarebbe dovuto servire proprio a questo: sancire la fine di quella diatriba politica (ormai eterna) che si consuma tra socialisti favorevoli a misure espansive e popolari sostenitori dell’austerità. Ma quel passo in avanti “cruciale e decisivo” – così lo definiva l’ex premier Matteo Renzi – ancora non c’è stato. Almeno per ora.

Se ci focalizziamo però sulle parole pronunciate stamane dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, qualche spiraglio sembra ancora esserci. “Ci sono norme e vincoli europei che non dobbiamo dare per intoccabili – ha detto – perché c’è margine di negoziato”. Un’affermazione che letta in controluce fa ben sperare, soprattutto perché pronunciata all’indomani della nuova Dichiarazione di Roma del 25 marzo.

Ma a che punto si trova, davvero, il tentativo di revisione di quelle norme che a detta della maggior parte di economisti e osservatori stanno soffocando la crescita del Vecchio continente?

Ad oggi ci sono due livelli di discussione. Una riguarda il piano macro-politico: entro la fine di quest’anno l’Unione europea dovrà decidere se (e come) integrare nei Trattati il tanto criticato Fiscal Compact (in base all’articolo 16). E in questo senso la posizione italiana è piuttosto chiara: “Così com’è oggi non può essere inserito nei trattati” spiega a Unità.Tv il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, che sottolinea come quel momento di discussione – previsto per novembre – debba essere usato per “aprire un ampio dibattito su come funzioni la zona euro”. Tra l’altro quel confronto, fondamentale per il futuro del Vecchio Continente, arriverà subito dopo le elezioni federali in Germania e dopo le nuove proposte della Commissione sull’Unione economica e monetaria (previste anch’esse per settembre). “Quando si rimette in discussione il Fiscal compact significa ripensare all’approccio di politica economica” spiega Gozi, sottolineando come l’esecutivo intenda “avviare un dibattito politico su cosa non ha funzionato per cambiarlo”.

Esiste poi un piano più tecnico. In attesa di quel cambio di passo politico che potrebbe davvero cambiare l’infrastruttura economica del Vecchio Continente, c’è infatti un altro negoziato in corso con la Commissione, legato anch’esso ai conti pubblici europei. Si tratta di un colloquio che sta proseguendo ormai da diversi mesi: in pratica, su mandato dei ministri economici, Bruxelles sta lavorando (da aprile scorso) a una semplificazione degli indicatori su cui attualmente ci si basa per decidere se un Paese rispetti o no il Patto di stabilità.

Sono in corso una serie di incontri con i tecnici dei vari ministeri economici e la finalità, in questo caso, non sarebbe quella di cambiare i parametri europei, ma di calcolare diversamente il deficit strutturale di un Paese. Deficit che oggi, secondo l’Italia e non solo, viene calcolato da formule discutibili e che paradossalmente danno una mano maggiore agli Stati membri che sforano la soglia del 3% del Pil rispetto a quelli che (come l’Italia) il Patto di Stabilità lo rispettano. “Se adottassimo altri metodi di calcolo possibili – evidenzia Gozi – si arriverebbe a richieste minori sulla riduzione del deficit”. Dunque econdo l’esecutivo italiano, così com’è oggi il Patto di Stabilità non va: “Si adatta male all’economia che cambia, che non cresce, e che resta vicina alla deflazione”, ha messo più volte in evidenza Padoan.

Insomma, un combinato disposto tra la revisione del Fiscal Compact e gli indicatori tecnici su cui si basa il Patto di Stabilità europeo potrebbe davvero permettere alle cancellerie del Vecchio continente di adottare politiche mirate maggiormente alla crescita, smettendo di fare i conti con lo zero virgola. È così facendo si supererebbe, in maniera definitiva, quell’approccio conservatore tanto criticato nel quale si vuole accostare il rigore alla crescita.

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